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Luciana Grillo: Insalata mista di pranzi e ricordi – Di D. Larentis

Fresco di stampa, il volume ha già raccolto un grande consenso di pubblico. A breve verrà presentato alla libreria UBIK di Trento – L’intervista all’autrice

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«Insalata mista di pranzi e ricordi» è l’ultimo libro scritto da Luciana Grillo, giornalista, critica letteraria, autrice di diverse pubblicazioni, nonché titolare per la nostra testata della seguitissima rubrica «Letteratura di genere».
Il volume, fresco di stampa (è uscito lo scorso luglio per Edizioni Del Faro), ha già raccolto il consenso del pubblico nel corso delle diverse presentazioni che si sono susseguite in estate.
Venerdì 25 settembre, alle ore 18.00, verrà presentato alla libreria UBIK di Trento, successive presentazioni sono previste in diverse altre città.
 
La narrazione è un tuffo nei ricordi dell’autrice, la quale conduce il lettore in un mondo di allegre tavolate imbandite, attorno alle quali si radunano, in un’atmosfera accogliente, generazioni diverse: adulti e bambini, familiari ed amici, personaggi affascinanti, alcuni di loro rivestono ruoli sociali importanti.
Lei è una bambina circondata d’affetto, curiosa, che vive in un contesto privilegiato, ha la fortuna di crescere in una famiglia che dispone di un capitale culturale e sociale non comune.
 
Quella proposta è una lettura da assaporare letteralmente dalla prima all’ultima pagina, ciascuna delle quali è dedicata agli affetti e ai luoghi più cari, dove il ricordo di aneddoti divertenti si mescola a golose ricette di casa, tratte dai quaderni e dai libri della madre dell’autrice, antichi sapori mai dimenticati.

È un libro accorato che, raccontando le vicissitudini di una famiglia davvero singolare, dedita alla lettura, ai viaggi, generosamente aperta all’incontro, offre la possibilità di imparare a cucinare piatti a cui Luciana Grillo è molto legata: lei stessa ogni volta che ritrova questo o quel sapore rivive la gioia di momenti vissuti in armonia, il cibo del resto rinvia alle nostre passioni, attraverso i ricordi legati al piacere della tavola si assapora la vita.
 
Ci sono posti da lei frequentati nell’infanzia particolarmente importanti, come la casa delle vacanze a Maratea, dove si rinsaldano i vincoli d’affetto.
L’irresistibile richiamo di Maratea è ancora forte, tanto che Luciana Grillo vi ritorna almeno una volta all’anno con i suoi cari, il marito e i due figli.
È un luogo della memoria, uno spazio fisico e mentale che acquisisce un particolare significato emotivo: luogo dell’incontro, della condivisione. Attraverso la narrazione i luoghi descritti prendono vita, offrendo al lettore una totale esperienza immersiva in un passato in cui è bello calarsi e da cui poter trarre insegnamento.
 
Alcune note biografiche prima di passare all’intervista.
Luciana Grillo è nata a Potenza e vive a Trento da metà degli anni ’80. Come lei stessa ama ricordare, il suo mare, però, è laggiù, a Maratea, dove ha imparato a camminare e a nuotare e dove ritorna tutti gli anni.
Ama i viaggi, il teatro, la letteratura, la musica, le arti figurative. È laureata in Lettere (Università Federico II di Napoli) e Filosofia (Università di Salerno).
Ha insegnato Italiano e Latino nei Licei di Stato. Attualmente è docente di Letteratura Italiana presso la Fondazione De Marchi di Trento e sedi periferiche e l’Università dell’Età libera di Rovereto.
Conta al suo attivo Laboratori di scrittura creativa. È inoltre autrice di saggi, racconti, nonché eserciziari di latino venduti in tutto il mondo.
Abbiamo il piacere di rivolgerle alcune domande.


 
Quando è nata l’idea di scrivere questo libro?
«L’idea è nata dal desiderio di spiegare ai miei figli come era stata bella la mia infanzia e anche la mia adolescenza, periodi in cui mi ero sentita circondata d’affetto, amata, seguita, accompagnata e mai soffocata, con l’obiettivo di trasmettere quell’armonia, vissuta in un contesto affettuoso e accogliente.»
 
Come è strutturato?
«Non volevo scrivere un libro di soli ricordi, in quanto mi sembra una cosa triste, da persona molto vecchia che vuole lasciare un testamento, non volevo scrivere nemmeno un’autobiografia, ho pensato, per rendere più piacevole la lettura, visto che parlavo dei pranzi, di aggiungere le ricette recuperate dai vecchi quaderni di mamma e dai suoi libri, ricette di casa di facile esecuzione.»
 
Che cosa rappresenta a tutt’oggi Maratea per lei e la sua famiglia?
«È il mio luogo del cuore, la mia casa! Ho viaggiato tanto nel corso della vita, ho seguito mio marito Piero in tante città diverse, dove era trasferito più o meno ogni tre-quattro anni per lavoro. Maratea è stato il luogo delle vacanze fin da bambina, il posto dove ho trascorso le estati con mio marito e i miei figli Aurelio e Guido, dove ho festeggiato quasi tutti i miei compleanni.
«L’estate è il momento in cui si è più liberi, in questo periodo si godono i luoghi, si rinsaldano amicizie e i vincoli d’affetto. Lì ogni estate ritrovo il mio mare, le spiagge e il porto, rivivendo ricordi piacevoli. Il primo giorno mi fermo a parlare con tutti, è bello ritrovarsi, riabbracciarsi, a Maratea mi sento a casa
 
La sua famiglia di origine era una famiglia molto unita come lo è quella formata con suo marito Piero e i suoi due figli. Nella società contemporanea è un concetto che si dovrebbe declinare al plurale, non esiste più unicamente la famiglia tradizionale. Che ruolo le attribuisce in una società come la nostra?
«La famiglia è il primo nucleo fondante della società. Più famiglie formano un villaggio, se pensiamo all’antichità, un grande villaggio diventa una città e così via, tante città formano una nazione. La famiglia è anche il luogo degli affetti profondi e veri, è qui che si matura il senso del bene per gli altri. Deve essere nutrita da amore vero.»
 
In un passo del volume racconta che la passione per la lettura nacque nella prima infanzia, mentre quella per il cibo arrivò più tardi…
«Fin da bambina amavo le storie, ricordo che da piccola prendevo il librone rosso di Pinocchio e lo consegnavo a mia madre o a zia Clelia per farmelo leggere. Poi ho imparato a leggerle da sola, mi piaceva sia leggere che scrivere. La passione per il cibo è nata più o meno quando frequentavo le scuole elementari, ricordo che preparavo il panino per la merenda con grande piacere, alla ricreazione lo dividevo con la mia compagna di banco e con alcuni amici, ognuno di noi assaggiava anche quello degli altri, offrendo una parte del proprio.
«Io amavo molto la mortadella, la mia mamma però acquistava il prosciutto ritenendolo migliore, tuttavia qualche volta per premio la comprava. Non mi piaceva particolarmente la verdura e la frutta, a parte le fragole che mamma ci preparava ogni primavera. Ho sempre preferito i dolci, anche adesso li amo molto, soprattutto quelli che mi ricordano l’infanzia, come i mostaccioli che papà ordinava sempre a Natale.»
 
Potrebbe condividere con noi un ricordo legato a «Casa Marotta»?
«Casa Marotta, a Trecchina, era la casa di famiglia, abitata tutto l’anno da zio Errichetto, fratello di zio Michele (lui vi andava con zia Clelia in estate e a Natale), e zia Margherita. Mamma era molto buona e molto dolce, però era anche rigorosa, papà era molto severo, dagli zii mi sentivo in vacanza, libera.
«Nella casa abitavano anche gli zii anziani, di cui non ho parlato nel libro, zio Ercole e zia Celeste, che ai miei occhi erano vecchissimi, in realtà non lo erano, morirono ambedue all’età di 80 anni. Mi facevano giocare, piegando il tovagliolo creavano un topolino, facevano finta di staccarsi un dito. La casa era bellissima, con un meraviglioso viale d’accesso al giardino incorniciato da ortensie blu, frequentata da tante persone importanti, fra cui Giorgio Bassani. Anche lì, come a Maratea, si respirava un’aria accogliente.
«Quest’estate, in agosto, siamo stati invitati alla cerimonia di intitolazione del Piazzale della Conserva di Lauria a un cugino di mia madre, Nicola Cartolano, fratello di Margherita Marotta, a cui è seguito un pranzo, un momento bellissimo in cui tutti i nipoti hanno parlato dello zio e di quello che aveva fatto per la comunità.
«Fra le altre cose educò tutti i nipoti allo sport, portandoli a sciare in montagna, vicino a Lauria, dove non esistevano impianti, aiutandoli lui stesso nelle risalite (in estate li portava invece allo Stelvio o sul Tonale). Gli è stata dedicata la piazza poiché ha dato la possibilità a tutti di vivere la montagna praticando lo sci, grazie al suo interessamento venne installato uno skilift.
«Per rendere più piacevole la gita di questi ragazzi, nipoti, amici e amici degli amici, affittò un pulmino e comprò dalla Società Autostrade una baracca che rimontò in montagna, dividendola in due ambienti separati: una parte fu adibita a spogliatoio, nell’altra venne collocato un lungo tavolo dove i bambini potevano consumare il pranzo che si portavano nello zaino da casa.»
 

