Home | Rubriche | Scenari | Un consolidato di terza generazione – Di Daniele Bornancin

Un consolidato di terza generazione – Di Daniele Bornancin

Verso i 70 anni della Manica Spa, gestita da imprenditrici straordinarie che rappresentano un significativo modello di sviluppo

image

Michele, Paolo, Silvia e Giulia Manica.
 
La rubrica «Scenari» apre questo nuovo anno con alcuni incontri a rappresentanti di imprese locali, dove la presenza femminile rappresenta nuovi modelli di fare impresa, dove vi è una certa attenzione alle risorse umane e una complementarietà con i legami sociali e del territorio.
Forse una maniera diversa di affrontare le questioni legate all'imprenditoria femminile, che si colloca alla fine di un percorso iniziato qualche anno fa, d'importanti attuazioni di politiche strutturate, per favorire la nascita e la crescita di nuove imprese «in rosa».
Non si vuole mettere in evidenza la differenza tra imprese femminili e maschili, ma seppure nel mutato contesto economico e normativo degli ultimi anni, che ha segnato momenti di sbandamento in tutto il sistema produttivo locale e nazionale, si ritiene importante far emergere i connotati qualificanti delle imprese con presenze femminili, che rappresentano un nuovo modello di sviluppo sia italiano che trentino.
 
Un tentativo per raccontare quelle esperienze d'imprese storiche trentine e/o realtà produttive meno conosciute, oppure quelle piccole imprese nate da invenzioni, nuove tecnologie e ricerche provenienti dagli istituti privati e pubblici che operano nel nostro territorio.
Alcune storie di percorsi di affermazione del valore delle donne, che riescono oggi ad applicare le naturali capacità dell'essere «imprenditrici» e «manager»nella gestione della famiglia e del lavoro, o nei successi delle proprie aziende.
Flessibilità, concretezza, fantasia, capacità di saper cogliere occasioni che divengono il fondamento di questa nuova imprenditorialità sempre più in espansione, ma anche radicata nelle comunità territoriali.
I dati raccolti, le indagini, i rapporti di analisi delle Università e di Unioncamere, indicano che questi modelli a valenza femminile, stanno sostenendo meglio di altri la crisi che ha duramente colpito e continua ad affliggere le nostre imprese, anche se sono sempre più numerosi i segnali positivi di qualche piccola ripresa.
 

 
Sapere che in Italia un milione e quattrocentomila donne hanno scelto di aprire una propria attività nei vari settori, dall'agricoltura, al turismo, dal commercio, ai servizi, dall'artigianato, all'industria, dalla cooperazione, alle libere professioni, mettendo in gioco se stesse e scommettendo sul futuro, ci rende certamente fieri sia come italiani che come trentini.
Ci rende orgogliosi anche sapere che la Basilicata, il Molise e l'Abruzzo sono le tre Regioni del meridione con la percentuale più elevata d'imprese guidate da donne, nel difficile quadro di quei territori.
E' accertato che in vari Paesi Europei più sale il tasso di occupazione femminile, più aumenta il Prodotto interno lordo.
 
Le donne non appaiono più come i soggetti deboli da difendere, ma sembrano pronte a guidare la sfida della ripresa, salde al timone dell'impresa o compartecipi alla gestione dell'azienda di famiglia, come anche a quello della propria famiglia.
Il quadro di crescita e sviluppo del tessuto imprenditoriale deve avere una cultura del lavoro e dell'ambiente di lavoro un po' più amico delle donne, rispettoso delle loro esigenze, capace di valorizzare le loro competenze fino a toccare i valori indicati dal Trattato di Lisbona.
Forse la sfida della competizione globale si può vincere insieme uomini e donne, in un percorso basato su strategie comuni di crescita e sviluppo.
Ecco perché è necessario continuare su questo cammino, guardando al futuro, senza infingimenti, occorre pertanto partire da qui, sulla base di questi nuovi paradigmi, per orientare nuovamente la realtà economica trentina e del nostro Paese.
 

