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«Teoria Gender»: incontro-scontro in Trentino – Di S. Matuella

Si sono confrontati Massimo Bitonci, sindaco di Padova, e l’on. Michela Marzano

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Il «gender» ossia la teoria che considera l’identità e l’orientamento sessuale di una persona indipendentemente dal fatto di essere uomo o donna, è un tema così radicale da dividere la società tra favorevoli e contrari, senza vie di mezzo.
Sabato scorso, a Trento e a Rovereto si sono tenuti ben due importanti appuntamenti, fondati su due visioni opposte e appunto, difficilmente conciliabili: la filosofa e onorevole Michela Marzano era a Trento per presentare il suo libro «Papà, mamma e gender» insieme all’Arcigay, mentre a Rovereto l’associazione ProVita ha organizzato l’incontro «Famiglia, fondamento della società», con il presidente del Patt Walter Kaswalder e il sindaco di Padova Massimo Bitonci.
 
La questione gender è nuovamente al centro della conferenza proposta dalla Diocesi di Trento per oggi lunedì 14 dicembre alle 20.30 nell'aula magna del Collegio Arcivescovile, con don Aristide Fumagalli, insegnante di teologia morale alla Facoltà teologica di Milano e autore del libro «La questione del gender. Una sfida antropologica» (Queriniana).
«L’incontro – spiega don Albino Delleva, direttore dell’Ufficio Famiglia che lo ha promosso – intende dare una visione d'insieme sul tema del gender, lasciando da parte approcci ingenui o troppo allarmisti, e offrire elementi interpretativi ma anche precisi criteri valutativi, basati su riferimenti biblici, antropologici e teorici.
«Don Fumagalli – conclude Delleva – aiuterà a tracciare con completezza la posizione della Chiesa cattolica, negli aspetti etici, teologici e anche magisteri ali.»
 
Sabato alle ore 18, la sala 3 del Centro Santa Chiara era piena per la presentazione del nuovo libro di Michela Marzano, «Papà, mamma e gender». Con la scrittrice c’era Paolo Zanella, presidente dell’Arcigay del Trentino, ed era presente in sala anche Sara Ferrari, assessore provinciale del PD.
Il primo capitolo del suo libro, edito da Utet, prende le mosse proprio da un video di ProVita contro l’educazione gender.
«Quelli di ProVita – ha tuonato la filosofa - sono dei cattolici dogmatici che vogliono monopolizzare la religione: non sono dalla parte dei bambini, ma solo di alcuni, e non certo dei bambini gay e delle bambine lesbiche.
«È importante quindi l’educazione di genere, per riconoscere i diversi orientamenti sessuali che si manifestano fin dall’infanzia e rispettare la pluralità delle famiglie, da quella tradizionale a quelle formate da due mamme o due papà.»
 

 
Dopo ProVita la Marzano ha attaccato anche l’avvocato Amato di Giuristi per la vita, molto noto anche in Trentino per la sua collaborazione con il Coordinamento Famiglie Trentine.
«Con Amato non si può dialogare perché per lui conta solo la sua posizione e non è disposto ad accogliere il punto di vista dell’altro, non lascia spazio all’alterità.»
Michela Marzano si è dichiarata cattolica, però ha proposto una visione della condizione umana di stampo nichilista, citando l’artista Camille Claudel la quale sosteneva che dentro una persona c’è un «vuoto» incolmabile e che è «perseguitata da un’assenza».
Con un filo di ironia ha così parlato dei suoi genitori «cattolici e meridionali, alle prese con una figlia anoressica e un figlio gay». Ha preso poi a prestito un pensiero del Cardinal Martini sulla circa sessualità come qualcosa di oscuro e misterioso, e ha raccontato della grande stima e dell’affetto dei suoi genitori e di suo fratello per il Cardinale stesso, che conobbero e frequentarono a Gerusalemme.
 
Una visione ben diversa della vita e della famiglia, fondata su valori cristiano-cattolici, è stata prospettata a Rovereto, nell’ambito dell’incontro «Famiglia, fondamento della società», promossa da Notizie ProVita, nell’ambito dei Family Tour 2015.
La Sala Kennedy dell’Urban Center era sala piena, con tante persone rimaste in piedi: erano presenti anche il senatore Sergio Divina, i consiglieri provinciali Rodolfo Borga e Claudio Cia della Civica Trentina, Maurizio Fugatti della Lega Nord, il sindaco di Avio Federico Secchi, il consigliere comunale di Verona Alberto Zelger, e Luciano Pilati, coordinatore di Trentino Unico e Popolare.
Erano presenti anche Marika Poletti di Fratelli d’Italia e Filippo Castaldini con diversi giovani di Casa Pound Trentino.
L’assessore roveretano Carlo Plotegher ha presentato ai relatori i saluti del sindaco Francesco Valduga, impegnato con la sua famiglia al Teatro Zandonai, e - in sintonia con il tema della serata - ha sottolineato l’importanza della famiglia tradizionale come «la nostra vera essenza, perché solo dall’unione tra un uomo e una donna si possono generare bambini».
 

 
Ha aperto la conferenza Toni Brandi, l’appassionato presidente di ProVita, che si è rivolto senza mezzi termini al ministro Giannini.
«Lei dice che la legge della buona scuola non promuove il gender, ma non è vero, basta leggere i documenti. Ai bambini vogliono insegnare fin dall’asilo che non esistono più né maschi né femmine, e che la famiglia non è fatta da mamma e papà ma da genitore 1 e genitore 2.»
Per Toni Brandi è in corso un attacco alla cristianità e alla famiglia promosso dall’ideologia neomarxista che si rifà alla Scuola di Francoforte, quella da cui sono usciti Adorno e Marcuse: «Dietro ai matrimoni gay ci sono i giri d’affari miliardari delle multinazionali legate all’utero in affitto, aborto, fecondazione artificiale e cambio di sesso.
«A farne le spese sono le persone più deboli della società, come le donne più povere che vengono sfruttate dalla compravendita di bambini, e i bambini stessi che crescono confusi, senza radici e riferimenti solidi.»
 
Dopo Brandi ha preso la parola Paolo Gulisano, medico immunologo originario della Valle di Non, e scrittore di successo, che ha recentemente pubblicato Il destino di Frankenstein (Editrice Ancora).
E’ un testo che, attraverso l’utopia letteraria di Frankenstein, il capolavoro di Mary Shelley, mostra cosa succede quando entra in azione un certo «titanismo della scienza, mettendosi al servizio non dell’uomo, ma dei sogni di grandezza dello scienziato, la cui ambizione è sostituirsi a Dio e cambiare la creazione».
Per il dottor Gulisano la parola gender, genere in inglese, sta sostituendo la parola sesso.
«Non conta più essere uomo e donna, ossia un’evidenza scientifica, che ha le sua basi nel Dna, perché adesso vogliono sostituire il sesso con l’ideologia gender, per cui una persona decide da sola se vuole essere maschio o femmina e, di conseguenza, cambiare sesso e incentivare esperimenti procreativi in laboratorio, secondo una secondo una logica tipicamente luciferina.»
 

 
Walter Kaswalder, consigliere della Provincia di Trento e presidente del Patt si era già distinto per la sua posizione critica durante la discussione sul ddl trentino contro l’omofobia, e recentemente è stato invitato da Ugo Rossi, Presidente della Provincia, a… passare alla Lega.
Una frecciatina questa, a cui Kaswalder ha risposto in maniera chiara.
«Io sono perfettamente in linea con quello che il Patt ha sempre sostenuto fin dal suo Statuto del 1948, dove si parla delle radici cristiane del partito e delle sue leggi morali volte a consolidare la famiglia tradizionale.»
A Rovereto il presidente Kaswalder è stato a lungo applaudito anche per le sue idee relative ad una politica volta a migliorare le relazioni affettive e di conseguenza quelle sociali, con incentivi alle famiglie per consentire alle mamme di non dover lavorare e seguire in prima persona l’educazione i figli, almeno fino alle scuole medie.
È stata accolta con favore anche la sua proposta di ricreare dei centri di aggregazione sociale a misura dei giovani, sul modello dell’oratorio.
 
C’era grande attesa per l’intervento di Massimo Bitonci, Sindaco di Padova che alcuni mesi fa, insieme alla sua giunta, decise di non concedere la sala comunale alla stessa Michela Marzano, proprio per evitare la propaganda del gender.
È un sindaco controcorrente insomma, che non asseconda l’aria che tira, ma che «si assume le sue responsabilità e che risponde alla propria coscienza, anche a costo di finire davanti alla legge».
Per quanto riguarda il gender, così si spiega Bitonci.
«Sono contrario al fatto che venga insegnato ai giovani. Sono per la scuola tradizionale e per la famiglia fatta di un uomo e di una donna e figli naturali, adottati o affidati.
«Inoltre tutti i genitori e gli psicologi spiegano che le figure all’interno della famiglia devono essere chiare e individuate.  Non dev’esserci confusione di ruoli.»
Massimo Bitonci ha invitato i parroci e i vescovi a farsi sentire di più e a non lasciarsi intimorire e fare «un passo indietro», sia in materia di educazione gender sia su altre questioni religiose, ad iniziare dal presepio nelle scuole.
«In questo modo rinunciamo alla nostra tradizione e alla nostra cultura, e ci dovremo far difendere da persone laiche come Mario Adinolfi, direttore del quotidiano La Croce.»
Bitonci ha osservato, con stupore, «certa stampa cattolica come Famiglia Cristiana, mi critica puntualmente per quelle che chiama le mie crociate.
«Anche di recente mi hanno criticato e per che cosa? Per aver acquistato 1.500 crocifissi!»
 
Sandra Matuella - s.matuella@ladigetto.it

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