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Trento inaugura «Paso doble Boato|Tamanini» – Di D. Larentis

Prende il via a Palazzo Trentini la bipersonale degli artisti Matteo Boato e Luigi Tamanini, visitabile dal 4 settembre al 2 ottobre 2020 – Intervista a Matteo Boato

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Luigi Tamanini e Matteo Boato.

Nella splendida ambientazione di Palazzo Trentini, nel cuore della città di Trento, prende il via «Paso doble», la mostra bipersonale di due importanti artisti del panorama contemporaneo: Matteo Boato e Luigi Tamanini.
Appena inaugurata, è visitabile dal 4 settembre al 2 ottobre 2020 nei seguenti orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 17.30| sabato dalle 8.30 alle 12.00.
La prestigiosa esposizione è accompagnata da un esaustivo catalogo edito da Effe Erre, impreziosito dal testo critico su Matteo Boato di Riccarda Turrina e da quello dedicato a Luigi Tamanini scritto da Gaetano Tommasi.


Riccarda Turrina e Matteo Boato.
 
Il percorso espositivo si compone di una settantina di opere di Matteo Boato, lavori ad olio dedicati alla città di Riga, riconducibili al ciclo «Le case danzanti», e opere meno recenti realizzate su carta con la tecnica del collage, afferenti a «Il cerchio», ciclo che ha segnato l’inizio del suo percorso artistico.
Per quanto riguarda Luigi Tamanini TAM TAM, in mostra sono esposte una trentina di sue opere; la pittura di quest’ultimo è una pittura figurativa, i personaggi da lui ritratti sono definiti da Gaetano Tommasi «acrobati in mondi colorati», essi «agitano oggetti, sventolano bandiere, si abbracciano, si incastrano», appaiono talvolta inquietanti.
 

L'inaugurazione del presidente del Consiglio Provinciale Walter Kaswalder.
 
Come sottolinea il Presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento Walter Kaswalder, dando il benvenuto al folto pubblico presente rispettosamente munito di mascherine, Palazzo Trentini da anni ospita importanti mostre di artisti trentini o che operano in Trentino. È lui a richiamare l’attenzione su quanto sia importante «tornare ai gesti consueti, alle abitudini di vita che ci danno sensazioni di serenità e bellezza», evidenziando quanto l’arte di questi due artisti sia di grande qualità, un’arte che «avvicina ognuno di noi al concetto stesso di bellezza.»
 
TAM TAM, all’anagrafe Luigi Tamanini, nasce a Trento il 6 settembre del 1946.
Si diploma geometra presso l’istituto A. Tambosi di Trento, lavorando poi per 3 anni presso l’architetto Camillo Zucchelli nella città di Arco e per altri 3 anni presso l’impresa di costruzioni Conci-Inedil Spa.
Nel 1972 si trasferisce a Firenze dove si iscrive alla Facoltà di Architettura e dove, dopo la laurea si stabilisce.
Lavora fino al 1990 come architetto, dedicandosi contemporaneamente alla pittura, frequentando nel capoluogo toscano l’atelier della pittrice Joke Frima (1983) e, dal 1984 al 1988, la scuola di «Disegno e Pittura dal Vero» della maestra Nerina Simi.
Frequenta per alcuni anni la «Scuola libera del Nudo» e il corso di incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze.


Luigi Tamanini, Gita nelle parole - Olio su tela, 40x40.
 
Dal 1990 si dedica esclusivamente alla pittura; è nel Consiglio direttivo del «Gruppo Donatello» (www.gruppodonatello.it), è socio dell’«Antica Compagnia del Paiolo» (www.bottega 2000.it); ambedue organizzano presso le loro sedi, mostre di pittura e attività culturali.
Numerose le mostre personali e collettive a cui partecipa dagli anni Settanta ad oggi. Tra le varie esposizioni sono da segnalare la personale presso la Galleria Fogolino di Trento del 1997, dove aveva già esposto nel 1975 e alla collettiva «Mani Mario» presso il Chiostro degli Ammannati a Firenze; altri eventi sono legati al Gruppo Donatello e all’Antica Compagnia del Paiolo.
Nel 2001 vince il premio «Fiorino d’oro» nella sezione «Grafica», assegnato in Palazzo Vecchio a Firenze.
 
Espone negli ultimi anni a Crotone, Fiesole, Pistoia, Prato, Milano, Rovereto, Trento e in diverse città toscane. Realizza le copertine dei libri «Graffiti» di Gino Giuseppe Silvatici (2002), «Io Chi» di Gabriella Bertini (2002) e «L’identità negate. Il secondo Calvino e l’utopia del tempo perso» di Nicola Turi (2003), «Il raggio della lettura. Prust ritocca Balzac» di Lucette Finas (2007).
 

Luigi Tamanini, Il ritrattista - Olio su tela, 100x100.
 
Matteo Boato Si laurea nel 1992 in chitarra classica e nel 1997 in ingegneria civile.
Nel 1998 consegue il «diploma di architettura bioecologica» (Torino). Nel 2001, come un fulmine a ciel sereno, sceglie la via della pittura come unica professione.
La sua attività espositiva come artista è intensa sia all'estero: Barcellona (S), Belfast (GB), Berlino (D), Bruxelles (B), Cheboksary (Russia), Dandee (GB), Dresda (D), Edinburgo (GB), Fukuoka (J), Gabala (AZ), Glasgow (GB), Groeningen (NL), Hakone (J), Hong Kong (Cina), Kirov (Russia), Lisbona (P), Londra (GB), Losanna (CH), Lugano (CH), Minamiashigara (J), Mosca (RU), Nizhny Novgorod (RU), Odawara (J), Parigi (F), Riga (LV), Rostov-on-Don (Russia), Siviglia (S), Sonthoven (D), St. Andrews (GB), Tarragona (S), Yaroslavl (Russia), Yekaterinburg (Russia); che in Italia: Alessandria, Alghero, Asolo (TV), Barletta, Bergamo, Carrara, Castelfranco V. (TV), Feltre (BL), Ferrara, Genova, lmbersago (MI), Lucca, Mantova, Milano, Modena, Moena (TN), Mogliano V. (TV), Padova, Parlesca (PG), Riva del G. (TN), Roma, Rovereto (TN), Saronno (VA), Torino, Tortona, Trento, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Vigevano (PV). Viene invitato alla Biennale di Venezia 2011 (Padiglione Italia, Trentino Alto Adige, cur. V. Sgarbi). Partecipa come docente ad attività formative dedicate alla progettazione artistica di gruppo (MART, 2010 e 2011; FPSM, 2014 - 2020), regia e scenografia (Pergine Spettacolo Aperto, con M. Detassis, 2007; Tour «Tutti Qui» di Claudio Baglioni, 2006), conferenze artistico/scientifiche (MUSE, 2011), performance (Galleria Civica di Trento, 2011; Auditorium di Trento, 2011; MUSE, 2013; Nizhny Novgorod (RU), 2014; Kirov (RU), 2015).
 
È il soggetto, sia come pittore che come musicista, di una ricerca scientifica condotta da L. Albertazzi, L. Channel, R. Micciolo, docenti dell’Università di Trento, e alla pubblicazione «Cross-modal association between materic painting and classical Spanish music» in Frontiers (Psychology). Illustra alcuni libri: «Un amore in Piazza», romanzo illustrato di D. Larentis e N. Clementi, Reverdito Editore; «5 minuti sul lettone», racconti di C. Lombardo, Silvy Edizioni; «Perché il campanile di Burano pende?» racconto di L. Boato, Boom Libri.
I suoi lavori vengono inseriti nella scenografia del film «La felicità è un sistema complesso» (2015, reg. Zanasi), nelle serie TV «Tutto può succedere» (2016 – 2017 - 2018, RAI 1), «Nero a Metà 2» (2019, RAI 1) e «Suburra la serie» terza serie, (Netflix, 2020).
Vince alcuni concorsi nazionali per la realizzazione di opere d'arte pubbliche: Nuova Corte d'Appello di Roma (Roma), Scuola Primaria e Secondaria di Levico Terme (TN), Scuola Materna di Povo (TN), Scuola Materna di Mezzano (TN), Presidio Ospedaliero di Borgo V. (TN), Nuovo Polo Scolastico di Pergine V. (TN).
 

Luigi Tamanini, Io ti aiuto - Olio su tela, 40x40.
 
Scrive Riccarda Turrina riguardo alle opere di Matteo Boato relative al ciclo Le case danzanti: «Nel suo incontro con Riga, sembra che l’artista abbia fatto proprie le parole dello scrittore Orhan Pamuk, che riferendosi a Venezia, una città fuori dal tempo e per questo contemporanea da sempre, afferma: «Qui il primo stimolo che provo non è quello di capire o imparare, né di analizzare e pensare, ma quello di guardare, vedere, osservare…».
La città è il luogo di incontri, di relazioni, di cambiamenti ma il viaggio può anche identificarsi con l’esigenza di assaporare la bellezza come pura sensazione visiva.
Le emozioni sono però spesso anche il frutto di esperienze interiorizzate nel corso degli anni, di quella leopardiana «corrispondenza d’amorosi sensi» che ogni essere umano indelebilmente custodisce e tramanda.
Sicuramente la figura del padre Sandro, che fin dall’infanzia gli ha fatto conoscere l’amore per l’arte e i viaggi, ha rappresentato per Matteo Boato un tramite verso l’acquisizione di una conoscenza a tutto tondo, dove pittura, musica e letteratura convivono […].»
 
Concludendo la sua interessante ed esauriente disamina, fa presente che «Matteo Boato, in questa mostra, espone, prima di tutto se stesso come essere liberato: dal correre, dall’esasperare, dall’esagerare, dal delegare, dai profumi sintetici, dai suoni senz’anima, dalla non comunicazione, dalla standardizzazione delle idee e dei consumi
Come abbiamo in altre occasioni ricordato, la sua rigorosa ricerca artistica lo ha condotto nel tempo a sviluppare diversi temi legati al luogo urbano, concentrandosi in particolare sulla piazza e sul centro storico, senza mai dimenticare quelli legati alla natura.
Abbiamo il piacere di porgergli alcune domande.
 

Matteo Boato, Il Cerchio - 60x60cm, pastellia ad olio su carta - Collage, 2001.
 
Come è nata l’idea della mostra?
«L’idea della mostra è nata da una proposta del Presidente del Consiglio provinciale di Trento Walter Kaswalder, in occasione di una estemporanea di un giorno organizzata a Valcanover (nella dependance del Ristorante omonimo), sul lago di Caldonazzo, Trento.
«Nel corso dell’inaugurazione ha pubblicamente manifestato la volontà di offrirmi l’opportunità di esporre a Palazzo Trentini, una sede istituzionale davvero prestigiosa.
«Ho naturalmente accolto l’offerta con grande piacere, coinvolgendo un altro pittore trentino, Luigi Tamanini, in quanto avevamo già in programma un progetto da realizzare insieme (si sarebbe dovuta allestire un’esposizione a Firenze, in Regione, evento rimandato a data da destinarsi).
 
Come si sviluppa il percorso espositivo?
«Il percorso espositivo offre due percorsi paralleli, i miei lavori non si legano direttamente a quelli di Luigi Tamanini, sono tematici, lui lavora molto sulla rappresentazione della figura umana.»
 

Matteo Boato,  Il Cerchio - 60x60cm, pastellia ad olio su carta - Collage, 2001.
 
Quante opere propone?
«Il percorso espositivo propone circa venti-trenta opere di Luigi Tamanini e sessanta-settanta opere mie, in totale sono un centinaio.»
 
Quali temi tocca attraverso le sue opere?
«I temi da me toccati sono riconducibili al ciclo Il cerchio, lavori a cui tengo molto, eseguiti nel 2001. In breve, si tratta di opere realizzate su carta con la tecnica del collage, indirizzate alla ricerca di sé, sono simbolo della mia trasformazione: questo ciclo ha segnato un periodo di cambiamento per me molto importante, dando il via alla mia carriera artistica, quello stesso anno ho infatti lasciato la mia attività di ingegnere per dedicarmi totalmente alla pittura.
«L’altro tema è legato a Le case danzanti, lavori ad olio dedicati alla città di Riga, un altro ciclo a me molto caro.»
 

Matteo Boato,  Riga - Olio su tela, 100x100cm, 2018.
 
C’è qualcosa che accomuna la sua arte a quella di Luigi Tamanini?
«Potrei dire che in qualche modo le opere di entrambi richiamano un’origine mitteleuropea espressionista che attinge alla realizzazione grafica- pittorica tedesca.
«La sua pittura e la mia sono ambedue materiche, anche il rapporto cromatico fra le due linee pittoriche funziona bene, siamo sicuramente in sintonia.
«Ho notato fra l’altro che le sue figure umane sono spesso inserite in campiture piuttosto uniformi, come le mie, anche se i collage si arricchiscono di accostamenti cromatici molto forti.»
 
Progetti futuri?
«Purtroppo l’emergenza sanitaria in corso non dà la possibilità di programmare mostre all’estero, relativamente ai progetti pittorici non mi sto muovendo in un’unica direzione; per quanto riguarda i progetti espositivi mi piacerebbe molto poter realizzare un’esposizione a Trento, in una sede istituzionale, che parta dal paesaggio trentino, con i suoi luoghi rurali, per poi allargarsi e comprendere altre località italiane.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Matteo Boato, Riga - Olio su tela, 100x100 cm, 2018.

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