Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | «[In Klammern] [Tra parentesi]» – Di Daniela Larentis

«[In Klammern] [Tra parentesi]» – Di Daniela Larentis

Conclusa a Trento la mostra dell’artista trentino Giuliano Orsingher, accompagnata dai versi poetici di Massimo Parolini, allestita in uno spazio ricco di suggestioni

image

Giuliano Orsingher, Ionica 1915-2022, frammento di bomba, foto Eugenio Del Pero.
 
Una mostra dall’emblematico titolo «[In Klammern] [Tra parentesi]», allestita a Trento in un luogo non istituzionale, quella da poco conclusa presso la dimora del noto architetto trentino Luca Beltrami, il quale ha generosamente messo a disposizione la casa di famiglia, come ha fatto altre volte, per dare vita a uno spazio espositivo ricco di suggestioni, nel cuore della città.
Un’abitazione storica di rara bellezza, costruita nel 1910 dal nonno su progetto dell’architetto Giuseppe Tomasi, che ha ospitato per questa occasione numerose opere dell’artista trentino Giuliano Orsingher, affiancate dagli splendidi versi di Massimo Parolini.
 
Il titolo della mostra «Tra parentesi, In Klammern», si presta a più letture, fra l’altro il termine tedesco assomiglia a «clamere», una parola dialettale trentina che richiama l’idea di «ripescare» i ricordi, di «rivangare» il passato.
Le due parentesi quadre, lasciando uno spazio vuoto, stanno a indicare che per quanto riguarda i ricordi, in questo caso legati alla Grande Guerra, siamo di fronte a qualcosa di instabile, di interpretabile, di ipotizzabile: «Posa le parole mancanti|in parentesi quadre: ora,| nel bianco [fra due clamere| appuntite] una fibra di ragione|ci riscrive ogni pretesa|ci sutura ogni ablazione».
 
Del resto la memoria, come ci ricorda Massimo Parolini attraverso la potenza dei suoi versi, modifica la realtà, è il «dis-farsi» (farsi altrove): «si avvolge il nastro|zolla alla memoria|nudi mascheramenti|l’ingrato piegarsi dei fatti|l’orma che ritorna|a dis_farsi| presente» (poesia che ha accompagnato l’installazione di Orsingher «Rivangare il passato», presso il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese, 2023). Il poeta indirizza lo sguardo: le vanghe arrugginite (di parte sia austriaca che italiana) che emergono dalle pieghe di tessuto, simboleggiano lo scorrere del tempo, invitando a una profonda riflessione sul tema della pace.
 
Fra le opere in mostra, alcune erano già state esposte nel dicembre dello scorso anno fino ad aprile 2023 a Cavalese, anche in quell’occasione accompagnate dalla poesia di Massimo Parolini.
Opere nate dal rinvenimento di reperti bellici sul Lagorai, testimoni dell’orrore della Grande Guerra, e che rinviano non solo a quella triste pagina di storia ma anche alle atrocità dei conflitti che attraversano la contemporaneità: resti di bombe, fili spinati, vanghe arrugginite, oggetti che l’artista ha trasformato, intervenendo in maniera rispettosa, in opere d’arte.
 

Giuliano Orsingher,  In attesa, 1915-2018, filo spinato, foto  Eugenio Del Pero.
 
È lo stesso poeta a mettere in luce alcuni interessanti aspetti legati ai ritrovamenti di Giuliano Orsingher e del fratello Renato:
«Durante la Grande Guerra la natura, nelle catene montuose del Trentino come negli altri fronti, non è stata un mero scenario, un contenitore spaziale, bensì un paesaggio protagonista e martire, sacrificato e modificato dall’azione distruttiva della tecnica militare.
«Se da un lato, quindi, la forma montuosa condizionò strategie e tattiche belliche, spingendo gli eserciti a nuove scelte e a nuove risposte in campo tecnico, dall’altra essa risulterà, al termine del conflitto, metamorfizzata dalle stesse, in un processo di distruzione e ibridazione prima impensabile.
«Ma ciò che l’artiglieria pesante non ha distrutto ma eventualmente solo ferito, si è poi fuso con l’elemento naturale, nascondendosi, per poi, in certi casi, riapparire (in toto o in parte) alla luce nella propria matericità significante.
«La militarizzazione del paesaggio modificato e ferito è quindi apparsa epifanicamente al camminatore, già dalla fine della guerra, a caccia, in qualità di recuperante, di materiale metallico richiesto; oppure, lungo il secolo che ci divide dal conflitto, al camminatore appassionato e studioso o a quello casuale amante del vagabondaggio di media e alta quota.
«Fra questi ultimi includiamo anche i fratelli Giuliano e Renato Orsingher di Canal S. Bovo, i quali, con frequenza quasi fine settimanale, s’inerpicano fra baraccamenti, teleferiche, mulattiere e trincee del selvaggio Lagorai, nel Trentino orientale, con rispetto montanaro, speranzosi di veder riapparire, fra zolle e scisti, tracce di vita trincerata che il paesaggio, continuandosi a modificare nel suo respiro diveniente, restituisce, quali rimanenze da donare, al viandante non frettoloso, per toglierle dall’oblìo e riallacciare quegli eventi alle corde dei cuori dei viventi (ri-cordare).
«Renato fotografa, scrivendo con la luce tali epifanie; Giuliano, se valuta opportuno, prende in adozione, per restituire una nuova vita, trans-curando, portando la sua cura-preoccupazione in uno spazio altro, estetico, senza grandi mutazioni chirurgiche, con interventi minimi, light, leggeri, di collocazione in una dimora espositiva ricercata, creata per l’occasione dell’accadimento, in natura o in galleria»
 

Massimo Parolino e Luca Beltrami.
 
Giuliano Orsingher è nato a Canal San Bovo (Trento) nel 1961.
Si è diplomato nel 1982 in Arte Applicata presso l’Istituto d’Arte di Asti, sotto la guida del maestro Maurizio Governatori, e nel 1986 ha completato gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, allievo di Emilio Vedova.
Da sempre la sua ricerca indaga il rapporto uomo-natura, a partire dal recupero dell’oggetto naturale, o di quello artigianale e storico, che egli trova, in particolare, nei suoi vagabondaggi sulla catena del Lagorai; reperti naturali ma anche artificiali, come nel caso dei reperti bellici della Grande Guerra.
Resti, rimanenze, della perenne azione trasformatrice della natura, vegetali, soprattutto, ma anche animali, che recupera in compagnia del fratello Renato, con cui va abitualmente in montagna.
Numerose le opere di Orsingher collocate in spazi pubblici e all’aperto; fra le sue sculture-installazioni più recenti, ricordiamo quelle esposte nel 2019 alla personale «E-vento» a Castel Pergine, dedicata alla tempesta Vaia, o quelle di «Alpicultura», in mostra a Palazzo Trentini a Trento.
È del 2022 la personale «Del tempo», allestita a Palazzo Roccabruna, accompagnata dai versi poetici di Massimo Parolini.
Nel 2023 Giuliano Orsingher è stato protagonista, assieme all’artista austriaco Karl Hartwig Kaltner, della bipersonale dal titolo «Concetto marziale», presso il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese.
 

Giuliano Orsingher - Foto  Eugenio Del Pero.
 
Massimo Parolini è nato a Castelfranco Veneto (TV) nel 1967.
Si è laureato in Antropologia filosofica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
È docente di materie letterarie a Trento dal 1995, collabora con alcuni blog letterari.
Fra le sue pubblicazioni ricordiamo: «Non più martire in assenza d’ali» (Editoria universitaria - Venezia 1994) poesie sulla guerra nella ex Jugoslavia; «La via cava» (LietoColle 2015) che ha vinto nel 2016 il primo premio del Concorso di poesia Nestore (Savona) e nel 2017 il secondo premio del Giovanni Pascoli - L’Ora di Barga; #(non)piove (LietoColle 2018), poemetto dedicato a una giornata di rinascita di D’Annunzio e della Duse ai giorni nostri; «L’ora di Pascoli» (Fara Editore 2020), poemetto dedicato alla riunione del nido della famiglia Pascoli a Barga; «Cerette» (Fara Editore 2020, raccolta di racconti (con cornice veneziana).
Nel 2019 ha collaborato con Giuliano Orsingher nella mostra E-VENTO (sull’uragano Vaia) con il poemetto «Lamento per lo schianto» (Publistampa edizioni – Fondazione Castel Pergine Onlus).
Una collaborazione rinnovata nel 2022, in occasione della personale «Del tempo», allestita a Palazzo Roccabruna, e nel 2023 in occasione della mostra che ha avuto luogo presso il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese.
«Soglie vietate» è la sua ultima raccolta poetica pubblicata nel 2022, con prefazione di Umberto Piersanti (Arcipelago Itaca Edizioni, Collana Mare interni), impreziosita dalle splendide immagini di Laura Parolini.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande