Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | Luca Azzolini, «La Nobilissima» – Di Daniela Larentis

Luca Azzolini, «La Nobilissima» – Di Daniela Larentis

Il romanzo a respiro epico porta alla luce una storia poco nota, dedicata alla straordinaria figura di Galla Placidia – Intervista all’autore

image

>
«La Nobilissima», di Luca Azzolini, è un romanzo storico che porta alla luce una storia straordinaria poco conosciuta. Pubblicato da HarperCollins (maggio 2022), è dedicato all’incredibile figura di Galla Placidia, figlia di Teodosio il Grande. Un’opera a respiro epico che rende giustizia all’ultima grande donna di un Impero romano ormai in declino, una donna fiera e combattiva alle prese con complotti e intrighi, capace di tenere testa ai generali che vogliono schiacciarla.
A scriverlo è uno dei più importanti autori del genere fantastico italiani, molto apprezzato sia a livello nazionale che internazionale.
 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Luca Azzolini nasce a Ostiglia (Mantova) nel 1983. Inizia a scrivere fin da giovanissimo, si laurea con lode in Scienze dei Beni Culturali nel 2006 e, sempre con lode, in Storia dell’Arte nel 2009, presso l’Università degli Studi di Verona.
Nel 2009 esce il suo romanzo d’esordio «Il fuoco della fenice» (La Corte Editore). Dal 2010 al 2013 collabora con Reverdito Editore, curando la collana Pegaso dedicata ai romanzi di genere fantastico. Reverdito pubblica il suo primo romanzo storico per adulti, «La regina delle spade di seta» (2013), una storia intensa e romantica incentrata sulla figura della regina assira Semiramide.
 
Scrittore, editor e ghostwriter, Luca Azzolini conta al suo attivo numerosi libri per ragazzi tradotti in molti Paesi, fra cui i dieci volumi della «Saga di Aurion» (Edizioni Piemme), la serie «Volley Star» dedicata alla pallavolo (Edizioni Piemme) e il ciclo di avventure di «Mark Mission» (Giunti Editore.


Per Einaudi Ragazzi dà alle stampe «La strada più pericolosa del mondo» (2018), «Adriano Olivetti, l’industriale del popolo» (2019), «Bambini per gioco» (2019), «Don Ciotti, un’anima Libera» (2019), «La Grande corsa» (2019), «Dragon Game» (2020).
Nel 2020 pubblica con Gribaudo/Feltrinelli la raccolta di 25 fiabe intitolata «Le più belle storie di animali giganteschi».
Sempre nel 2020 fa il suo esordio nel romanzo storico per adulti con la trilogia «Romulus», pubblicando con HarperCollins il primo volume ispirato alla serie TV, in onda su SKY, del regista Matteo Rovere.
A «Romulus: Vol. 1 – Il Sangue della Lupa» segue «Romulus: Vol. II – La Regina delle Battaglie» (Harper Collins, 2020). e «Romulus: Vol. III – La Città dei Lupi» (Harper Collins, 2021).
 
Luca Azzolini racconta la storia dell’origine di Roma in un modo originale e senza precedenti, unendo all’accuratezza storica lo stile contemporaneo e diretto che ricorda quello dei grandi maestri del romanzo storico e fantasy degli ultimi anni, da Ken Follett a George R. R. Martin.
I volumi vengono successivamente raccontati in tre audiolibri (pubblicati in esclusiva per AUDIBLE).
Nel 2021 dà alle stampe per De Agostini un romanzo, tratto e liberamente ispirato da una storia vera, intitolato «Ragazzi Selvaggi», invitando a una profonda riflessione sul tema del bullismo.
Nel 2022 esce per HarperCollins Italia il romanzo storico «La Nobilissima».
Abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande.
 
Come è nata la passione per la scrittura?
«È una passione che ho fin da bambino. Ricordo perfettamente il momento in cui, all’età di nove-dieci anni, mio padre venne a casa dalla banca con delle agende annuali e io gli chiesi di regalarmene una perché avevo una storia da raccontare.
«Ho iniziato così, giocando a fare lo scrittore, inventando brevi racconti, realizzando piccole illustrazioni. Mi piaceva inventare mondi e dare vita a personaggi che scaturivano dalla mia fantasia.
«Ho continuato a giocare a fare lo scrittore fino a 17 anni, è stato allora che ho deciso di imparare seriamente come si scrivono i libri, i personaggi, le trame.»
 
