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Mastro7, «Tutti sotto lo stesso Cielo» – Di Daniela Larentis

La monumentale opera in rame soffiato realizzata dall’artista trentino è simbolo della pacifica convivenza fra i popoli del pianeta – L’Intervista

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Mastro7 è un artista trentino molto conosciuto, sia per le sue monumentali opere presentate in occasione di prestigiose mostre, sia per la raffinatezza della sua arte orafa.
Da cinquant’anni, attraverso l’utilizzo del fuoco plasma i metalli, realizzando sculture dai colori mutevoli, fra cui alberi maestosi che prendono vita suscitando nell’osservatore un senso di crescente meraviglia.
«L’Olivo del Getsemani» è una di queste, intrisa di forte spiritualità è anche la sintesi del legame indissolubile che lega l’uomo alla natura. Fin dai tempi antichi l’ulivo è considerato un simbolo di pace, assumendo nel periodo pasquale un significato particolare, ricordando fra l’altro l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, accolto da una moltitudine di persone che sventolano ramoscelli d’ulivo, e l’Orto degli Ulivi dove va a pregare la notte in cui viene arrestato, uno dei luoghi più sacri ai cristiani.

La scultura, eseguita in rame soffiato da Settimo Tamanini, in arte Mastro7, è afferente a un ciclo di opere esposte a Roma nel 2016 nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, un’importante mostra dal titolo «Laudato sì – Alle radici della vita» curata da p. Federico Pelicon S. J..
Eseguite con il rame lavorato e trasformato dalla fiamma del fuoco, ognuna di esse richiama attraverso lo splendore delle forme l’immensa bellezza del Creato, invitando a una profonda riflessione sulla responsabilità individuale a cui non tutti siamo chiamati, che è quella di prenderci cura della biosfera, vivendo in armonia con la natura.
Papa Francesco da sempre esorta alla salvaguardia del Creato. Recita un passo dell’Enciclica Laudato sì sulla cura della casa comune: «Dopo un tempo di fiducia irrazionale nel progresso e nelle capacità umane, una parte della società sta entrando in una fase di maggior consapevolezza. Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta».
 
Scrive p. Federico Pelicon S.J., curatore della mostra, in un passo del suo intervento critico in catalogo: «Il nostro percorso quaresimale desidera infine inserirsi semplicemente nel solco delle grandi encicliche sociali, cioè nel concreto di una ecologia integrale come nuovo paradigma di giustizia, che comprenda le dimensioni umane e sociali, inscindibilmente legate con la questione ambientale, che costituisce parte integrante del processo di sviluppo. Questo presuppone un miglioramento integrale nella qualità della vita umana, che ha come chiave l’amore sociale. Si tratta di cercare soluzioni che richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura. Da qui il titolo Laudato sì».
Le opere dell’artista rimandano quindi a un concetto di rispetto per l’ambiente naturale ma anche di pacifica convivenza fra i popoli della Terra.
 
Ed è proprio nell’ambito dell’esposizione del 2016, durante una conversazione fra l’artista, accompagnato dalla moglie Fausta, il curatore e gli altri gesuiti presenti, che viene suggerita l’idea di diffondere questo messaggio di pace attraverso i meravigliosi alberi allestiti nella chiesa, con il proposito di portarli in varie città del mondo.
Mastro7 accoglie l’invito, realizzando un’opera pensata esclusivamente per questo scopo, una scultura di grandi dimensioni (alta 7 metri), simbolo dell’unione fra i popoli, da esporre inizialmente a San Francisco.
Grazie alla sua grande abilità e sensibilità artistica prende così vita poco a poco una straordinaria scultura dal titolo «Tutti sotto lo stesso Cielo», una gigantesca quercia realizzata in rame soffiato che rimanda alla ricca simbologia di questa pianta.
Per saperne di più abbiamo raggiunto telefonicamente Settimo Tamanini, porgendogli alcune domande.
 

Mastro7, Tutti sotto lo stesso Cielo, Quercia Mamre in rame puro e fuoco soffiato, 2018.
 
Molte sue opere hanno come soggetto gli alberi. L’albero ha una simbologia potente…
«L’albero è il primo tempio di Dio. È la prima culla degli uomini. È l’ultimo testimone del Paradiso terrestre.»
 
Qual è il significato dell’opera dal titolo «Tutti sotto lo stesso Cielo»?
«È un’opera che si radica all’interno dell’eredità del triplice monoteismo abramitico, ovvero delle tre grandi religioni monoteiste: Cristianesimo, Ebraismo e Islam Ho voluto rappresentare in rame puro soffiato a fuoco fiammato un albero maestoso, la quercia di Mamre, con un tronco possente da cui si aprono tre rami proiettati verso il cielo. Svelano un senso di altezza e profondità infinita come i tre popoli del Libro: custodi della sorgente dell’intelligenza, custodi della fontana della saggezza, custodi del fiume della speranza.
«Tutti sotto lo stesso cielo all’ombra della Quercia di Mamre, uniti nella Laudato sì per la custodia e salvaguardia del creato. La quercia nella Bibbia è considerata sacra. La sua folta e rigogliosa chioma ospitava le tende per ripararsi dal cocente sole. Abramo, pur avvizzito nel corpo, all’ombra della quercia di Mamre mantenne giovane il cuore; aprendolo all’ospitalità ai tre inaspettati viandanti.
«La regina delle piante richiama il concetto di forza, nobiltà, potenza. Ed è anche curioso osservare che solo una ghianda su diecimila possa diventare una quercia.»
 
Quanto tempo ha impiegato per realizzarla?
«Mi ci sono voluti più di due anni di lavoro, dall’aprile 2016 all’aprile 2018.»
 
A cosa sta lavorando?
«Quest’anno ricorrono i 50 anni di inizio attività. Con i mei figli Gianfranco e Luca, i quali si dedicano da anni con successo all’arte orafa, abbiamo pensato già alla fine del 2019 di dare il via a un nuovo progetto ad ampio respiro, a cui abbiamo dato il titolo di «Nuovi orizzonti», riconducibile alla necessità di un rinnovamento che avvertiamo necessario, specie ora nel pieno dell’emergenza Coronavirus, del resto nell’arte come negli altri ambiti della vita non si può mai rimanere fermi a lungo. È anche il titolo di una mia opera, uno smalto a fuoco.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Mastro7, Olivo in rame puro a fuoco soffiato e fiammato, 2016.

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