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Alla Galleria Civica, «Domus contemporanea» – Di D. Larentis

A Trento, la mostra a cura di Margherita de Pilati e Andrea Viliani presenta opere di artisti moderni e contemporanei in dialogo con l’archeologia e la storia antica

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I due curatori, Margherita de Pilati e Andrea Viliani.

A Trento, sono stati recentemente riportati alla luce i resti di una villa di età romana, la «Villa di Orfeo». La domus si trova poco distante dalla cinta muraria occidentale della città di Tridentum ed è caratterizzata da una pianta rettangolare con un pavimento a mosaico di 56 metri quadrati raffigurante scene del mito di Orfeo.
In occasione della sua riapertura, il Mart ha allestito negli spazi della Galleria Civica di via Belenzani la mostra «Domus Contemporanea», curata da Margherita de Pilati, curatrice del Mart e responsabile della Galleria Civica, e da Andrea Viliani, direttore del Museo delle Civiltà di Roma e co-ideatore del programma «Pompeii Commitment. Materie archeologiche», il quale la definisce «un viaggio nel tempo e nello spazio».
A sottolineare la connessione con la villa romana, un’installazione site-specific dell’artista trentino Federico Seppi dal titolo «Archeologia urbana», collocata all’ingresso della stessa.
 

Patrizio Di Massimo, Still Life - After Horst P Horst, 2019.
 
«Domus Contemporanea», nata da un’idea del presidente del Mart Vittorio Sgarbi, promossa in sinergia con il Comune di Trento e con l’Azienda per il Turismo di Trento, è visitabile dal 22 giugno fino al 26 novembre 2023, nei seguenti orari di apertura: martedì–domenica 10.00-13.00/14.00-18.00; lunedì chiuso.
I 29 autori e autrici (moderni e contemporanei) in mostra intrattengono con la classicità un dialogo fondato su appropriazioni e reinvenzioni; tutti gli artisti e le artiste tendono ad acquisire, riscrivendoli, forme, segni, figure e motivi dell’immaginario archeologico e, spesso, evocando la suggestione di un’arte e di una cultura conosciuta solo attraverso le sue rovine, i suoi reperti.
Lungo il percorso espositivo, che parte dal piano interrato e risale al piano terra, evocando quindi la dimensione di uno scavo archeologico che riporta dal sottosuolo in superficie le sue scoperte, è possibile ammirare straordinarie opere di noti artisti: David Aaron Angeli, Francesco Barocco, Vanessa Beecroft, Carlo Belli, Luca Bertolo, Antonio Biasiucci, Bn+BRINANOVARA, Andrea Branzi, Giuseppe Canella, Giorgio de Chirico, Patrizio Di Massimo, Mimmo Jodice, Carlo Maria Mariani, Angiolo Mazzoni, Fausto Melotti, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Michele Parisi, Claudio Parmiggiani, Gianni Pettena, Salvo, Nicola Samorí, Alberto Savinio, Federico Seppi, Ettore Sottsass Jr, Nicola Verlato, Francesco Vezzoli, Adolfo Wildt.
 

Michele Parisi, Irae, oblio I, 2023.
 
L’esposizione rende anche omaggio alla tradizione di quel viaggio culturale - il Grand Tour - che dalla seconda metà del XVIII secolo e lungo tutto il XIX secolo condusse i più importanti intellettuali europei e occidentali verso l’Italia quale immenso palcoscenico di una classicità ritrovata, ricordando altresì che questo viaggio iniziava proprio a sud delle Alpi.
Mette in luce a tale riguardo il curatore Andrea Viliani, nella premessa del suo intervento critico in catalogo: «Nel suo diario Italienische Reise Johann Wolfgang von Goethe descrive il suo viaggio in Italia iniziato a Karslbad, in Germania, il 3 settembre 1786: passato il Brennero, l’11 settembre lo scrittore arriva a Trento, passa la notte a Rovereto e, il 12 settembre, giunge a Torbole sul Lago di Garda.
«Come molti altri intellettuali, anche Goethe fa esperienza di quel Grand Tour che lo avrebbe condotto nella terra wo die Zitronen blühn (dove fioriscono i limoni): quell’ecosistema culturale e naturale, ideale e materiale, che per chi proveniva dal nord Europa iniziava subito a sud delle Alpi, alle prime manifestazioni di quel sole mediterraneo che fa fiorire i limoni sulle rive settentrionali di un lago incastonato fra le montagne trentine […].
«È a partire da questa premessa storiografica – e dalla riscoperta di una domus della Tridentum romana – che si avvia il progetto di rievocazione di un’immaginifica domus contemporanea nella Galleria Civica di Trento. Nella consapevolezza che ogni riproposizione del classico è sempre, inevitabilmente, una sua interpretazione contemporanea […].»
 

Alberto Savinio, Gomorrhe, 1929, Mart, Deposito collezione privata.
 
Oltre che con l’archeologia e la sua eredità moderna e contemporanea, la mostra dialoga anche con la storia espositiva, il patrimonio collezionistico e l’attività del Museo.
Numerosi artisti tra quelli presenti sono già stati esposti e fanno parte delle collezioni al Mart (fra cui de Chirico, Savinio, Melotti, Paolini, Ontani, Parmiggiani, Paladino, Jodice, Barba) o dall’Archivio del ’900 (come i materiali appartenenti al Fondo Mazzoni).
Sottolinea la curatrice Margherita de Pilati, a proposito di de Chirico e del fratello Savinio, nel suo contributo in catalogo: «Forse complici la nascita e gli anni trascorsi in Grecia, per de Chirico il guardare al mondo antico risulta un tema dominante in molte delle sue opere, a partire dalle famose piazze.
«Nell’opera di Giorgio de Chirico, i tratti caratterizzanti l’arte tradizionale sono nello stesso tempo, paradossalmente, ripresi e negati, detti e disdetti; in questo senso si può affermare che nell’artista la ripresa dell’arte tradizionale costituisce la modernità della sua arte […].
«Savinio affronta il rapporto con l’arte classica attraverso una serie di contaminazioni e lo fa con quella gioiosa ironia che risulta essere uno dei cardini sui quali ruota tutta la sua estetica.
«A differenza del fratello, infatti, Savinio ha un’innata capacità di inserire nei profondi silenzi metafisici un’arguta leggerezza, un approccio visionario e immaginifico […].»
 
Per la prima volta, la Galleria Civica coinvolge anche quattro gallerie private della città, invitate a proporre il lavoro di alcuni degli artisti da loro rappresentati: Boccanera Gallery presenta la ricerca di Federico Seppi; Cellar Contemporary partecipa con David Aaron Angeli, Paolo Maria Deanesi Gallery con Michele Parisi; infine lo Studio d’Arte Raffaelli interviene con opere di Nicola Samorì e Carlo Belli.
L’arte di Michele Parisi è un’arte della memoria, in mostra due sue opere afferenti al ciclo «Irae-Oblio» (Oblio I e II, 2023), realizzate con gelatina fotosensibile, grafite, acrilico e olio su tela.
Lavori di grande suggestione che rinviano alle distruzioni da parte dell’Isis del patrimonio culturale umano, fra cui i siti archeologici della città di Palmira, testimonianze millenarie di antiche civiltà distrutte nel giro di pochi attimi. Una perdita immensa per l’umanità.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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