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Finita la XVII legislatura, nel 2018 si vota – Di Daniele Bornancin

Come si vota? Quali sono i meccanismi previsti dalla nuova riforma? – In Trentino Alto Adige sono previsti 6 seggi per la Camera e 6 per il Senato

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Sulla modifica della Legge elettorale si è parlato molto e per molti anni, un tema esaminato da più esperti, ma non sempre approdato a risultati soddisfacenti e precisi, tanto che c’è stata anche l’iniziativa di una proposta referendaria, recepita dal governo, terminata con una clamorosa bocciatura da parte degli italiani.
Nel mese di ottobre scorso è stato approvato, tra rinvii e polemiche, il testo di una nuova Legge elettorale: la n.166 del 3 novembre 2017.
Questa farà la sua prima uscita in marzo 2018, e vedrà gli italiani recarsi alle urne per la scelta dei rappresentanti del nuovo Parlamento.
 
Come abbiamo scritto ieri, il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere con apposito Decreto che, ai sensi dell’art.88 della Costituzione, è appunto emanato dal Presidente della Repubblica sentiti gli attuali Presidenti della Camera e del Senato, controfirmato dal Presidente del Consiglio.
Con tale provvedimento si pone fine a questa diciassettesima legislatura di cinque anni che ha visto tre diversi governi; di questi il secondo, dal febbraio 2014, durato ben mille giorni, un record nella storia governativa italiana.
Il Decreto in questione ha definito la data del 4 marzo 2018 per le elezioni e il 23 dello stesso mese per le elezioni dei presidenti dei due rami del Parlamento.
Che cosa prevede di fatto questa Legge, quali sono i meccanismi e le novità?
 
Vale la pena ricordare che si tratta di un sistema elettorale «misto», ossia il 36% dei seggi sarà assegnato con un sistema maggioritario e il 64% con un sistema proporzionale con una goccia di maggioritario.
È stata introdotta anche la formula dei collegi uninominali, pari a 106 al Senato, compresi quelli del Trentino Alto Adige e della Val d’Aosta, e 232 alla Camera.
In queste due regioni autonome per l’ottenimento dei seggi, le coalizioni e i partiti si possono alleare. Accordi che però, da una prima verifica possono essere alla fine molto deboli, anche perché non è di fatto prevista la presentazione dei programmi di alleanza condivisi e comuni a tutti i partiti della coalizione e nemmeno l’indicazione di un unico candidato premier, ma è prevista l’indicazione dei c.d. capi lista.
 
  
Il Senato a sinistra e la Camera a destra.
 
Nei seggi assegnati con il sistema uninominale, ogni partito (e anche ogni coalizione) presenterà un solo candidato e riuscirà eletto quello che avrà ottenuto più voti.
Il restante numero di seggi, 399 alla Camera e 199 al Senato, saranno assegnati con metodo proporzionale, ossia ogni partito e coalizione presenterà una lista di candidati e precisamente non meno di due e non più di quattro in 20 circoscrizioni o zone territoriali per il Senato, una per Regione e 28 per la Camera.
Sarà anche possibile per i candidati presentarsi in più di una lista, con il massimo di cinque, ma in un solo collegio uninominale.
 
Per il proporzionale, per entrare in Parlamento un partito dovrà superare la soglia di sbarramento del limitato 3%, sia al Senato sia alla Camera, mentre per i raggruppamenti di più partiti nella stessa coalizione, la soglia di sbarramento è del 10%.
Inoltre non sarà permesso il voto disgiunto e nei collegi uninominali e nelle liste plurinominali i due generi (maschile e femminile) non possono superare il 60 per cento dei candidati.
Sulla quota proporzionale non possono essere indicate preferenze, perché accanto a ciascuna lista sono scritti già i nomi scelti dai rispettivi partiti.
 
Per la prima volta nel patrimonio del sistema elettorale nazionale, sulla scheda saranno indicate le istruzioni per la compilazione della stessa, una sorta di spiegazioni per l’uso; esagerando, come se si trattasse del funzionamento di un apparecchio informatico, di un elettrodomestico o di un qualsiasi strumento elettronico o meccanico d’uso giornaliero.
La scheda per la prima volta avrà un tagliando antifrode con un numero unico, che gli scrutatori dovranno contrassegnare nel momento in cui consegneranno la scheda all’elettore e alla restituzione della scheda votata, gli scrutatori controlleranno nuovamente il numero segnato e quello del tagliando il quale dovrà coincidere, impedendo, di fatto, lo scambio della scheda con una pre confezionata e votata prima; dopo questa verifica, sarà quindi tolto il tagliando e la cartella sarà depositata nell’urna.
 

 
Nella scheda per la parte proporzionale, barrando sul nome del candidato dell’uninominale, il voto andrà automaticamente alla lista che lo sostiene, se invece si tratta di una coalizione con più liste e, il cittadino elettore, non barra nessuna di queste, il voto sarà ripartito all’interno dell’alleanza in proporzione ai suffragi totali ottenuti da ogni partito.
Il prossimo Parlamento, quello della diciottesima legislatura, quindi sarà composto di 945 parlamentari, di questi 315 sarà per il Senato, 109 eletti con il maggioritario e 206 con il proporzionale e 630 per la Camera di cui 232 con il maggioritario e 398 con il proporzionale.
Una legge certamente nuova, che tende ad andare verso le tipologie e i metodi elettorali del sistema tedesco, francese o spagnolo, ma che però forse crea uno smarrimento e una confusione, sia ai cittadini che agli esperti dei partiti.
 
Da una prima analisi e approfondimento anche da parte da alcuni studiosi della materia, di varie Università italiane emerge ad esempio che, nella quota proporzionale, l’elettore non avrà nessuna libertà di scelta di chi votare, perché le liste chiamate «corte» saranno bloccate e nella parte maggioritaria, viceversa, non potrà scegliere la patto.
Sì, è vero che il sistema è uniforme, per non dire uguale sia per la Camera sia per il Senato, ci sono anche i presupposti di riconoscibilità dei singoli candidati, si evita pure la competizione anomala con l’uso delle preferenze come in passato, però basilare per la partecipazione, ma sia pure in una situazione di novità, sembra che appaia uno strumento di particolare provvisorietà, una sorta di accordo dell’ultima ora, solo tra alcuni partiti e senza almeno un minimo di condivisione, anche da parte di altre forze politiche dell’attuale Parlamento.
 
Tornando alla nostra Regione sono previsti 6 seggi per la Camera e 6 per il Senato.
Complessivamente si tratta di una riforma parziale, che rappresenta un percorso di transizione, per non dire di totale provvisorietà e che, se non spiegata con semplicità e in profondità, potrà creare non poche difficoltà agli elettori.
Ora - e solo come semplice ipotesi - se nessun partito riuscisse a ottenere una significativa percentuale di voti idonea a costruire una maggioranza nei due rami del parlamento, quali saranno le soluzioni se non quelle di un ritorno in tempi brevi al responso del voto?
Questo scenario, sia pure ipotetico, sarebbe la dimostrazione lampante di un ritorno al passato, a quella forma di politica dei governi balneari o dei governi brevi, ossia a quella continua e «introvabile governabilità».
 
Stando così i presupposti, anche questa legge sarà oggetto di obbligati approfondimenti e riflessioni, accompagnati da proposte di modifiche e integrazioni con l’intento di un salutare miglioramento della piattaforma elettorale del nostro Paese.
Spiace dover ricordare che in questo testo sono mancati i criteri di una maggior percentuale di sbarramento, la nascita del senato delle regioni e la diminuzione del numero dei Parlamentari.
Al momento si può solo dire che, per forza di cose, si dovranno attendere i risultati elettorali, quindi è superfluo andare oltre a queste considerazioni.
 
Una cosa è certa, bisogna solo sperare che anche il prossimo 4 marzo gli italiani siano veramente responsabili e fiduciosi verso le istituzioni del proprio Paese recandosi alle urne per non far crescere diversamente la percentuale dei non votanti.
Tutto questo si scoprirà comunque tra poche settimane.

Auguri per il nuovo anno a voi tutti lettori che seguite la rubrica «Scenari».

Daniele Maurizio Bornancin

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