Quando ha pubblicato il suo primo racconto?
«A 18 anni ho pubblicato il primo racconto dal titolo La Nuova Dimora, inserito nell’antologia Verba Market, dedicata agli scrittori emergenti nel mantovano.»
 
Quando ha scritto il suo primo romanzo?
«Sempre a quell’età ho finito di scrivere il mio primo libro, rimasto in un cassetto. Era un fantasy, già all’epoca amavo molto questo genere. Leggevo Marion Zimmer Bradley, Tolkien e moltissimi altri, numerosissimi scrittori e scrittrici che hanno formato il mio immaginario.
«A quella prima storia sono seguiti altri tre libri, finiti pure in un cassetto, erano tutti tentativi per trovare la mia voce.
«Ho continuato a scrivere durante gli anni dell’università, il romanzo che ho avuto la fortuna di scrivere e riscrivere durante quel periodo, e di non abbandonarlo, diventato poi un mio romanzo storico, è “La regina di spade di seta”, pubblicato da Reverdito Editore nel 2013.»
 
Qual è stato, invece, il suo primo libro pubblicato?
A 25 anni sono riuscito a pubblicare il mio primo romanzo fantastico, intitolato “Il fuoco della fenice”, uscito nel 2009 per La Corte Editore. È un libro che riesce a fondere al suo interno tante mie passioni.
«Trovo che la fenice sia un animale emblematico e rappresentativo dei miei numerosi tentativi di trovare il mio stile, simbolo di rinascita, animale guida in tante fasi della mia vita.
«Sono felicissimo che quel primo libro avesse quel titolo e che fosse incentrato su quella figura straordinaria che è appunto la fenice. Da quel momento in poi ho continuato un percorso nella narrativa inizialmente per ragazzi, successivamente rivolta anche agli adulti.»
 
Lei ha scritto più di una cinquantina di romanzi, dedicandosi nel tempo sia alla narrativa per ragazzi che per adulti. Qual è il genere che più la rappresenta?
«Per me il genere rifugio è la narrativa fantastica, è quel luogo dove posso creare in maniera libera, in cui posso usare le metafore del fantastico per raccontare il presente.
«L’ho fatto in Dragon Game, dove ho raccontato le paure dei giovani di oggi, draghi che vanno affrontati; l’ho fatto in un libro che uscirà a inizio ottobre. Molti ragazzi oggi appaiono tramortiti dal tempo che noi viviamo e che li assale.
«Il genere fantastico è un genere che non ha età e che può davvero raccontare anche la contemporaneità con delle metafore potenti.»
 
Ha scritto anche la trilogia ispirata alla serie TV Sky, potrebbe parlarci di questo progetto?
«Quando mi è stata offerta l’opportunità di lavorare sulle sceneggiature che riguardavano la serie Romulus di Matteo Rovere, mi sono relazionato con la casa editrice HarperCollins, che subito mi ha chiesto una visione originale della storia, loro volevano che fosse un libro indipendente. È stata un’idea vincente.
«Ho quindi da subito cercato di fare mio quel tipo di progetto, mi è stata data la piena libertà di inventare personaggi e percorsi inediti, e devo dire che sono molto contento del fatto che tutti, dal regista alle case di produzione, all’editore, abbiano molto apprezzato le aggiunte che ho apportato, tanto che il regista Matteo Rovere ha voluto rendere canoniche molte delle linee inedite che ho inserito, acquistando i diritti di alcuni personaggi secondari che io ho creato.»
 
C’è qualche scrittore che ama particolarmente?
«Per me una scrittrice guida è Marion Zimmer Bradley, un’autrice meravigliosa che ha scritto delle saghe davvero straordinarie, da quella di Avalon a quella di Darkover; raccontava il suo tempo attraverso metafore articolate, personaggi complessi, toccando argomenti molto importanti, intercettando il malessere in maniera lungimirante.
«Nei suoi libri c’era anche un’accusa contro la società che stava portando l’umanità verso un futuro di tecnologia abusata, cambiamenti climatici e difficoltà, questo lo scrisse lei stessa nel 1986. Cerco anch’io di intercettare oggi questo tipo di malessere, la solitudine è incarnata nel nostro tempo, siamo tutti connessi ma siamo anche tutti più soli, è il paradosso di questa tecnologia.
«Lei era una scrittrice atipica rispetto a tanti altri, perché invitava i suoi lettori nelle antologie, nei ringraziamenti, nelle introduzioni, nelle postfazioni, a scrivere le loro storie, questa è una cosa che diceva lei e che continuo a fare mia, in ciascuno di noi “c’è almeno un libro”.
«Una cosa che dico spesso ai ragazzi che non amano leggere – io ho l’opportunità di entrare in tantissime scuole, in moltissimi istituti, invitato a parlare con i giovani -, è di provare a cercare un genere, un argomento, un libro che li possa appassionare.
«Una ragazza l’ultimo giorno di attività, in un corso di scrittura creativa a Canazei, mi ha detto che le ho fatto tornare la voglia di leggere e mi ha ringraziato tantissimo. L’amore per la lettura è una scintilla che una volta accesa non si spegne più.»
 
