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Waimer Walter Perinelli, «A Furor di Popolo» – Di D. Larentis

Il saggio su santuari e religiosità popolare in Trentino sarà presentato il 28/7 al Museo degli Usi e Costumi di S. Michele all’Adige – L’intervista

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Ex voto, Montagnaga di Pinè, chiesa di Sant'Anna - Foto Paolo Sandri.
 
Giovedì 28 luglio 2022, avrà luogo alle 18.00 presso il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige, Trento, un’interessante conferenza dal titolo «Temi e forme della religiosità popolare» (coordinatrice Fausta Slanzi, entrata libera).
Nell’occasione verrà presentato «A Furor di Popolo», il saggio fresco di stampa scritto dallo stimato giornalista Waimer Walter Perinelli, pubblicato dal Museo (impaginazione e stampa Grafiche Futura).
Interverranno mons. Sergio Nicolli e il conservatore del Museo Luca Faoro, i quali parleranno rispettivamente delle radici storiche della devozione popolare e degli ex voto nella tradizione popolare trentina (in particolare di quelli a forma di cuore conservati presso il Museo).
 
Sottolinea Ezio Amistadi, Presidente del MUGCT, in un passo del suo intervento in catalogo: «Il ringraziamento, mio personale e del Museo, a Waimer Perinelli per il prezioso contributo che il libro offre alla cultura popolare religiosa del Trentino non è semplicemente dovuto, ma sentito.
Quando un’istituzione museale come la nostra può contribuire ad arricchire la comunità di nuove tesi, ricerche, riflessioni e spunti per ulteriori studi sulla cultura popolare, esplica una delle funzioni cui è preposta.»
Segnaliamo alcune brevi note biografiche dell’autore, prima di passare all’intervista, anche se Waimer Walter Perinelli non ha certo bisogno di presentazioni, essendo molto conosciuto nell’ambiente culturale trentino (e non solo).
 
 Waimer Walter Perinelli – Verona 1948  
Giornalista vice caporedattore Rai-Tgr; 1980/92 Ufficio stampa Teatro Stabile di Bolzano; Presidente Centro d’Arte La Fonte; critico di teatro; Laurea in Sociologia (1973) Università di Trento; 1976/77 Esercitatore Antropologia Culturale Università di Trento; pubblicazioni; «Massima espansione e crisi del teatro pubblico in Italia» in Sociologia della Comunicazione 1986 FAE Riviste Angeli Editore; AAVV - Ricciotti Lazzero «Le SS italiane» Rizzoli 1982; «Mario Manzini» Ritorno a Verona 2013 Verona-Caldonazzo; numerose pubblicazioni riguardanti l’arte e maggiori artisti trentini; 2019 «Teatro Sociale di Trento duecento anni 1819-2019 Pergine».
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di rivolgergli alcune domande.
 

Pietralba Südtirol, giovani pellegrini - Foto Kultur(c)StorytellerLabs.
 
Come nasce l’idea di un libro dedicato ai santuari e alla religiosità in Trentino?
«L’idea nasce da lontano, con la ricerca destinata alla pubblicazione per l’acquisizione di una borsa di studio e possibile dottorato di Antropologia culturale. Viene accantonata l’indagine iniziata nel 1974, grazie al prof. Tullio Tentori, docente di Antropologia culturale all’Università di Trento, per la mia decisione di dedicarmi alla professione di giornalista, attività meglio remunerata e avviata parallelamente. Avendo negli anni raccolto moltissimo materiale, oggetto delle mie ricerche passate e frutto di un interesse mai abbandonato, ho quindi deciso di chiudere quel capitolo della mia vita.»
 
A chi è dedicato il volume?
«In particolare a mia moglie Laura, che mi ha sempre pungolato spronandomi a concludere una ricerca iniziata molto tempo fa, alle nipoti Giulia Vittoria e Azzurra, in generale a chi mi ha incoraggiato.»
 
