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«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

A Mezzolombardo, giovedì 9 novembre verrà presentato il volume «Il Conte Carlo Firmian (1718-1782) nuovi itinerari di ricerca», a cura di Stefano Ferrari – L’intervista

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Stefano Ferrari.

Nell’ambito degli incontri organizzati dall’Associazione Castelli del Trentino, giovedì 9 novembre avrà luogo la presentazione del volume «Il Conte Carlo Firmian (1718-1782) nuovi itinerari di ricerca», pubblicato nel 2023 dalla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e dall’Accademia Roveretana degli Agiati.
Il protagonista della serata sarà il prof. Stefano Ferrari, curatore del prezioso volume, con introduzione del giornalista e storico dell’arte Pietro Marsilli.
L’appuntamento è fissato alle 20.30 presso la Sala Civica del Municipio di Mezzolombardo.
 
L’interessante pubblicazione getta nuova luce sulla figura complessa del nobile trentino vissuto nel Settecento, attraverso significativi contributi, aggiornati dal punto di vista sia documentario che metodologico (prefazione di Italo Franceschini e Patricia Salomoni, rispettivamente presidente della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati; introduzione di Stefano Ferrari; Elisabeth Garms-Cornides: «Dalla protezione familiare al patronage politico: gli anni viennesi di Carlo Firmian»; Stefano Ferrari: «Carlo Firmian e la Society of Dilettanti di Londra»; Antonio Trampus: «Gianrinaldo Carli e Carlo Firmian: dalla Deputazione agli Studi agli anni del dissenso»; Pierre Musitelli: «Ministro, protettore, avversario. I vari volti di Carlo Firmian nelle carte dell’Archivio Verri, con una scelta di lettere inedite»; Laura Binda: «Carlo Firmian e Carlo Bianconi. La scelta del segretario braidense nel carteggio tra Leopoldo Troger e Giovanni Girolamo Carli»).
 
«Il Conte Carlo Firmian (1718-1782) nuovi itinerari di ricerca» raccoglie gli atti della giornata di studio che si è tenuta il 15 ottobre 2021, organizzata congiuntamente dalla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e dall’Accademia Roveretana degli Agiati.
Il volume segue di dieci anni il convegno internazionale «Le raccolte di Minerva. Le collezioni artistiche e librarie del conte Carlo Firmian» che le due più importanti istituzioni culturali della provincia di Trento avevano progettato e realizzato insieme, pubblicandone i relativi atti nel 2015 («Le raccolte di Minerva. Le collezioni artistiche e librarie del conte Carlo Firmian», a cura di Stefano Ferrari).
 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista, anche se il prof. Stefano Ferrari non ha certo bisogno di presentazioni.
Stefano Ferrari è stato, dal 2010 al 2018, vicepresidente e, dal 2018 al 2022, presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati.
Oltre ad essere uno specialista riconosciuto a livello internazionale del transfert italiano ed europeo di Johann Joachim Winckelmann, su cui ha pubblicato numerosi saggi e monografie in Italia e all’estero, si interessa da tempo anche al conte Carlo Firmian e al suo ruolo di mecenate e di collezionista d’arte.
 
Su questo tema ha tenuto diverse relazioni e ha pubblicato svariati saggi in riviste e miscellanee sia italiane che straniere.
Nel 2013 ha promosso e organizzato il convegno internazionale «Le raccolte di Minerva. Le collezioni artistiche e librarie del conte Carlo Firmian», di cui nel 2015 ha curato l’omonimo volume di atti.
Nel 2022 è apparso, nella rivista «The British Art Journal», il saggio «Athens, June 19 1751. An unpublished letter from James Stuart (1713-1788) to count Carlo Firmian (1718-1782)».
Curiosi di saperne di più abbiamo avuto il piacere di rivolgergli alcune domande.
 

 
Come è nata l’idea di un saggio dedicato al conte Carlo Firmian?
«Il volume raccoglie gli atti della giornata di studio Il conte Carlo Firmian (1718-1782): nuovi itinerari di ricerca che ha avuto luogo il 15 ottobre 2021, organizzata dalla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e dall’Accademia Roveretana degli Agiati.
«Le due associazioni culturali fin dal 2013, con il convegno internazionale Le raccolte di Minerva. Le collezioni artistiche e librarie del conte Carlo Firmian, si sono impegnate a dedicare a uno dei più brillanti e cosmopoliti funzionari del Settecento trentino dei cicli di seminari, coinvolgendo giovani ricercatori e affermati specialisti, provenienti da vari paesi europei. I relativi atti sono stati pubblicati nel 2015.
«L’obiettivo del convegno del 2021 è stato quello di proporre una serie di relazioni innovative, inedite, basate su documenti, su carte, su testi, su fonti iconografiche che fino a quel momento non erano mai state utilizzate. I contributi di questa nuova raccolta confermano la complessità e la ricchezza della figura di Firmian, protagonista assoluto della storia istituzionale, politica e culturale del Settecento austro-italiano.
«Essi smontano con intelligenza alcuni grossi preconcetti che pesavano fino a poco tempo fa su di lui.»
 
Chi è in breve questo nobile trentino vissuto nel Settecento?
«Io mi occupo da tempo di Carlo Firmian, a mio avviso è una delle personalità più straordinarie nel panorama politico culturale non solo trentino, ma in generale europeo e italiano del Settecento.
«Ambasciatore cesareo a Napoli e in seguito ministro plenipotenziario della Lombardia austriaca, Carlo Firmian rappresenta una figura molto articolata, grazie ai suoi numerosi coinvolgimenti nel campo della politica, dell’amministrazione, della diplomazia, dell’economia, dell’educazione, dei rapporti interpersonali, del mecenatismo culturale, del collezionismo artistico e librario.
«Uno dei grandi limiti alla possibilità di condurre ricerche organiche e metodiche sulla sua vicenda storica pubblica e privata è la dispersione della documentazione che lo riguarda.
«Dopo la sua morte, avvenuta nel 1782, le carte firmiane sono state oggetto di una incauta dispersione, oggi vengono conservate in numerosi archivi sia italiani che stranieri.»
 
Nel saggio lei parla della Society of Dilettanti. Chi ne fa parte?
«Firmian non è socio della Society of Dilettanti, una piccola associazione privata inglese, fondata nel 1732 a Londra, composta da una cinquantina di membri, rigorosamente non stranieri, in prevalenza giovani appartenenti all’aristocrazia e alla gentry anglo-irlandese. I soci ricoprono significative cariche politiche, diplomatiche e intellettuali, ma sono anche collezionisti appassionati e mecenati.
«Il loro interesse è in particolar modo rivolto al mondo greco-ellenistico. Firmian conosce e frequenta numerosissime persone che fanno parte di questa associazione, intrattenendo rapporti di amicizia.
«Conosce, per esempio, James Gray, il quale è uno dei soci fondatori, figura di grande rilievo.»
 
Dove si riuniscono gli associati?
«La Society of Dilettanti non ha a disposizione una sede fissa, chi vi fa parte si riunisce in alcune note taverne di Londra.»
 
I due volti conflittuali della Society, quello pubblico e quello privato. Può condividere un pensiero a riguardo?
«La storia della Society of Dilettanti è divisa tra un lato privato, trasgressivo e depravato, e un lato pubblico, fortemente impegnato e responsabile.
«È un dualismo che la critica inglese e americana ha messo in evidenza da tempo. Il carattere conviviale, dissoluto che la società londinese mostra nel corso del Settecento non deve in alcun modo indurre a sottovalutarne l’importanza sul piano storico.
«La dimensione trasgressiva è solo una faccia, la più oscura e forse incomprensibile per chi non appartiene al mondo inglese, della mentalità dei membri dell’associazione londinese, a cui va aggiunta la ricerca della virtù, del gusto e della raffinatezza.
«Se c’è da un lato una trasgressione, dall’altro c’è un impegno totale per quanto riguarda la promozione della ricerca culturale, in particolare della ricerca delle antichità classiche e delle antichità ellenistiche.
«A differenza della Society of Antiquaries, che si occupa di antichità britanniche, la Society of Dilettanti guarda esclusivamente al di fuori dei confini della Gran Bretagna.»
 
Per ricostruire i rapporti fra Firmian e l’associazione, in particolare è stato preso in esame un nucleo di libri della Bibliotheca Firmiana: che cosa hanno in comune?
«Sono libri che rientrano tutti all’interno dell’attività promossa dalla Society of Dilettanti.
«Alcuni volumi vengono finanziati direttamente dall’associazione, in particolare i volumi di Richard Chandler e i volumi di James Stuart e Nicholas Revett.
«Gli altri tre, invece, hanno caratteristiche un po’ particolari; quelli di Robert Wood sono dei testi che preparano la strada alle iniziative di studio, di approfondimento delle antichità del Mediterraneo orientale, mentre il volume di Thomas Major è la messa in pratica dei principi che sono stati elaborati fino a quel momento da Wood e da Stuart per analizzare in maniera completa, attendibile, affidabile, un sito archeologico particolarmente significativo come Paestum.»
 
Quando iniziano i rapporti fra Firmian e l’associazione?
«Ho fatto un’ipotesi, ricavata sostanzialmente da una lettera che ho avuto la fortuna di scoprire a Parigi.
«L’inizio dei rapporti fra Firmian e la Society of Dilettanti può essere a mio avviso fatto risalire per lo meno al 1751, quando James Stuart scrive a Firmian una lettera, in cui lui lo informa in merito al tipo di indagine che sta conducendo mentre si trova ad Atene, con il suo amico Nicholas Revett, per rilevare gli antichi monumenti della città che poi confluiranno nell’edizione in quattro volumi de The Antiquities of Athens.
«Come sottolineo nel saggio, quest’impresa antiquaria e anche editoriale sposta l’interesse degli studiosi e del pubblico dall’arte classica custodita in Italia a quella ancora poco nota conservata in Grecia e in Asia Minore, aprendo di fatto una nuova frontiera non solo del Grand Tour, ma anche della cultura europea.
«Nella lettera di James Stuart io ho ravvisato l’interesse di Firmian per quello che è il tema di fondo delle ricerche della Society of Dilettanti, cioè le ricerche sulle antichità greche, sulle antichità del Mediterraneo orientale.
«Questa lettera riveste una grande importanza, non ho ancora avuto modo di spiegarlo al pubblico italiano, in quanto l’articolo in cui ne parlo è uscito in Inghilterra; è importante poiché dimostra che James Stuart sta studiando in quel momento le antichità del Partenone, dell’Acropoli, fa peraltro delle affermazioni che risultano di rilevanza fondamentale.»
 
Un pensiero conclusivo in merito all’attaccamento di Firmian alla «Society of Dilettanti»…
«Non posso fare delle affermazioni definitive, in quanto mancano purtroppo i documenti, però posso dire, e di questo ne sono profondamente convinto, che Firmian sia stato molto legato alla Society of Dilettanti.
«Ammirava alcuni dei protagonisti dell’associazione e soprattutto ammirava il lavoro che la Society of Dilettanti aveva realizzato, in particolar modo tra gli anni cinquanta e sessanta.
«Ciò che avevano in comune questi personaggi era il grande e profondissimo amore nei confronti della cultura classica.»
 
Il volume è stato già presentato ufficialmente alla Fondazione Bruno Kessler, quando e dove avrà luogo la prossima presentazione?
«La presentazione avrà luogo giovedì 9 novembre, presso la Sala Civica del Municipio di Mezzolombardo alle 20.30.»

Prima di concludere ricordiamo che da oltre trent’anni l’Associazione Castelli del Trentino è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, cicli di convegni su tematiche storiche e storico-artistiche seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
Le iniziative proposte godono del patrocinio, fra gli altri, della PAT, dell’Accademia roveretana degli Agiati e della Società di Studi trentini di Scienze storiche e sono riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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