Due sold out all’Artè di Trento per Sfera, il re del rap 2.0
In un’intervista esclusiva di Sandra Matuella svela a l’Adigetto.it il segreto del suo successo
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Sfera Ebbasta, esponente di punta della nuova scena rap italiana, tra domenica notte e ieri sera ha registrato ben due sold out alla discoteca Artè di Trento: è un risultato importante per il locale trentino, che ha richiamato oltre mille persone senza nessun battage pubblicitario, ma con il solo passaparola sui social network.
Questo evento musicale è indicativo della tendenza, legata soprattutto al mondo giovanile, ma non solo, a muoversi con internet, fuori dai canali tradizionali, giornali cartacei e televisione su tutti.
E riflette inoltre, il successo dello stesso Gionata Boschetti, milanese, classe 1992, in arte Sfera Ebbasta, che per primo ha proposto in Italia l’americano «trap», ossia rap 2.0, un rap di nuova generazione che non si è fossilizzato su quello tradizionale, ma lo ha rinnovato a partire dalle sonorità e dalla ritmica più particolare e distesa.
Estraneo ai canali tradizionali, quali radio, televisione e giornali, e lontano dalle potenti «major» discografiche, Sfera ha ottenuto una grande popolarità a partire dal 2011, grazie ai suoi video musicali caricati su You Tube: ora i suoi concerti sono affollatissimi e con la sua etichetta indipendente che ha ricevuto il Disco d’oro per l’album «Sfera Ebbasta» vende più dischi di un artista pop.
Sfera ha preso il nome dalla tag che utilizzava quando faceva i graffiti per strada, con le bombolette «Sì, ero un vandalo!» confessa sorridendo.
Questo nome esprime bene la sua creatività a tutto tondo, che combina con fantasia e intento sperimentale, musica, parole e immagini.
A L’Adigetto.it Sfera Ebbasta svela il segreto del suo successo.
«Di fatto non c’è un vero e proprio segreto, semplicemente, quello che fai piace alla gente, e grazie a internet e ai social network, lo puoi presentare senza dover passare per i canali tradizionali come televisione, giornali e industria discografica: mi basta il profilo facebook per arrivare a tutti, e adesso ho più affluenza sulla mia pagina social di quanta ne avrei in una ipotetica radio.
«Anche chi vive in un posto sperduto, si collega con la mia pagina e sa subito dove suonerò, quando uscirà il disco e tenersi aggiornato su tutto, senza bisogno di mediazioni.»
Eppure sempre più giovani cercano successo in televisione, in particolare nei vari talent show.
«Nei talent passi in pochissimo tempo dall’essere un perfetto sconosciuto a un personaggio famoso e come è facile arrivare in cima è altrettanto facile scendere: infatti, nel giro di un anno, quasi tutti quelli usciti dai talent spariscono dalla scena, perché come in un attimo arrivi tu, in un attimo arriverà anche quello dopo di te e quello dopo ancora.
«La mia popolarità, invece, me la sono costruita da solo nel tempo, ho avuto modo seminare, ed è così che le persone ti seguono e si affezionano.»
Un consiglio per chi vorrebbe intraprendere la carriera musicale?
«Consiglierei di tener presente che la chiave di tutto, anche per il futuro, è internet: tutto ruota intorno ai social network, ed è qui che bisogna lavorare, naturalmente con rigore, essere costanti, registrare, far uscire video musicali in continuazione, e quando le cose non vanno come vorresti, non demoralizzarsi mai, perché tutto dipende da te: tu, in prima persona, devi avere le idee e prendere le decisioni senza delegare niente a nessuno.»
Quando arriva il successo, come cambiano i rapporti, specie quelli professionali, con le persone?
«Quando hai del pane, gli uccellini arrivano: così, con la popolarità ti si avvicinano tante persone che vorrebbero trarre dei profitti dal tuo lavoro, allora devi essere abbastanza svelto e sveglio nel capire chi hai davanti, cosa vuole veramente da te e nel scegliere le persone con cui lavorare, senza farti fregare o usare.»
I suoi testi hanno ricevuto delle critiche perché parlano della vita dura delle periferie come la sua Cinisello.
«Probabilmente se parlassi d’amore e della mia fidanzata sarebbe diverso, invece alcuni non hanno capito bene la chiave con cui racconto le cose.
«D’altra parte, con la fama arrivano i pro, ma anche i contro, come le critiche che, se devo essere sincero, raramente sono costruttive: mi sembrano più dei commenti di persone frustrate o di persone che per invidia vogliono un po’ gufarti e remare contro.»
Il rap tradizionale è stato sdoganato anche dall’evento nazional-popolare per eccellenza come il festival di Sanremo: succederà la stessa cosa anche con il suo trap?
«Chi ci ascolta sa benissimo che non abbiamo niente a che fare con quel rap convenzionale, e se andassi a Sanremo sarebbe solo per proporre qualcosa di pazzo.
«Però non ne farei questione di etichette rap, trap o pop: etichettare la musica è una tendenza tipicamente italiana, specie quando c’è una novità musicale e non si sa bene dove collocarla.
«In definitiva però, tutta la musica , classica o popolare, alta o bassa, fatta bene o fatta male, è solo questione di gusti, per cui se piace, piace. E’ per questo che, al di là dei vari stili e generi, io faccio musica e basta.»
Sandra Matuella
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