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Tagesmutter, visione olistica di sviluppo – Di Daniela Larentis

Alcune riflessioni sui servizi educativi della prima infanzia, partendo dai saggi di Valerio Belotti e Caterina Satta – L'intervista a Franca Desilvestro

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Sono numerose le ricerche svolte a livello internazionale relativamente alla prima infanzia che dimostrano come il tempo passato con i figli nel primo periodo della vita sia rilevante per il loro sviluppo cognitivo; assumendo tale prospettiva è facile intuire come possano essere importanti i servizi educativi di qualità come i nidi o i servizi di nido familiare Tagesmutter.
Quando arriva il momento di tornare al lavoro, molte mamme e papà provano spesso ansie e preoccupazioni all’idea di affidare il proprio figlio o la propria figlia a una baby sitter, magari non potendo contare sui nonni, oppure all’asilo nido.
Anche in questo caso i timori non mancano, un tempo circolavano pregiudizi, inserire presto il bambino in un contesto extra-familiare poteva essere giudicato rischioso.
 
Per quanto riguarda la frequenza al nido e gli effetti a lungo termine, in Italia sono state condotte poche ricerche sull’argomento, da segnalare un saggio dal titolo «I bambini tra cittadinanza e investimento - partecipazione al nido d’infanzia ed effetti di lungo periodo» di Valerio Belotti, professore aggregato di Politiche per l’infanzia e l’adolescenza nel Dipartimento FISPPA dell’Università di Padova, autore di numerose pubblicazioni, per anni coordinatore scientifico del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, istituito con legge 451 del 1997 (Edizioni CLEUP sc, 2016).
Nel volume vengono evidenziate le ricadute nel medio e lungo periodo dell’investimento educativo nei primi anni di vita, attraverso uno studio effettuato nel 2015 a Bassano del Grappa in collaborazione tra Comune e Università degli studi di Padova (due i nidi comunali interessati da questa ricerca, considerati dei nidi di qualità).
Dallo studio emerge fra l’altro che i giovani bassanesi presi in esame che hanno frequentato il nido hanno presentato migliori performance scolastiche dei loro coetanei che non hanno vissuto queste esperienze, come sottolinea nelle conclusioni lo stesso autore.
 
Il saggio di Caterina Satta, intitolato «Bambini e adulti: la nuova sociologia dell’infanzia», Carocci editore, presenta invece tutti quegli studi e quelle ricerche che mettono al centro il bambino in quanto attore sociale, come viene anticipato nell’introduzione. Una prospettiva molto interessante.
Nel primo capitolo, dedicato alle «Teorie classiche della socializzazione e dello sviluppo», vengono presentati due modelli di socializzazione, quello deterministico e quello costruttivista, che si differenziano a seconda del ruolo riconosciuto al bambino all’interno della società.
Il primo attribuisce al bambino un ruolo passivo, pensandolo come una tabula rasa su cui i genitori e gli educatori potranno inscrivere i valori sociali.
Scrive Caterina Satta: «Si tratta di un modello deterministico perché ragiona in termini di processi consequenziali e lineari sui quali il bambino non può incidere, può solo subire interventi esterni».
Il secondo – spiega - «considera invece il bambino come un soggetto attivo che entra in relazione con il mondo e si costruisce una propria interpretazione della realtà.»
 
Precisa più avanti: «Se nei modelli deterministici era la società ad appropriarsi del bambino, qui viceversa è il bambino ad appropriarsi della realtà. Tra i principali autori vi sono: lo psicologo Piaget, lo psicologo Lev Vygotskij famoso per una teoria socioculturale dello sviluppo.
«Secondo Piaget (nota teoria del 1996) lo sviluppo cognitivo si costituirebbe per livelli (stadi) progressivi di acquisizione di abilità intellettuali.
A ogni età del bambino corrisponderebbero solo alcune competenze cognitive fino al raggiungimento della piena maturazione.
«Il passaggio da uno stadio di sviluppo a un altro (definito processo di equilibrazione) avverrebbe attraverso le attività concrete del bambino svolte per rispondere alle difficoltà esterne (sarebbe una risposta innata del bambino questo processo di equilibrazione).
«Anche Vygotskij (1992) adotta una visione dello sviluppo costruttivista, riconosce un ruolo attivo al bambino ma per lui la crescita è un processo collettivo che il bambino realizza interagendo con gli altri e con i contesti concreti.»

Senza scendere nello specifico, per farlo basterà leggere i testi citati, soffermiamoci brevemente a riflettere sul pensiero della stessa autrice, che in merito ai due modelli osserva: «Nonostante il riconoscimento di un ruolo attivo del bambino i modelli costruttivisti adottano una visione lineare dello sviluppo che da uno stadio di immaturità a uno di piena competenza finiscono per considerare i bambini per quello che non sono ancora piuttosto che per quello che sono già.»
Diverso, spiega, è l’approccio dinamico di altri autori, fra cui William Corsaro, uno dei fondatori della Sociologia dell’Infanzia americana, il quale sottolinea il ruolo attivo del bambino che collettivamente interpreta e riproduce la realtà sociale contribuendo anche al suo cambiamento. Scrive la Satta: «La nuova sociologia dell’infanzia nasce alla fine degli anni 60 e 70 del Novecento, quando i bambini cominciano a essere visti come gli attori che hanno diritto di essere considerati per quello che sono e non solo destinatari di insegnamenti degli adulti.»
 
Da allora la sociologia dell’infanzia è cresciuta grazie a numerose ricerche e ai diversi approcci di autori di cui lei parla nel saggio, nel tentativo di decostruire la dimensione mitica dei discorsi sull’infanzia.
Particolare importanza riveste l’attenzione alle modalità di apprendimento già nelle fasi iniziali dell’esistenza, perché non va dimenticato che tutto inizia da bambini.
Un approccio olistico dello sviluppo della persona nei primi anni di vita e grande attenzione alla cura dei bambini è alla base del progetto educativo Tagesmutter, un servizio molto apprezzato e richiesto anche nel nostro territorio.
 
Abbiamo avuto occasione di rivolgere alcune domande a Franca Desilvestro, coordinatrice pedagogica della cooperativa Tagesmutter del Trentino «Il Sorriso», una realtà che offre servizi differenziati e personalizzati per l’educazione, la cura e l’assistenza dei bambini da 3 mesi a 3 anni (il servizio talvolta può essere garantito a bambini fino ai 13 anni).


Franca Desilvestro.
 
Quando è nata la cooperativa Tagesmutter del Trentino Il Sorriso?
«La cooperativa Il Sorriso è stata costituta nel 1999 da un gruppo di donne unite da bisogni e desideri, simili e diversi: essere imprenditrici in un nuovo lavoro e offrire un servizio con un modello educativo innovativo per l’infanzia e la collettività. Le 46 socie fondatrici diedero vita ai primi nidi familiari - servizio Tagesmutter sul modello nord europeo battagliando per ottenere il riconoscimento legislativo e quindi normativo di un servizio all’avanguardia.
«Negli anni il modello pedagogico–organizzativo è stato rivisitato e approfondito arrivando oggi con un servizio consolidato, apprezzato dalle famiglie e dalle amministrazioni.
«La cooperativa Il Sorriso gestisce e coordina 70 splendidi nidi, dà lavoro a 130 donne appassionate di educazione e cura, risponde annualmente alle richieste di 500 famiglie.»
 
Che tipo di servizio offre e a chi è rivolto?
«Il servizio è pubblico e aperto a tutte le famiglie. È un’opportunità per offrire ai bambini dai tre mesi ai tre anni, o fino a quando passeranno alla scuola dell’Infanzia, un contesto per apprendere a So Stare. L’unicità del servizio Tagesmutter sta nel garantire la bellezza del tempo lento, la tranquillità del piccolo gruppo, la piacevolezza del contatto con il fuori, sia legato al territorio sociale sia all’immersione nella natura.
«Nei nidi familiari si impara a diventare grandi attraverso la compartecipazione alla giornata educativa legata a esperienze di pratica e cura. La cura è un elemento fondamentale per garantire benessere a tutti i soggetti coinvolti.
«La cura è rivolta alle famiglie che scelgono di farsi affiancare per la crescita del bene più caro dalla corresponsabilità e professionalità della Tagesmutter. La cura è per i bambini e le bambine, persone che nei loro primi mille giorni di vita, assorbono gesti, parole e pensieri di chi si occupa di loro.
«La cura è per la Tagesmutter che essendo socia della Cooperativa ha la garanzia di tutto il supporto di cui ha bisogno, pedagogico, organizzativo, gestionale, e anche personale. Cura e cure, dunque, per educare e educarsi, per contribuire a dare radici e ali.»
 
Il concetto di educazione e cura è complesso: qual è l’approccio pedagogico adottato dalla cooperativa «Il Sorriso» di cui lei è coordinatrice?
«È un approccio aperto, inclusivo, fiducioso, olistico. Una modalità che concorre a educare l’individuo osservandone le diverse intelligenze - emotiva, fantastica, razionale, corporea, sociale - cogliendone e illuminandone i bisogni, i vissuti, le emozioni per incoraggiare la personale responsabilità e capacità contemplativa della meraviglia e della bellezza.
«Le parole magiche sono: esperienza, che porta con sé entusiasmo, motivazione, intraprendenza, benessere e relazione.
«Non è sufficiente portare i bambini a trascorrere del tempo coi coetanei per apprendere a socializzare, è necessario l’impegno delle Tagesmutter per aiutare i bimbi a dare valore alle relazioni.»
 
In ambito educativo, valore fondamentale è sempre stato attribuito agli spazi dedicati all’apprendimento: dove vengono accolti i bambini?
«I luoghi per eccellenza in cui far crescere i bambini e le bambine sono riconducibili alla casa e alla natura. Due punti forti dei nidi familiari – servizio Tagesmutter.
«La casa è riconducibile al luogo dei legami e delle faccende da fare per un bene comune. Si parla di saperi e sapori che nutrono l’invisibile delle esperienze quotidiane. Materiali e strumenti della quotidianità sono a disposizione dei bambini ma anche oggetti selezionati per incoraggiare l’esplorazione e la ricerca di concetti fisici, spaziali, emozionali.
«L’altro luogo di esperienza e crescita è nella natura: aria, terra, fiori, animali, prati, boschi prime contaminazioni con la diversità e con il rispetto. Si può definire il servizio Tagesmutter un’offerta etica ed ecologica perché nei nidi l’attenzione e l’educazione sono una responsabilità voluta, sostenuta e condivisa.»
 
Con che criteri vengono selezionate le Tagesmutter?
«Essere Tagesmutter è una professione di alto livello che richiede un percorso di formazione, tirocinio e poi, per essere socie della cooperativa Il Sorriso è chiesto di fare altri passi volti all’appartenenza, al lavoro personale, all’intraprendenza e al grande, immenso desiderio di occuparsi delle famiglie di oggi.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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