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«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

A Mezzolombardo, il 16 novembre Aldo Zanoni presenterà il libro «Tracce di storia di un paese trentino: Campodenno» – L’intervista»

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Aldo Zanoni.

Prosegue con un secondo appuntamento il ciclo di incontri 2023-2024 organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, curato dal presidente dell’Associazione, l’archeologo Andrea Sommavilla, responsabile del Servizio biblioteca e attività culturali del comune di Borgo Valsugana.
L’incontro è fissato per giovedì 16 novembre 2023 a Mezzolombardo.
Il protagonista della serata sarà Aldo Zanoni, nato a Campodenno, classe 1953, già direttore di Famiglia Cooperativa per 34 anni, appassionato di storia locale, autore di «Tracce di storia di un paese trentino: Campodenno».
La presentazione del volume avrà luogo in Sala Spaur, Piazza delle Erbe, alle 20.30.
 
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Continua la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
Abbiamo avuto occasione di porgere all’autore del libro alcune domande.
 
Come è nata l’idea di scrivere un libro dedicato a Campodenno?
«Fin da ragazzino ero interessato alla storia della mia famiglia e alla storia del mio paese; il libro affonda le radici nel tentativo di appagare questa curiosità attraverso una ricerca personale, in quanto la generazione precedente nulla ha divulgato del passato, dopo aver subito due guerre voleva solo dimenticare.
«Ho iniziato con la formazione dell’albero genealogico della mia famiglia, in seguito mi sono interessato alla famiglia Campi, analizzando poi tutto quello che trovavo relativamente a Campodenno, senza tralasciare quanto mi veniva riferito dalle persone anziane.
«Alcuni amici mi hanno quindi consigliato di non disperdere il frutto delle mie ricerche, esortandomi a pubblicarne i contenuti; visto pure l’interesse dell’Amministrazione Comunale ho deciso di donare il mio lavoro.»
 
Nell’incontro di giovedì 16 novembre su quali aspetti verrà focalizzata maggiormente l’attenzione?
«Il libro è stato presentato a Campodenno lo scorso 8 settembre. Giovedì, a Mezzolombardo, oltre a una veloce presentazione verrà focalizzata maggiormente l’attenzione sulla nobile famiglia Campi di Campodenno.»
 
Come è strutturato il volume?
«La pubblicazione non ha la pretesa di cogliere tutti gli avvenimenti storici legati alla comunità di Campodenno, ma cerca di riunire le notizie reperibili ricavate dagli archivi storici e dalla lettura di lavori proposti da giornalisti e studiosi, previlegiando testi relativi alla Val di Non.
«Il volume è strutturato in maniera cronologica, elenca i fatti di un piccolo paese, descrive la vita dei suoi abitanti, parla del ruolo dei vari personaggi, ricordando le piccole leggende, descrivendo i rapporti con le istituzioni e tutto ciò che ho trovato relativamente alla comunità.
«Sono state inoltre inserite 4 appendici: una ricerca sulla famiglia Zanoni e una ricerca sulla famiglia Campi; una ricerca su Francesco Campi, da me chiamato l’ultimo cavaliere, e una ricerca sulle campane della Chiesa di Campodenno, di don Michelangelo Morandini, con una mia breve riflessione sull’argomento.»
 
Potrebbe condividere la riflessione sulle campane della Chiesa di Campodenno, inserita in appendice?
«Il suono delle campane regola la vita di ogni comunità scandendo il tempo con gradevoli rintocchi: al mattino, con l’Ave Maria, danno il buon giorno, a mezzogiorno invitano alla pausa del pranzo (anni fa suonavano alle ore 11) e alla sera, comunicando la fine della giornata lavorativa, invitano a una meditazione e a una preghiera di ringraziamento.
«Normalmente chiamano i fedeli alle funzioni religiose e, ogni venerdì alle 15, ricordano la morte in croce di nostro signore Gesù Cristo. Nei giorni antecedenti le festività solenni suonano a festa: un concerto chiamato Campanò.
«I rintocchi della campana intonata in do comunicano tristemente il decesso delle persone: tre per i maschi e due per le femmine. Un loro suono disordinato allerta la comunità in caso di incendi o di brine.
«Triste è il giorno del sabato santo quando sono mute, ma il giorno di Pasqua annunciano allegramente il Cristo risorto. La prima notizia di campane sul campanile di Campodenno compare negli atti di una causa del 1677, tra le Famiglie Campi e Oliva, relativa al possesso di banchi in chiesa: informa di una campana grande.
«Un inventario senza data indica la presenza di una campana di kg 436 con un diametro di 95 cm con impressa la data 1816 intonata sol. Nel 1837 negli atti del Comune viene nominata una campana rotta da restaurare.
«Vengono spesi Fiorini 43.3 e, nel 1839, ne viene acquistata un’altra dalla ditta Chiappani di Trento. Nel 1877 si compera una campana piccola dalla ditta Polli di Venezia e, a fine anno, altre due, probabilmente in sostituzione delle due campane del Chiappani.
«Restano così sul campanile tre campane della ditta Polli e la vecchia della ditta Moggi.»

Progetti editoriali futuri?
«Mi piacerebbe dedicarmi a eventuali ulteriori approfondimenti sulla storia del mio paese o della mia valle.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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