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Mauro Neri, «La danza dei diavoletti» – Di Daniela Larentis

12 opere di Fortunato Depero in dialogo con 12 fiabe moderne, in un libro-oggetto che piace a grandi e piccini – L’intervista all’autore

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«La danza dei diavoletti» di Mauro Neri è un libro da poco pubblicato da Edizioni Effe Erre di Trento, terzo titolo della collana «I libraloghi» diretta da Silvia Vernaccini.
Le 12 fiabe proposte, nate dalla sconfinata fantasia dell’autore, prendono ispirazione dall’arte scoppiettante di Fortunato Depero, in particolare da 12 opere.
Tutto è nato in occasione della grande esposizione «Depero New Depero», dedicata dal Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto all’artista futurista trentino, nato a Fondo il 30 marzo 1892, a 130 anni dalla sua nascita (che scatteranno nel 2022) e a 60 anni dalla sua scomparsa (lo scorso anno non è stato possibile celebrare la ricorrenza, causa pandemia).
 
La mostra è stata alla fine inaugurata il 21 ottobre scorso e si chiuderà il 13 febbraio 2022.
Curata da Nicoletta Boschiero, scenograficamente allestita dallo studio Baldessari e Baldessari di Rovereto, ai suoi esordi ha già attirato un gran numero di visitatori, di tutte le età.
Quelli scritti da Mauro Neri, come egli stesso riferisce durante l’intervista, «sono racconti che percorrono lo spazio e il tempo, recuperando e aggiornando antiche fiabe, così come venivano raccontate nei filò di fine Ottocento, quegli stessi filò della Val di Non in cui Fortunato Depero già da bambino esercitava la sua giovanissima fantasia.»
 
«Oppure si librano leggeri nei cieli di New York, dove il nostro futurista visse una feconda parentesi della sua vita artistica.
«Oppure, ancora, costruiscono brevi emozioni che toccano le corde della tenerezza, dell'umorismo o si immergono nelle atmosfere magiche delle leggende dolomitiche.»
 
Scrive l'artista Anna Lorenzetti a proposito del libro-catalogo, in un passo della postfazione:
«L’operazione, come tutte le invenzioni geniali, era così banale che nessuno se ne era avveduto prima: accostare o trarre spunto dai lavori meravigliosi di Fortunato Depero per inventare racconti spiritosi, gioiosi come le sue tele, ricchi di bambina umanità, storie immaginate, che fanno del mondo degli uomini un luogo più bello da frequentare.»
Mauro Neri, scrittore e giornalista, ha dedicato gran parte della sua produzione letteraria al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, pubblicando fino ad ora più di duecentosessanta libri, tra cui molti di fiabe, racconti e romanzi. Ha scritto anche testi per il teatro e di canzoni, racconti storici, testi didattici e ha curato la realizzazione di trasmissioni televisive, radiofoniche e documentari. Vincitore peraltro di importanti Premi.
 
Questo volume di fiabe moderne la dice lunga su come l’autore consideri i bambini e la loro capacità di leggere la realtà: soggetti attivi che entrando in relazione con ciò che li circonda sono in grado di darne una personale interpretazione.
Infatti, in alcune pagine lasciate appositamente vuote in fondo al libro, i giovani lettori, lasciandosi ispirare da una delle dodici opere di Depero, potranno scrivere una loro storia.
Abbiamo avuto il piacere di rivolgere a Mauro Neri alcune domande.
 

La copertina libro diavoletti.
 
Partiamo dal titolo del volume: «La danza dei diavoletti». L’immagine di copertina da quale opera prende ispirazione?
«Si tratta di Diavoletti neri e bianchi. Danza di diavoli, un grande arazzo realizzato nel 1922 dalla moglie di Depero, su disegno dell’artista. È in mostra a Rovereto, una delle opere del Fondo Depero del Mart che aprono la mostra Depero New Depero.
«Questi diavoli, impegnati in un’allegra danza rappresentano un gioco, un ribaltare quello che noi riteniamo possa essere vero, le nostre convinzioni, in questo caso il ritenere che i diavoli siano sempre tutti maligni, cattivi.
«È il titolo della prima fiaba che ho scritto, la prima in ordine di apparizione; ne ho capovolto il testo per trasmettere ai bambini un senso di sorpresa, fin da subito si inizia così a maneggiare il libro in maniera inusuale, giocosa.»
 
Come nasce l’idea del libro e a che pubblici si rivolge?
«La danza dei diavoletti affonda le radici in una scuola materna. Ho preso ispirazione da un progetto realizzato qualche anno fa. Mi sono ricordato di un lavoro che avevo fatto nel 2017 a Vigo di Ton, paese della val di Non che ha dato i natali a entrambi i genitori di Depero; la scuola materna, in quell’anno, venne intitolata all’artista.
«Mi venne chiesto se volevo fare un piccolo laboratorio di attività creativa, ispirandomi possibilmente alla figura di Depero, coinvolgendo i bambini.
«Occorre fidarsi dei bambini, del loro stupore, della loro capacità di lettura della realtà. Ne è poi nato un libretto dal titolo Fortunato Depero e il grande melo.
«I bambini sono poi andati al Mart a Rovereto e hanno realizzato degli splendidi mosaici con l’aiuto dell’artista Pietro Weber. Questo libro nasce anche dalla voglia di coinvolgere i bambini e le famiglie nella nostra storia culturale, in particolare dei grandi rappresentanti dell’arte del nostro territorio.
«Per rispondere alla seconda parte della domanda, potrei definirlo un libro per famiglie, non solo per bambini, si rivolge infatti anche agli adulti, agli educatori, prestandosi a diverse letture.»
 
Si tratta di un «libro oggetto» che presenta alcune peculiarità. Come è strutturato?
«Nel pensarlo, mi sono immaginato bambino: ricevo un libro di fiabe, prima di aprirlo mi aspetto di trovare una serie di racconti elencati in un indice. Ma quale potrà essere la mia reazione se oltre a ciò scopro che per poter leggere la seconda fiaba lo devo capovolgere, compiendo via via altre azioni, dandomi infine la possibilità di scrivere io stesso una storia, prendendo spunto da una delle opere proposte? Questo è un libro che nasce con l’intento di sorprendere il lettore.»
 
Il volume è afferente a una collana curata da Silvia Vernaccini. Può darci qualche informazione in merito al progetto?
«Questo libralogo, come quelli che l’hanno preceduto, ovvero Anselmo e Meral, La Dogaressa e Forcolin, è l’oggetto concreto di una contaminazione tra letteratura e arte, in questo caso l’arte di Depero. Ciascun libralogo si propone come punto di incontro tra l’immaginazione e la fantasia dello scrittore e la ricerca e la creazione dell’artista, convinti che, in questo modo, l’ispirazione troverà, produrrà e promuoverà strade sempre nuove.»
 
Chi è coinvolto in questo progetto e a che titolo?
«Il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, e quindi devo ringraziare la dott. Nicoletta Boschiero, curatrice della mostra Depero new Depero; il vicepresidente del Mart, l’artista Silvio Cattani, che si è speso davvero molto affinché il progetto potesse andare in porto; l’artista Anna Lorenzetti, che ha scritto la bella postfazione; gli amici delle Casse Rurali Trentine; grazie al loro sostegno è stato possibile pensare a una divulgazione capillare, portando il libro in 20 biblioteche.
«Naturalmente mia moglie Silvia Vernaccini, direttrice della collana, e gli amici di Effe Erre Edizioni, che peraltro hanno trattato il libro con tutto l’amore possibile.
«Dopodiché, io devo sempre ringraziare, quando scrivo fiabe, quel bambino che è seduto dall’altra parte della mia scrivania: ha circa sei anni, è biondino, la sua nonna ogni giorno gli racconta una storia.
«Quel bambino sono io e quelle fiabe mi hanno accompagnato per tutta la vita; è grazie a quelle suggestioni se poi ho iniziato a scriverne di mie, fino ad ora sono più di 750.»
 
Potrebbe condividere un ricordo legato alla figura della sua nonna?
«Nonna Pia era una donna generosa. All’età di sei-sette anni, io restavo da lei tutta l’estate, avevo sempre una gran fame. L’aiutavo a portare la borsa della posta, lei era postina. Un giorno mi propose di fare la torta Paradiso. Una volta uscita dal forno, un profumo invitante si propagò per tutta la casa.
«Una volta raffreddata, la nonna mi disse che l’avrebbe portata al ricovero invitandomi a leggere un libro, in attesa del suo ritorno. Avendo notato l’espressione delusa della mia faccia, mi propose di assaggiarne insieme una fetta.
«In lei c’era sempre un pensare in maniera quasi ossessiva agli altri, era molto generosa in questo suo prodigarsi per tutti. Spero che mi abbia potuto trasmettere un po’ della sua grande generosità e che io, a mia volta, l’abbia saputa trasmettere ai miei figli…»
 
Fra tutti i racconti, ce n’è qualcuno a cui è legato in particolare?
«Non è facile compiere questa scelta, in quanto sono legato a tutti. Forse Anche gli automi hanno un cuore, una storia ispirata da un’opera che raffigura un automa. Si tratta di un bozzetto di copertina per Vanity Fair realizzato da Depero alla fine degli anni Venti, inizi anni Trenta: mi ha colpito in maniera profonda, in quanto è un po’ la dimostrazione di quanto sia sconfinata la fantasia dell’uomo.
«Nella storia che racconto, un robot, un ammasso quindi di metallo e componenti vari, a un certo punto prende vita: il cuore inizia a battere. Non è fantascienza, è fantasia: ho sempre avuto un po’ il timore di questi apparecchi che girano in casa pulendo i pavimenti, ritornando poi alla base una volta finito il lavoro.
«E se uno di questi iniziasse assurdamente a pensare, osservando e commentando il disordine, giudicando gli umani? Occorre trattare bene anche gli oggetti, non hanno un’anima ma possono suggerire di averla, sono comunque prodotti della creatività e dell’ingegno umano e meritano il nostro rispetto.»
 
Al libro sono collegati una serie di iniziative, come le letture animate e altre attività. Può parlarcene nel dettaglio?
«Sono diverse le iniziative proposte. L’attività si svolge prevalentemente durante il periodo espositivo, a sabati alterni, quindi fino a febbraio 2022.
«Ogni incontro è preceduto da una coinvolgente attività pensata dall’Area educazione del Mart, dal titolo Souvenir Depero, dalle 15.30 alle 16.30. Mentre i genitori o gli accompagnatori sono impegnati nella visita alla mostra, i bambini vengono guidati dalle educatrici del Mart nella realizzazione di una cartolina-collage da portare a casa.
«Ci sono poi i sei appuntamenti di Ma come sono… Fortunato!, una mia lettura animata di alcune fiabe tratte dal libro. I primi due incontri hanno avuto luogo al Mart Rovereto, sabato 20 novembre e sabato 4 dicembre. Il prossimo è fissato per sabato 18 dicembre; i successivi sabato 8 gennaio 2022; sabato 22 gennaio 2022 e sabato 12 febbraio 2022.
«Chi vorrà partecipare potrà prenotarsi online sul sito del Mart oppure rivolgendosi alla biglietteria del museo o contattando l’Area educazione. Inoltre, mi incontrerò con i bambini e le loro famiglie in diverse biblioteche, fino ad ora quelle coinvolte sono una ventina.
«Nei vari incontri leggerò alcune fiabe, coinvolgendo i bambini, forse andrò anche altrove, per esempio nelle case di riposo, vedremo…»
 
Progetti editoriali futuri?
«Uno dei progetti che sarebbe dovuto partire già quest’anno, ma che per motivi diversi non è ancora partito, lo farà a ogni modo in primavera 2022, è l’uscita di un volume che raccoglie i miei 32 racconti di archeologia.
«Dal 1980 a oggi ho scritto 32 racconti dal Paleolitico all’Alto Medioevo, ambientati in Trentino, uno in Alto Adige e alcuni nel Veronese. Prendono tutti spunto da un oggetto, da un ritrovamento archeologico, messi nero su bianco dopo essermi documentato in maniera approfondita. La presentazione è scritta da un archeologo. Silvia Vernaccini, in appendice, ha redatto una scheda, non solo storica ma anche escursionistica, collegata a ogni manufatto e quindi a ogni racconto.
«Tra i progetti editoriali futuri, c’è anche un libro appena terminato di scrivere, attualmente in visione presso alcune case editrici nazionali; dopo 40 racconti sulle indagini dello sbirro Antonio Cavazzani, uscirà il romanzo dedicato al giovane capitano delle guardie della Trento di metà Settecento, dal titolo All’alba di un giorno d’estate

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it


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