Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | Una mostra su Bianca Laura Saibante – Di Daniela Larentis

Una mostra su Bianca Laura Saibante – Di Daniela Larentis

Alla Biblioteca Civica di Rovereto «G. Tartarotti», la mostra dedicata alla cofondatrice dell’Accademia Roveretana degli Agiati – Intervista ad Alessandro Andreolli

image

Clementino Tomitano, Ritratto di Bianca Laura Saibante, 1827. Accademia Roveretana degli Agiati.

Duecentosettanta anni fa, il 29 settembre 1753, l’imperatrice Maria Teresa D’Austria firmava il diploma con cui si riconosceva ufficialmente l’Accademia Roveretana degli Agiati, fondata da alcuni giovani intellettuali cresciuti alla scuola di Girolamo Tartarotti.
Trecento anni orsono, il 17 maggio 1723, nasceva a Rovereto la cofondatrice di quell’istituzione. Due ricorrenze tonde, che hanno dato origine nelle giornate del 28 e 29 settembre 2023 al convegno organizzato dall’Accademia degli Agiati dal titolo «Intellettuale, moglie, madre. Bianca Laura Saibante, una donna del Settecento» e a una mostra allestita alla Biblioteca civica «Tartarotti» di Rovereto, a cura di Alessandro Andreolli, Paola Maria Filippi e Giulia Mori.
Curiosi di saperne di più, abbiamo avuto occasione di rivolgere al curatore Alessandro Andreolli delle domande.
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.

Alessandro Andreolli (Rovereto, 1986) ha conseguito la laurea in Italianistica, Culture Letterarie Europee e Scienze Linguistiche presso l’Università di Bologna, ottenendo successivamente una seconda laurea in Scienze Storiche presso l’Università di Verona.
Si è occupato in particolare di questioni linguistiche e letterarie tra Ottocento e Novecento, di memorialistica della Prima guerra mondiale e più di recente di storia delle biblioteche accademiche.
Nel corso degli anni ha collaborato con diverse istituzioni roveretane, tra cui il Museo Storico Italiano della Guerra, la Fondazione Museo Civico e l’Accademia Roveretana degli Agiati, promuovendo la realizzazione di pubblicazioni, convegni e mostre, ma partecipando anche a progetti di ricerca e di didattica.
Attualmente sta lavorando, per conto del Centro Studi Tommaso Gallarati Scotti di Milano e dell’Accademia Olimpica di Vicenza, allo studio e all’edizione del carteggio tra Antonio Fogazzaro e Tommaso Gallarati Scotti.
 

Alessandro Andreolli.
 
Lei ha curato insieme a Paola Maria Filippi e Giulia Mori la mostra allestita presso la Biblioteca Civica «G. Tartarotti» di Rovereto sulla figura di Bianca Laura Saibante. Qual è stato l’obiettivo principale che vi siete posti?
«La mostra ha voluto rappresentare un ideale completamento del convegno organizzato dall’Accademia Roveretana degli Agiati, partendo dall’idea che fosse necessario mettere tale vicenda, con le implicazioni che questa poteva portare, a disposizione di un pubblico più largo. Un obiettivo, dunque, che era scientifico, ma soprattutto didattico e divulgativo.
«Fin dalle fasi di ideazione del lavoro, frutto di un lungo e appassionato dialogo con Paola Maria Filippi e Giulia Mori, si è scelto così di dare spazio, più che al contesto generale entro cui la biografia di Bianca Laura Saibante aveva preso le mosse, alla proposta di alcuni spunti di approfondimento legati alla sua figura, partendo da una attenta rilettura del materiale conservato, per giungere così alla definizione del percorso espositivo. Il titolo stesso della mostra, Uno sguardo femminile sul Settecento roveretano. Bianca Laura Saibante attraverso i suoi scritti, ne racchiude piuttosto chiaramente l’impostazione.
«Vorrei concludere con un ultimo aspetto, per me molto significativo, dato dalla collaborazione tra la Biblioteca Civica e l’Accademia degli Agiati, grazie alla quale il progetto ha potuto vedere la luce.»
 
