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Luciana Grillo, una personalità eclettica – Di Daniela Larentis

Giornalista, scrittrice, impegnata nel campo culturale e sociale: parliamo del suo saggio di successo «Costruire Letteratura con mani di donna»

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Luciana Grillo è una personalità eclettica: scrittrice, giornalista, impegnata nel campo culturale e sociale, è responsabile a Trento delle attività culturali di «Soroptimist Italia», un’associazione di donne con qualificazione elevata nel proprio impegno lavorativo, sociale e culturale, attive nei vari ambiti della società in cui vivono, che promuove l’avanzamento della condizione delle donne.
Diploma di maturità classica, laurea in Lettere conseguita presso l’Università degli Studi di Napoli, con specializzazione in Storia medievale, e laurea in Filosofia, con specializzazione in Diritto pubblico e Legislazione scolastica, conseguita presso l’Università degli Studi di Salerno, ha per anni insegnato Lettere Italiane e Latine in licei di varie città, fra cui Trento.
Sempre in città ha tenuto inoltre corsi di Letteratura Italiana e Storia Antica all’I.R.S.R.S. Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale di Trento.
È stata membro della Società «Dante Alighieri» (ora non più presente nel capoluogo).
 
Una splendida donna dai molteplici interessi che, fra le varie esperienze (maturate anche in campo politico), ha condotto laboratori di Scrittura creativa presso l’Università dell’Età Libera di Rovereto e l’Istituto Universitario Interpreti e Traduttori di Trento.
È titolare da anni di una rubrica seguitissima su questa testata giornalistica dal titolo «Letteratura di genere», in cui si occupa di recensioni di libri scritti esclusivamente da donne.
Il suo libro «Costruire letteratura con mani di donna – Scrittrici italiane del ’900 e oltre» (edito da Curcu & Genovese, 2008-2010) è dedicato a chi vuole immergersi in un mondo letterario variegato che vede protagoniste una settantina di scrittrici affermate o, talvolta, del tutto sconosciute, le quali hanno analizzato attraverso i loro libri, ognuna a suo modo, le dinamiche che si sviluppano dentro le famiglie.
Centrali sono proprio i rapporti familiari, alcuni romanzi parlano di guerra e di solitudine, altri affrontano il lavoro nei campi e la vita quotidiana, non mancano i temi di attualità come l’emigrazione, drammi come l’anoressia, l’aborto.
Scrive la Grillo nella prefazione (pag, 7): «Costruire è in genere un verbo declinato al maschile, evoca fatica e mattoni, sudore e cazzuola e in realtà anche scrivere è un costruire, è fabbricare una storia, è plasmare personaggi, dunque costruire va declinato anche al femminile, pensando alle donne di penna che hanno lasciato una traccia, che - come dice Orazio – ha(nno) elevato un monumento più duraturo del bronzo / alto più delle piramidi…/ non la pioggia che rode, non la tramontana che abbatte / potranno distruggerlo, non il succedersi di innumeri / anni, non il fuggire del tempo…/ Tutto io non morrò…».
 
Qui di seguito riportiamo l’elenco delle autrici inserite nel saggio: Sibilla Aleramo, Susanna Agnelli, Simonetta Agnello Hornby, Milena Agus, Antonia Arslan, Ippolita Avalli, Helen Barolini, Maria Bellonci, Alina Boraldi, Isabella Bossi Fedrigotti, Enza Buono, Rossana Campo, Paola Capriolo, Patrizia Carrano, Carla Cerati, Fusta Cialente, Antonella Cilento, Emilia Bersabea Cirillo, Maria Rosa Cutrufelli, Paola D’Agostino, Norma D’Alessio, Christiana De Caldas Brito, Alba De Cespedes, Grazia Deledda, Fortuna Della Porta, Luce D’Eramo, Silvia di Natale, Oriana Fallaci, Edgarda Ferri, Sandra Frizzera, Brunella Gasperini, Natalia Ginzburg, Luisa Gretter Adamoli, Fleur Jaeggy, Lalla Kezich, Gina Lagorio, Liala, Rosetta Loy, Marilena Lucente, Laura Mancinelli, Dacia Maraini, Paola Mastrocola, Margaret Mazzantini, Melania Mazzucco, Elsa Morante, Stefania Nardini, Neera, Dina Orlandi, Maria Orsini Natale, Anna Maria Ortese, Laura Pariani, Valeria Parrella, Claudia Patuzzi, Carla Porta Musa, Ambra Radaelli, Fabrizia Ramondino, Lidia Ravera, Lalla Romano, Matilde Serao, Clara Sereni, Fiorella Soldà, Susanna Tamaro, Mariolina Venezia, Renata Viganò, Simona Vinci, Annie Vivanti, Ornela Vorspi, Gloria Zanardo, Billa Zanuso.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Luciana Grillo al recente Festival dell’Economia a Trento e, approfittando dell’occasione, le abbiamo rivolto alcune domande.
 