Luciana Grillo, presentazione a Maratea, al parco della Villa Tarantini, a cura del centro culturale J.M. Cernicchiaro.
 
Suo padre decise di farle interrompere il corso di danza classica. Perché prese questa decisione e quale fu la sua reazione?
«Lui prese questa decisione perché capì che stavo diventando brava. La sua preoccupazione fu che io potessi dedicarmi solo alla danza, tralasciando lo studio. La sua fu una decisione indiscutibile, ma la mia reazione fu terribile.
«Non dissi nulla, perché non ero capace di ribellarmi, pur avendo un carattere forte non ero interessata allo scontro, tuttavia smisi immediatamente di seguire le lezioni di pianoforte. Lui ci teneva moltissimo…»
 
Che cosa le ha insegnato suo padre?
«Mio padre ha insegnato a me e ai miei fratelli il senso del dovere, l’ineludibilità dell’impegno preso, la dedizione alla famiglia e al lavoro.»
 
E sua madre?
«La dolcezza, il rispetto per gli altri, l’accoglienza. Era molto paziente, rigorosa e accogliente.»
 
Quale ricordo conserva di suo zio Michele?
«Per me è stato il modello di come deve essere un uomo quando si occupa di politica. È stato un modello, intanto di cultura, di onestà, di serietà, di impegno, di competenza. Era laureato in Economia e Commercio, insegnava, aveva anche la passione per la politica, ricoprì vari incarichi istituzionali e diventò parlamentare. Era amico di Mattei.
«Sentimmo la notizia della sua morte per radio, qualche giorno dopo zio Michele venne da noi e disse: Abbiamo perso un grande uomo e una grande occasione per l’Italia.
Fu Commissario della Democrazia Cristiana a Salerno, siccome stava a casa nostra rinunciò al rimborso spese. Era una persona onestissima…»
 
Lei narra un episodio illuminante, legato alla personalità di suo zio: un giorno vi diede un’importante lezione di vita, si offrì di portare lei e i suoi due fratelli, Lucio e Rosa, all’inaugurazione di un dancing…
«Ce lo disse alla mattina, eravamo in spiaggia, all’orario stabilito eravamo tirati a lucido ed emozionatissimi. Salimmo in macchina, guidata dall’autista, quando fummo in prossimità del luogo che ospitava l’evento ci fece scendere, lui entrò come ospite, noi entrammo pagando il biglietto.
«Ci rimanemmo malissimo, speravamo di entrare con lui, saremmo sicuramente stati fotografati e coccolati, eravamo un po’ vanitosi e soprattutto orgogliosi di questo zio importante e sempre gentile, lui però ci spiegò che chi è invitato va e non paga, tutti gli altri è giusto che paghino, nessuno escluso, perché un’attività commerciale ha bisogno di sostenersi. Ci impartì una lezione di correttezza difficile da dimenticare, una grande lezione di vita.»
 
Cosa ricorda dell’incontro con Togliatti?
«Eravamo seduti al bar in piazza Italia a Chianciano, collocato lungo una strada in salita. Lo vedemmo arrivare, accompagnato da Nilde Iotti. Lo zio si alzò, li fece accomodare accanto ai miei genitori e a noi tre bambini. Io capitai vicino a lui, Nilde Iotti mi dava una certa soggezione. Mi parve una donna ieratica, sembrava quasi una statua, sorrideva poco. Togliatti invece mi diede un buffetto e mi chiese qual era il mio nome.
«Quando andò via chiesi allo zio Michele se era un suo nemico, visto che era comunista, e lui prendendo sul serio questa osservazione mi rispose di no, dicendo che erano avversari politici e che si rispettavano. Penso a cosa accade oggi, alle offese che reciprocamente molti politici si lanciano l’un l’altro…
«Racconto questi episodi perché non si può dare tutto per scontato, certe conquiste culturali, di libertà, di educazione al rispetto, non sono date per sempre, alcune si stanno proprio perdendo. Questo vale anche per le donne, le ragazze di oggi non sanno nulla o quasi delle battaglie combattute negli anni ’60, danno tutto per scontato senza sapere che certi diritti si possono anche perdere.»
 
