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Mauro Neri, «I briganti della Torre d'Augusto» – Di Daniela Larentis

Protagonisti dei gialli ambientati nella Trento di metà ’700, il capitano degli sbirri Antonio Cavazzani e il suo «alter ego» Arturo dalle Moline – Intervista all’autore

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«I briganti della Torre d'Augusto» è l’ultimo libro scritto da Mauro Neri, edito da Effe Erre (2020).
Fresco di stampa, fa parte di una mini-collana dal titolo «I Gialli di Neri» ed è ambientato nella Trento di metà Settecento.
Il volume raccoglie una ventina di indagini che hanno per protagonisti il capitano degli sbirri Antonio Cavazzani e il suo «alter ego» Arturo dalle Moline, il mendicante che aiuta il «bargello» di Trento a non perdersi nei vicoli ciechi di una città ricca di misteri, quando il caso affrontato diviene troppo ingarbugliato: chi ha ucciso con una mannaia il giovane apprendista orologiaio che veniva da Como e che voleva tornarsene a casa sua prima della fine dell’apprendistato?
Perché alcuni acquirenti del mercato settimanale del Cantón, che si teneva ogni sabato, vengono colpiti da atroci dolori allo stomaco ogni lunedì pomeriggio?
Che ci fanno quei borghesi chiusi in una stanza dell’albergo più lussuoso della città, seduti attorno a un tavolo su cui rotolano beffardi tre dadi?

Questi, alcuni degli interrogativi che tengono con il fiato sospeso il lettore, conquistandolo fin dalla prima pagina.

Molti dei casi di cui si occupano Antonio e Arturo provengono dalle cronache settecentesche, spunti che hanno permesso all’autore di dare vita, usando la fantasia e la verosimiglianza frutto di attente ricerche, a intriganti storie dalle fosche tinte del noir.
È un libro avvincente, intriso di inquietante bellezza, che si legge tutto d’un fiato e si presta a più letture; impreziosito da un glossario che contestualizza il linguaggio del Settecento e da una nutrita appendice fotografica, si rivela anche un'originale guida turistica alla ricerca della Trento più antica, potrebbe peraltro essere un’idea accattivante per un apprezzato dono di Natale.
Mauro Neri ha fatto un gradito regalo ai lettori de L’Adigetto.it, registrando uno dei suoi gialli, «Madonnina… salvaci tu!», che vi proponiamo in versione adattata per l’ascolto.
 

 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
MAURO Neri, scrittore e giornalista, ha dedicato gran parte della sua produzione letteraria al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, pubblicando fino ad ora più di duecentosessanta libri, tra cui molti di fiabe, racconti e romanzi. Ha scritto anche testi per il teatro e di canzoni, racconti storici, testi didattici e ha curato la realizzazione di trasmissioni televisive, radiofoniche e documentari.
Abbiamo il piacere di rivolgergli alcune domande.
 

Vicolo dei Birri-Sede del Palazzo delle Guardie. Al n. 7 di questo vicoletto, che parte dalla piazza del Duomo per inoltrarsi nel quartiere medievale, aveva sede nel Settecento il palazzo delle Guardie. Qui c'era l'ufficio del bargello Antonio Cavazzani. ora al suo posto troviamo il Centro culturale Hortus Altieri.
 
Quando è nato il progetto del libro «I briganti della Torre d’Augusto» e come è stato concepito?
«Il libro I briganti della Torre d'Augusto, primo volume della mini-collana I Gialli di Neri, nasce come frutto di una collaborazione durata alcuni anni col settimanale diocesano Vita Trentina, nel quale ho imparato la professione di giornalista e per il quale ho scritto un centinaio di racconti settimanali (sfociati poi nei volumi Sentieri luoghi e parole 1 e 2) e una trentina di racconti mensili.
«Verso la fine del 2019, nell'ufficio del direttore del settimanale diocesano Diego Andreatta e senza nemmeno rendermi conto della strada nuova che avrei dovuto imboccare, gli proposi dodici brevi racconti gialli.
«Da lì nel giro di pochi giorni nacque un progetto più elaborato: l'ambientazione nella Trento di metà Settecento; due i protagonisti centrali, il capitano degli sbirri Antonio Cavazzani e il suo alter ego Arturo dalle Moline; le illustrazioni, che sarebbero state di Lorena Martinello… E l'avventura cominciò.»
 