Come è stato pensato?
«Due sono gli approcci: vi è una parte generale, dove si accompagna il lettore in quella che è la realtà internazionale, prendendo in esame specificamente le tre religioni monoteiste, quindi cristianesimo, ebraismo e islam, accennando anche ai luoghi sacri per il buddhismo; il secondo approccio è locale, riguarda il territorio, il Trentino Alto Adige. Il volume è diviso in due parti, la prima è intitolata I miracoli testimoni di fede, la seconda Il furore
 
La Chiesa è molto severa nel giudicare l’autenticità degli episodi miracolosi: il santuario quale caratteristiche deve avere per essere riconosciuto come tale?
«Gli elementi identificativi di un santuario sono almeno cinque: la manifestazione diretta o indiretta di volontà divina; la volontà popolare; la presenza di ex voto; i pellegrinaggi; la designazione della Chiesa.
«Non sempre questi fattori sono presenti contemporaneamente in tutti i santuari. Dei cinque elementi identificativi nessuno manca a Lourdes, Fatima o Medjugorje, dove la Madonna è apparsa a uno o a più adolescenti, manifestando la propria volontà con parole e azioni.
«In altri santuari come Loreto, Madonna della Corona, Madonna del Palù o di Arco, per citarne alcuni a titolo esemplificativo, la volontà divina si è manifestata attraverso alcuni ritrovamenti di immagini, sculture.»
 
In Trentino, come evidenzia nel V capitolo, ci sono luoghi legati per fede e tradizione all’apparizione di Maria: può farci qualche esempio?
«Le apparizioni della Madonna, manifestazioni di volontà espressa direttamente di cui sono quasi sempre testimoni adolescenti, pastori, contadini, anime innocenti, non sono molto frequenti. I più importanti santuari mariani del mondo sono legati all’apparizione di Maria, madre di Gesù, pensiamo a quello di Lourdes in Francia, per citare il più frequentato d’Europa, a quello di Fatima in Portogallo o di Medjugorje in Bosnia, a quello di Guadalupe in Messico e ai molti altri entrati nell’immaginario collettivo.
«In Trentino Alto-Adige, su più o meno una ventina di santuari mariani presi in considerazione, solo quattro sono luoghi legati per fede e tradizione all’apparizione di Maria: Pietralba-Weissenstein, Montagnaga di Pinè, Madonna della Rocchetta a Ospedaletto, Madonna del Feles di Bosentino.

Waimer Walter Perinelli - Foto di Claudio Rensi.

«Il santuario di Pietralba, costruito nel 1574, è quello in assoluto più visitato della regione con oltre 200.000 presenze l’anno. Ha origine dall’apparizione di Maria a un contadino-pastore di nome Leonardo Weissensteiner, proprietario di un fondo chiamato Weissenstein, pietra bianca, affetto da gravi problemi fisici e poi miracolato, in cambio della promessa di costruire una cappella votiva per radunare i fedeli in preghiera. Determinante fu anche il ritrovamento di una statua in alabastro raffigurante una pietà, da parte dello stesso Leonardo.
«Dopo la sua morte la comunità decise di ampliare la cappella. Il popolo si appassionò al luogo senza aspettare conferme da parte della Chiesa che, tuttavia, quando era principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo, avviò l’istruttoria diocesana per l’autenticazione dei fatti narrati, documentati, confermando l’origine miracolosa del santuario.
«Questo è il caso in cui la volontà popolare è unita alla volontà della Chiesa. Il seminarista Albino Luciani, poi eletto papa Giovanni Paolo I, lo visitò per la prima volta nel 1927; nel 1988 lo visitò anche papa Giovanni Paolo II, il quale concesse l’indulgenza plenaria a quanti lo visitano; papa Francesco lo ha dichiarato venerabile in tempi recenti, nel 2017.
«Gli ultimi tre santuari citati sono invece discussi dalla Chiesa stessa, la quale non ha mai accettato completamente l’apparizione della Madonna.
«Nel caso del santuario di Montagnaga, un modello della religiosità popolare trentina unico, si intrecciano le due componenti, leggenda e storia, con una forte manifestazione del popolo trentino.
«Fu il popolo, infatti, a voler santificare questo luogo, nonostante i molti dubbi e le continue verifiche della Chiesa, fino alla sentenza d’inizio Novecento con cui si dubitava della veridicità dei fatti dichiarati.
«L’apparizione in questo caso è datata 1729, anno in cui la Madonna si mostrò a Domenica Targa, una pastorella che la leggenda vuole avesse quattordici anni, ma stando all’anagrafe parrocchiale molti di più.
«Per quanto riguarda il santuario della Madonna della Rocchetta, situato a Ospedaletto, in Valsugana, la costruzione venne eretta nel 1663, in seguito all’apparizione della Vergine che, analogamente a quanto accadde a Bosentino nel 1620, si mostrò a un pastorello sordomuto (nella località chiamata del Feles apparve a un ragazzino muto).
«Nel 1988, nella chiesetta il pittore Marco Bertoldi dipinse un affresco che ritrae la scena dell’Annunciazione.»
 