Solfato di rame zootecnia e Solfato di rame industria.
 
Oggi incontriamo una giovane imprenditrice che fa parte di una storica società roveretana, operante in un settore particolare come quello della chimica; comparto che richiede buone capacità gestionali, conoscenze tecniche e spirito d'innovazione.
Si tratta della Manica S.p.A. fondata nel 1948 da Ettore Manica che, sulla base di una esperienza contadina di coltivazione di viti, aveva maturato un grande interesse per la difesa e la salvaguardia delle produzioni agricole.
Quello era, secondo Ettore, il settore dove si poteva sperimentare, inventare, creare ed operare a favore della comunità agricola della Vallagarina.
Finita la guerra volle aprire una sua attività imprenditoriale e così iniziò a prodursi in casa il solfato di rame, unico rimedio contro la peronospera della vite.
Questo prodotto venne preferito dai contadini della zona per la migliore qualità, a quello fatto artigianalmente in proprio, e quindi cominciarono a fornirsi delle quantità necessarie per le loro coltivazioni da Ettore.
 
Nacque così l'industria Manica per la produzione di solfato di rame con l'utilizzo di rottami di rame forniti, sia dal territorio locale che italiano. L'azienda vede oggi protagonisti i tre fratelli Manica: Silvia, Giulia e Michele figli di Paolo.
Il periodo tra il 1965 e il 1975 segna la svolta dell'azienda che, via via è diventata la maggior produttrice nazionale del settore.
In quegli anni Ettore comprese che il solfato di rame, ricco di proprietà, doveva essere presentato all'agricoltore con una veste immediata e moderna.
Ecco allora che, anche con l'ausilio di nuovi impianti, tecnologie, laboratori e strumentazioni innovative, nacquero i vari tipi di prodotto: solfato neve microcristallino e la poltiglia bordolese industriale.
Questi prodotti trovarono subito utilizzi particolari arricchendo il mercato, anche oltre i confini nazionali ed europei.
I successi in quel periodo non mancarono, la crescita aziendale nemmeno, ed inoltre i Manica, sia ieri come oggi, venivano chiamati quali esperti nei vari convegni, studi e dimostrazioni del settore.

Impresa: associata a Confindustria Trento.
Attività: produzione di solfato di rame per l'agricoltura, agro farmaci, prodotti a base di rame per l'industria galvanica e per circuiti stampati, oligoelementi per la zootecnia.
Anni: 1948 - 2018 = 70
Dipendenti: 70 (60 uomini e 10 donne).
Mercato: Italia, Germania, Austria, Spagna, Belgio, Olanda, Turchia, Corea, Malesia, Polonia, Francia, Romania ed altre zone per 40 Paesi nel mondo.
Nuovi prodotti: sostanze per l'agricoltura biologica, antifungine per l'agricoltura verde.

Giulia Manica, parliamo del settore cui opera la vostra azienda, oggi quali difficoltà riscontra?
«Si tratta di un settore chimico in continua evoluzione ed innovazione, ma sottoposto a norme europee che mettono in difficoltà le piccole e medie imprese.
«Spesso i regolamenti applicativi sono di difficile interpretazione, e le aziende piccole devono ricorrere a consulenti esterni, con un significativo aumento di costi di gestione .
«Cosa che le grandi aziende, diversamente organizzate, hanno al proprio interno strutture adeguate a risolvere eventuali difficoltà che possono nascere dalle circolari europee.
«Le nostre produzioni sono uniche con poche aziende italiane del settore e con una decisa competizione da parte di imprese della Russia e del Sud America ricche di giacimenti e miniere di rame.
«Queste sono le ragioni che ci portano continuamente a creare prodotti di alta qualità, ed a investire su nuove tecnologie, ricerche e studi particolari.»
 
La vostra è un’azienda storica, che si avvicina ai 70 anni di vita, come vede il futuro di questa realtà produttiva?
«Per rimanere al passo con i tempi è necessario diversificare la produzione con l'inserimento di nuovi prodotti a base naturale, con estratti vegetali, con funzioni fungicide. Dobbiamo arrivare ad una produzione totalmente biologica, una industria verde.
«Notevoli passi in questo senso la nostra azienda li ha già compiuti con le nuove produzioni, ad esempio i coformulati sono di origine naturale con un minimo impatto ambientale, per il solfato, viene usato rame rigenerato e reperito totalmente (100%) in Italia, per contribuire così alla riduzione dello sfruttamento delle miniere oltreoceano.
«Poniamo sempre la massima attenzione nel ricercare materie prime di alta qualità.
La nostra azienda opera nel settore degli agro farmaci, con bassa impronta carbonica e assenza di sostanze pericolose e tossiche per una difesa sostenibile dell'agricoltura.
«Per noi produrre secondo i principi della chimica verde è un reale impegno quotidiano.
Abbiamo affrontato con nuove tecniche di lavorazione anche le produzione per il settore industriale ossia l'impiantistica, la telefonia, l'informatica, dove i prodotti di tali comparti vengono trattati con bagni di soluzioni a base di solfato di rame. Il nostro lavoro è in continua sperimentazione di nuove tecnologie, ma soprattutto, molta ricerca applicata.
«Di recente, con una collaborazione degli Istituti IVALSA e CNR, abbiamo brevettato un nuovo prodotto.
«Abbiamo assunto per il settore commerciale giovani agronomi, così da dare ai nostri clienti tutta l'assistenza e l'informazione necessaria all'uso dei nostri prodotti, in agricoltura. Una sorta di servizi e di assistenza sul campo.»
 

L'imprenditrice è Giulia Manica che, assieme al padre Paolo e ai fratelli Michele e Silvia, gestisce la Manica S.p.A. di Rovereto, azienda che nel 2018 raggiungerà il traguardo di 70 anni di attività.

E del progetto EM Manica Museum cosa può dire?
«È una nuova realtà inaugurata recentemente, si tratta di uno spazio espositivo permanente, che raccoglie tutta la storia dell'azienda con foto, tipologie e caratteristiche dei prodotti di ieri e di oggi, nelle loro formulazioni chimiche, nelle confezioni, negli strumenti di lavorazione, con spiegazioni, filmati così da rendere più viva la nostra industria.
«Questa iniziativa ha visto la collaborazione dei ragazzi del Liceo Rosmini di Rovereto, che nell'ambito del progetto di Confindustria Trento Tu sei, scuola e azienda lavorano in partnership hanno lavorato per rendere il tutto concreto e reale.
«Oggi vengono organizzate, con successo, visite guidate sia per i nostri clienti e per i collaboratori commerciali, che per le scolaresche.
«Far conoscere come nasce un prodotto, come viene lavorato e confezionato, quali sono le sue caratteristiche, i principi di eco-sostenibilità, sono prerogative del nostro agire quotidiano nell'attività aziendale.»
 
