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Se il bullo è in famiglia – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Le prevaricazioni esistono anche in famiglia e sono altrettanto deleterie come quelle che si sviluppano a scuola e online – Come gestire la violenza tra fratelli

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Ci sono litigi e litigi. E in famiglia, soprattutto in questo periodo di Covid dove la vicinanza e il tempo trascorso in casa sono aumentati, gli scontri tra fratelli non sempre sono normali azioni che accompagnano la crescita. Possono essere vere e proprie prepotenze, atti persecutori sistematici che passano sottotraccia e che i genitori non rilevano. Anche perché è facile intendere le aggressioni come scaramucce o innocui contrasti tra fratelli e difficile riconoscere le offese, fisiche o psicologiche, come intenzionali e continuate.
Del resto i protagonisti del bullismo familiare, non dicono più di tanto.
Tacciono le vittime e i prepotenti.
 
Le prevaricazioni invece, esistono in famiglia e le azioni di potere sono altrettanto deleterie se non più gravi di quelle che si sviluppano a scuola e online.
Ci sono ricerche, anche italiane, che dimostrano la potenziale pericolosità di questi comportamenti per la salute psichica e mentale dei ragazzi.
Tra i fratelli vittime di offese in casa, si possono sviluppare gravi disturbi dell’umore e forme acute di ansia derivanti dalla sensazione netta per chi subisce la prepotenza domestica, di non avere da nessuna parte un posto sicuro.
Per il bullo familiare spesso la situazione non è da meno perché è costretto a dimostrare anche fuori di casa che è forte.
Oppure a scuola è vittima e a casa persecutore.
 
Ci sono studi che dimostrano quanto il bullismo domestico produca, in età adulta, persistenti vissuti del tipo «Non valgo niente, per nessuno» oppure «Sono un incapace».
I disturbi dell’umore non sono rari come lo sviluppo di gravi problemi psichiatrici e secondo alcuni ricercatori le vittime non riconosciute in famiglia, da adulti possono essere più esposte maggiormente al mobbing sul lavoro.
Questa forma di violenza nella fratria va invece svelata precocemente perché vittima e bullo hanno bisogno di aiuto e sostegno se non si vuole che si inneschi la lunga catena del disagio.
Sappiamo del trauma di chi subisce soprusi, ma poca attenzione è data all’aggressione tra i fratelli. Secondo una ricerca dell’Università del NebrasKa-Lyncoln, ha numeri superiori di quella a scuola.
 
Le angherie iniziano verso gli 8 anni se non prima e spesso, ma non sempre, sono esercitate dal fratello maggiore con il motivo predominante della gelosia.
Un sentimento presente tra i figli che però, quando supera i limiti, diventa grave e pericoloso anche se mai apertamente manifesto.
Prevalgono le silenziose aggressioni fisiche, le sottrazioni e i danneggiamenti di cose personali o peggio ancora derisioni e svalutazioni, minacce e atti persecutori che rendono un inferno la vita della vittima.
Ai genitori, sovente totalmente ignari, va detto che non si tratta di competitività e di normali conflitti, ma di bullismo domestico di cui è necessario accorgersi per tempo.
È pericoloso non intervenire e lasciare che i figli gestiscano quell’apparente rivalità.
 
I segnali da cogliere possono essere le consistenti lamentele e i «capricci» della vittima che segnalano scontentezza e bisogno di sostegno oppure i comportamenti aggressivi del bambino che non si controlla e non rispetta, la sua indifferenza per gli altri o la freddezza emotiva.
Ai genitori il compito di aiutare i piccoli a governare e orientare l’aggressività. Ma più di tutto educare all’empatia e al rispetto.
 
Giuseppe Maiolo - Docente di Psicologia dell’età della vita
Università di Trento - www.iovivobene.it

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