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QuadriNomi 2023, «Metamorfosi» – Di Daniela Larentis

La mostra dedicata a Riccardo Schweizer, Giorgio Conta e Sebastiano Furlotti, a cura di Claudio Matté, sarà inaugurata il 7 ottobre al Granaio di Nomi – L’intervista

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Riccardo Schweizer, Donna sdraiata, 1955.
 
A Nomi, sabato 7 ottobre prenderà il via «QuadriNomi», mostra d’arte curata da Claudio Matté.
I protagonisti dell’edizione 2023, dal titolo «Metamorfosi», sono tre artisti: Riccardo Schweizer, Giorgio Conta e Sebastiano Furlotti.
L’inaugurazione è fissata alle ore 18.00, come ogni anno nella suggestiva ambientazione del Granaio di Nomi.
La mostra sarà visitabile fino al 22 ottobre, nei seguenti orari di apertura: da lunedì a venerdì dalle 17.00 alle 20.00; sabato-domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 20.00.
Ad accompagnarla, un catalogo con vari contributi critici (fra cui i testi dello stimato critico d’arte Maurizio Scudiero).
Come nelle precedenti edizioni, in programma ci sono una serie di altri eventi che si svolgeranno in ottobre, di cui parlerà lo stesso curatore nell’intervista.
 

Locandina di programma.
 
 Alcune brevi note biografiche  
Riccardo Schweizer si diploma all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove insegna pittura dal 1954 al 1960.
Frequenta con molta assiduità gli ambienti culturali della città e ha modo di conoscere numerosi artisti.
Nel 1950 è in Francia, a Vallauris, in Costa Azzurra, dove conosce e frequenta Pablo Picasso, Marc Chagall, Massimo Campigli.
Nel 1958, in occasione del decimo anniversario della fondazione, il Museo Picasso di Antibes gli dedica un'importante mostra personale.
Dal 1960 si stabilisce in Costa Azzurra e s’impegna nell'attività di ceramista.
 
Con l’anno seguente, inizia le prime grandi opere murali per l'Istituto Editoriale Italiano di Milano e per due strutture alberghiere a San Martino di Castrozza.
Nel 1965 inaugura il legame con Ceramica Pagnossin, realizzando importanti oggetti d'arte. Nel 1966, a Ponte nelle Alpi, dedica al disastro del Vajont un importante lavoro.
Al 1978 decora gli interni del ristorante Da Silvio a San Michele all’Adige.
È del 1980 il grande bassorilievo che ricopre tre facciate del Municipio di Carros (Nizza). Nel 1982 decora il Palazzo dei Festival e dei Congressi di Cannes.
 
Nel 1986 realizza un affresco di 75 metri quadrati per la nuova sede dell'Istituto Trentino di Cultura a Trento, ora Fondazione Bruno Kessler. Come progettista vince, nel 1986, il Primo Premio Murano.
Nel 1989 torna a Venezia per una grande mostra personale presso la Chiesa di San Stae.
Insignito da Carlo Azeglio Ciampi del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana nel 2001, lavora tra Cannes e Casez, in Val di Non, dove muore nel settembre 2004.
Spiega Scudiero, in un passo del suo contributo in catalogo, a proposito dell’artista:
«Riccardo Schweizer è stato l’unico artista trentino che negli anni ’50 ha avuto un rapporto stretto con l’avanguardia internazionale grazie alla sua frequentazione con Picasso.
«È lo stesso Schweizer a raccontare che dopo aver visto la mostra di Picasso, la prima in Italia dal 1922, che si tenne nell'estate del 1948 alla XXIV Biennale di Venezia (a sua volta la prima del dopoguerra) rimase talmente colpito che dopo un periodo di meditazione ed organizzazione, ai primi del 1950 decise di voler incontrare e conoscere l'artista e di andare in Costa Azzurra, a Vallauris […].»
 

Claudio Matté, curatore di QuadriNomi.
 
