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Oskar Kokoschka, l’artista ribelle – Di Daniela Larentis

Il Guggenheim Museum Bilbao dedica una mostra al grande pittore e drammaturgo austriaco, visitabile fino al 3 settembre 2023

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Oskar Kokoschka, Der Maler II (Maler und Modell II), 1923.
 
Al Guggenheim di Bilbao, il museo di arte contemporanea progettato dall'architetto canadese Frank Gehry (una struttura incredibile che già di per sé merita una visita), nei Paesi Baschi, a nord della Spagna, è in corso un’importante mostra dedicata al celebre pittore, poeta, scrittore e drammaturgo austriaco Oskar Kokoschka (1886-1980).
L’esposizione ripercorre la carriera, lunga più di 70 anni, del poliedrico artista, dagli esordi fino alla sua morte, mettendo in risalto il suo genio. Organizzata dal Guggenheim Museum Bilbao e dal Musée d 'Art Moderne de Paris, Musées di Parigi, curata da Dieter Buchhart e Anna Karina Hofbauer, in collaborazione con Fabrice Hergott e Fanny Schulmann, resterà aperta al pubblico fino al 3 settembre 2023.
Kokoschka inizia la sua carriera a Vienna all’inizio del XX secolo, così come Gustav Klimt ed Egon Schiele.
 
Il radicalismo degli esordi lo porta ad essere un bersaglio dei nazisti che definiscono la sua arte «degenerata»; la sua è un’arte strettamente legata alle vicende storiche del suo tempo.
Il percorso espositivo è suddiviso in sei sezioni, ognuna dedicata a un periodo diverso della sua vasta produzione artistica.
Fra le molte opere esposte, tutte straordinarie, ne citiamo alcune a titolo esemplificativo: il dipinto «Dolomitenlandschaft, Tre Croci», (Leopold Museum, Vienna), è stato eseguito dal pittore nel 1913.
In quell’anno Kokoschka si reca nelle Dolomiti altoatesine con Alma Mahler, a cui è sentimentalmente legato, vedova del noto compositore e direttore d’orchestra Gustav Mahler (a lei dedica il dipinto più celebre, «La sposa del vento», 1914).
 

Guggenheim Museum Bilbao.
 
Nel quadro «Der Maler II» (Maler und Modell II), 1923 («Il pittore e il suo modello II»), Kokoschka si raffigura mentre ritrae sé stesso; una donna con un vestito giallo sullo sfondo osserva la sua creazione. Il quadro sul cavalletto lo raffigura con la testa rasata (l’artista si era rasato la testa anni prima, dipingendo una serie di autoritratti, in contrapposizione agli attacchi della stampa viennese che lo aveva definito «il grande selvaggio» per la sua arte innovativa e sorprendente).
Nel corso della vita il pittore esplora sé stesso attraverso i ritratti; ognuno di essi lo presenta sotto una luce diversa.
L’artista lavora per quasi 20 anni a «Theseus und Antiope» (Raub der Antiope), 1958-75, cambiandolo più volte nel corso del tempo, aggiungendo via via strati di colore e immagini nuove.
 
L’opera dal titolo «Time, Gentlemen Please, 1971-72», ricorda invece la frase con cui i pub britannici generalmente annunciano la loro imminente chiusura; la scena è ambientata in Inghilterra, il protagonista barbuto, il «padre del tempo», fa un gesto all’artista stesso che va verso la porta, mentre la morte lo chiama.
Lo sguardo angosciato svela l’inevitabilità della sua morte. L’opera, un autoritratto iniziato il giorno del suo ottantaseiesimo compleanno, è afferente alla sua tarda produzione artistica. È in Svizzera che il pittore trascorre gli ultimi anni di vita, scrivendo peraltro anche la sua autobiografia dal titolo «La mia vita» (1971). La fede di Kokoschka nel potere sovversivo dell’arte resta salda fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1980 a Montreux.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Oskar Kokoschka, Time, Gentlemen Please, 1971-72.

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