Lei lega i ricordi più cari a piatti e ricette, fra questi cita le frittatine tagliate in striscioline sottili in brodo di zia Nina. Può condividere un pensiero legato a questo particolare ricordo?
«Nei giorni successivi alla morte e al funerale di un congiunto, gli amici più intimi e i parenti più stretti erano soliti provvedere alla colazione, al pranzo e alla cena di chi aveva perduto la persona cara.
«È un’usanza del Sud, un modo per non far sentire soli le persone che hanno subito un lutto, ricordo che quando morì mamma zia Nina ci portò delle frittatine tagliate a striscioline sottili e ce le offrì servite in un brodo bollente.»
 

Presentazione libro Luciana Grillo a Lauria, Palazzo Marangoni.
 
Nel libro racconta dei viaggi che faceva da bambina, lei ha sempre viaggiato molto anche in età adulta. In breve, cosa rappresenta per lei il viaggio?
«È stato sempre un modo per soddisfare le mie curiosità. Da bambina il viaggio è sempre stato uno premio. Se ero brava, alla fine dell’anno scolastico andavo a Roma o a Napoli dagli zii. Ho viaggiato molto, piccoli spostamenti in treno e grandi viaggi, quelli fatti in compagnia di zii e cugini, organizzati da papà per assistere ai grandi premi automobilistici. Queste esperienze collettive di viaggi hanno formato me e i miei fratelli, rendendoci curiosi e instancabili.»
 
Il volume è uscito lo scorso luglio, lei lo ha già presentato più volte, in quale occasioni precisamente?
«L’ho presentato a Lauria, a cura di un gruppo di signore in un palazzo bellissimo, diventato un museo. Fra il pubblico ho ritrovato persone che non conoscevo, ma che conoscevano mio padre e i suoi parenti. È stato un momento emozionante! Avrebbero voluto organizzare un buffet a fine presentazione offrendo dei dolcetti preparati secondo le ricette del mio libro, a causa del rischio contagio di Covid-19 le signore che hanno curato l’evento si sono rivolte invece a una pasticceria del luogo, facendo confezionare dei sacchettini contenenti i dolcetti preparati da loro, gli stessi indicati nelle mie ricette, che sono stati poi distribuiti. Mi hanno organizzato questa bellissima sorpresa, sono stata felicissima di questa iniziativa, ero molto emozionata.
«La seconda volta è stato presentato nel corso della rassegna culturale I Dialoghi di Acquafredda, otto dialoghi che si sono svolti a Maratea con cadenza settimanale, fra luglio e agosto, organizzati da Fabrizio Manuel Sirignano, professore ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, direttore del Centro internazionale di ricerca Francesco Saverio Nitti per il Mediterraneo. Ogni dialogo trattava un tema diverso, quello collegato alla presentazione del mio libro era il tema della memoria.
«La presentazione del mio libro è stata abbinata a quella del libro Coco optimo, scritto da un’archeologa, Laura del Verme, in cui sono riportate tutte le citazioni dalle opere latine dei grandi sulla cucina ai tempi dei Romani.
«La terza volta è stato presentato in centro a Maratea, hanno partecipato molte persone che conosco, sono molto grata all’organizzatrice, la professoressa Tina Polisciano, presidente del Centro Culturale Cernicchiaro, e al sindaco, l’avv. Daniele Stoppelli, che lo ha presentato due volte in maniera diversa, il quale grazie alla sua professione conosceva bene i Marotta che erano tutti avvocati.»
 
Quali saranno le prossime presentazioni fissate in agenda?
«Venerdì 25 settembre è in programma una presentazione presso la libreria UBIK di Trento, fissata per le ore 18. Ci saranno altre presentazioni a Rovereto, Trento, stiamo pensando di organizzarne una anche a Roma e a Salerno.»
 
Lei insegna anche all’Università della Terza età e del tempo disponibile (Utetd) del Trentino. Quali saranno i corsi che terrà prossimamente?
«A fine settembre ripartiranno i corsi. Io continuerò i corsi su Dante che tengo già da un paio d’anni, nel rispetto delle attuali norme sul distanziamento sociale ripeterò per tre volte lo stesso corso per dare la possibilità a tutti di partecipare; ho proposto quattro laboratori di scrittura creativa.
«Il primo prevede la lettura e la ricostruzione di un racconto attraverso cinque incontri.
«Il secondo prevede l’elaborazione di un testo dopo aver osservato una fotografia o dopo aver ascoltato un brano musicale o dopo aver parlato di un evento epocale.
«Il terzo è la creazione di un testo narrativo casualmente collettivo.
«Il quarto riguarda i ricordi personali e la stesura di una pagina.»
 
Progetti editoriali futuri?
«Per tutti noi, e per me in particolare, il 2020 fino ad ora è stato un anno molto difficile. Questo libro è un regalo che mi sono fatta, i giorni più belli li ho vissuti proprio in occasione delle presentazioni, per il momento non ho in previsione altri progetti editoriali.»
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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