 
«Costruire letteratura con mani di donna: scrittrici italiane del '900 e oltre» è un saggio che parla di donne che hanno pubblicato, spesso superando delle difficoltà, le loro opere: come è nata l’idea di questo libro?
«L’idea di scrivere un saggio, raccogliendo alcune autrici del ’900, è nata nell’ambito di una conferenza che l’Associazione Dante Alighieri mi chiese di tenere a Trento, qualche anno fa.
«Nell’occasione presentai alcune scrittrici, selezionandole in base al mio gusto personale. Poi, una giornalista di una nota rete televisiva locale mi chiese di partecipare a una trasmissione televisiva: andavo due volte alla settimana a parlare delle autrici, i cui libri mi avevano colpito particolarmente.
«La gente mi fermava per strada, con mia grande sorpresa, per chiedermi consigli e suggerimenti, riguardanti il mondo della scrittura delle donne. In seguito l’editore mi propose di pubblicare un saggio.»
 
Come è avvenuta la scelta delle scrittrici?
«La scelta è avvenuta in tutta libertà, esclusivamente in base alle mie personali preferenze.
«Ho sempre letto moltissimo, quando un’autrice mi piaceva non soltanto andavo a leggere tutti i suoi libri, la tenevo bene in mente.
«Amo tutte le scrittrici che ho inserito nel saggio, anche se non allo stesso modo, ognuna mi ha colpita in maniera differente.»
 
Che tipo di storie ha voluto inserire?
«Ci sono autrici assolutamente sconosciute, a fianco di autrici molto note. Alcune frutto di incontri del tutto casuali. Ho inserito per esempio un breve romanzo inedito di una donna, una fisica che ho incontrato in un convegno e che ha lavorato anche con Rubbia, la quale si è firmata con uno pseudonimo e che ha vissuto una vicenda personale molto dolorosa, si tratta di un libro che nessuno troverà mai in commercio ma che mi ha colpito particolarmente».
 
C’è un filo conduttore che le unisce?
«La famiglia e il concetto di famiglia che cambia nel tempo, questo è il filo conduttore che accompagna le scrittrici. Questo saggio è uno spaccato della famiglia italiana del ’900, viene descritta la famiglia patriarcale, la famiglia numerosa che ruota attorno a una grande casa in cui si vive tutti insieme, parla di famiglie allargate, di ambienti popolari e salotti aristocratici, di donne partigiane e donne sessantottine, di ragazze madri che vivono in un mini appartamento con il figlio e di tante altre situazioni.»
 
Quali criteri ha seguito nella selezione?
«Il primo aspetto che ho preso in esame è la qualità della scrittura, poi la tematica trattata. Io leggo volentieri tutto quello che ha a che vedere con la storia, con la famiglia. Storie verosimili che hanno a che fare con le donne, con la vita delle donne.»
 
Fra tutte le autrici ce n’è qualcuna a cui più d’altre è affezionata e perché?
«Sono affezionata particolarmente a una scrittrice non italiana, la statunitense Louise May Alcott, la quale scrisse Piccole donne, un romanzo a cui sono molto legata e che trasmette l’idea di una grande casa che vive di emozioni.
«Poi c’è un’altra grande autrice, Isabel Allende, la quale non è inserita nel libro, ma faccio un riferimento a lei, in quanto quando nel 2007 venne a Trento a ricevere la Laurea honoris causa, andai ad ascoltarla.
«Mia madre era uruguaiana, sentendo il discorso in lingua spagnola dell’Allende mi sembrava di udire la sua voce. Ho letto tutti i libri di questa scrittrice cilena e mi sono tutti piaciuti, alcuni - come Paula - mi hanno profondamente commossa.
«Tra le scrittrici italiane di cui ho parlato nel libro, vorrei ricordare Carla Cerati. La famiglia è sempre al centro dei suoi romanzi, in cui descrive il rapporto difficile con la madre, il rapporto col padre, il rapporto col fratello. Un’altra scrittrice a me cara è Dacia Maraini.»
 
Che ricordo ha di lei?
«Un bellissimo ricordo, la ricordo come una donna di una straordinaria semplicità. Ebbi occasione di presentarla al Book Festival, feci riferimento a un suo vecchio romanzo in cui lei, nella presentazione, parlava di quando era bambina e della sua esperienza in un campo di concentramento in Giappone. Ascoltandomi, si commosse…»
 

 
Altre scrittrici?
«Un’altra scrittrice che ricordo molto volentieri è la Arslan, la quale sente il peso del genocidio sulle sue spalle, presentai anche lei al Book Festival. Poi c’è la grande Elsa Morante, definita Manzoni del 900
 
Fra quelle presentate, c’è qualche figura femminile che le ricorda la sua infanzia, in particolare sua madre?
«Ho un ricordo di mia madre straordinario, l’ho perduta presto, ma è sempre con me, è sempre presente nei miei pensieri. C’è una figura di donna che mi fa pensare a lei, la protagonista di Quaderno proibito di Alba De Cespedes, l’altra è Le quattro ragazze Wieselberger di Fausta Cialente; anche qui c’è la grande famiglia come quella di mia madre, in cui si suonava e si stava tutti insieme.»
 
