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«Panico» all’Arté di Trento: l’anteprima degli Eiffel 65 – Di S. Matuella

Gli Eiffel 65 si raccontano in una intervista esclusiva per l'anteprima all'Arté di Trento

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Servizio fotografico realizzato all’Arté da Lucrezia Dorigoni.
 
Gli «Eiffel 65», gruppo culto della musica dance-pop elettronica, sabato notte hanno presentato il nuovo singolo Panico, durante il loro concerto di suoni e visioni all’Arté, il locale di Trento nord che sta diventando uno dei più importanti riferimenti per il divertimento notturno, ma anche per la musica dal vivo della nostra regione.
In origine, gli Eiffel 65 erano un trio formato dal cantautore e front-man Jeffrey Jey (Gianfranco Randone), il musicista Maury (Maurizio Lobina) e il dj Gabry Ponte che poi è uscito dal gruppo.
Oggi gli Eiffel 65 sono un duo più affiatato che mai. Jeffrey Jey e Maury hanno trovato il giusto equilibrio artistico, mantenendo il respiro internazionale di sempre, arricchendolo però, di un cuore tutto italiano, o meglio, mediterraneo: Jeffrey è siciliano, Maury è piemontese, ma con genitori di origine sarda e calabrese.
E queste origini mediterranee, ricche di creatività, fluidità e calore, si riflettono nel loro modo di essere e nella loro arte: fin dalle prime note catturano un pubblico giovane e meno giovane, entusiasta e partecipe, che ha fatto registrare il tutto esaurito all’Artè.
In scaletta i loro grandi successi come «Blue» che fa parte della colonna sonora del film Iron Man 3, e poi «Viaggia insieme a me», «Una notte e forse mai più», «Voglia di Dance All Night», «Move your body».
Dulcis in fundo, l’anteprima di «Panico», il nuovo singolo che verrà pubblicato fra pochi giorni.
 

 
A L’Adigetto.it, Maury e Jeffrey parlano della loro evoluzione musicale e dei loro progetti.
«Gli Eiffel 65 sono nati nel 1998 con blue, e per tre anni abbiamo cavalcato l’onda internazionale con circa mille concerti nei 38 paesi visitati. Poi ci siamo concentrati sull’Italia, abbiamo partecipato al Festivalbar e al Festival di Sanremo, anche per una gratificazione personale perché puoi anche vincere un Grammy, ma per la mamma sei famoso solo quando ti vede vicino a Pippo Baudo.
«Nel 2004 ci siamo fermati, non abbiamo più usato il marchio Eiffel, e abbiamo messo in piedi un’altra band per fare cose diverse: sperimentare nuove soluzioni sonore è l’aspetto fondamentale del nostro genere e per fare questo occorre avere tempo, soprattutto per le prove.
«Insomma abbiamo cercato di non limitarci a battere il rigore in finale avendo sempre un pezzone in classifica, ma di avere un ricambio musicale puntando a un laboratorio di ricerca dove ti prendi dei rischi.
«Nel frattempo però, le richieste dei concerti degli Eiffel erano davvero incessanti, così nell’agosto del 2010 abbiamo deciso di ritornare insieme e da allora abbiamo fatto più di trecento concerti tra Italia, Svizzera, Australia, Belgio e Russia.»
 

 
In questo complesso percorso artistico quale tappa rappresenta «Panico»?
«È ufficialmente il primo singolo inedito dopo 12 anni, e lo abbiamo testato in questi giorni nei club, per capire come suona, se piace, se ha una sua emozionalità. Lo proveremo in anteprima anche qui all’Arté di Trento, poi in settimana lo chiuderemo definitivamente e uscirà negli store digitali.
«Inoltre abbiamo in cantiere una quindicina di brani: per noi un album non è un gioco e non è nemmeno una cosa da far uscire ogni tre anni perché il mercato vuole così, anzi, oggi sentiamo più che mai l’esigenza artistica in ciò che facciamo, proprio per rispetto del nostro pubblico che ci ha convinto a ritornare sulle scene e ci ha stimolato a comporre in un certo modo.»
 
Quindi per voi il pubblico ha un ruolo importante anche nella fase creativa?
«Essendo noi un gruppo di nicchia della musica elettronica legato alle canzoni pop, ci piace dare dei messaggi e dei significati attraverso i testi: magari non vengono recepiti perché il vestito dance fa più ballare che non cantare; se dopo tanti anni, però, i club in cui ci esibiamo sono sempre sold out con ragazzi che hanno un’età molto giovane rispetto al nostro repertorio, vuol dire che il messaggio che abbiamo lanciato negli anni Novanta ha creato un seguito.
«Poi è naturale che scrivere canzoni a quaranta e passa anni è diverso da quando ne avevamo 26, oggi c’è in noi più consapevolezza, che non vuol dire pesantezza, anche perché rappresentiamo una musica che emoziona, ma che vuole innanzitutto divertire, specie in un momento come questo, quando tutto il mondo che ci circonda fa di tutto per rovinarci la giornata.
«Così, ci mancherebbe solo che la musica andasse a mettere il dito nella piaga raccontando le sfighe che viviamo tutti i giorni: con questo non voglio dire che siamo buonisti, i nostri testi sono tutto fuorché buonisti, ma cerchiamo di guardare alle cose in maniera un po’ più leggera.»
 

 
Il titolo del nuovo singolo però, è «Panico» e non fa pensare a qualcosa di tanto rassicurante.
«In effetti è una canzone paradosso, perché in teoria si pensa agli attacchi di panico, che sono un cosa seria, mentre per noi il panico e semplicemente è quello stato di stress quotidiano, quando siamo affannati o abbiamo dei casini nel lavoro, e cerchiamo di sdrammatizzarlo e renderlo più leggero con la musica dance.
«Questo singolo è più una provocazione che altro, diciamo che con questo il titolo l’abbiamo sparata un po’ grossa, con i prossimi inediti però, useremo le nostre carte emozionali, che sono quelle che ci interessano di più.»
 
A quando questi nuovi brani?
«Ci sarà un altro singolo a breve, poi non sappiamo se faremo un terzo singolo o direttamente l’album nuovo.»
 

 
Il titolo di questo lavoro?
«Siamo profondamente simpatici, ma non ve lo diremo mai! Scherzi a parte, il mercato discografico è molto cambiato: oggi non si vendono più supporti musicali fissi, perché i ragazzi la musica nemmeno la ascoltano, ma la guardano su You Tube, si segnano le canzoni che amano mentre le altre non le considerano.
«Quindi per chi ha più di 30 anni, la parola album ha un valore enorme, per i giovani è qualcosa di vecchio, di obsoleto.
«Certo, noi ci teniamo ancora a presentare una collezione di brani nuovi, intitolati concettualmente come un album, ma dobbiamo ragionare secondo i tempi di oggi e non di 20 anni fa: oggi che non c’è più il rito del disco in vinile, con il tipico odore della copertina, un album è un'altra cosa.»
 
Niente panico, quindi?
«Esatto, niente panico, noi siamo pro evoluzione e progresso, del resto non siamo mai stati né dietrologi né nostalgici.»
 
Sandra Matuella – s.matuella@ladigetto.it
 

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