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«I girasoli ucraini», mostra inaugurata a Trento – Di Daniela Larentis

Opere dell’artista Maria Prymachenko, provenienti dal Museo nazionale Taras Shevchenko di Kiev, esposte a Palazzo delle Albere dal 28 febbraio al 4 giugno 2023

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Maria Prymachenko, Il coccodrillo cattura le scimmie, 1963.
 
Il Mart ha da poco inaugurato a Trento, nella splendida ambientazione di Palazzo delle Albere, una straordinaria esposizione dedicata a Maria Prymachenko, icona dell’arte naïf, artista simbolo della cultura ucraina del secolo scorso.
In mostra un corposo nucleo di sue opere, una settantina, presentate per la prima volta al pubblico italiano. Parallelamente un piccolo nucleo di quadri è esposto anche a Viterbo, nelle sale del Museo dei Portici.
Alla presentazione della mostra alla stampa e alle istituzioni sono intervenuti: il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti; l'assessore alla cultura, Mirko Bisesti; l'assessora alla cultura di Trento, Elisabetta Bozzarelli; i rappresentati del Museo Taras Shevchenko di Kiev, il direttore Dmytro Stus e la curatrice Iulia Shylenko; il presidente del Mart e sottosegretario al Ministero della cultura, Vittorio Sgarbi.
Il Ministro della cultura Oleksandr Tkačenko è invece intervenuto attraverso un video messaggio.
 

La presentaziione in Sala Depero.
 
«I girasoli ucraini» è un progetto voluto e coordinato da Vittorio Sgarbi, organizzatore e promotore dell’iniziativa.
La doppia esposizione rappresenta un importante segnale di solidarietà e vicinanza culturale all’Ucraina, a un anno esatto dall’invasione russa, intrapresa il 24 febbraio 2022.
Spiega il presidente del Mart, in un passo del suo intervento critico:
«La felicità si unì al dramma, al primo annuncio in Italia, un arioso vagito, in condizioni di precarietà e sofferenza, di Maria Prymachenko: alcune sue opere, dichiarate preziose, erano state distrutte a pochi giorni dall’inizio dei bombardamenti russi contro l’Ucraina: domenica 27 febbraio 2022 il Kiev Independent, in rete con le principali agenzie e i giornali europei, comunicò che il Museo di storia locale di Ivankiv era stato colpito da un incendio, insieme a circa 25 opere della Prymachenko, poi miracolosamente salvate.
«Col passare dei giorni si è infatti diffusa la notizia che i dipinti erano stati recuperati da un abitante della zona prima di essere bruciati […]. La notizia accese, nel fuoco, anche la curiosità per una artista amatissima in patria e poco conosciuta in Italia. Apparve così una personalità straordinariamente luminosa e originale, ben oltre l’ambito del mondo dei primitivi.
«La Prymachenko – sottolinea Sgarbi – è l’anima del Novecento, che ha percorso tutto, dal 1909 al 1997, con due guerre, prima di quest’ultima che avrebbe trovato incomprensibile, interpretando, con innocenza e poesia, la grande anima russa […].»
 
Esponente della pittura naif, erede di una tradizione folcloristica secolare che affonda le proprie radici nell’arte paleolitica, la pittrice ucraina ispirò grandi artisti come Picasso, Matisse e Chagall. Con il suo stile riconoscibile, vivace, immediato è stata amata da diverse generazioni che, a partire dalla prima metà del Novecento, hanno contribuito a costruirne il mito.
Nella sua lunga vita Maria Prymachenko è instancabile: ricama, disegna, dipinge, realizza grafiche, decora ceramiche; si stima che lungo la sua carriera abbia realizzato circa cinquemila opere. La sua arte mescola cultura popolare e arte moderna, risignifica l’iconografia della tradizione ucraina, racconta esperienze personali e sogni.
A partire dagli anni ’30, i suoi lavori vengono presentati dapprima a Kiev, poi a Mosca, Leningrado (oggi San Pietroburgo), Varsavia, Praga, Sofia, Parigi e persino Montreal.
Nel 1937 l’artista riceve la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi.
Nel 1966 viene insignita del maggior riconoscimento nazionale, il Premio Taras Hryhorovych Shevchenko; qualche anno dopo alcune sue opere vengono scelte per un’esclusiva serie di francobolli.
Dopo la morte, l’astrologo Kiym Curjumov le intitola un pianeta (1998). Nel 2009 l’UNESCO la sceglie come artista dell’anno e la città di Kiev le dedica un viale (ex viale Lichacev).
Attraverso la sua arte, la Prymachenko sintetizza la storia culturale e artistica di un grande paese oggi distrutto dalla guerra.
Una storia, sottolinea Julya Shilenko, curatrice del Museo Nazionale Taras Shevchenko di Kiev, che rivive negli animali raffigurati nei tradizionali dolci al miele, nei mondi cantati nelle ninne nanne delle mamme, nei decori dei tessuti e dei tappeti, nei ricami e negli arredi.


Maria Prymachenko, Gli ucraini ballano e arano il grano, 1986.
 
Chiarisce la curatrice, nel suo contributo in catalogo:
«Maria Prymachenko è un simbolo della cultura ucraina, una star mondiale dell’arte naïf. Le sue opere d’arte sono riconoscibili e originali, amate dai bambini.
«Sfuggenti alle regole della storia dell’arte sono ricolme di tradizione folcloristica ucraina e degli stili più moderni dell’arte contemporanea.
«Senza dubbio, le opere dell’artista sono un fenomeno unico, inimitabile e distintivo. Le sue fonti di ispirazione sono profonde, per lo più arcaiche e legate alla vita.
«Immagini stupefacenti che le sono apparse in sogno quali riflessi delle esperienze e delle emozioni vissute.
«Maria Prymachenko ha inventato un genere che è diventato il suo mondo, abitato soltanto da particolari creature, autentiche reliquie della poliedrica cultura nazionale ucraina.
«Create, dipinte e fantasiosamente decorate, si rivelano a noi e ci riportano all’origine della creazione di ogni essere vivente, all’arca di Noè, all’inizio del mondo.»
 
Alcune brevi note biografiche tratte dal testo in catalogo della Shilenko: «L’artista è nata nel 1908 nel villaggio di Bolotnya, distretto di Ivankivsky, regione di Kiev, non lontano dalla città di Chernobyl, diventata famosa in tutto il mondo il 26 aprile 1986, a causa dell’incidente nella centrale nucleare, un disastro su scala planetaria.
«È morta nel 1997 e durante tutta la vita raramente ha lasciato il villaggio natale. Con l’eccezione di quattro anni, in cui visse a Kiev, dove lavorò nei Laboratori Sperimentali Centrali della Scuola dei Maestri folcloristici, aperta presso il Museo Nazionale folcloristico di arte decorativa. Ci arrivò per una fortunata coincidenza.
«Nel 1935, durante una campagna destinata a scovare nuovi talenti, la famosa tessitrice e ricamatrice di Kiev Tetyana Flora scoprì questa artista sconosciuta.
In previsione di una mostra futura raccolse uno schedario con campioni delle opere degli autori. Per caso, al bazaar di Ivankivsky, vide Maria Prymachenko che stava timidamente vendendo i suoi dipinti.
Fu così che nel 1936 Prymachenko si ritrovò in una grande città. Fu una svolta incredibile per una contadina della regione di Kiev. All’epoca, i più grandi maestri, famosi in tutta l’Ucraina, si ritrovavano qui.»
 

Maria Prymachenko, La cincia primaverile porta il canto ai bambini, 1978.
 
«Con i primi guadagni da artista del laboratorio sperimentale acquistò due cappotti, un grammofono con dei dischi, una macchina da cucire e un grande letto di ferro. I laboratori sperimentali avevano dipartimenti di tessitura, ceramica, scultura e pittura decorativa.
«Maria Prymachenko disegnava, ricamava e dipingeva la ceramica. Il Museo Nazionale folcloristico di arte decorativa conserva magnifici vasi in ceramica e vassoi di questo periodo, su cui sono dipinti volpi rosse, animali favolosi, scimmie blu e coccodrilli verdi, ricoperti di fiori, che camminano su gambi di fragola.
«Per la partecipazione alla mostra di arte folcloristica del 1936, l’artista ottenne un diploma di primo grado. Da allora il suo talento è stato riconosciuto in tutto il mondo e le sue opere sono state esposte con successo crescente a Parigi, Varsavia, Sofia, Montreal e Praga. Secondo il pittore ucraino di fama mondiale Nikolai Glushchenko (1901-1977), che ha vissuto e lavorato in Francia per quindici anni, quando, nel 1937, Pablo Picasso (1881-1973) visitò l’Esposizione Universale di Parigi, Arts et Techniques dans la Vie modern, dove era esposta la sua ultima opera Guernica, il maestro visitò anche il padiglione degli artisti sovietici.
«Inaspettatamente, si fermò davanti ai dipinti di Prymachenko e disse: Mi inchino al genio di questa straordinaria donna ucraina. Il numero di quadri dipinti da Maria Prymachenko non è noto.
«Non teneva una documentazione, ma si stima che grossomodo abbia realizzato circa 5.000 opere, oggi conservate nei musei e in collezioni private.
«Le collezioni più numerose sono quelle del Museo Nazionale folcloristico di arte decorativa, del Museo Nazionale di Taras Shevchenko, del Museo Nazionale di Architettura Folcloristica e della Vita Ucraina, e dei Musei d’Arte di Zaporizhzhia e Chernihiv.»
 
Le opere dell’artista sono peraltro accompagnate da titoli più o meno lunghi, dei veri e propri commenti che le rendono ancor più interessanti.
In conclusione, la mostra allestita alle Albere può essere letta come un invito a riflettere sull’insensatezza della guerra, da qualsiasi prospettiva la si osservi; quei dipinti coloratissimi e luminosissimi sembrano richiamare l’idea di libertà, di una felicità agognata, di una pace e armonia perduta, giungendo a noi come un inno alla vita.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Maria Prymachenko, Girasole, 1988.

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