Lei è anche un’instancabile viaggiatrice, ha fatto recentemente il giro del mondo in compagnia di suo marito, Pietro Laino, una persona molto nota a Trento, anche lui amante della scrittura. Nascerà un libro da questa vostra eccezionale esperienza?
«Abbiamo scritto un libro a quattro mani, nel quale abbiamo descritto ogni giornata del viaggio che abbiamo compiuto attorno al mondo, considerandola da due angolazioni diverse, un confronto fra l’esperienza vissuta da me e da mio marito.
«Il libro è pronto, attendiamo solo di trovare un editore che sia disposto a distribuirlo in maniera capillare in Italia.»
 
Ci può raccontare qualche anticipazione di un altro suo libro non ancora pubblicato e che ha a che vedere con vicende e ricette di famiglia?
«Ho avuto una famiglia molto bella e molto grande, tutte le zie cucinavano bene. Ricordo alcuni avvenimenti legati a determinati pranzi. Il libro parla di vicissitudini familiari e di cucina, sarebbe pronto, dovrei solo aggiungere le ricette che conservo nei quaderni di mia madre e delle mie zie e poi trovare un editore disposto a pubblicarlo e distribuirlo in tutto il territorio nazionale.»
 
Lei è scrittrice, giornalista, è una donna molto impegnata nel campo politico, culturale e anche sociale, responsabile a Trento delle attività culturali di Soroptimist Italia: ci potrebbe dire qual è l’etica e qual è la finalità dell’associazione?
«L’associazione è internazionale, è nata nel 1921 in California e in Italia nel 1928, con lo scopo di favorire l’affermazione della donna in tutti i campi e promuovere i diritti umani, nonché lo spirito di solidarietà: fine ed etica in realtà coincidono.
«Siamo l’unica associazione italiana per esempio a collaborare con l’università Bocconi. Abbiamo al nostro attivo numerosi progetti, un concorso internazionale di musica, stiamo promuovendo lo studio delle materie scientifiche; ci stanno molto a cuore le donne vittime di violenza, nei tribunali abbiamo istituito le stanze di ascolto per minore, in modo che il bambino possa esprimersi liberamente, sentendosi a proprio agio, potendo così parlare senza inibizioni.
«Presso le caserme dei Carabinieri stiamo allestendo aule di ascolto, dove le donne vittime di violenza possano andare a parlare e dove possano essere ascoltate in tutta tranquillità.
«A Trento abbiamo sostenuto vari progetti, collaborando con tre scuole: le I.T.I Michelangelo Buonarroti , il Liceo delle Scienze umane Filzi di Rovereto e il Liceo classico Giovanni Prati. Presso il primo istituto è stato portato avanti il progetto Posto occupato, con il fine di promuovere riflessioni nell’ottica di una più corretta relazione di genere.
«Al liceo Filzi di Rovereto è partito il Progetto Reset, che prevede l’organizzazione di un viaggio di studio e di ricerca alle isole Svalbard, al fine di poter studiare i cambiamenti climatici. Al liceo Prati di Trento è stata invitata una scrittrice che è venuta a presentare il suo romanzo e ha interagito con gli studenti, Marinella Gagliardi Santi, l’autrice di Defixiones, dimenticare Pompei.
 
Una forma di dominio è efficace anche e soprattutto quando c’è misconoscimento della violenza. Lei potrebbe dire che, in base a ciò che ha potuto osservare nel corso della sua vita e anche qui nella nostra città, oltre ai casi di violenza concreta esista un certo tipo blando di violenza nella quotidianità di donne non consapevoli di subirla?
«Penso che esista questo tipo di violenza, che non è una violenza concreta, palese; lo schiaffo si vede, la violenza di quel tipo la donna può non accettarla o accettarla perché spera di cambiare l’uomo, perché ha paura, perché non vuole rinunciare a uno stato sociale, perché non ha i mezzi di sostentamento o per altre ragioni.
«Poi c’è la violenza psicologica, anche molto difficile da scoprire. Infine c’è la violenza quotidiana a cui allude lei, che non è un tipo di violenza tanto pericolosa, manifesta, la subiamo quasi tutte, quando viviamo per esempio con senso di colpa il fatto di essere fuori casa invece di essere dentro le mura domestiche a cucinare e in altre situazioni simili. Siamo un po’ tutte il frutto di una educazione tradizionale, in fondo. Discorso diverso per le giovani generazioni…»
 
Un’ultima domanda, sempre legata a Seroptimist: nell’ambito di «Trentino Book Festival» l’importante appuntamento culturale che da alcuni anni si svolge a Caldonazzo, Trento, ci può anticipare chi presenterà?
«Domenica 19 giugno 2016, alle ore 12.15, presenterò la scrittrice Mariapia Veladiano e al pomeriggio, alle ore 16.00, al Teatro S. Sisto, la scrittrice Sveva Casati Modignani».
 
Un appuntamento importante che vale la pena di non perdere.
 
Daniela Larentis - d.larentis@ladigetto.it

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