Come è stata pensata l’esposizione?
«L’esposizione si articola in tre sezioni. La prima parte è stata pensata per offrire al visitatore un quadro generale relativo alla figura di Bianca Laura Saibante, dando spazio in particolare al suo profilo biografico e alla rete di relazioni e di contatti familiari.
«Il cuore della mostra, quello quantitativamente più ricco e diversificato, è invece legato alla sua attività intellettuale, che abbiamo voluto qui considerare prendendo in esame le due principali direttrici dell’attività di Saibante: la produzione letteraria (in poesia e in prosa), da un lato, e l’attività di studio, dall’altro.
«A conclusione del percorso si è scelto di proporre alcune tappe, anche recenti, della fortuna critica e dell’attualità della scrittrice roveretana.»
 
Fino a quando sarà visitabile?
«Resterà aperta fino al 29 ottobre.»
 
Che tipo di materiali sono esposti in mostra?
«La mostra offre la possibilità di osservare un’ampia scelta di documenti conservati presso l’Accademia Roveretana degli Agiati e presso la Biblioteca Civica di Rovereto, provenienti dall’archivio della scrittrice roveretana.
«Tra questi figurano ad esempio alcuni esemplari a stampa relativi all’opera letteraria e all’attività di studio di Saibante, ma anche numerosi volumi a lei appartenuti, parte della sua biblioteca personale, cui è stato possibile risalire grazie all’analisi delle note di possesso.
«Concludo con un riferimento alla vasta selezione di manoscritti e di autografi tratti dall’epistolario, materiali che sarà necessario studiare e analizzare per ricostruire l’evoluzione del pensiero e dell’opera di Saibante, anche in un contesto più largo di contatti.»
 
Chi è stata dunque Bianca Laura Saibante?
«Cercherò di tracciarne qui un breve profilo. Educata presso il Convento delle Orsoline di Trento, dove aveva appreso a leggere e scrivere in italiano, tedesco e francese, Bianca Laura Saibante, fin da giovanissima, aveva sviluppato una forte predisposizione per il ricamo, la musica e la pittura, approfondendo poi gli studi di filosofia e letteratura sotto la guida dell’abate Girolamo Tartarotti.
«La sua è una formazione atipica per il contesto culturale del tempo, tanto che Saibante, anche in quanto fondatrice dell’Accademia degli Agiati, è tra le poche donne che possano vantare in quel momento un profilo intellettuale a tutto tondo.
«Di lettrice colta, di scrittrice, ma anche di studiosa e autrice di complessi ragionamenti in prosa. L’ambito familiare rappresenta un altro aspetto fondamentale nella sua complessa biografia.
«Nel 1754 sposava Giuseppe Valeriano Vannetti, dalla cui unione sarebbe nato nello stesso anno Clementino. Sopravvissuta al marito e al figlio, scomparsi rispettivamente nel 1764 e nel 1795, Saibante morì nel 1797.»
 
Che ruolo ha avuto all’interno dell’Accademia degli Agiati?
«L’Accademia degli Agiati, fondata il 27 dicembre 1750 e riconosciuta ufficialmente
dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria nel 1753, rappresenta come si è detto il contestoistituzionale e culturale all’interno del quale prende avvio e si consolida tutta l’attività di Bianca Laura Saibante.«Era stata lei stessa, con il nome anagrammato di Atalia Sabina Canburi, ad esserne l’ispiratrice assieme al futuro marito Giuseppe Valeriano Vannetti, a Giuseppe Felice Givanni, a Gottardo Antonio Festi e al fratello Francesco Antonio.
«A sottolineare l’importanza della figura di Saibante è anche il fatto che l’Accademia avrebbe trovato ospitalità in quei primi anni (fino al 1764) all’interno del suo appartamento.
«È poi opera di Saibante uno dei disegni dell’impresa accademica, Societas Lentorum, costituita da una chiocciola che risale il fianco di una piramide, sormontata dal verso petrarchesco giunto ’l vedrai per vie lunghe e distorte
 
Potrebbe inquadrare per sommi capi la sua opera?
«L’opera intellettuale di Bianca Laura Saibante può essere inquadrata, certo con qualche approssimazione, all’interno di tre ambiti principali.
Va notato innanzitutto come il punto di avvio della sua attività fosse rappresentato dalla poesia. Si tratta per lo più di versi di matrice petrarchesca di vario argomento e di diversa intonazione, rimasti in gran parte manoscritti, ad eccezione di alcune rime d’occasione.
«Tra i suoi interessi spicca poi il genere novellistico. In questo contesto, ispirato anch’esso alla tradizione italiana, Saibante sceglie come proprio modello la letteratura toscana (Boccaccio, soprattutto), giocando in particolare sull’alternanza e la combinazione di elementi ironici, popolareschi e classici.
«Sono aspetti, per altro, su cui ha richiamato di recente l’attenzione un’interessante pubblicazione curata da Anna Maria Finetto e Lucia Rodler, frutto del lavoro di studio e di riscrittura di alcuni di questi materiali.
«Vado però all’aspetto che più mi preme qui sottolineare, quello legato alla riflessione sul ruolo della donna e sull’educazione. È questo l’ambito di maggiore interesse (e forse di attualità) del lavoro di Bianca Laura Saibante, come hanno sottolineato del resto anche alcune delle relazioni tenutesi al convegno cui ho fatto riferimento. Ed è l’ambito su cui si chiude, tra l’altro, la sua attività di studiosa.»
 
Fra gli scritti presi in considerazione, potrebbe fare alcuni esempi, mettendone in luce gli aspetti più interessanti?
«Tra i molti ambiti di studio e di ricerca promossi e fatti propri da Bianca Laura Saibante mi pare significativo soprattutto il suo interesse, certo non consueto per il contesto in cui lei visse, per alcuni aspetti relativi al ruolo e alla condizione femminile.
«Mi permetto di aggiungere qualche considerazione ulteriore a quanto ho già avuto modo di sottolineare poco fa. Il riferimento a questi temi, fortemente improntato al pensiero illuministico, appare per la prima volta nell’aprile del 1752 con la lettura pubblica, affidata all’amico Clemente Baroni Cavalcabò (e riservata all’Accademia), di un suo discorso in lode alle donne.
«A questo sarebbero seguiti altri nove interventi dedicati alle occupazioni delle donne nell’antichità, allo spirito delle donne, alla natura ed ai difetti delle donne e a molti altri temi legati al diverso ruolo ricoperto dalla donna nella storia e nella società contemporanea. Il suo contributo appare qui particolarmente significativo, attento al dibattito filosofico ma anche all’analisi del contesto, aspetti cui si univano considerazioni più concrete, tese a rivalutare le arti domestiche, inserite in un rapporto di continuità tra ruolo privato e pubblico della donna.
«Concludo con un rapido accenno al tema dell’educazione. Un aspetto importante nella biografia e nell’opera di Bianca Laura Saibante, tanto da rivestire un ruolo centrale nel suo ultimo discorso presentato in Accademia nel 1766 e dedicato al figlio Clementino, futuro protagonista della cultura roveretana.
«Si tratta anche in questo caso di un contributo di grande interesse, in cui ai precetti classici dell’educazione nobiliare, come il latino e la musica, si aggiungevano i nuovi obblighi ispirati all’utile e alla formazione del cittadino, tra cui l’apprendimento delle scienze naturali, del diritto e della retorica.»
 
Quando è stato riconosciuto pubblicamente il suo ruolo di intellettuale?
«Per rispondere alla sua domanda cercherò di ripercorrere qui le tappe della sua fortuna critica. Innanzitutto, non dobbiamo dimenticare come l’attività di Bianca Laura Saibante, per quanto segnata dalla presenza ingombrante del figlio Clementino, fosse già piuttosto nota nel contesto intellettuale del suo tempo.
«Queste affermazioni appaiono tanto più vere se si pensa alle numerose accademie che la vollero associata, tra cui basti citare, oltre a quella degli Agiati, quelle dell’Arcadia, degli Occulti e degli Umbri, a testimonianza di una presenza, la sua, già fortemente radicata e consolidata. Nel corso del tempo l’attività di Saibante ha goduto di grande attenzione anche da parte degli studiosi.
«Profili biografici a lei dedicati ma anche riedizioni di scritti e pubblicazioni di inediti, proseguiti per tutto l’Ottocento, rappresentano certamente il segno della fortuna critica e della fama di cui la studiosa, già allora, dovette godere.
«Tuttavia, questo non avrebbe contribuito a svelarne fino in fondo la complessità, ridotta di frequente alla sottolineatura di aspetti legati alla vita domestica e al rapporto con il marito e con il figlio.
«Più recentemente, una rivalutazione della figura di Saibante, a fronte di studi più specifici sulla sua biografia e sulla sua opera, ha consentito di poterne apprezzare maggiormente l’importanza, anche grazie all’emergere di nuove sensibilità di genere.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it


Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande