Le campane di Alqosh risuonano ad Arco – Di Sandra Matuella

Il monito: «In un futuro lontano anche il Trentino verrà coinvolto nel sovvertimento dell'assetto sociale occidentale di cui i migranti avranno un ruolo fondamentale»

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Un incontro è per condividere il vissuto dei cristiani caldei di Alqosh in Iraq e riflettere sul problema delle migrazioni e della guerra dell'Isis, in un’ottica di conoscenza e solidarietà, è l’intento della serata di musica, dialogo e immagini intitolata:
«Le campane di Alqosh, gli ultimi cristiani d’Iraq», seguita da «Quo vadis. Storie di migranti»: questo duplice appuntamento è promosso da «Verso la Mesopotamia - onlus», l’associazione trentina di volontariato di aiuto e cooperazione per i popoli della Mesopotamia, e si tiene martedì 24 novembre alle ore 20.30, all’Oratorio San Gabriele di Arco.
 
Organizzata ben prima dei tragici avvenimenti di Parigi, questa serata è più che mai attuale poiché intende promuovere un dialogo tra culture diverse e, insieme, approfondire alcune questioni urgenti e di grande respiro, come l’emigrazione dal Medio Oriente e la crescente persecuzione delle comunità cristiane in diverse aree del mondo.
Nella prima parte della serata, il giornalista Roberto Spampinato autore del documentario «Le campane di Alqosh. A cinque minuti dall’inferno dello stato islamico», presenterà il suo lavoro insieme a Don Ghazwan Baho, parroco di Alqosh. Interverrà anche Anderious Oraha, giornalista iracheno, rifugiato politico in Italia e autore del libro «Una storia irachena», e il cantante kurdo Serhat Akbal.
 
La serata si chiuderà con un’anteprima del nuovo progetto musicale della Blood Rockers Band (è il gruppo musicale formato da noti medici e personale sanitario trentini), intitolato «Quo Vadis. Storie di migranti»: in programma le canzoni scritte e musicate da Fernando Ianeselli.
Ispirate ai drammi umanitari legati a quella che papa Francesco ha definito la «terza guerra mondiale a pezzi», le canzoni hanno titoli eloquenti, come «La maglietta rossa di Kobane», «Paura dei migranti», «Popoli in cammino», «Pace», «Preghiera nel campo di accoglienza» e intendono offrire «Una riflessione più ampia sul significato dell'accoglienza, della solidarietà, del rispetto e della pietas umana – spiega Ianeselli – scevra dai fiumi di retorica e di ipocrisia di cui i media ci stanno sommergendo.»
 

 
Come sia nata l'idea di questa serata di Arco in cui le campane di Alqosh risuoneranno idealmente con le musiche di «Quo vadis. Storie di migranti», lo spiega a L’Adigetto.it Anna Maria Parolari, medico ginecologo dell’ospedale di Arco e responsabile dell’associazione «Verso la Mesopotamia.»
«Alqosh è un villaggio iracheno ai confini con il Kurdistan esclusivamente abitato da cristiani caldei che il 6 agosto 2014 sono fuggiti profughi nel nord Iraq di fronte all'avanzata dell'ISIS.
«Anche loro come altri milioni di migranti sono costretti a fuggire dal Medio-oriente per sopravvivere alla guerra nella speranza troppo spesso delusa di trovare accoglienza in Europa.
«Molti profughi di Alqosh sono rientrati dopo periodi più o meno lunghi trascorsi nei campi profughi del Kurdistan iracheno o in Turchia , accogliendo ad Alqosh anche 500 famiglie di profughi di altre città come MOSUL devastate dall'ISIS.
«Quando i cristiani caldei sono tornati ad Alqosh dimostrarono suonando le campane e facendone sentire il suono ai combattenti dell'Isis la loro volontà di rimanere a testimoniare che la cristianità era parte fondamentale della storia medio-orientale.
«Ben altro destino è toccato a molti migranti che di fronte ai respingimenti dei paesi europei si sono chiesti nella tragedia quo vadis: la musica può esprimere la volontà di difendere i diritti di tutti, vogliamo dare alla musica di quo vadis lo stesso significato della musica delle campane di Alqosh.»
 
Una riflessione legata alla stretta attualità: dopo il recente attentato di Parigi, i mass media riprendono a piene mani le posizioni di Oriana Fallaci quando parlano della paura dell'Occidente per un conflitto tra religioni e culture diverse, e dell'impossibilità di un dialogo autentico con il mondo islamico.
La sua associazione Verso la Mesopotamia, sembra invece andare in controtendenza rispetto a queste posizioni rigide e tendenzialmente di chiusura.
 

 
«I tempi in cui Oriani Fallaci scriveva i suoi libri erano completamente diversi e non paragonabili agli attuali. Gli eventi tragici di Parigi trovano fondamento nelle terribili condizioni sociali delle banliieu francesi dove dilaga la miseria, questi sunniti ritengono che l'Isis possa rappresentare la rivincita contro l'occidente e gli altri islamici.
«L' Associazione Verso la Mesopotamia prende atto dell' attuale realtà ,la proletarizzazione degli islamici che vedono negli occidentali i nemici da combattere essendo stati colpiti da sfruttamento, guerre e repressione.
«Al momento attuale la convivenza è auspicabile ma realisticamente impossibile essendo la guerra considerata dall'occidente l'unico approccio per ristabilire un ordine irreversibilmente distrutto, è lo scontro tra impero e moltitudini che porterà inevitabilmente ad un cambiamento radicale del sistema capitalistico-finanziario con la scomparsa degli stati nazione.»
 
Dal doppio osservatorio privilegiato della sua associazione e della sua stessa professione medica volta ad aiutare il prossimo chiunque esso sia, come vede la convivenza di culture diverse in Trentino?
«Io non vedo per il Trentino un futuro di paure o necessità di alzare muri contro i migranti se tutti prendiamo atto delle motivazioni che spingono questa gente a lasciare il proprio paese con il grande rischio di morire durante il viaggio.
«Il Trentino non è metropolizzato e la cartografia dei nostri paesi non è paragonabile ai luoghi dove si sono verificati gli eventi europei.
«In un futuro lontano anche il Trentino verrà coinvolto nel sovvertimento dell'assetto sociale occidentale di cui i migranti avranno un ruolo fondamentale.
«L' opportunità che tutti abbiamo è di cercare di produrre un cambiamento nella politica di aggressione e di prevaricazione che l' occidente ha assunto.»
 
Sandra Matuella – [email protected]