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Michele Caldonazzi, «La caccia rossa» – Di Daniela Larentis

La trama del giallo si intreccia con quella di un’oscura leggenda, in un racconto avvincente ambientato in Trentino – Intervista all’autore

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Michele Caldonazzi.
 
«La caccia rossa» di Michele Caldonazzi (Edizioni Reverdito, settembre 2021) è un avvincente giallo ambientato in una valle trentina d’alta montagna, la cui trama si intreccia mirabilmente con quella di un’oscura leggenda, sullo sfondo di una natura selvaggia.
La narrazione prende il via con un accadimento collocato in un tempo passato e indefinito. Il ritrovamento del cadavere di una vecchia contadina, avvenuto invece in tempi recenti, segna l’inizio di un racconto incalzante, ricco di colpi di scena, che tiene sospeso il lettore fino al finale mozzafiato.

Il protagonista della storia è un insegnante milanese di biologia, il quale torna dopo molto tempo in Trentino, nei luoghi che era solito frequentare nella prima infanzia con la madre e il padre, un ingegnere incaricato di realizzare una gigantesca diga.
Si troverà suo malgrado coinvolto in una serie di feroci omicidi che sconvolgeranno la tranquilla vita di paese.

La copertina del libro.

Alcune brevi note biografiche, prima di passare all’intervista.
Michele Caldonazzi nasce a Trento, consegue il diploma di maturità classica presso il Liceo Giovanni Prati per poi laurearsi in Scienze naturali all’Università degli studi di Pavia.

Nel 1987 fonda con altri colleghi la società di ricerca, progettazione e divulgazione ambientale ALBATROS, presso la quale continua a svolgere la sua attività professionale.
È autore di numerose pubblicazioni sia a carattere scientifico che divulgativo. «La caccia rossa» è il suo primo romanzo.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di rivolgergli alcune domande.
 
Come è nata l’idea del libro?
«Io amo i libri gialli, mi piacciono i noir dalle trame un po’ complicate, ricchi di colpi di scena. L’idea è nata proprio da una sfida, quella di cercare di scrivere un libro dalla trama avvincente, ambientato nel territorio trentino.
«Ho iniziato a scriverlo alcuni anni fa, nelle pause del lavoro, durante le ferie. Mi ha aiutato molto andare in montagna, la mia passione.
«Durante le salite mi capitava spesso di pensare alla storia e al suo possibile sviluppo, poi al mio rientro annotavo tutto ciò che avevo immaginato.»
 
Il racconto prende il via con un prologo carico di mistero… Può darci, senza svelare troppo, qualche anticipazione sulla trama?
«Il racconto è ambientato in Trentino, è incentrato su una leggenda esistente, poco conosciuta ma molto particolare, sotto certi aspetti crudele. Ho cercato di imbastire una trama che permettesse di metterla al centro dell’azione, creando una situazione intrigante.»
 
Che tipo è il protagonista del racconto?
«Molti protagonisti dei romanzi d’azione, soprattutto quelli di matrice nord-americana, sono persone di bell’aspetto, intelligenti, molto in gamba, spesso ricche, normalmente si innamorano di donne bellissime, sono quindi una sorta di eroi.
«Io volevo, invece, dare vita a un protagonista a misura d’uomo, nel quale ognuno potesse riconoscersi, una persona del tutto normale, con pregi e difetti.»
 
Nel volume parla di piccoli e grandi abitanti del bosco, nonché di animali scomparsi da tempo. Il canto degli uccelli accompagna l’intera narrazione. Può condividere qualche pensiero in merito a questo aspetto?
«Io sono un naturalista, laureato in Scienze naturali, ho quindi cercato di inserire delle descrizioni e delle informazioni che potessero in qualche modo rendere il racconto interessante ma anche coerente con l’ambiente nel quale si sviluppa.»
 
Alcuni elementi inseriti nel volume richiamano fatti di cronaca realmente accaduti...
«Il libro è contestualizzato in maniera molto precisa da un punto di vista cronologico, non è collocato in un tempo indefinito.
«Conseguentemente, ho voluto inserire riferimenti alla cronaca, per esempio relativi al progetto Life Ursus e alle polemiche fra ambientalisti e cacciatori.»
 
Lei è uno dei fondatori di Albatros. Può parlarci brevemente di questa importante realtà trentina?
«È una attività nata nel 1987, leader nella ricerca scientifica legata all’ambiente, nella pianificazione delle risorse territoriali e nella divulgazione naturalistica.
«Siamo 4 soci, tutti naturalisti, abbiamo più o meno la stessa età. I nostri principali interlocutori sono enti pubblici, ma lavoriamo anche con alcune grosse società di progettazione a livello nazionale, nonché con privati che ci affidano ricerche e consulenze.»
 
Questo è il suo romanzo d’esordio, anche se conta al suo attivo diverse pubblicazioni scientifiche sulla fauna locale. Può fare un breve accenno a tale riguardo?
«Al mio attivo conto circa 200 pubblicazioni, la maggior parte a carattere didattico-divulgativo, alcune sono articoli pubblicati su riviste scientifiche. Fra tutte vorrei citarne un paio a titolo esemplificativo: La storia geologica del Trentino, scritto a quattro mani con Marco Avanzini, responsabile della Sezione di Geologia e Paleontologia del Muse, Museo delle Scienze di Trento, il primo volume divulgativo sulla geologia del Trentino, distribuito dalla SAT; e Atlanti faunistici, che ho coordinato con colleghi sia del Muse che di Albatros, in merito alla distribuzione della fauna in Trentino: anfibi, rettili, uccelli e mammiferi.»

Progetti editoriali futuri/sogni nel cassetto?
«Qualche idea c’è, però tutto dipenderà anche da come verrà accolto questo primo romanzo. Per ora sono in una situazione di vigile attesa, vedremo…»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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