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Al Mart Rovereto, Gian Enzo Sperone – Di Daniela Larentis

Esposte 400 opere provenienti dalla collezione privata del grande collezionista. La straordinaria mostra appena inaugurata resterà aperta fino al 3 marzo 2024

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La presentazione della mostra.
 
Al Mart Rovereto è stata da poco inaugurata un’incredibile mostra dal titolo «L’uomo senza qualità - Gian Enzo Sperone collezionista», nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Denis Isaia con Tania Pistone.
Visitabile dal 26 ottobre 2023 al 3 marzo 2024, raccoglie 400 opere provenienti dalla collezione privata di Gian Enzo Sperone, alcune mai presentate nei musei italiani.

Il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto offre al pubblico un’ampia selezione della Collezione Gian Enzo Sperone, in un percorso che definisce ironicamente il profilo di un uomo apparentemente «senza qualità, una figura contradditoria che sembra tradire i propri principi ed è guidata da un vorticoso impulso di accumulazione».
«Nel dileggio del titolo è da cogliersi in verità la testimonianza di una coscienza alta e ironica che desidera allungare lo sguardo oltre la propria, pur rilevante, storia.
«Ciò che emerge da questa mostra è un raro e libero intreccio tra contemporaneità e antichità che indica il piacere e la capacità di apprezzare l’arte di ogni tempo», come viene evidenziato nei testi consultabili nelle sale espositive.
 

 
Per sessant’anni Sperone è stato uno dei galleristi più importanti al mondo e una delle personalità più influenti dell’arte contemporanea internazionale.
Mercante e talent scout ha mosso i primi passi nella Torino degli anni Sessanta, portando in Italia la nuova grande arte statunitense, per poi sbarcare negli anni Settanta a New York. Da allora ha comprato, venduto, scambiato e acquistato migliaia di opere.
Partendo dal presupposto che «tutta l’arte sia contemporanea» e che il contesto in cui un’opera viene fruita ne modifica la percezione, il Mart attraversa le epoche e riposiziona al centro del discorso culturale l’arte in quanto tale.
 
Quella esposta a Rovereto è una raccolta che affianca i grandi maestri del Novecento, come Giacomo Balla, Pablo Picasso, Lucio Fontana, Andy Warhol, a capolavori dell’arte antica, dall’archeologia romana ai fondi oro del XIV secolo, passando per i lavori di Iacopino del Conte, Sofonisba Anguissola, Bernardo Strozzi, Anton Raphael Mengs, Francesco Hayez.
È un percorso espositivo che ha l’obiettivo di divertire e stupire l’osservatore, mettendo in dialogo capolavori di epoche diverse.
Gian Enzo Sperone (Torino, 1939) è stato per sessant’anni un gallerista militante nonché una delle figure più influenti nel mercanto internazionale dell’arte.
 

 
Compagno di avventura di molti artisti, ha venduto opere di Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Alighiero Boetti e di gran parte dei maestri del Novecento. In Italia come in America, Sperone si è impegnato in un’intensa attività espositiva, sostenendo le tendenze più innovative della sua generazione: l’Arte povera, l’Arte concettuale, il Minimalismo.
Parallelamente, e in apparente contraddizione, ha collezionato stampe, dipinti e sculture antiche, miniature indiane e opere di ogni tempo, dal II secolo a.C. fino ai giorni nostri.

La mostra è impreziosita da un esaustivo catalogo pubblicato da Silvana Editoriale con testi di Vittorio Sgarbi, Denis Isaia e dello stesso Gian Enzo Sperone e testimonianze di Goffredo Parise, Robert Rosenblum, Francesco Bonami, Alvar González-Palacios, Fabrizio Moretti.
Sottolinea il presidente Vittorio Sgarbi, nel pensiero conclusivo del suo intervento critico: «Sperone una volta ha detto: Io sono la mia collezione. Il corpo di Sperone è sicuramente composto delle opere in cui si è rispecchiato. Ecco il suo specchio.»
 

 
Mette in luce Denis Isaia all’inizio del suo contributo in catalogo: «Questo è un racconto di passioni, di denari e di destino. Sono nato per fare questa collezione, dichiara il suo protagonista, Gian Enzo Sperone. Ma quando nel 1939 viene al mondo a Torino, chi mai l’avrebbe detto? Con questa mostra ci chiediamo se Sperone sia o meno un uomo senza qualità.
«Di sicuro a Carignano il nostro cresce senza un soldo. Il padre Antonio Sperone fa il custode e il manutentore di un edificio scolastico. Sua madre Margherita Griffa bada alla casa e dà una mano al marito.
«Gian Enzo vive nella casa del custode. Quasi l’incipit di una favola. E in effetti la sua è una vicenda fatta di esplorazioni, fiuto, abboccamenti, sbandamenti e opportunismi ovvero tutte le varianti di un presente continuamente da inventare […].»
 

 
Spiega più avanti: «Il Mart dedica per primo una mostra a quasi tutto Gian Enzo Sperone, il collezionista che ha visto il futuro e ha preferito non andarci, come recita il quadro di McDermott & McGough; lo facciamo condividendo la sua posizione a favore della storia, cercando ovvero di ricucire la spaccatura voluta più per necessità di comunicazione che per sincero sentimento dalle nobili violazioni delle avanguardie storiche.
«Nelle scelte di Gian Enzo Sperone ritroviamo la sana volontà di dimenticarsi della chiacchiera, dell’ipocrisia di chi predica benissimo e razzola malissimo, delle fiammate del mercato e della copertura che certi rituali forniscono all’insipienza.
«Come in un manifesto di altri tempi, a ciò opponiamo il piacere di allenare il gusto, di riconoscere il bello, di scovare artisti rari e sapienti perduti, di badare al sodo, di dare voce all’estro, all’intuito, all’eresia e al fare, con l’unica volontà di avere lo sguardo ampio e affiancare i migliori pesatori d’arte di ogni tempo.
«Forse Sperone è nato per fare questa collezione, di certo si è trovato a scrivere la storia dell’arte, magari oggi ancor di più.»
 
In mostra, quindi, i padri del Novecento, come Balla, Boccioni, de Chirico, ma anche, proseguendo, una raccolta di altri straordinari capolavori.
Da Pablo Picasso a Andy Warhol, passando per Sofonisba Anguissola, Mimmo Paladino, Alighiero Boetti, Wim Delvoye, Julian Schnabel.
In conclusione, al Mart è in corso un’esposizione imperdibile che lascia senza fiato, una preziosa opportunità da non lasciarsi sfuggire.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1961, Collezione Gian Enzo Sperone.

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