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Piermario Dorigatti al «Granaio» di Nomi – Di Daniela Larentis

È in corso la mostra dell’artista trentino di adozione milanese curata da Remo Forchini, visitabile fino al 25/03/23 in piazza Cesare Battisti – L’intervista

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L'artista Piermario Dorigatti con il curatore Remo Forchini.
 
Nella suggestiva ambientazione del «Granaio» di Nomi (Trento), è in corso «Incognita», la personale di Piermario Dorigatti, protagonista delle arti figurative e attento indagatore della realtà umana e delle sue inquietudini, docente di Tecniche Grafiche all’Accademia di belle Arti di Brera a Milano.
Inaugurata lo scorso 3 marzo, resterà aperta in piazza Cesare Battisti fino al 25 marzo 2023 nei seguenti orari di apertura: dal martedì al venerdì ore 16-19,30; sabato e domenica 10-12,30 e 16-19,30; lunedì chiuso.
 
L’esposizione, curata da Remo Forchini, è stata realizzata appositamente per questo storico spazio, frutto di una preziosa operazione di valorizzazione dei luoghi identitari del nostro territorio. Si tratta di un ciclo di opere di grandi dimensioni, 10 grandi tele ad olio e 4 silografie, site specific.
All’inaugurazione erano presenti oltre all’artista e al curatore, l’assessore Bisesti, il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder, il sindaco di Nomi Rinaldo Maffei e gli altri sindaci della Vallagarina, assieme ad alcuni docenti dell’Accademia delle Belle arti di Brera.
La professoressa Raffaella Pulejo ha impreziosito con il suo intervento critico l’evento, innanzi a un folto e interessato pubblico.
Originario di Trento e di adozione milanese, Dorigatti. è un artista che si concentra sulla rappresentazione della figura umana, spesso deformata, in conflitto o in sofferenza.
 

 
Raffaella Pulejo nel suo contributo in brochure mette in luce alcuni interessanti aspetti:
«La centralità della figura, il suo posizionamento frontale, rafforzato da una base definita da una forma circolare, da un piedistallo, deriva dalla sua formazione giovanile presso lo scultore Mauro De Carli, allievo di Marino Marini.
A Brera negli anni ottanta studia con artisti astrattisti quali Gottardo Ortelli, Paolo Minoli, Davide Boriani, Italo Bressan, ma resta fedele alla figura di ascendenza surrealista, ben distante dalla figuratività di citazione che imperversa nei diversi rivoli della transavanguardia che si afferma in quel decennio.
Dorigatti parte dal disegno automatico e dalla tela posta per terra. Il disegno si forma nel movimento, ponendo il colore, il nero sul bianco, con la stecca o con il pennello […].»
 
Sottolinea il curatore Remo Forchini, in un passo del suo testo critico: «Come ha scritto lo storico dell’arte Claudio Cerritelli a proposito della pittura di Dorigatti, le figure che emergono dal suo caratteristico magma cromatico sono cariche di memoria del vissuto e di stringenti legami con la natura, si presentano come figure ancestrali, come fantasmi drammatici.
«Egli insegue la presenza del corpo immerso nello spazio inafferrabile, la tensione materica appare sospesa tra la definizione della forma e il desiderio di liberarsi dai consueti canoni della rappresentazione, agendo talvolta sul filo di un’astrazione mai pienamente sentita.
«La geografia creativa dell’artista, satura di entità polimorfe, rivela una passione per le figure drammatiche di Goya, le maschere di Ensor, i volti angosciati di Munch, le metamorfosi di Picasso, i crittogrammi di Gorkj, gli automatismi di Jorn, solo per indicare alcune delle sintonie più evidenti.
«Lo sguardo febbrile di Dorigatti si rende disponibile a farsi attraversare da visioni solo in parte consapevoli, a tratti contraddittorie, che partono da una natura antica per raggiungere una sostanza che va oltre la natura stessa.»
 

 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Piermario Dorigatti nasce nel 1954 a Trento, dove si diploma alla Scuola Statale d'Arte Alessandro Vittoria In seguito frequenta lo studio dello scultore Mauro De Carti, approfondendo sia il disegno sia le tecniche scultoree.
Nel 1977 è tra fondatori del circolo culturale «La Finestra» di Trento, dove insegna discipline pittoriche e tecniche grafiche sino al 1983.
Alterna lunghi soggiorni di studio a Milano, dove gli incontri con gli artisti Gino Meloni e Mattia Moreni divengono rilevanti stimoli di confronto e ricerca pittorica Collabora allo studio e alla realizzazione di opere di grandi dimensioni dello scultore Ermes Meloni.

Nel 1989 si trasferisce definitivamente a Milano, dove frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera diplomandosi in pittura nel 1994, con il massimo dei voti.
Nell’anno accademico 1998-99 insegna Incisione all'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.
Dal 2005 collabora con diverse Accademie di Belle Arti come tutor nei corsi di pittura e disegno e nei corsi COBASLID.
Dal 2006 collabora, come incisore e stampatore, con le collane editoriali «Il ragazzo innocuo» e «Quaderni di Orfeo».
Nel 2007 prepara ed è docente di un corso di bassorilievo a Terlago. Insegna tecniche dell’incisione calcografia all’Accademia di Brera a Milano.
Partecipa, su invito, a numerose mostre personali, collettive, tematiche, premi e rassegne, in ambito privato e presso istituzioni pubbliche
Abbiamo avuto il piacere di rivolgergli alcune domande.
 

 
Partiamo dal titolo della mostra: perché è stato scelto?
«L’incognita è il titolo di un libro scritto dallo scrittore viennese Hermann Broch, ma non c’è corrispondenza fra quella narrazione e le mie opere.
«Io ho dipinto queste tele, fra tre mesi farò fatica a riconoscerle perché tutto è in perenne trasformazione e io stesso non sarò più quello di oggi.
«I quadri rinviano sempre a delle incognite, a cose sconosciute che emergono dal profondo, sono sempre difficili da osservare, soprattutto per chi li fa.»
 
Quali sono i soggetti da cui trae maggior ispirazione?
«La figura umana nelle sue declinazioni e degradazioni.»
 
Quali sono le tecniche che utilizza nella realizzazione delle sue tele?
«Sono un classico, amo l’olio su tela, una tecnica che richiede tempi più lunghi d’esecuzione rispetto ad altre, dandomi la possibilità di riflettere su ciò che sto facendo, di poter intervenire in momenti diversi.
«Io torno spesso sui miei quadri, intervengo con diverse stratificazioni di colore, anche a distanza di tempo.»
 

 
A che periodo sono afferenti le opere esposte?
«Le opere esposte sono state pensate per questo luogo. Sono stato invitato da Remo Forchini circa sette mesi fa, l’ultima quadro è stato ultimato il mese scorso. Io espongo sempre opere di recente realizzazione.»
 
Le figure dei suoi quadri sembrano rinviare all’inquietudine dell’uomo contemporaneo…
«Credo di sì. A ogni modo, quando dipingo non mi prefiggo un risultato da raggiungere, non penso a nulla.
«Non affronto temi particolari, inconsciamente trasferisco nella pittura ciò che vivo nel profondo. I quadri accompagnano la mia vita e il mio sentire.»
 
Lei è trentino di nascita e milanese di adozione. Cosa rimpiange di Trento?
«Mi trovo bene a Milano, resto comunque un solitario, naturalmente torno volentieri a Trento ma non ho particolari rimpianti, anche perché ogni volta che torno la città mi appare diversa, rispetto a trent’anni fa è irriconoscibile.»

Progetti futuri?
«È in programma in maggio una mostra a Milano, presso la Galleria Battaglia.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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