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I «cromosettoriali»di Elena Fia Fozzer – Di Daniela Larentis

Esponente del Madì, il movimento internazionale di cui è stata cofondatrice in Italia, è fra gli esponenti più interessanti del panorama artistico trentino contemporaneo

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Elena Fia Fozzer, acrilico su tela e magneti, 1991.

Elena Fia Fozzer è una fra gli artisti viventi più interessanti del panorama artistico trentino contemporaneo, apprezzata sia a livello nazionale che internazionale.
La sua arte incanta, coinvolge, non lascia mai indifferenti, trasmettendo una forte gioia di vivere.
Anche ora, in una stagione dell’esistenza segnata da prove impegnative da superare, gli occhi acuti dell’artista lampeggiano, svelando una vivacità intellettuale e una curiosità per la vita mai sopita.
Figlia del noto scultore trentino Eraldo Fozzer, Elena respira l’arte fin da bambina.
 
Nella sua lunga carriera artistica sperimenta tutte le tecniche, dedicandosi a una lunga ricerca sul colore e sulla luce.
È lei a inventare i «cromosettoriali», servendosi di diversi materiali, fra cui legno, tela dipinta, magneti, acciaio inox, rete metallica.
Agli inizi degli anni ottanta entra nel gruppo di artisti di Artestruktura, legati all’omonima galleria diretta a Milano da Anna Canali.
Nel 1993 al Mart, nella sede di Palazzo delle Albere, in occasione di una mostra personale curata da Gabriella Belli e da Luigi Serravalli, espone l’opera «Pentagramma blu», realizzata su pannelli metallici su cui vengono collocati cromosettoriali mobili.
 
Elena Fia Fozzer è anche una scrittrice, per lo più di racconti e di poesie dialettali.
È proprio lei, in un testo tratto dalla raccolta «Caleidoscopio» di qualche anno fa, intitolato «A proposito di papà», a raccontare il suo rapporto con l’arte, condividendo un ricordo legato al padre: «Il mio rapporto con l’arte si trasformò nel tempo.
Nessuno mi incoraggiò a continuare nella plastica.
I professori di Venezia avevano detto a mio padre che ero la loro speranza di quegli anni.
Ma lui non mi disse niente, così feci l’insegnante.
 

Elena Fia Fozzer, Parete metastabile eolica, 2007.
 
Venni a saperlo dieci anni dopo, quando andai a Venezia con un’alunna che voleva iscriversi all’Accademia.
«Come mai non sentiamo parlare di te?» – Mi disse un professore di allora. – Eppure lo avevamo detto a tuo padre che eri molto dotata e che avresti dovuto proseguire sulla strada dell’arte!»
Comunque io, lasciata la plastica, mi buttai nella pittura e, pur insegnando al liceo scientifico, pur sposata con una figlia, la sera dipingevo fino a notte fonda.
Nel giro di due anni feci sette personali (poi fui costretta da una retinite a fermarmi, ma per poco).
 
Nel 1975 approdai al colore e all’arte astratta.
Nel 1982 debuttai a Milano con i «cromosettoriali», che Carlo Belloli definì inediti e molto altro.
Per delle riprese televisive chiesi a mio padre di giocare con i miei cromosettoriali e lui lo fece ma mentre componeva con le mie formelle un magnifico gioco, ebbe un attimo di perplessità, si girò e disse: «Non penseranno mica che le ho fatte io?».
Fra l’arte di Eraldo e quella della figlia si era creato un abisso. Certo che l’astrattismo che io portavo avanti, per lui era un linguaggio incomprensibile e inaccettabile.
 
Ma una decina di anni dopo, venne un momento magico! Eravamo al Palazzo delle Albere. Il Mart, appena fondato, mi aveva dato la possibilità di fare una personale.
Per quell’occasione io dipinsi «Il Pentagramma blu», un cromoplastico di venti metri quadrati.
Mentre le persone si aggiravano nella sala, durante l’inaugurazione io presi mio padre sotto braccio e uscimmo fuori nella bella sera all’imbrunire.
«Te li hai sottradi tuti!» – Disse mio padre. In italiano: li hai sotterrati (superati) tutti, gli altri artisti intendeva. Furono le sue ultime parole sul mio lavoro di artista. Meglio tardi che mai!»
 

Elena Fia Fozzer, Parete metastabile eolica, 2007.
 
Alcune brevi note biografiche, dopo questo bel ricordo (che ci fa intuire il profondo legame fra i due artisti).
Elena Fia Fozzer nasce a Trento il 13 luglio 1937, cresce in un ambiente stimolante, a contatto con artisti amici di suo padre, fra cui Fortunato Depero, respirando gli odori della polvere di marmo fin da giovanissima, nel laboratorio alla Cervara.
Figlia del noto scultore Eraldo Fozzer, artista fra i più rilevanti nel panorama artistico nazionale del secondo dopoguerra, già da piccola dà segni di essere una bambina dotata di grande creatività e di un’intelligenza acuta fuori dal comune.
 
A 15 anni dipinge ballerine e aironi, si cimenta giovanissima con le prime sculture con le quali riceve premi e segnalazioni (in un concorso indetto dalla Provincia di Trento, a 16 anni vince il primo premio per la scultura e il terzo premio per la poesia).
Compie studi classici e artistici fra Trento, Venezia, Milano, Parigi. Insegna storia dell’arte per 22 anni in un noto liceo scientifico di Trento, parallelamente si dedica all’arte, portando avanti una ricerca personale che le dona grandi soddisfazioni.
 
Autoironica, gioiosa, passionale intraprende un percorso che da un confronto iniziale con la figura femminile la porta ad approfondire verso la metà degli anni settanta le tematiche del colore e delle geometrie, staccandosi dal figurativo e abbracciando l’astratto.
Nel primo periodo realizza lavori e partecipa a mostre curate dallo storico d’arte Toni Toniato, i decenni successivi sono scanditi da cicli e filoni di ricerca ben definiti, il suo interesse è rivolto al coinvolgimento dello spettatore, non solo dal punto di vita emotivo.
 

Elena Fia Fozzer, Pentagramma blu, 1993,
 
Nel 1980 viene in contatto con Artestruktura a Milano, costruisce i primi «cromosettoriali» e tre anni dopo la sua mostra personale viene presentata in catalogo dal critico Carlo Belloli.
Entra a far parte del movimento «Arte Costruita: incidenza italiana».
L’elemento stilistico dei suoi lavori è uno «spazialismo aperto», grazie ai suoi celebri «cromosettoriali» lo spettatore ha la possibilità di modificare l’opera, per mezzo di elementi modulari calamitati.
Un’invenzione, la sua, che segna il superamento della pittura, di una staticità che non le appartiene, i suoi lavori trasmettono una grande gioia e positività.
 
Negli anni novanta ha inizio il suo periodo Madì, è cofondatrice della sezione italiana del movimento.
Nel 1993 il MART, a Palazzo delle Albere, Trento, le dedica una mostra personale a cura di Gabriella Belli e Luigi Serravalli Nel 1995 vince la Coppa Volpi a Pisa per l’installazione Madì.
Dagli anni Duemila partecipa a numerose mostre sia in Italia che all’estero, è del 2007-2008 la grande esposizione al Foyers S. Chiara di Trento presentata da Luciano Caramel, Renzo Francescotti e Fiorenzo Degasperi.
A Trento seguono altre due importanti personali e diverse partecipazioni a collettive dal 2008 al 2013.

Realizza circa 50 mostre personali e oltre un centinaio di mostre di gruppo tra Trento, Milano, Parigi, Amersfoort (Museo Mondrianhuis), Budapest, Buenos Aires (MACLA), Madrid (Museo Reina Sofia).
Viene segnalata in varie pubblicazioni sulla pittura italiana.
Nel 2017 la mostra a Trento, a Torre Mirana, dal titolo «Forma, colore, luce», dopo la cerimonia di riconoscimento alla lunga carriera artistica a Palazzo Geremia.
Di lei hanno scritto in molti, Renzo Francescotti, stimato scrittore e critico d'arte, le ha dedicato numerosi testi, recensioni e una bella monografia pubblicata da Temi.
 
L’arte di Elena Fia Fozzer, una vera e propria esplosione di luce e colore, veicola un messaggio positivo, di gioia e di speranza.
Un balsamo per l’anima, soprattutto in un momento cupo e triste come quello che stiamo vivendo in Europa.
Una ventata di aria fresca che rinvia a uno scatto giovanile, in cui l’artista sorride gioiosa sotto la pioggia.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Elena Foozer in uno scatto giovanile.

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Loredana Bettonte 24/09/2023
Complimenti a Daniela, bravissima giornalista. Ha scritto un bellissimo articolo tratteggiando lo stile, ma anche il carattere di Elena con grande chiarezza, cogliendone anche le suggestioni grandi prerogative dell'artista.
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Renzo Carrozzini 24/09/2023
Articolo molto bello e penetrante nel mondo artistico di Elena e del padre Eraldo, artisti di cui la nostra città dovrebbe andare molto fiera. Artisti innovatori, originali e famisi nel mondo. Bravi tutti! Complimenti.
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