Chi vi ha collaborato e a che titolo?
«Come quasi tutti i miei libri, anche in questo caso devo ringraziare molte persone che in un modo o nell'altro mi sono state di aiuto: innanzitutto lo staff di Vita Trentina, col suo direttore che ho già citato, il nuovo amministratore delegato Marcello Predelli, i redattori Augusto Goio e Marco Mazzurana, dai quali è uscito il nome de I Gialli di Neri, l'amico Simone Berlanda, il grafico Sergio Mosetti, il correttore di bozze Pierpaolo Coma… Lo staff delle Effe Erre Edizioni di Trento (Sandra e Fabio Facchinelli, Martino Bordato e tutti gli altri che in diversa misura hanno dato una mano all'uscita del libro), si è preso in carico il libro per la stampa e la distribuzione.
«Poi Silvia e Davide, mia moglie e mio figlio, che mi hanno supportato e soprattutto sopportato nella fase di studio e di documentazione, di scrittura e riscrittura, di correzione, di impaginazione…
«Un grazie anche a Fausto, mio padre, morto ahimè giovane ma che, in quanto affezionato lettore dei Gialli Mondadori, mi ha lasciato l'imprinting della lettura onnivora dei romanzi noir come mio passatempo preferito.»
 

Annunciazione del Canton-Giallo nr. 8: al Canton si teneva ogni sabato il mercato settimanale.
 
Antonio Cavazzani, giovane capitano delle guardie della Trento di metà Settecento, è il protagonista dei gialli. Chi è questo misterioso personaggio?
«Come investigatore mi serviva un uomo che racchiudesse in sé il patrimonio storico del Rinascimento e della Controriforma, nata quest'ultima proprio con il Concilio Tridentino, in contrapposizione con il patrimonio filosofico, scientifico e sociale del nascente Illuminismo.
«Mi serviva un uomo giovane e teoricamente esperto di materie giuridiche, anche se non molto avvezzo alle indagini sul campo, che però grazie all'infarinatura ricevuta nel panorama vastissimo delle scienze moderne, sapesse muoversi tra le vecchie e sorpassate leggi (Trento ancora a metà Settecento era amministrata coi codici del 1528, legati alla consuetudine del taglione) per introdurre i primi elementi di giustizia sociale, come ad esempio la detenzione e le pene in genere che non dovevano essere solo punitive ma anche educative e rieducative.
«Fosse veramente vissuto, insomma, il mio Antonio Cavazzani, originario di Avio ma traslocato a Trento, sarebbe stato senz'altro proposto per essere inserito nella coeva Accademia degli Agiati di Rovereto.»
 
Che ruolo svolge l’amico Arturo delle Moline all’interno delle vicende narrate?
«Arturo, come ho detto, è l'alter ego di Antonio, è la fortuna inaspettata capitata provvidenzialmente al giovane e inesperto capitano degli sbirri, che ha trovato in questa originale figura di barón del sol, uno straccione, insomma, che possiede un'ampia conoscenza della storia più antica di Trento e delle sue leggende, ma soprattutto che è capace di intercettare gli umori, i lo sai che si dice che…, le parole sussurrate ai crocicchi della città e quindi spesso riesce a suggerire allo sbirro i modi, i tempi e soprattutto i nomi per catturare i colpevoli.»
 

Annunciazione del Canton-Giallo nr. 8: al Canton si teneva ogni sabato il mercato settimanale.
 
Nel dare vita al «barón del sol» si è ispirato a qualcuno in particolare?
«Sì, c'è un personaggio reale, un clochard di Trento ormai scomparso da tempo, al quale ho fatto riferimento nell'inventare il personaggio del Dalle Moline. Io l'ho conosciuto come l'Arturo: lo vedevo quotidianamente nei pressi di via San Giovanni Bosco, dove lavoravo come redattore di Vita Trentina, l'ho rivisto in occasione di uno dei suoi ahimè frequenti ricoveri all'ospedale… Per me è stato ed è ancora oggi l'Arturo: gli ho solo regalato un cognome altisonante e la storia di una giovinezza tenebrosa che invito i lettori ad andar a cercare nelle pagine del mio libro.»
 