Papa Giovanni Paolo II a Pietralba, 1988 - Foto Luca Pedrotti.
 
Il focus del libro ruota attorno al concetto di «furore» religioso che anima il popolo: può condividere un pensiero a riguardo?
«Ci sono diversi tipi di furore, uno con accezione negativa, si pensi per esempio al santuario di San Zeno, dedicato ai tre martiri Sisinio, Martirio e Alessandro. I tre evangelizzatori, inviati in val di Non per svolgere la loro opera, furono bruciati nel 397.
«Il quarto martire in Trentino è Vigilio, terzo vescovo di Trento, anche lui vittima dei pagani. Quello di San Zeno è un santuario fondamentale per la fede in Trentino, tuttavia rimasto un po’ in ombra per diverse ragioni. Del resto, penso sia stato e sia anche oggi difficile venerare tre persone ammazzate dai propri antenati, forse è per questo che i trentini hanno preferito e preferiscono il vicino santuario di San Romedio.
«Poi c’è un altro tipo di furore positivo, testimoniato dal santuario di Montagnaga di Pinè, un santuario che, nonostante le perplessità della Chiesa, è stato costruito a furor di popolo.
«Nel corso dell’analisi condotta sono emersi spesso elementi contraddittori fra posizioni della Chiesa ed espressioni del culto popolare; i casi di santuari dove apparizioni o altri eventi sono stati giudicati non attendibili dall’autorità ecclesiastica sono piuttosto frequenti.»
 
Che peso ha avuto la volontà popolare nella fama e fortuna dei santuari?
«La volontà popolare è importantissima per la fondazione di un santuario. Possiamo ritenerla il fattore determinante per la sua sopravvivenza.»
 
Quale ruolo rivestiva il santuario da un punto di vista strategico?
«Nel Trentino si contano più di quaranta santuari, ben distribuiti sul territorio. Essi tracciavano una sorta di barriera ideale della fede, svolgendo un ruolo insostituibile nella lotta al protestantesimo.
«La loro presenza, come spiego nel libro, se da un lato fu un’efficace barriera contro l’invasione delle idee della riforma, dall’altro fu strumento di controllo interno capace di condizionare l’atteggiamento della popolazione nei confronti dei princìpi della Chiesa.»
 

Montagnaga - Pittore trentino, 1727,   Madonna di Caravaggio -  Soprintendenza per i beni culturali.
 
È corretto dire che il santuario svolge anche una funzione di promozione economica del territorio?
«Certamente, il santuario viene visitato dai fedeli e da turisti di ogni genere.
«C’è un libro, L'industria del santino, scritto dal sociologo Giuseppe De Lutiis nel 1973, mai smentito, anzi, riconfermato da dati più recenti, in cui viene messo in luce il business legato al turismo religioso, una vera e propria industria che mescola affari e fede.»
 
Il volume si chiude con tre preziose monografie, può darci qualche anticipazione?
«La prima è dedicata al santuario di Sanzeno, voluto dalla Chiesa, è il tempio del Cristianesimo trentino, ma anche prova che il furore popolare può essere distruttivo.
«Il secondo è dedicato al santuario di Montagnaga di Pinè, di cui ho accennato prima, mentre il terzo è dedicato al già citato santuario di Pietralba-Weissenstein, simbolo della volontà popolare che viene accettata dalla Chiesa.»
 
Fra tutti i santuari presi in esame, qual è a suo giudizio il più curioso?
«Forse quello di Montagnaga, simbolo della volontà espressa dal popolo. Nasce in un momento particolare, collegandosi fra l’altro a un dipinto dell’apparizione della Madonna a Caravaggio, nel bergamasco.»
 
Progetti editoriali futuri?
«Ogni tema trattato nel libro può essere sviluppato ulteriormente. Credo però che cambierò genere, dedicandomi ad altro.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Alessandro Maria Gottardi e mons. Sergio Nicolli segretario - Foto S. Nicolli.

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