Home | Rubriche | Psiche e dintorni | La lunga paura e la strada che cura – Di G. Maiolo, psicoanalista

La lunga paura e la strada che cura – Di G. Maiolo, psicoanalista

Abbiamo la necessità di resistere e accettare che tra la paura e il desiderio c’è una linea diretta di congiunzione e che la tensione non va eliminata

image

Un lungo anno di paura, verrebbe da dire. O meglio, abbiamo attraversato un interminabile tempo di angoscia che non si è ancora concluso.
Perché non si tratta solo di paura che è reazione di difesa a qualcosa di conosciuto, ma di fare i conti con l’indeterminato e l’invisibile. È questo il turbamento che stiamo vivendo.
Il confronto con il lato oscuro del «male». Con il suo aspetto negato e rimosso.
Chiamiamola pure «paura» per semplicità, ma un’emozione primordiale e antica, indefinibile a parole.
 
È un «sentire particolare», diceva Zygmunt Bauman nel libro Paura liquida che lui chiama sindrome del Titanic fatta del terrore provato dai passeggeri quando avvertono la minaccia di un pavimento che da lì a poco può venire a mancare sotto i loro piedi.
È «l’irruzione del possibile nell’impossibile» che genera l’angoscia, il verificarsi di qualcosa mai immaginato e la sensazione che non vi sia nulla a sorreggere mentre si scivola nel nulla senza appigli.
Credo che molti abbiano provato questo totale svuotamento e al contempo il disorientamento tipico del labirinto.
 
E penso che da questa dimensione sorgano ancora le tante domande che poniamo alla scienza e l’aspettativa che essa possa darci la verità.
Interrogativi naturali e legittimi, ma illusori perché la scienza, caso mai, può offrirci solo risposte esatte, cioè legate al procedimento di indagine utilizzato e adeguate alla correttezza con cui questo è stato sviluppato.
Ma un’interminabile pandemia smarrisce la coscienza e alimenta l’illusione che le razionali spiegazioni degli scienziati possano placare quella sconfinata «paura» quando, in realtà a scombinare la «ratio», è il trovarsi di fronte al vuoto che minaccia le basi della nostra vita biologica, civile e di quella organizzata.
 
L’assenza di ragioni produce sgomento soprattutto quando l’ignoto emerge d’improvviso dal sottosuolo della coscienza.
Indipendentemente dalla personale attrezzatura con cui possiamo gestire e controllare la condizione di vulnerabilità totale, è lo stare di fronte al male che ti scaraventa, senza ancoraggi, nell’imprevedibile.
È allora ti auguri che qualcosa possa cambiare in fretta e che si allunghi il più presto possibile la prospettiva corta dei giorni.
 
L’incertezza dell’essere e l’insicurezza dell’esistenza, sono per tutti esperienze inevitabili a cui ognuno cerca di porre rimedio come può.
È umana, troppo umana la necessità di contenere lo smarrimento per sopravvivere.
Ma questo è solo il lato prezioso della paura. Un segnale necessario che ti protegge e ti offre le reazioni vantaggiose dell’attacco o della fuga.
Da lì, molto probabilmente, provengono le tante rappresentazioni del «negazionismo» o del «ritiro» dal mondo che alla fine sono facce uguali e diverse della stessa medaglia.
 
Tentativi che vogliono evitare l’acuta vertigine che assale quando non hai più contatto con un terreno solido di appoggio.
Però, diceva Jung, non aiuta negare la paura o cancellarla. Va rispettata l’angoscia, perché è dalla perdita dell’equilibrio e dalla mancanza di sicurezze che possono nascere fantasie interne compensatorie.
Riparative. Là, stranamente, si può trovare la cura. Con la paura ci serve un posto riparato, in quanto, sosteneva l’analista svizzero, è un atto di coraggio andare a nascondersi o battere in ritirata di fronte al male che incombe.
 
Non abbiamo la possibilità di controllare tutto. Ed è l’illusione di una onnipotenza che straripa dalla smania di reagire ad ogni cosa quella che ci fa pensare di cambiare la realtà, immediatamente.
Abbiamo invece la necessità di resistere e accettare che tra la paura e il desiderio c’è una linea diretta di congiunzione e che la tensione non va eliminata.
Abbiamo bisogno di tempo per tornare a vedere le stelle.
 
Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento - www.officina-benessere.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande