Fabio Recchia, un artista poliedrico – Di Daniela Larentis
Il poeta e pittore trentino utilizza versi e colori per esprimere il ventaglio delle sue emozioni – L’intervista
Fabio Recchia, Aurora boreale a Levico Terme, 2021.
Fabio Recchia è una persona poliedrica, da sempre impegnato su più fronti: poeta, pittore, occupato in attività sociali e di volontariato, insignito del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.
Nella vita ha affiancato alla sua professione di farmacista quella di artista, partecipando a mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero, in particolare in Germania.
Parallelamente si è dedicato alla poesia, dando vita a numerose raccolte poetiche.
Diversi sono gli esempi di pittori che si sono dedicati alla poesia o alla scrittura con successo, uno fra tutti, lo scrittore, giornalista, pittore Dino Buzzati (celeberrimo il suo romanzo «Il deserto dei Tartari»).
Ce ne sono parecchi, pensiamo a Hermann Hesse e ai suoi acquerelli, ma potremmo citarne molti altri.
Le capacità tecniche affinate da un lungo esercizio, la grande sensibilità, fanno di Fabio Recchia un artista che sa esprimere le proprie emozioni con efficacia, utilizzando linguaggi differenti: è un poeta che ama dipingere, o meglio, un pittore che ama esprimersi in versi; la sua arte è un’esplosione di colori, i suoi versi sono gioiosi, a tratti intrisi di velata malinconia.
Opere colorate e sognanti, accanto a delicate poesie, svelano la passione per la natura, episodi legati alla sua giovinezza, ricordi lontani e vicini, sensazioni e pensieri profondi, rivelando tutto il suo mondo interiore.
Raccontano di luoghi e tempi scanditi dalle stagioni, di relazioni autentiche talvolta sofferte, di speranze e di sogni.
Numerosi dipinti richiamano i silenzi e la magia ipnotica delle aurore boreali, il caleidoscopio di colori, dal verde, al viola, al blu, che si rispecchiano nei versi di alcuni componimenti, come «Fiume in piena» o «Noi erranti».
Scrive di lui Luciano De Carli, nella prefazione alla raccolta «Riflessione» del 2009:
«È palpitante in tutta la poesia di Fabio Recchia il desiderio intenso di una simbiosi con l’elemento naturale, in una sorta di visione panica che accoglie in un solo abbraccio i colori e gli spiriti leggendari, abitatori dei boschi e delle dimensioni oniriche […].»
Le poesie di Fabio Recchia nascono dal profondo, dal silenzio interiore, da emozioni intense.
Sono immagini dell’anima, un po’ come i suoi quadri.
«Le parole| rischiarano il mattino| come raggi di sole. | Perforano le nubi buie, | s’infrangono silenziose| sul foglio del cuore, | colorando le pagine del libro della vita».
Così recitano i versi di «Le parole», poesia tratta da una raccolta uscita nel 2021, dal titolo «Il libro della vita - poesie e dipinti».
Sottolinea Nazario Pardini, nella prefazione del volume:
«È partendo da questa poesia incipitaria che si può andare da subito nella plurale espansione versatile ed eclettica di Fabio Recchia.
«La parola, il sintagma, il fonema, il logos, il pathos, tutti elementi che concorrono con empatia a reificare il suo istinto propositivo. Siamo di fronte ad un artista prolifico che fa della parola il congegno preminente per rappresentare il suo ribollimento interiore; la sua intensa voce estetica.»
[…]
«La parola del poeta non è altro che il pennello del pittore: vita e arte, arte e vita. Un binomio che scalda l’animo e lo emoziona a contatto della sua produzione, dei suoi colori, della sua tecnica artistica.
«Fiori boreali, Barche al tramonto, Galattica, Farfalle, I raggi, Tramonto, Fiori, Lago di Levico, fino a Alba nordica. Tutto uno sfavillio di luci, di raggi, che ti prendono e non ti mollano; che ti catturano […].»
Fabio Recchia, Barche al tramonto, 2020.
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Fabio Recchia nasce a Levico Terme nel 1953. Poeta, pittore, conta al suo attivo numerosissime mostre sia in Italia che all’estero, espone anche a Trento, la sua prima mostra è del 1982 alla Galleria Due Effe; è presente nell’archivio del MART di Trento.
Fra le partecipazioni ne ricordiamo alcune: Hausham in Baviera; Varaccio Art Genova; Maison d’Art a Padova; Galleria Dantebus a Roma; Palazzo Ferrajoli a Roma; Artexpò Gallery; Biancoscuro Art Contest; Margutta trenta pittori 2020; Margutta sei pittori special edition 2021; Hotel Piram a Roma; Art Gallery a Milano; nel Principato di Monaco; Catalogo Arte in quarantena; Biancoscuro Art Contest 2020; Pro Biennale 2022 a Venezia; La Chimera a Lecce, Premio Parigi 2021; 1° Premio Giotto; Gubbio Whit Love. Ha pubblicato con Miano ed.; Ma.Gi Patti; Dantebus; Pagine ed. e in privato. È presente in numerose antologie poetiche.
Curiosi di saperne di più gli abbiamo rivolto alcune domande.
Fabio Recchia, Notturno boreale sul Pizzo, 2021.
Quando è nata la passione per la pittura?
«Ho iniziato a dipingere nel 1975, dopo aver visto una mostra di quadri naïf. I miei primi lavori sono infatti riconducibili a quelle suggestioni. Successivamente ho continuato a sperimentare, utilizzando nel tempo diverse tecniche, per lo più olio, acrilico, tempera, acquerello, vernice spray.»
E quella per la poesia?
«I primi componimenti risalgono alla fine degli anni ’70, qualche anno dopo aver iniziato a dipingere.»
Quale tecnica preferisce fra tutte quelle utilizzate nella realizzazione delle sue opere?
«Utilizzo tecniche miste, mi piace spaziare, a seconda del momento e degli effetti che voglio ottenere, uso molto l’acrilico e l’acquerello.»
A quando risale la sua prima mostra?
«La mia prima mostra risale al 1982, alla Galleria Due Effe, la ricordo ancora con emozione. Fu il giornalista Sandri a notare le mie opere e a propormela.»
Quali sono i soggetti da cui trae maggior ispirazione?
«I miei quadri traggono ispirazione dagli stati d’animo, dai ricordi, dalle emozioni vissute. I paesaggi naturali sono per me fonte di grande ispirazione, al contrario non ritraggo quasi mai le persone.»
Fabio Recchia, Tramonto, 2020.
Come definirebbe i suoi quadri?
«Quadri emozionali.»
Rispondendo in maniera molto sintetica, che messaggio vuole trasmettere attraverso la sua arte?
«In un mondo dilaniato dalle guerre e attraversato da problemi di ogni tipo mi piacerebbe riuscire a trasmettere emozioni positive, un messaggio di speranza.»
Lei è autore di numerose raccolte poetiche. Fra le tante poesie, ce n’è una alla quale si sente particolarmente legato?
«C’è una poesia che rinvia alla mia nascita intitolata Il mio Natale, a cui tengo molto, nella quale ricordo mia madre: Neve|quella mattina.|Lenti i passi di mia madre|lungo il viale solitario.|Era quasi Natale.|Il mio.»
Da artista come ha vissuto la pandemia e in particolare il periodo del lockdown?
«Mi è mancato, come è mancato a tutti, il potermi relazionare con gli altri, per fortuna durante il lockdown ho avuto l’opportunità di dipingere molti quadri e di scrivere molte poesie. Ne è nato un libro composto da 30 componimenti poetici e 30 opere.»
Progetti futuri/ sogni nel cassetto?
«Da quando sono andato in pensione ho avuto modo di dedicarmi in maniera più assidua alla poesia e alla pittura.
«Sono riuscito a farmi conoscere maggiormente, partecipando a numerose mostre ed eventi. Il 2022 è stato un anno denso di impegni, spero di poter continuare ad esporre sia in Italia che all’estero.
«È in programma una mostra a Firenze e altre in altre importanti città.»
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it
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