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Contenere l’ansia crescente dei giovani – Di G. Maiolo, psicoanalista

Per aiutarli a non gettare la spugna, serve che gli adulti sappiano gestire le loro preoccupazioni e siano supporto educativo capace di trasmettere fiducia e calma

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C’è un crescendo di ansia e di allarme che sta tornando a diffondersi. Riguarda un po’ tutti ma in questo momento a soffrirne di più sembrano essere i giovani. Alcuni studi da tempo segnalano l’aumento dei disturbi ansiosi e dell’umore tra i bambini e gli adolescenti che sono la conseguenza del Disturbo da stress post traumatico collegato all’esperienza del lockdown.

Ma al di là delle situazioni cliniche specifiche, credo che oggi l’aumento dell’ansia tra i ragazzi possa avere altre motivazioni.
La prima è lo stato di tensione collettivo che sta generando la nuova ondata di contagi, la quale incrementa pensieri e prospettive angoscianti riguardanti il futuro, il lavoro, l’economia. In questo momento gli adulti oltre ad essere naturalmente preoccupati, sono confusi e spesso hanno manifestazioni contraddittorie e incoerenti.
C’è chi critica le soluzioni adottate per far fronte alla diffusione del virus e chi nega la gravità della situazione, chi si ritira impaurito e chi si comporta come se nulla fosse.
La contraddittorietà disorienta sempre e gli adolescenti, che peraltro vivono in maniera fisiologica lo spaesamento tipico di questa età, ne possono fare le spese maggiori.
Così li vedi più smarriti in preda a sentimenti di impotenza e di vuoto. Per la gran parte questi stati d’animo rispecchiano lo smarrimento e il disorientamento dell’intera società.
 
Per aiutarli a non gettare la spugna, non bastano le spiegazioni razionali o le rassicurazioni banali come quel tormentone del «ce la faremo!» in quanto paura e ansia hanno poco a che fare con la dimensione razionale.
Serve che gli adulti di riferimento sappiano gestire le loro personali preoccupazioni e, pur con tutte le difficoltà, siano essi stessi un supporto educativo capace di trasmettere fiducia e calma.
Se ansia e sconforto dominano, forse è bene che essi chiedano aiuto a chi si occupa di salute psicologica e mentale.
 
La seconda cosa che possono fare i genitori, è chiarire ai figli che nella situazione in cui ci troviamo è assolutamente normale provare agitazione e insicurezza.
Se accettiamo che non c’è nulla di strano, loro stessi potranno accettare i loro sbalzi d’umore e il diffuso senso di precarietà.
Non serve preoccuparsi più di tanto se a volte sconfinano nella noia, perché un po’ di sano ozio può essere utile.
Li potremmo spingere ad occupare una parte del tempo oltreché nei videogiochi anche nella lettura di libri.
Attività oggi trascurata e invece importante e necessaria a sviluppare immaginazione e fantasia ma soprattutto per portare l’attenzione al mondo delle emozioni.
 
La narrativa aiuta a cogliere il senso di ciò che si prova dentro e di quello che attraversa la mente, mette in sintonia con i sentimenti dei protagonisti della storia, fa empatizzare.
E questo favorisce il riconoscimento delle proprie le emozioni, in particolare quelle più forti come tristezza e rabbia e aiuta e a non lasciarle esplodere senza controllo.
Per contenere il disagio dell’isolamento sociale è possibile accettare che una parte del tempo i ragazzi la passino sui social.
Nel corso del lockdown sappiamo che hanno svolto la funzione di compensare la socialità mancante.
 
Ma oltre al mantenimento dei legami con i pari, i social possono essere spazi dove è possibile sviluppare creatività e talenti. Ve ne sono molti che propongono giochi, prove di abilità sfide o challenge musicali che stimolano i ragazzi ad essere creativi.
Magari i genitori farebbero bene a contenere il tempo di frequenza e negoziare con i figli l’uso dei dispositivi, soprattutto nelle ore serali e notturne.
Perché è fondamentale, ad esempio, far capire l’importanza di un sonno regolare che in adolescenza non dovrebbe essere mai meno di 8 ore.
E renderli consapevoli di queste cose stimola il loro senso di responsabilità che hanno già dimostrato di avere e li spinge a collaborare per la diffusione di buone prassi utili per combattere il contagio.

Giuseppe Maiolo
Psicologo analista - Università di Trento

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