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Decreto «Salva spesa» – Di Daniele M. Bornancin

Che cosa cambia per i prodotti italiani e per gli alimenti del nostro territorio regionale? Lo abbiamo chiesto al presidente Coldiretti Gianluca Barbacovi

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Nei giorni scorsi abbiamo parlato del Decreto «Salva spesa», riportando il commento positivo della federazione Coldiretti.
Per meglio conoscere questa disposizione di legge abbiamo incontrato il giovane Presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi, (34 anni) produttore e coltivatore frutticolo a Tres in Val di Non, eletto rappresentante dell’Associazione regionale nel 2018.
La Federazione Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti) è stata fondata da Paolo Bonomi nel 1944, (deputato democristiano novarese, che si è sempre occupato di agricoltura e della gioventù rurale) e si è sviluppata negli anni in tutte le regioni italiane, diventando la maggior realtà di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana.
 
Gianluca Barbacovi ha l’incarico di rappresentare il settore dell’intera regione e lo fa con una visione professionale di grande capacità di analisi e di strategia, che ha facilitato il nostro confronto, improntato su alcune domande e relative risposte, che sottoponiamo alla vostra attenzione.
Abbiamo affrontato un tema importante e in parte nuovo per le aziende agricole coltivatrici di prodotti agro alimentari ed in particolare per i consumatori finali di alimenti e specialità locali.
Si tratta del Decreto interministeriale «Salva Spesa», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 32 dell’8 febbraio 2022, che interessa tutto il comparto alimentare del sistema produttivo italiano.
Ecco come si è svolto l’incontro con il Presidente Barbacovi.
 

 
Presidente, quali sono le novità del Decreto «salva spesa»?
«Il decreto salva spesa è un grande risultato per le produzioni agricole italiane, è un passo avanti rispetto alle nostre battaglie storiche.
«Questo strumento introduce l’obbligo di indicare, in etichetta, la provenienza dell’ingrediente principale, dal latte ai derivati dei pomodori, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta.
«Certamente l’obbligo di indicare la provenienza dei prodotti permette scelte consapevoli da parte del consumatore finale, in un momento in cui è importante sostenere l’economia e il lavoro a livello nazionale.
«Sarà facilmente possibile distinguere, ad esempio, la pasta ottenuta solo con grano italiano da quella con grano canadese, trattato con modalità di coltivazione e lavorazione vietate in Italia; oppure la mozzarella con latte lituano da quella con latte dei nostri allevatori locali, o salumi da carne suina provenienti da allevamenti dell’Olanda o del Belgio, piuttosto che dalla Spagna e dalla Francia. Tutto questo è un notevole passo avanti, anche per rafforzare il sistema del Made in Italy.
«Tale provvedimento è, di fatto, un criterio giuridico ed amministrativo per impedire che continuino ad essere spacciati per prodotti italiani alimenti di provenienza estera, che non rispettano i rigidi parametri italiani di qualità.
«Diciamo che così è garantita la giusta trasparenza sulla reale origine geografica dei prodotti che fanno parte, in grande quantità, della dieta italiana.»
 
«È inoltre in atto la predisposizione di documenti tecnici e dimostrativi di produzioni, dove l’origine è in parte anonima, che riguarda i settori dei legumi in scatola, della frutta, della marmellata e dei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti, grissini o dolci per la colazione, ossia delle trasformazioni industriali.
«L’Italia, che è leader europeo delle produzioni di qualità, funge così da apripista nelle politiche agro alimentari dell’Unione Europea.
«Portare sul mercato la tracciabilità del prodotto sull’etichetta e l’origine di tutti gli alimenti è un notevole aiuto per i consumatori italiani, nella scelta quotidiana delle provviste.
«Questa novità è, per certi aspetti, la reale carta d’identità che oggi è rappresentata dall’etichetta.
«È una forma di tutela del consumatore e nello stesso tempo dell’agricoltore. Comunicare più informazioni al consumatore è un dovere del produttore, ma obbliga il cittadino a selezionare con più impegno e attenzione i prodotti da portare in tavola, per migliorare i propri stili di vita, nell’ottica del benessere attraverso il cibo, scelta che spinge a spendere di più, se si tratta di acquisti di prodotti di qualità certificata, dove traspare la genuinità e il sistema di coltivazione e lavorazione degli alimenti.
«Non possiamo sottovalutare che là, dove viene scelto il prodotto a marchio italiano attraverso un sistema di trasparenza delle informazioni produttive, si è certamente davanti ad una forma di sicurezza alimentare.
«Infatti, le aziende agro alimentari che hanno avviato procedure di trasparenza, sono state premiate dagli orientamenti dei consumatori e quindi hanno migliorato le proprie ricadute finanziarie.»
 

 
Pur considerando la complessità del metodo di etichettatura europeo Nutri-Score, cos’è e come funziona?
«Nutri-Score è un sistema europeo di etichettatura dei prodotti alimentari nato e sviluppato in Francia, chiamato anche etichetta semaforo, adottato da alcuni Paesi Europei nel 2017 che è stato subito criticato da alcuni nutrizionisti e dietologi, perché il calcolo del punteggio e dei relativi colori, penalizza gli alimenti ad alto contenuto di grassi e non distingue i vari tipi di grassi (saturi o insaturi) presenti negli alimenti, alcuni indispensabili per la salute umana, e inoltre non fornisce dati sulla tipologia e sulla composizione dell’alimento, ma indica un verdetto generale sul cibo stesso.
«Questo sistema penalizza gravemente il Made in Italy, caratterizzato dai prodotti storici e di qualità come ad esempio i salumi, il prosciutto crudo, i formaggi, il grana padano e il reggiano, i vini e gli spumanti, la pasta, la frutta, andando di conseguenza così ad intaccare le produzioni tipiche della storia della gastronomia italiana e della dieta mediterranea, conosciuta in tutto il mondo, favorendo invece prodotti che nulla hanno a che vedere con la qualità e la genuinità.
«Coldiretti, insieme ai ministeri competenti, ha allo studio delle proposte di etichettature alternative, per migliorare la qualità dell’informazione ed anche per tutelare maggiormente l’export del cibo italiano.
 
In che cosa consiste l’iniziativa di «campagna amica» oramai entrata nelle abitudini degli italiani e come si è sviluppata in Trentino?
«Campagna Amica, progetto promosso e realizzato da Coldiretti, si rivolge a tutti i produttori agricoli e ai cittadini, e si propone come luogo d’incontro tra produttore e consumatore, per dare risposte concrete e d’interesse in materia di alimentazione, ecologia, benessere e salute, e inoltre, e non da ultimo, anche del turismo e dell’artigianato.
«Il consumatore trova, infatti, nei mercati di Campagna Amica, i prodotti freschi venduti direttamente dai produttori a tutela del territorio. Una sorta di distribuzione a chilometro zero.
«Una forma di vendita diretta, ma a un giusto prezzo, con prodotti genuini, biologici dove le caratteristiche e qualità organolettiche e produttive vengono garantite dal produttore stesso nel colloquio di vendita.
«In Trentino questo insieme di tende gialle, riconoscibili e spesso identificate come mercato contadino, negli 8 anni dall’avvio dell’attività è incrementato con iniziative settimanali, con oltre dodici mercati a livello provinciale, a Trento in Piazza Dante e in Via Filzi, e nei centri di: Riva, Rovereto, Predazzo, Tione, Cavalese, Arco e in altre località delle nostre vallate trentine.»
 
«Le aziende agricole sono tutte del territorio provinciale e propongono alla popolazione prodotti che comprendono: frutta, pane e farine, formaggi e salumi, verdure, erbe salutistiche, succhi di frutta, composte e marmellate, miele, cosmetica naturale e oggettistica in legno. Il cuore di ciò che il Trentino ricava dalla terra.
«Il successo dei mercati di Campagna Amica ha contribuito a realizzare la prossima apertura di un mercato Coperto in zona Piazza S. Pellico, a Trento, dove circa una quindicina di aziende agricole hanno dato la loro disponibilità per la presenza fissa. Inoltre, la Circoscrizione Oltrefersina di Trento Sud, nella riunione del Consiglio Circoscrizionale del 3 febbraio scorso, ha deliberato con voto unanime la richiesta al Comune per l’organizzazione di un apposito mercato contadino settimanale nel rione di S. Bartolameo. Da tener conto che questa iniziativa è stata supportata dalla stessa Circoscrizione, che ha preliminarmente verificato l’interesse e l’adesione di alcune aziende.
«Tutte queste nuove iniziative, di Campagna Amica, vanno nella direzione di ricreare momenti di socialità, di relazioni tra le persone ed in particolare a commercializzare i prodotti del nostro territorio, incentivando la qualità del Made in Trentino.»
 

 
Un’ultima considerazione. Le tragiche notizie dell’Ucraina in che termini incideranno sul sistema produttivo agroalimentare trentino?
«Certamente, le ripercussioni riguardano tutti i settori, dai combustibili alle materie prime, con i prezzi che hanno già subito aumenti significativi, che poi avranno ricadute sui consumatori finali.
«Non dimentichiamo che le materie prime (frumento, orzo) necessarie alla panificazione, alle produzioni dolciarie e alle lavorazioni di mangimi, in Italia sono importate per oltre il 60% da Paesi esteri e in buona parte dall’Ucraina, ne consegue che i prossimi mesi ci saranno molte difficoltà per la tenuta produttiva delle aziende e industrie dell’area agroalimentare, per gli allevamenti di bestiame e per altri comparti contigui.
«Non solo, oltre alle conseguenze sull’importazione, questa situazione mette in pericolo le esportazioni agroalimentari dei nostri prodotti nazionali, ossia: vini, grappe, spumante, salumi, frutta, formaggi ecc.
«Un reale pericolo per l’Italia che in questi ultimi anni aveva incrementato le vendite della filiera alimentare anche in Russia, Ucraina, Polonia, Ungheria e in vari Paesi dell’Est. Se questi conflitti perdurano nel tempo, il rischio di un notevole indebolimento del Made in Italy nel mercato sarà enorme, creando di conseguenza un danno diretto alle piccole e medie aziende ed anche alle grandi industrie.
«Certamente, la situazione attuale è drammatica, anche perché la tempesta Vaia prima, l’emergenza Covid, i recenti rincari dell’energia e ora anche i conflitti hanno evidenziato un clima d’incertezza complessiva, che mette a dura prova la tenuta delle nostre aziende trentine, con rischi di chiusura e con grossi danni per l’economia locale. Il nostro impegno, come Coldiretti, è di assistere e sostenere ancora di più il nostro patrimonio agricolo e imprenditoriale, frutto della storia e della tradizione contadina, che da anni ha contribuito in modo efficace alla crescita della nostra comunità tutta.»
 
Con questo scritto, cari lettori, crediamo che da questo incontro sia emerso un messaggio di preoccupazione per il momento particolarmente difficile per il mondo intero, ma anche un chiaro esempio di un sincero e qualificato impegno di un’Associazione di categoria, che ha come pensiero quotidiano l’operare con capacità e voglia di fare per il nostro mondo contadino.
Infine, non ci resta quindi affermare che, oggi ancora di più, dobbiamo impegnarci maggiormente e con convinzione ad acquistare le nostre eccellenze del Made in Trentino.
Un saluto di buon lavoro e coraggio a tutte le aziende agricole e produttive trentine.

A cura di Maurizio Daniele Bornancin.

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