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La turbolenza felice dell’amore – Di G. Maiolo, psicoanalista

L’innamoramento è una passione che può essere una tappa verso l’Amore con la A maiuscola, ma spesso somiglia a un’estasi che travolge e brucia d’un colpo

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«Questo amore così violento e così fragile, così tenero e così disperato», – scriveva Jacques Prevert in una celebre poesia (Poesie d’amore, Guanda).
Ma più che l’amore, questa lirica narrava l’innamoramento ovvero la passione turbolenta e travolgente, in apparenza senza confine.
L’innamoramento è una passione che può essere una tappa verso l’amore, quello con la A maiuscola, ma più spesso somiglia a un’estasi che travolge come un fuoco che brucia d’un colpo.
Di solito è un amore che «con-fonde» perché conduce alla fusionalità della simbiosi e fa regredire a  un’esperienza antica e totalizzante in quanto identificazione piena con l’altro.
 
A chi lo prova sembra di tornare nell’Eden, il regno della beatitudine, perché al di là della coscienza c’è la memoria di quel legame perfetto e irripetibile che unisce madre-bambino prima ancora della nascita.
È un «innamorarsi» che manda in subbuglio la ragione.
Pare di impazzire di felicità anche se basta un niente per entrare nel vortice spaventoso dell’angoscia soprattutto quando il partner si allontana o è distante il suo sguardo.
L’anima, allora, percepisce il vuoto, lo sente assoluto e si fa travolgere dal terrore della solitudine.
 
Di fatto nell’innamoramento scompare e si annulla l’individualità, prevale la devozione totale, o estrema, quella al limite del sacrificio o della dipendenza.
Se domina, come domina, l’attrazione fisica e quella sessuale, i partner si cercano in maniera irresistibile e incessante.
«Sanno» che per esistere hanno bisogno l’uno dell’altro.
Certo si appartengono ma pure si idealizzano. Ciascuno esalta l’immagine dell’altro, lo mitizza, ed entrambi, incapaci di critica, si allontanano dalla realtà.
 
Sembrano sognanti, anzi lo sono. Vagano incuranti di tutto, ricolmi solo dell’energia che riempie chi ama ed è riamato, quella che dà la sensazione di non aver più bisogno di altro e di nessuno.
Solo di loro stessi gli amanti si appagano.
Per questo l’innamoramento somiglia tanto all’amore giovanile che ha più i tratti dell’infatuazione impetuosa e urgente degli adolescenti i quali si nutrono in gran parte di bisogni.
 
Da grandi, ogni volta che questo «amore» invade la scena dell’esistenza e si ripete, allaga la ragione e attrae simile ad un magnete, sconvolge e ubriaca o travolge come in un delirio.
Di fatto si perde la testa quando ci si innamora, si cede il controllo e d’improvviso non funzionano più i freni della coscienza che ci portiamo appresso per contenere le pulsioni.
Ma non fa male infuocarsi d’amore ad ogni età, se l’innamoramento è un passaggio di stato o la tappa iniziale di un viaggio che fa vivere un nuovo affetto.
Anzi, se c’è un rinnovato progetto amoroso, l’innamoramento è una turbolenza felice dell’amore per il quale valgono quei preludi abbaglianti che folgorano.

E poi conta sognare, conta tanto quanto serve riemergere dal sogno con la consapevolezza di una rinnovata comunicazione affettiva, quella non più centrata sui bisogni ma sui desideri.

Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento - www.iovivobene.it

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