A proposito dei suoi libri, «Ragazzi selvaggi» invita il lettore a una profonda riflessione sul tema del bullismo…
«”Ragazzi selvaggi” è un romanzo sincero, una storia vera di bullismo, la mia. Il bullismo è stata la mia croce per tanti anni. Il libro è rivolto a tutti quei ragazzi e a tutte quelle ragazze che ne sono vittime, ma anche ai bulli stessi che non capiscono quanto un gesto o anche una parola poco pensati, poco meditati, possano rovinare la vita propria e quella altrui.
«Quindi le parole e i gesti sono importanti e vanno sempre pensati, vanno sempre capiti; quello che si fa agli altri, cose pesanti, sono cicatrici che non potranno essere cancellate.»
 
Come è nata l’idea di scrivere un libro dedicato a Galla Placidia?
«Ho scritto questa storia su Galla Placidia per rendere onore a una delle figure più importanti della storia italiana, nonostante non se ne parli mai, perché Galla Placidia è stata l’ultima grande donna di Roma, ma è anche stata la prima grande donna del Medioevo.
«Se non ci fosse stata molte delle cose che noi oggi conosciamo sarebbero diverse, persino il ruolo di Maria Madre di Dio lo dobbiamo a Galla Placidia: nel momento più importante del dibattito teologico, sul fatto se si dovesse ritenere Maria effettivamente madre di Dio, sui troni più importanti del mondo, sul trono di Ravenna e sul trono di Costantinopoli, regnavano due imperatrici donne, Galla Placidia, che regnava in nome del figlio Valentiniano III, e dall’altra Pulcheria, che regnava per il fratellino Teodosio II; abbiamo l’esempio di due grandi donne che stavano tenendo in piedi gli imperi romani d’Oriente e d’Occidente.
«Questa cosa non viene raccontata dai libri di storia, per dodici anni le donne hanno avuto quel ruolo e hanno imposto anche questa figura di madre superiore, di donna superiore che ha generato la dignità. Ma non è soltanto questo, Galla Placidia è una donna che si è fatta da sola, nonostante sia stata figlia di imperatore, sorella di imperatore, madre di imperatore e moglie di imperatore.
«Lei però ha sempre lottato per se stessa, per riuscire a essere vista per i suoi meriti, non per un titolo acquisito o il fatto di essere Nobilissima. E ho voluto raccontare questa storia perché l’epoca di Galla Placidia è l’epoca di una fine. La fine del mondo c’è già stata tante volte, Galla Placidia è stata testimone della fine del suo mondo, eppure ogni fine del mondo è combaciata con un altro inizio…»
 
Ci può accennare alla sua esperienza a Canazei con i ragazzi dell’Experience Summer Camp?
«In agosto ho tenuto un corso di scrittura creativa a Canazei nell’ambito di Experience Summer Camp. I ragazzi e le ragazze del mio gruppo appartenevano a una fascia d’età che va più o meno dai 12 ai 18 anni; mi ha davvero sorpreso la loro passione, è stata un’esperienza bellissima, molto arricchente.»
 
 Progetti editoriali futuri/sogni nel cassetto?  
«La prima settimana di ottobre uscirà un nuovo libro per ragazzi, la copertina è stata realizzata da un’illustratrice spagnola che ha fatto un lavoro straordinario.  È anche questa una di quelle storie fantastiche, dove ho cercato di raccontare il nostro tempo e il mondo dei ragazzi di oggi, utilizzando delle metafore.
«Un altro progetto riguarda un romanzo storico che uscirà nel 2023, inoltre sto lavorando in questi giorni a un progetto, sempre rivolto ai ragazzi, a cui sto dedicando molta attenzione, perché tocca il tema della Shoah, un argomento molto importante da trasmettere, da raccontare ai giovani.
«Per me è fondamentale poter usare la mia voce per presentare ai ragazzi quelli che sono i problemi del nostro tempo.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande