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Una quinta generazione tutta al femminile – Di Maurizio D. Bornancin

Storia, conoscenza e passione di una famiglia friulana per l'arte della distillazione

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Cristina, Antonella, Elisabetta in uno dei 5 magazzini invecchiamento grappa della famiglia.
 
La rubrica «scenari» con quest'ultima conversazione chiude il ciclo di incontri al femminile 2016; quel dialogare con imprenditrici giovani, appassionate ed esperte, per affrontare due temi di notevole interesse e di particolare attualità: la parità di genere e il passaggio generazionale.
Donne impegnate da molti anni nella crescita del sistema produttivo di un settore come quello della viti-enologia italiana, che può sembrare una cosa scontata, ma invece richiede passione nel proprio operare ed entusiasmo nel rappresentare esperienze di vita aziendale, in un contesto sociale ed economico in continua trasformazione.
La nuova intervista è ad un’imprenditrice della quinta generazione di una famiglia di imprenditori che hanno fatto del lavoro, dell'impegno, della storia e del patrimonio delle tradizioni, una realtà aziendale di eccellenza e di innovazione a livello internazionale.
Uno scambio di idee, un ragionare insieme, un rappresentare le esperienze di vita e di storia aziendale, nel panorama artigianale del Triveneto.
Questa volta è stata fatta un'uscita fuori dai confini del Trentino, per incontrare più da vicino una realtà della mia Regione di origine, il Friuli Venezia Giulia, territorio che insieme al Veneto e al Trentino Alto Adige, completa quel sistema produttivo e quel modo di essere impresa chiamato Nord Est.
 
Anche in questa occasione sono stati trattati gli argomenti della parità di genere e del passaggio generazionale, che sono stati nel tempo caratteristiche fondamentali di questa azienda.
Negli ultimi anni si è giunti a concepire l'importanza delle azioni positive che consentono il riequilibrio tra generi negli organi di rappresentanza delle istituzioni e nella società civile.
La teoria di genere è diventata quadro di pensiero delle Commissioni europee ispirando i legislatori dei Paesi Europei a creare nuove leggi, concernenti i rapporti tra uomo e donna, in nome del concetto di parità.
Si promuovono anche in questi tempi presentazioni di ricerche e di studi sull'uguaglianza di genere nel lavoro, sull'esigenza di conciliare lavoro e famiglia, sulla presenza di donne nelle posizioni decisionali.
I progressi conseguiti in Italia però indicano ancora la necessità di raggiungere ulteriori risultati, pur nell'ambito di notevoli miglioramenti effettuati.
Tra i miglioramenti in corso, vi è l'introduzione obbligatoria di rappresentanze femminili nei consigli di amministrazione delle società private quotate in borsa già a partire dal 2011 e nelle società appartenenti alla pubblica amministrazione dal 2013.
 
Un sistema di quote è stato imposto nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società, iniziando prima con il 20% per passare poi al 33%.
L'ammodernamento inoltre, del Diritto di Famiglia, riconosce una perfetta parità tra donne e uomini.
Un nuovo risultato concreto, pubblicato di recente sulla Gazzetta Ufficiale, riguarda la deducibilità delle spese dei costi di cura per i servizi di prima infanzia e per i figli in difficoltà di salute anche per le imprenditrici e lavoratrici autonome (artigianato e commercio) in sostituzione del congedo parentale.
Si riscontra pertanto sempre di più una nuova impostazione della società, per un sistema di pari opportunità come assenza di ostacoli alla partecipazione economica e sociale di qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, alla religione, alle condizioni personali, all'età, alla razza, all'origine etnica.
Tutto questo è frutto del cambiamento sociale, dove si sono modificate le condizioni di vita, l'incremento dell'istruzione, il sistema del lavoro, i ruoli e i compiti all'interno delle famiglie, l'autonomia e la gestione del tempo libero; si dovrà continuare con la diffusione della cultura di genere, ma non si può dire che siamo ancora allo stato iniziale, perché grazie a tutte le donne che in passato hanno fatto la storia del mondo, si è giunti alla realtà attuale.
 
La vera soluzione per migliorare ulteriormente è quella d'impegnarsi a lavorare insieme, uomini e donne, per la crescita di servizi adeguati e per una miglior valorizzazione del merito. In tal modo l'equilibrio tra generi diventa un vantaggio per l'intera collettività.
Il secondo tema riguarda il passaggio generazionale che è un importante ciclo di vita delle imprese, una sorta di passaggio del testimone nella gestione e nella continuità aziendale.
Oggi molti imprenditori si trovano a dover affrontare il tema della continuità come protagonisti diretti, dove il titolare e fondatore dell'azienda sta per trasmettere le competenze della gestione, il patrimonio delle esperienze, il ruolo di essere impresa, per garantire così che l'unità produttiva condotta fino ad oggi dai familiari continui con successo e con prospettive di sviluppo.
Con il passaggio generazionale spesso possono essere a rischio anche l'insieme delle relazioni con il territorio, inoltre se le motivazioni dei successori sono insufficienti, tutto questo, a medio termine, può tradursi in un insuccesso dell'impresa.
Ogni anno centinaia di aziende rischiano di chiudere per i non successi nel ricambio nella gestione dell'azienda, con la conseguente perdita di posti di lavoro.
Se si considera poi, che una parte rilevante delle imprese italiane è nata durante il periodo degli anni 60 e 70 e che la durata di vita media di un'impresa familiare è valutata in 32 anni, il tema del passaggio generazionale diventa difficile e complesso.
 
Risulta inoltre che gli imprenditori italiani con più di 60 anni sono il 60% del totale, che il 70% degli imprenditori desiderano lasciare la propria azienda a un familiare e solo il 25% sopravvive alla seconda generazione, mentre il 15% alla terza.
L'idea che prima o poi si debba procedere al ricambio generazionale spesso non rientra tra le priorità di gran parte degli imprenditori: un atteggiamento che potrebbe essere riconducibile alla relazione stretta tra il titolare e la sua azienda e alla fatica di un cambiamento, anche se evolutivo di tale rapporto che ha radici anche nella delicata gestione del management soprattutto nelle PMI e nella difficoltà di pianificare la strategia a medio e lungo termine.
Ecco allora farsi strada il “patto di famiglia”, l'accordo tra generazioni, che si traduce in fase di avvio del percorso con l'affidamento da parte dell'imprenditore senior al giovane familiare di deleghe di qualche settore dell'attività aziendale, che copre aree come la contabilità, la promozione e pubblicità, magazzino o parti del ciclo produttivo, il controllo di qualità e via via, fino a definire la presenza in ruoli chiave nell'ambito del consiglio di amministrazione della società, per così raggiungere nella sua pienezza il ricambio generazionale e il controllo di gestione e azionario dell'impresa.
Questa uscita fuori dal Trentino mette in evidenza l'importante storia di una famiglia da molti anni impegnata nel campo della distillazione, conosciuta nel mondo, dove il genere femminile ha avuto una sicura e costante funzione, un innovativo protagonismo nello sviluppo dell'impresa e del settore e dove il passaggio generazionale è stato un fenomeno di naturale responsabilità.
 

 
Oggi si prende in considerazione la Nonino Distillatori di Percoto (UD), che ha saputo negli anni valorizzare nell'attività operativa dell'azienda, sia la figura femminile, che i giovani di ben cinque generazioni che si sono susseguite negli anni del percorso di miglioramento della realtà aziendale, dove oggi Benito e la moglie Giannola insieme alle figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta, che rappresentano la quinta generazione, tutti muniti di grande entusiasmo, tenacia e passione affrontano quotidianamente la gestione diretta di un sistema produttivo di alta qualità.

Attività: produzione di Grappa, distillati di frutta, Acquavite d’Uva, Amari e Liquori
Età: 1897 - 2016 = 119 anni.
Dipendenti: 38 di cui 25 donne e 5 familiari
Mercato: Italia e 72 paesi esteri tra cui Germania, Svizzera, Austria, Regno Unito, Polonia, Spagna, Stati Uniti, Africa, Russia, Australia, Corea, Giappone, Cina.
Clienti: Enoteche, vinerie, grapperie, ristoranti, bar, negozi, agritur, alberghi, bottiglierie e distribuzione organizzata.
Nuovi prodotti: Grappa Riserva AnticaCuvée 5 anni Cask Stregth direttamente dalla botte invecchiata naturalmente da 5 a 20 anni in barriques e piccole botti di rovere Never Limousin e rovere Ex-Sherry e Aperitivo Nonino.

L'imprenditrice di questo scambio di idee «fuori porta» è Antonella Nonino, una delle protagoniste della Distillatori Nonino.
 
Antonella, parliamo della vostra realtà produttiva, della sua storia, delle cinque generazioni che hanno fatto conoscere i vostri prodotti nel mondo.
«La nostra storia inizia nel 1897, quando mio trisnonno Orazio Nonino che è stato il capostipite e maestro di distillazione riesce a mettere a fissa dimora l’alambicco fino allora montato su ruote con il quale girava tra le case dei contadini della campagna friulana e procedeva alla distillazione delle vinacce.
«Negli anni la distilleria fu trasferita da Ronchi a Merlana e poi a Percoto e si succedettero nell'attività Luigi e Antonio.
«Con Antonio la grappa Nonino iniziava già ad essere apprezzata in tutto il territorio regionale. In quei tempi la grappa era considerata un prodotto povero, contadino perché ottenuto da una materia prima di scarto della vinificazione, la vinaccia che le famiglie proprietarie terriere e proprietarie delle vigne lasciavano ai propri mezzadri dopo aver ottenuto il vino. La grappa era praticamente considerata una forma portatile di riscaldamento per i contadini del nord Italia e consumata nelle osterie.
«Nel 1963 Benito, figlio di Antonio, sposa Giannola e con il suo arrivo vi è anche la svolta nell’ azienda Nonino.
«Dopo anni di ricerche, di prove e di sperimentazioni con gli alambicchi nel 1973 Giannola e Benito, maestro artigiano distillatore, decidono di distillare separatamente le vinacce del vitigno Picolit e creano la grappa di singolo vitigno il Monovitigno Nonino riuscendo a portare nella grappa il sapore e il profumo del vitigno d’origine.
«Benito avvia infatti una distillazione lenta sempre con metodo 100% artigianale in alambicco in rame discontinuo a vapore con il taglio di teste e di code e riesce a riportare nel cuore del distillato i sapori e i profumi del vitigno Picolit .
Giannola si rende subito conto che la qualità di questa grappa Monovitigno Picolit era straordinaria e che bisognava offrirla in un contenitore particolare che mettesse subito in evidenza la preziosità del distillato, da lì la decisione di utilizzare un’ ampolla soffiata in vetro trasparente, con etichetta scritta a mano, per spiegare l'identità del prodotto, affinché il consumatore riuscisse a percepire subito che dentro questa ampolla veniva custodita una grappa preziosa, di qualità e con caratteristiche riconoscibili.
«La rivoluzione Nonino da quel giorno è tale da cambiare non solo la storia della Grappa Nonino, ma dell’intero settore diventando un esempio per tutti i distillatori italiani e stranieri.»
 
Mi può descrivere le caratteristiche e i segreti del «metodo Nonino» nato nel 1973 con la distillazione delle vinacce del  pregiato vino friulano Picolit?
«Il nostro metodo di distillazione è unico ed è 100% con metodo artigianale, la famiglia segue in prima persona le varie fasi di produzione, dalla selezione delle vinacce alla distillazione con alambicco discontinuo in rame a vapore, nel rispetto della tradizione e dei cicli dell’artigianalità, distillando solo vinacce fresche, vitigno per vitigno.
«Il processo produttivo, un’arte che ci tramandiamo in famiglia di padre in figlia da cinque generazioni, viene rigorosamente controllato da noi, come pure l’invecchiamento della Grappa che effettuiamo in barriques e piccole botti sotto sigillo e controllo dell’Agenzia delle dogane e del Monopolio.
«Abbiamo cinque distillerie artigianali tutte raccolte in un unico spazio, che ci consentono di distillare le vinacce di singolo vitigno contemporaneamente alla vendemmia, immediatamente dopo la fermentazione che effettuiamo in ambiente anaerobico, dopo averle diraspate, in tini d'acciaio inox.
«Dopo la fermentazione, che dura dai due ai sette giorni, la vinaccia fermentata viene caricata nei 68 alambicchi, dodici per ogni membro della famiglia e uno per ogni nipote nel segno della continuità dell’arte distillatoria.
«Utilizziamo solo vinacce fresche che acquistiamo dai vignaioli e provvediamo con mezzi propri per garantirci che siano fresche, e raccolte nello stesso giorno della pigiatura. Abbiamo anche impiantato una nostra Vigna nei terreni di proprietà a Buttrio e che coltiviamo con cura per la distillazione.
«La distillazione negli alambicchi Nonino avviene lentamente e solo il “cuore”, ossia la parte più nobile, viene raccolta e poi imbottigliata per essere venduta in 72 Paesi del mondo, con una produzione annuale di circa 950 mila bottiglie, la produzione dipende dalla vendemmia di annata e il 60 % è rappresentato da Grappa della tradizione, il restane 40% è rappresentato da Grappa Monovitigno, Acquavite d’uva, di frutta e di miele. Abbiamo una quarantina di distillati diversi simbolo della ricchezza della biodioversità del nostro territorio. Le nostre produzioni si basano su continui investimenti in ricerca ed innovazione, ma sempre nel rispetto della tradizione e del territorio e senza far uso di coloranti (0%) nella procedura d'invecchiamento.»
 
«Attualmente disponiamo di cinque Magazzini per l'invecchiamento della Grappa, con 1970 piccole botti e barriques di legno di rovere, acacia, di frassino e ciliegio selvatico.
L'esportazione ha raggiunto negli ultimi anni il 50% della produzione, i mercati più importanti oltre all'Italia sono sicuramente: la Germania, l'Austria, la Svizzera, il Nord America, la Russia, la Spagna, ma anche il Sud Africa e l’Australia.
«Da alcuni anni siamo presenti anche in Cina, un paese affascinante che bisogna conoscere nelle sue caratteristiche e peculiarità e dove la grappa Nonino viene molto apprezzata, in fondo si tratta di un paese con un’antichissima tradizione di distillati di riso e di sorgo.
«Voglio ricordare tra i nostri prodotti, i distillati di frutta come il Pirus: utilizziamo esclusivamente pere williams della Val Venosta - Alto Adige e i lamponi che provengono dalla Val dei Mocheni in Trentino, nello spirito di collaborazione tra territori e realtà imprenditoriali vicine.
«Altre grappe che riguardano i celebri vitigni vini friulani sono i Monovitigni Picolit, Ribolla, Verduzzo, Fragolino , Sauvignon e Merlot.
«Un cenno speciale va alla ÙE l’Acquavite d’uva creata dai nostri genitori nel 1984. L’autorizzazione alla distillazione dell’uva è stata concessa dal Ministero dell’Agricoltura di concerto con quello dell’Industria e della Sanità su specifica richiesta delle distillerie Nonino, ed è un ‘Acquavite straordinaria per la sua eleganza e freschezza.
«Dal 2008, con entusiasmo e desiderio di sperimentare, con le mie sorelle Cristina ed Elisabetta proponiamo cocktail dove la grappa Nonino indiscussa e con grandi successi e riscontri soprattutto nel pubblico giovane che tramite i cocktail si avvicina alla Grappa.
Da sempre il desiderio della nostra famiglia è educare il pubblico a riconoscere la qualità e invitiamo a venirci a trovare in distilleria come pure organizziamo degustazioni e masterclass non solo in Italia, ma anche all’estero ed per questo che molti anni fa abbiamo realizzato la Guida Nonino alla cultura della distillazione.»
 

«La Grappa è un distillato dal carattere ben distinto, ha lo stesso entusiasmo scoppiettante della famiglia Nonino, e la stessa romantica passione.»
Mo Yan, 29 Gennaio 2005, Premio Internazionale Nonino 2005 / Premio Nobel per la Letteratura 2012.

Cosa dice della sua esperienza in un'azienda al femminile con le sorelle Cristina ed Elisabetta e la mamma Giannola?
«È stata una scelta naturale, sin da piccole andavamo in distilleria per stare con la mamma, poi crescendo abbiamo iniziato i primi lavori come rispondere al telefono, per raccogliere le informazioni sui quantitativi di vinacce che i singoli vignaioli intendevano fornirci, oppure seguivamo il papà in altre fasi della lavorazione. Così, via via, stagione dopo stagione, vendemmia dopo vendemmia, ci siamo trovate già inserite in azienda e abbiamo imparato subito tutte e tre a distillare ed a eseguire le diverse attività  e fasi della produzione.
«Cristina è responsabile con nostro padre della distillazione e del mercato nazionale, Elisabetta dell'amministrazione, dell'organizzazione compresi gli aspetti finanziari e di buona parte del mercato estero ed io mi occupo del marketing, dell’ufficio stampa e del Premio Nonino e di alcuni mercati esteri del Far Est. Tutte tre ricopriamo l'incarico di amministratori delegati della società. Nostra madre supervisiona il tutto.
«Indubbiamente il fatto che nostro padre sia rimasto orfano e sua madre abbia portato avanti il lavoro della distilleria in prima persona ha contribuito a rendere naturale per lui la collaborazione con le donne, anzi trova che sul lavoro siano più rigorose.
«Nel lavoro come sorelle siamo interscambiabili e in caso di assenza c'è subito chi può sostituire quella impegnata fuori azienda.
«Oggi sta inoltre arrivando anche la sesta generazione con Francesca (26 anni) figlia di Cristina che ha iniziato a collaborare soprattutto in attività di relazioni con il pubblico ed è una barmaid provetta.
«Lavorare in distilleria è sicuramente un lavoro considerato più maschile tuttavia come in tutti gli ambiti la stima e la fiducia dei collaboratori la conquisti sul campo, poi tutto diventa naturale anche il vivere quotidianamente in azienda. Conciliare poi gli impegni della famiglia con il lavoro è una questione faticosa, ma richiede soprattutto salute e grande organizzazione.»
 
E della struttura e dell’organizzazione aziendale, del numero di collaboratori, del rapporto tra maschi e femmine cosa dice?
«Crediamo che puntare sull’auto responsabilità del collaboratore nel lavorare in sintonia con gli obiettivi e le strategie aziendali sia la strada giusta anche se poi la pratica è più complessa, in realtà non ci sono difficoltà a lavorare insieme, maschi e femmine, giovani o meno giovani, anzi, ma è indubbio che la relazione genera conflitti con i quali bisogna imparare a convivere.
«Nel periodo della Vendemmia, quando lavoriamo in distilleria 24 ore su 24 giorni festivi compresi abbiamo 20 lavoratori stagionali, tutti uomini perché distillare con il metodo artigianale richiede molte operazioni manuali di carico e scarico dell’alambicco ed è un lavoro faticoso. Durante l’anno oltre alla famiglia siamo in 38 collaboratori e di questi 25 donne.
«La nostra è un’azienda familiare che viene gestita come una famiglia allargata  il senso della famiglia è quella che nostra madre ci ha insegnato e che racchiude in sé l'attenzione spasmodica per la qualità e la passione per il lavoro.
«Il nostro principio è lavorare insieme con conoscenza, passione, impegno e responsabilità,  per offrire al consumatore un prodotto di altissima qualità.»
 
E del Premio internazionale Nonino, incontro annuale di esperti, storici ed appassionati per valorizzare la civiltà contadina, che si effettua nella vostra distilleria a Percoto (UD)?
«Il Premio Nonino è nato nel 1975 da un'idea dei miei genitori, come atto d'amore per la propria terra, per la valorizzazione della civiltà contadina friulana, con le sue tradizioni e la sua storia e per promuovere e salvare gli antichi vitigni autoctoni in via di estinzione: Schioppettino Pignolo e Taccelenghe a cui si unisce la Ribolla Gialla .
«Il premio interamente sostenuto dalla Nonino ha oggi raggiunto la 41ª edizione e si è sempre battuto per la valorizzazione e la salvaguardia della civiltà contadina.
«Ogni anno nelle distillerie Nonino a Ronchi di Percoto vengono premiati scrittori, filosofi, scienziati, artisti di fama internazionale, legati da un comune sentire: il valore della terra per rinnovare il legame che esiste tra cultura, territori e tradizioni diventando un punto di riferimento nel panorama culturale del nostro paese.
«La giuria è presieduta dal premio Nobel V.S.Naipaul, che ha ricevuto il premio Nonino nel 1993, ed é composta tra gli altri da John Banville, Ulderico Bernardi, Luca Cendali, Antonio Damasio, Fabiola Gianotti, Peter Brook, Claudio Magris, Edgar Morin ed Ermanno Olmi. Tutti i membri della giuria sono legati alla famiglia Nonino da un rapporto di amicizia e di comune sentire: al premio ogni anno vengono toccati temi legati alle problematiche del mondo attuale dove i valori fondanti del vivere civile e etico sono spesso messi in discussione per ragioni economiche e della finanza internazionale.
«Lo scorso anno per esempio sono stati premiati il sociologo francese Alain Touraine, “Maestro del nostro tempo”, lo scrittore Svedese Lars Gustafsson, il progetto “Nati per leggere” che promuove la lettura per bambini a bassa voce e Simonit & Sirch “preparatori d’Uva” che hanno messo a punto una tecnica di potatura manuale che rispetta la pianta e permette una vita più lunga senza compromettere la qualità dell’Uva prodotta. Merita menzionare in relazione al Premio Nonino il Coro Manos Biancas del Friuli, che è stato voluto da nostra madre Giannola in collaborazione con la Nostra famiglia di San Vito al Tagliamento ed è sostenuto dalla Nonino Distillatori.
«Questo progetto di Abreu, a cui è stato attribuito il Premio nel 2011, è nato per permettere a bambini e ragazzi portatori di diversi tipi di handicap di esprimersi attraverso il linguaggio delle mani coperte da guanti bianchi. E’ di poche settimane fa l’esibizione del “Coro Manos Blancas del Friuli” al programma di Mika sul Rai 2 nazionale, una gioia infinita per tutti questi ragazzi, per le maestre, i genitori, ma anche per la nostra famiglia che crede fortemente in questo progetto di inclusione.»
 
Cosa dice del settore grappistico e dei distillati oggi?
«Sarebbe necessaria una normativa nazionale più rigorosa, come per gli altri distillati internazionali quali il Cognac e Whisky, ed un disciplinare di produzione chiaro con le indicazioni dei tempi di produzione e del tipo di alambicco, per rispetto di questo straordinario distillato tutto italiano.
«Sarebbe inoltre indispensabile per una trasparenza in etichetta a vantaggio soprattutto del consumatore e per la tutela della qualità della grappa, che in etichetta vi fosse l'obbligo di indicare il tipo di distillazione e il nome del distillatore se diverso da chi imbottiglia; solo così potremo sapere veramente chi distilla e chi invece solo imbottiglia e sarà garantito chi sceglie la strada della qualità.
«Un primo passo è stato fatto e siamo felici che il ministro Martina lo scorso gennaio con il Decreto Ministeriale 747 abbia ribadito una legge che esiste da sempre in Italia e che obbliga per utilizzare le diciture di Invecchiata e Riserva sulle etichette di Grappa, un invecchiamento sotto sigillo e controllo delle dogane.
«Nonino da sempre segue un invecchiamento naturale, in barriques e piccola botte sotto sigillo e controllo dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli nel rispetto della legge. Oggi abbiamo 5 Magazzini invecchiamento Grappa che ospitano 1960 piccole botti.»
 
Come imprenditrice come vede il Friuli nell’ambito del Nord Est con Veneto e Trentino?
«Il Friuli è una terra straordinaria al centro dell'Europa ed assieme al Veneto e al Trentino rappresenta una parte moderna dell'Italia con molte similitudini con le zone alpine europee limitrofe.
«Questi territori hanno in comune tantissima storia, tradizioni simili, una cultura del lavoro, dell'emigrazione e della solidarietà.
«Il Friuli ed il Trentino sono stati parte dell'impero Austroungarico, hanno in sé quelle caratteristiche del “fare da soli”, dell'autogoverno, dell'impegno, del rigore, della serietà come metodo di lavoro. Sono zone di montagna, territori di confine, ma dobbiamo riconoscere e la storia lo dimostra che la montagna non divide, ma è sempre stata ponte tra comunità diverse, luogo di scambi commerciali e di innovazione.
«Il Nord Est ed in particolare il Friuli , il Veneto e il Trentino anche per queste ragioni possono essere locomotiva, esempio e traino per le altre regioni italiane.
E in tutta questa storia la Grappa , che la nostra famiglia ha portato ad essere apprezzata a livello internazionale al pari dei grandi distillati, ha un linguaggio che non conosce confini!»
 
Un’ultima considerazione?
«Il mio suggerimento alle nuove generazioni è di muoversi, di viaggiare e di dedicarsi a un lavoro che amano con impegno e passione, perché per ottenere dei risultati e raggiungere gli obiettivi che ci prefissiamo ci vuole impegno e molta fatica e la passione ti permette di andare avanti e affrontare con coraggio il futuro.»
 
Antonella, grazie della Sua disponibilità e buon Natale a voi tutte con un grande mandi al Friuli.
«Grazie per questa opportunità auguri a tutti i friulani presenti in Trentino e un saluto al Trentino.»
 
Maurizio D. Bornancin

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