Sottolinea più avanti, parlando della mostra:
«Essa parte da tre capolavori post-cubisti della metà degli anni ’50, cioè il periodo più creativo dello Schweizer che sta «rimeditando» Picasso… Attenzione: rimeditando, non copiando, come alcuni sprovveduti hanno a volte commentato. Lo stesso Schweizer lo ha puntualizzato dicendo: Ho amato Picasso alla follia… ma non ho mai copiato un quadro di Picasso […]».
Giorgio Conta, scultore e pittore, nasce a Cles nel 1978 vive e lavora a Monclassico in Val di Sole.
Cresce in un ambiente stimolante e fin da giovanissimo entra in contatto con vari personaggi della cultura, tra cui il pianista Arturo Benedetti Michelangeli, amico di famiglia.
Si forma presso la scuola di scultura di Ortisei, dedicandosi anche al disegno e alla pittura.

Realizza opere monumentali in Italia e all’estero, fra le quali ricordiamo il monumento in bronzo di 5 metri di altezza per il St Mary Catholic Cemetery and Mausoleum di Chicago, il monumento per l’aeroporto di Fiumicino e quello raffigurante Padre Kino a Segno, in Trentino.
Nel 2010 viene ricevuto da S.S. Benedetto XVI, al quale omaggia il bozzetto del gruppo bronzeo realizzato per il santuario di Pietralba (BZ).
Su invito di Vittorio Sgarbi, nel 2015 prende parte alla mostra «Tesori d’Italia», all'Expo di Milano e alla sezione collaterale contemporanea dell’esposizione «da Giotto a de Chirico» al MuSa di Salò. Nel 2017 è invitato dal Mart ad esporre due opere nella mostra «Legno | Lën | Holz» alla galleria civica di Trento e partecipa a Milano Scultura (Step Art Fair) su invito del critico Valerio Dehò.
 
Nel 2019 Maurizio Vanni, critico d’arte e direttore del LuCCA, Lucca Center of Contemporary art, ospita nel museo una sua personale in concomitanza con la mostra dedicata a Fortunato Depero.
Le sue opere sono state esposte in vari eventi artistici come: Context art Miami, Contemporary Istanbul, Palm Beach Modern+ Contemporary art Fair, Arte Padova, Arte Genova, GranArt, Museo Marino Marini, Art Verona, ArteForte, Lausanne art Fair. Di lui hanno scritto Maurizio Vanni, Valerio Dehò, Luigi Marsiglia, Massimiliano Castellani, Renzo Francescotti, Paolo Levi, Stefania Severi, Pupi Avati.
 

Riccardo Schweizer, Nudo, 1956.
 
 Maurizio Scudiero, nel suo testo critico, evidenzia un aspetto interessante  
«Per secoli abbiamo inteso la scultura come un lavoro a togliere, un lento sgrezzare un blocco di marmo, o un tronco di legno, per mettere in luce quello che già in nuce sta dentro, e che l’artista, lo scultore, già vede ben chiaro nella sua mente.
«È per questo che vedendo per la prima volta un’opera di Giorgio Conta si può rimanere spiazzati. Sì, perché Conta stravolge le normali procedure, appunto dello scolpire classico con martello e scalpello, e invece crea un montaggio di pezzi di legni differenti e ordinati con le venature di volta in volta a 90 gradi l’un l’altro, per dare corpo (in una prima fase) ad una sorta di costruzione, un puzzle, di frammenti lignei, e poi via via taglia e lima le eccedenze ed ottiene la forma voluta […].»
 
Sebastiano Furlotti, il terzo artista in mostra, nasce a Parma nel 2004. Studente del liceo classico da sempre interessato di arte e pittura, a sedici anni approfondisce la propria passione e inizia a dipingere con assiduità.
Diciassettenne espone il proprio arazzo «Una Guernica per l’Afghanistan» a Parma, Venezia e presso il Museo del Compasso d’Oro di Milano, eventi a cui seguono diverse mostre (personali e collettive).
 
 Sottolinea Maurizio Scudiero, introducendolo in catalogo 
«Non ha nemmeno vent’anni (li compirà l’anno prossimo) ma il parmense Sebastiano Furlotti ho già le idee chiare in quella che è, e sarà, la sua cifra stilistica, una cifra che sta piano piano definendo attraverso la visitazione di alcuni momenti centrali dell’arte del XX secolo.
«Sì, perché nessuno nasce dal nulla… e lo studio e l’osservazione di chi ci ha preceduto è una scuola di Vita e di Arte insostituibile […]. Quella di Furlotti è la tipica arte delle periferie che si oppone, positivamente, al vetusto Centro dell’Arte.
«È la vitalità delle periferie che nasce proprio dalla loro posizione eccentrica rispetto ai centri dell’Art System, ovvero dalla loro distanza non solo fisica ma anche concettuale, il che le mette al riparo dagli effetti negativi della cosiddetta perdita del centro, termine coniato negli anni ’40 dal filosofo tedesco Hans Sedlmayr, per significare la perdita di una rotta e con essa di una significazione, in ultima analisi dei valori fondanti del fare Arte […]».
 
Curiosi di saperne di più, abbiamo avuto occasione di rivolgere a Claudio Matté alcune domande.
 

Giorgio Conta, Erma, 2017.
 
Quando avrà luogo l’inaugurazione della collettiva «QuadriNomi» e fino a quando sarà visitabile?
«L’inaugurazione avrà luogo al Granaio di Nomi alle ore 18.00 e sarà visitabile fino al 22 ottobre.»
 
Lei è il curatore dell’evento, chi vi ha collaborato?
«Per la sua realizzazione è stata preziosissima la collaborazione della Pro Loco di Nomi, e in particolare del suo presidente Oscar Perghem.
«Un ringraziamento va al Comune di Nomi che ospita l’evento e a chi ha patrocinato la mostra: Comunità della Vallagarina, A.P.T. Rovereto, Galassia Mart, Presidenza del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento e Nomi Iniziative.
«La mia riconoscenza va anche agli sponsor, naturalmente, e agli autori dei testi critici, Michelangelo Lupo, don Marcello Farina, Fiorenzo Degasperi, Maurizio Scudiero.»
 
Quanti sono gli artisti selezionati per questa edizione 2023?
«Anche quest’anno saranno tre gli artisti presenti in mostra con le loro opere: Riccardo Schweizer, Giorgio Conta e Sebastiano Furlotti.
«Il tema affrontato è quello della metamorfosi nell’arte espressa in modi diversi. Riccardo Schweizer, nella sua lunga carriera, ha saputo sviluppare, anche grazie alla frequentazione di molti importanti artisti tra cui Pablo Picasso, il suo concetto d’arte verso una nuova rappresentazione, contribuendo anche lui alla Metamorfosi artistica del Novecento.
«L’altro artista che propongo è Giorgio Conta. Cresciuto nel fantastico mondo dei monti della Val di Sole, figlio d’arte (il padre Livio, pittore e scultore, è noto anche per i ritratti che fece al grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli, suo grande amico), ha partecipato a numerosissime mostre nazionali e internazionali.
«Quest’anno, per la quinta edizione di QuadriNomi, è presente con otto sculture. Il terzo artista in mostra, Sebastiano Furlotti, ha 19 anni.
«Lo seguo da un po’, ciò che mi colpisce dei suoi lavori è la limpidezza, i colori accesi, l’essenzialità delle forme.»
 

Sebastiano Furlotti, Future inimicizie, 2022.
 
Quante opere verranno esposte di Schweizer?
«Saranno esposte complessivamente nove opere di Schweizer. Una di queste mi piace particolarmente, è quella intitolata Donna sdraiata, un nudo realizzato dall’artista nel 1955, uno dei tre capolavori post-cubisti della metà degli anni ’50 in mostra.»
 
Quali saranno gli eventi collegati alla mostra?
«In programma, ci sono diversi eventi collegati alla mostra, fra questi una serata il cui protagonista sarà Gaspare Mutolo, un tempo feroce manovale di Cosa nostra.
«Per anni fedele esecutore degli ordini del boss Totò Riina, ci racconterà la sua metamorfosi personale, dovuta anche al suo impegno nell’arte.
«Un’altra serata verrà dedicata dagli amici del gruppo teatrale Prove De Teatro di Calliano all’amico scomparso Enrico Tisi. Un altro appuntamento sarà in compagnia del filosofo Giovanni Mosna. Nell’ultimo, si parlerà di economia con i responsabili di Banca Widiba Trentino.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Giorgio Conta, Le due metà, 2016.

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