Come è stata vissuta la sua esperienza di donna in azienda?
«Sono sempre vissuta in azienda, da piccola giocavo con i miei fratelli nei cortili dello stabilimento, e con la macchina da scrivere; la nostra è sempre stata una realtà a conduzione familiare quindi, sia il nonno che il papà ci trasmettevano la passione, l'importanza e il valore anche umano di un’azienda.
«Poi ho fatto tutti gli studi per entrare nell'operatività dell'azienda, ora dopo aver lavorato in tutti i settori dell’organizzazione dell'impresa, imparando le basi del lavoro, mi occupo dell'amministrazione e del commerciale, mia sorella Silvia della logistica, mio fratello Michele come chimico della produzione, della ricerca e dello sviluppo.
«Ognuno di noi tre fratelli porta avanti le proprie competenze, sapendo che è dall'unità di squadra che si ottengono i risultati.
«Certo, come donna e mamma di due bambini, capisco perfettamente le necessità di una dipendente che deve conciliare ed integrare le due funzioni di lavoratrice e di impegno familiare.
«Conciliare il lavoro aziendale e quello familiare non è facile, ma con una buona organizzazione, e come nel mio caso, gli aiuti dei familiari, la vicinanza dell'abitazione allo stabilimento e con buona volontà, ci si può riuscire.
«Nel nostro contesto aziendale cerchiamo di andare incontro alle esigenze familiari attraverso la flessibilità, ma con grande difficoltà nella gestione delle risorse, visto che la nostra non è comunque una grande realtà.
«Credo che è la visione che deve essere cambiata, dobbiamo riconoscere che la donna è anche mamma, che ha bisogno dei propri tempi e dei propri spazi, ma anche di una propria affermazione nella vita professionale.
«È necessario aiutare di più le imprese che assumono donne, ad esempio con una riduzione dei costi fissi per il part time e le sostituzioni per maternità attraverso dei veri e propri incentivi.
«Non può costare di più ad una azienda il costo complessivo di un dipendente con riduzione di ore, rispetto ad uno a tempo pieno.
«Questo porta le imprese a concedere il part time con grande difficoltà.
Aiutare le donne con figli significa anche questo.
«Semplificare le procedure e sostenere le aziende anche in questo, diventa un bene per tutti, per l'impresa e per la famiglia stessa, per la comunità.»
 

 
In base alla Sua esperienza, come vede il Trentino oggi?
«Il Trentino, all'esterno, è visto come un territorio difficile, ma innovativo, di gente laboriosa, attiva e scrupolosa, con produzioni di qualità, in particolare nel settore vitivinicolo.
«La Fondazione Mach ad esempio è percepita come una organizzazione ai primi posti anche per il campo fitosanitario, una eccellenza di grande qualità.
«Forse è necessario un reale avvicinamento degli istituti di ricerca alle aziende industriali ed artigiane, per fare insieme progetti di ricerca applicata, che possano tradursi poi in produzioni di nuovi prodotti e migliori processi produttivi.
«Non è giustificabile che per incomprensioni, maggiori costi e poche condivisioni, le imprese debbano ricorrere a strutture fuori del nostro territorio per studiare nuovi metodi di lavorazione o tecniche diverse di processi produttivi o per i servizi di prove di laboratorio.
«Uno sforzo questo dell'avvicinamento, che in un momento di competitività in tutti i settori può dare benefici all'intera comunità.
«L'obiettivo di tutti deve essere e rimanere quello di far progredire la comunità del Trentino, non ci si può fermare, ma bisogna seguire i tempi, non dimenticando che l'imprenditore ha una sua responsabilità anche in questo, perché vive guardando al domani.
«La ricerca e l'innovazione in tutto questo hanno il loro peso e fondamentale è il processo di internazionalizzazione, per ottenere il quale sono necessari dei criteri chiari e precisi.
«Forse non sappiamo cogliere a pieno le disponibilità della nostra Autonomia, dobbiamo impegnarci a sviluppare progetti che aiutino le imprese, a creare più valore, per creare un circolo virtuoso che si traduca in maggiori servizi per il territorio in cui viviamo.
«Molto ad esempio è stato fatto sulle start up, ma quante di queste negli ultimi anni sono riuscite a nascere e sfondare in termini aziendali e di nuove produzioni?
«Oggi si sente anche la necessità di semplificare i criteri generali per gli aiuti alle imprese, ma è anche importante sostenere i progetti nuovi delle aziende esistenti secondo il principio che chi si ferma è perduto.»
 
Come ultima considerazione, che augurio intende fare al Trentino?
«Che diventi di più terra delle opportunità, di conquista e non di emigrazione soprattutto per i nostri giovani.»
 
Giulia, grazie e un augurio di grandi successi per la vostra azienda.
 
Maurizio Bornancin

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande