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Sfumature nella crescita dell’occupazione – Di Daniele Bornancin

Evoluzione e cambiamento del fenomeno, che è la portante della nostra società

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I recenti dati dell’ISTAT e dell’ISPAT sull’occupazione, sia a livello nazionale sia trentino, presentano una situazione di lieve ripresa con varie sfumature legate, in particolare, alla precarietà lavorativa e alla condizione giovanile.
A novembre 2015 il tasso di occupazione nazionale ha raggiunto il 56,4%, in crescita, sia su base mensile sia trimestrale e anche nella comparazione annuale, ma rimanendo ancora al di sotto dei valori di riferimento.
Gli occupati sono circa 22,5 milioni, in crescita di circa lo 0,2%, pari a 36 mila unità.
A inizio 2016 il tasso resta stabile rispetto a dicembre, ma pur con 70 mila occupati in più, torna a salire la disoccupazione giovanile.
Rispetto a dicembre 2015, infatti, il dato segna uno 0,7 % in più, portando il tasso di disoccupazione al 39,3%. Il confronto annuo  evidenzia che la percentuale di giovani in cerca di occupazione scende di circa l’1,6% .
Alla fine dell’anno scorso, i giovani (15-25 anni) che non studiano e non lavorano sono circa 2,2 milioni, un dato questo con molta criticità che rischia a medio termine di cronicizzarsi.
Il tasso di disoccupazione del primo mese dell’anno 2016, è pari all’11,5%, stabile sia rispetto a dicembre sia ai mesi precedenti.
 
Nel confronto con il 2015 si registra un calo di disoccupazione dello 0,7% e i dipendenti a tempo indeterminato crescono di 99.000 unità su dicembre e di 426.000 su gennaio 2015.
Gli occupati aumentano, però in gran parte tra gli over 50 e nella fascia con meno di 35 anni gli occupati sono aumentati a gennaio di circa 9.000 unità rispetto a gennaio 2015.
A medio periodo tali dati sono dovuti al leggero recupero delle attività economiche, conseguono anche in parte gli effetti del Jobs Act e alla continuazione dei programmi d’incentivi inseriti nella legge di stabilità, anche se di minori entità e con stanziamenti ridotti.
In tale situazione s’inserisce, di fatto, la stabilizzazione del livello di disoccupazione, la ridotta incidenza di quella di lunga durata, il graduale assorbimento della forza lavoro disponibile e la progressiva ricomposizione delle forme contrattuali verso quelle più stabili.
Si registra inoltre un rimbalzo occupazionale selettivo, anche a causa della lunga crisi che ora vede un avvio di leggera ripresa economica e produttiva.
 
Siamo comunque lontani dal recuperare la situazione pre - crisi, poiché nel terzo trimestre dello scorso anno, rispetto allo stesso periodo del 2008 (inizio crisi), mancano all’appello 550.000 posti di lavoro.
È stato rilevato, ad esempio che rispetto al 2014 i giovani occupati sono 80 mila in meno.
La situazione del mercato del lavoro in Italia resta preoccupante e il dato che colpisce maggiormente è quello riguardante i giovani disoccupati che ha raggiunto il 44%.
Il 31,6% dei giovani occupati svolge lavori di routine, che spesso non richiedono competenze tecnico - specifiche, ma rappresentano un’attività a basso costo e di natura occasionale.
I «voucher», nuova forma di retribuzione lanciata da qualche anno a livello italiano, sono diventati un’occasione di rilancio dell’occupazione periodica e a tempo.
Anche la nostra Regione è un buon consumatore di voucher, la provincia di Bolzano più di quella di Trento. I settori più interessati all’utilizzo di questa forma di corrispettivo, sono: il commercio, la ristorazione, il turismo e i servizi in genere.
Nel 2013 sono stati utilizzati circa 3 milioni di voucher, di questi 1.200 milioni in Alto Adige e 600 mila in Trentino, nel 2015 2.400 milioni nel territorio bolzanino e 1.300 in Trentino.
 
E’ comunque vero che l’occupazione riparte solo se riparte l’economia. In questo senso, anche se vi sono solo dei timidi segnali di ripresa complessiva, che lasciano sperare in un nuovo avvio verso una giusta direzione di crescita, siamo davanti ad una fase dove le manifestazioni di avvio dei consumi stanno divenendo una realtà.
Per quanto attiene il territorio locale, le aziende trentine prevedono di assumere già nel primo trimestre 2016 circa 2.200 lavoratori, pari al 10% in più rispetto al 2015. Nel 2015 le nuove assunzioni sono aumentate del 10,6%.
Di converso, le previsioni per il 2016 in fatto di uscite dal lavoro indicano 3.700 unità, pari a 1.500 in più rispetto alle entrate.
Il quadro evolutivo del mercato del lavoro presentato dall’ISPAT descrive una “piccola” ripresa dell’occupazione con qualche ombra.
I risultati riportano in dettaglio i dati del 2013 e del 2014, che hanno generato un aumento del tasso di disoccupazione per il 2014 del 12,7% pari a 17 mila persone.
 
La situazione a livello trentino, sia pure contenuta rispetto a quella italiana, genera comunque grandi preoccupazioni anche per le ricadute che la mancanza di lavoro pesano sulla vita sociale e in particolare perché sono coinvolte le fasce più giovani della popolazione.
Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2014 è pari al 27%, circa 9% in più rispetto al 2008.
I giovani tra i 15 e i 25 anni in Trentino nel 2014 sono circa 113 mila, pari al 21,4% della popolazione complessiva.
Si verifica anche che la presenza di giovani fino ai 34 anni all’interno del mercato del lavoro è meno presente, sia per il calo demografico, sia per l’aumento della scolarizzazione e dei percorsi formativi che stanno diventando sempre più lunghi, ma in particolare per la maggior difficoltà accertata rispetto al passato nell’ingresso e nella permanenza nel mercato del lavoro.
Da aggiungere che dal 2008, il tasso dell’occupazione delle persone fino ai 35 anni è diminuita del 13% passando dal 61,3% al 48% del 2014.
 
Dal 2008 al 2014, il numero degli occupati ha registrato un incremento di circa 4.000 unità.
Dal punto di vista settoriale anche per il Trentino, la crisi ha colpito maggiormente il comparto delle costruzioni che in sette anni ha perso circa il 20% dei lavoratori.
Mentre l’industria, nei sette anni, aumenta la quota di circa +8,4%, per il commercio e i pubblici esercizi si è riscontrata una flessione del - 3,3%.
Una situazione quella rappresentata in quest’occasione che, anche per il Trentino, evidenzia una certa complessità sia nell’analisi dei dati sia nella realtà, ma che si avvia verso una nuova fase non solo di speranza, ma di nuove possibilità viste le espansioni aziendali di qualche storica impresa e la nascita di piccole unità produttive ad alta specializzazione tecnologica e scientifica, che rappresentano gli scenari di oggi ma anche del domani.
Certo questo territorio, spesso invidiato dalle vicine comunità e dalle altre realtà regionali italiane, ha bisogno per una costante crescita di tutti i comparti dell’economia, compresa la cooperazione (anima del Trentino), in un progressivo e puntuale dialogo tra pubblico e privato, basato su un programma di azioni condivise.
 
Credo, infine, che tutti dobbiamo ricordare il pensiero di Papa Francesco, espresso lo scorso 27 febbraio durante la prima udienza di Confindustria, in 106 anni di attività, in occasione del Giubileo, davanti a oltre sette mila imprenditori italiani che così recitava:
«Fare impresa è inclusione, è mettere la persona al centro è collaborare è condividere è aprire la strada del comune senso di responsabilità… […] «Impresa per produrre ricchezza con la nobile vocazione di migliorare il mondo per tutti…».
Ecco, quindi, che il lavoro sia nel pubblico come nel privato è fondamentale per le persone, ma anche per migliorare e far crescere tutte le comunità e i territori.
 
Daniele Bornancin

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