Come mai ha scelto proprio il Settecento per ambientare le indagini?
«È un secolo critico, lo si diceva prima, un secolo di passaggio dal Rinascimento e dalla Controriforma a quell'Illuminismo che ebbe nei filosofi francesi i suoi primi promotori e che ad esempio in Austria partorì l'imperatrice illuminata che fu Maria Teresa.
«E non è un caso che l'epoca di questi primi venti gialli (1739-1741) coincida proprio con quel 1740 che segnò l'ascesa al trono imperiale della figlia dell'imperatore Carlo VI.»
 
Molti dei casi dei quali si occupano Antonio e Arturo provengono dalle cronache settecentesche. Come ha condotto lo studio delle fonti?
«Certo, avrei potuto inventarmi di sana pianta i casi che danno vita alle indagini di Antonio Cavazzani, magari attingendo alla cronaca nera dei nostri tempi, adattando opportunamente furti e assassinii all'epoca settecentesca.
«E invece a rendere parzialmente veri i casi del Cavazzani ci hanno pensato alcuni trentini dell'epoca (Don Sigismondo Antonio Manci, decano del Capitolo, padre Angelo Maria Zatelli, padre Giangrisostomo Tovazzi, il commerciante Felice Dall'Armi, padre Giuseppe Premer) che proprio nel Settecento hanno compilato diligentemente diari personali annotandovi i fatti notabili che accadevano in città: feste, processioni, funzioni religiose, visite importanti, ma anche epidemie e infine casi di cronaca nera.
«Gran parte dei venti racconti del libro quindi hanno una radice di verità, mentre a me è toccato il piacere di inventare luoghi, situazioni, nomi, intrecci e naturalmente i finali di queste storie noir
 

Chiesetta S.Raimondo Novaline - Giallo nr. 19: nei pressi di questa chiesetta il capitano Cavazzani dice di aver trovato il bottino rubato alla locanda «Da Zorzetto» di Mattarello. «Nonnato» perché San Raimondo nacque da una madre già morta.
 

Il libro, accompagnato da un glossario e da un nutrito apparato fotografico, offre anche la grande opportunità di scoprire alcuni angoli «misteriosi» di Trento, rivelandosi una preziosa «guida turistica». Può accennare, a titolo esemplificativo, a uno dei luoghi storici descritti, svelandoci qualche curiosità?
«Il glossario si è reso necessario per contestualizzare il linguaggio del Settecento, per far conoscere le contrade di Trento, per fornire alcuni elementi che mettessero in grado il lettore di comprendere ad esempio il valore delle diverse e numerose monete che circolavano a quell'epoca in città. L'appendice fotografica, invece, è utile per usare il libro I briganti della Torre d'Augusto come un'originale guida turistica alla ricerca della Trento più antica o, meglio, di quel che è rimasto oggi della Trento del Settecento.
«Ecco allora che l'attuale Vicolo dei Birri, in piazza Duomo, all'altezza del numero 7 ospitava il palazzo delle Guardie proprio là dove oggi troviamo il Centro culturale Hortus Altieri; in via delle Orne, invece, venivano fabbricate le orne, cioè le botti che costituivano l'unità di misura per qualsiasi tipo di liquido (un'orna conteneva infatti 78,4957 litri di acqua, di vino, di olio…).
«Ogni racconto è ambientato in uno dei luoghi allora caratteristici della città, anche se molto è andato perso. Oggi possiamo ancora passeggiare in Borgo Nuovo (Androne), ma se entriamo in Torre Vanga dobbiamo sapere che stiamo mettendo piede in quella che fu una delle prigioni della città nella quale si torturavano i prigionieri per farli confessare.
«Quella che per noi è Via Torre Verde, invece, nel Settecento e fino a metà Ottocento era il vecchio corso del fiume Adige, col suo via vai di barconi e zattere, ma anche di contrabbandieri e di ladri in fuga…»
 
Dopo aver scritto 400 fiabe per bambini, in 40 anni di intensa attività, perché ha deciso di scrivere gialli?
«In realtà la scrittura noir non è nuova, per me, visto che già negli Anni '80 dello scorso secolo pubblicai Il destino di Bàcmor, giallo preistorico alle palafitte di Ledro. Comunque devo dire che il passaggio dalle fiabe ai Gialli di Neri non è stato affatto traumatico. Ho infatti capito fin da subito che i protagonisti della fiaba classica (il Bene che affronta il Male, ad esempio la principessa orfana di madre oppure i due fratellini che fuggono dalle rispettive matrigne, Cappuccetto rosso che deve affrontare la voracità del lupo, la bella addormentata che viene anestetizzata da una strega), il procedere della storia, in cui il Bene, spesso con una serie di colpi di scena, deve superare alcune prove per averla vinta sull'antagonista negativo, e infine il finale consolatorio (la fiaba deve finir bene!) sono elementi esattamente sovrapponibili a un giallo, a un racconto noir: il Bene (cioè il poliziotto oppure l'investigatore) affronta il Male (il ladro, l'assassino) e con un'indagine ricca di colpi di scena alla fine riesce sempre a far trionfare la Giustizia, anche qui con un finale consolatorio.»
 

Ponte Cornicchio-Giallo nr. 20: nei pressi del ponte partiva la Roggia granda che arrivava fino in piazza Duomo per gettarsi nell'Adige all'altezza di Torre Vanga. Qui viene trovato il corpo pugnalato di Giacomo Guarinoni, da cui parte il Giallo n. 20.
 
Il libro verrà presentato in modalità on-line con collegamento tramite piattaforma o ci sarà una presentazione ufficiale appena l'emergenza epidemiologica da COVID-19 sarà rientrata?
«Gran parte di questa raccolta di gialli l'ho scritta durante il lockdown di primavera-inizio estate. Ho avuto tutto il tempo per la documentazione e la scrittura ma ora, con il libro uscito, il lockdown di quest'autunno-inizio inverno ha bloccato ogni ipotesi di presentazione con il pubblico presente.
«Allora ho approfittato dei social e degli strumenti informatici per dare il via alla promozione del libro raggiungendo il maggior numero possibile di persona con una serie di letture in incontri online che fino ad ora hanno riscosso molto successo.
«Continuerò fino a Natale e poi… poi vedremo! Non escludo, questa volta, di terminare la promozione con un incontro pubblico. Vi terrò naturalmente informati!»
 
Chi lo volesse acquistare, magari per regalarlo a Natale, dove lo può trovare?
«Il libro è in vendita nelle librerie della città (Artigianelli, Mondadoristore, Ubik, Viaggeria), alla Piccola Libreria di Levico Terme… Ma può comunque essere acquistato anche online (senza spese di spedizione) andando sul sito dell'editore Effe Erre di Trento, che ha aperto una sua pagina shop (vedi).
 
Progetti editoriali futuri?
«I briganti della Torre d'Augusto è in realtà il primo di tre libri che, da qui al 2022, daranno vita a una trilogia dedicata alle indagini di Antonio Cavazzani.
«E il secondo libro è già scritto per metà. Insomma: le vicende di Antonio e di Arturo, ma anche di Adele, la giovane moglie dello sbirro, proseguiranno fino a… fino a dove non lo so nemmeno io! Saranno i tre protagonisti principali, a quel punto, a decidere come e quando terminerà la loro storia.
«Altri progetti? È quasi pronta la raccolta dei miei ventotto racconti ventotto (1983-2020), illustrati da Pierluigi Negriolli; con l'amico artista veneziano Luigi Ballarin, col quale lo scorso 2019 abbiamo dato vita alla mostra d'arte+racconto Anselmo e Meral, stiamo lavorando a un nuovo progetto che traccerà le linee di comunanza e di collegamento socio-storico e culturale fra il Trentino e la Transilvania rumena, il cui titolo è top secret
«E mi fermo, con l'augurio a tutti gli amici de l'Adigetto.it di un Natale il più sereno possibile e di un Anno Nuovo che faccia rinascere in tutti noi la voglia di abbracciarci!»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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