Il segreto nelle mani giunte – Di Paolo Farinati
Osvaldo Bruschetti, artista che da oltre 50 anni parla di vita e di bellezza
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Una mattina, dopo il tradizionale caffè in centro città, ho l’occasione di incontrare l’artista-scultore Osvaldo Bruschetti. Sono con lui nel suo storico spazio di lavoro e di creazione posto all’interno di un bel palazzo del Settecento roveretano in Largo Santa Caterina.
Osvaldo Bruschetti è artista poliedrico quanto lineare nel suo già lungo percorso. Oggi è un brillante ottantacinquenne, che ha dato vita fin dagli Anni ‘60 ad un’intensa incessante attività artistica.
Sempre animato da una forte pulsione nel creare forme con cui mostrare la sua visione della Vita e della Bellezza. Per Osvaldo Bruschetti la scultura è divenuta via via nei decenni la sua espressione dell’Essere, del Vivere e dell’Agire.
In gioventù è lavoratore modellista presso la Meccanoptica Leonardo, storica azienda che a Rovereto produceva occhiali.
Lì disegna e realizza modelli di montature del tutto originali, piccole autentiche opere d’arte che mostravano il talento di un fiorente artista.
Nel 1984 l’azienda roveretana viene acquistata dal Gruppo Luxottica di Leonardo Del Vecchio.
Qui si apre per Osvaldo Bruschetti un capitolo inaspettato quanto ricco di sorprese, di cui parleremo più avanti.
O. Bruschetti, Concerto.
Nello scorrere degli anni l’arte occupa sempre più ore delle giornate di Osvaldo. Nel dopolavoro, infatti, lui si dedica alla scultura con riconosciute capacità.
La sua prima esposizione roveretana è del 1970, lui ha poco più di trent’anni.
«Sculture di terra, in gesso e bronzo – ci spiega – legate alla figura, ovvero le prime mannequin e i primi ritratti».
Quei primi saggi testimoniano di un percorso artistico che si è nutrito di una ricerca che avrebbe nel tempo dato vita ad un’evoluzione importante.
Osvaldo Bruschetti crea nel tempo opere di diverse dimensioni, di notevole impatto fisico e visivo.
A lui giungono le attenzioni di molte istituzioni e di molti imprenditori. Le sue opere occupano sempre più spazi importanti di varie città trentine e non solo.
Espone in varie città italiane, come pure alcune sue opere vengono ammirate a Parigi, Londra e a New York.
Ma torniamo al rapporto quasi amichevole di Osvaldo Bruschetti con Leonardo Del Vecchio.
L'artista Osvaldo Bruschetti.
Proprio in azienda a Rovereto ha modo di conoscerlo, di mostrargli alcune sue creazioni e di portarlo persino nel suo laboratorio creativo in città.
Tra i due nasce ben presto una reciproca stima, molto schietta e dai risvolti molto concreti. Sta di fatto che alcune opere di Bruschetti sono collocate in più stabilimenti di Luxottica, a partire da quello centrale e storico di Agordo.
Con comprensibile orgoglio Osvaldo mi mostra il modello di una fusione in bronzo che diventerà «Il cavallo di Del Vecchio» e che il grande imprenditore acquistò in oltre cento pezzi, che furono da lui donati ad altrettanti dirigenti del Gruppo operanti in tutto il mondo.
Nel mentre continua a raccontarmi di Leonardo Del Vecchio, uomo visionario e con lui sempre di parola, Osvaldo mi prende la mano e mi conduce in un’altra stanza del suo laboratorio.
Qui su un piedistallo, avvolta in un telo blu, intravedo una scultura. Tolta la copertura mi si presenta un busto di Leonardo Del Vecchio incredibilmente verosimile: è lui, lo sguardo, i particolari del viso, le mani in tasca, la fiera postura.
Del Vecchio lo aveva visto e già prenotato per la sede di Luxottica ad Agordo.
«La sua morte – mi confida Osvaldo – ha complicato il tutto. Oggi è tutto fermo. Vedremo. A questo punto sarei dell’idea anche di regalare l’opera alla sua famiglia, in ricordo del bel rapporto che c’è stato tra di noi.»
Colgo un velo di tristezza sul volto di Osvaldo. Lo capisco.
O. Bruschetti, Dignità di Donna - Dolore al femminile.
Ci spostiamo tra decine e decine di calchi, di sculture, di gessi, di fusioni. Qui c’è tutta la vita di Osvaldo Bruschetti.
Mi sento un privilegiato ad essere lì e sentirmi raccontare da lui di fatti, di incontri, di promesse e di grandi soddisfazioni.
Di ogni sua creazione mi dedica lentamente parole di grande affetto, come fossero sue «figlie». E lo sono.
Tutte hanno un nome: «Il cervello», «Dolore al femminile», «Concerto», «Le tue mani», «Il cammino dell’uomo», «Dignità di donna», «Il lancio del peso», «Coinvolgimento», «La forza cosmica» e molte altre.
Mi rendo conto che sto visitando più di 60 anni di vita artistica di Osvaldo Bruschetti.
Un grande privilegio. Un viaggio per me straordinario, la cui perfetta suggestiva narrazione è stata la meravigliosa mostra tenutasi, tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, a Palazzo Alberti Poja di Rovereto e intitolata per l’appunto «Passato e presente».
Circa 65 le opere – gessi, bronzi e terracotte, di bozzetti e a grandezza naturale – esposte seguendo un allestimento che intese dare conto della lunga e fertile attività dello scultore. A promuovere l’iniziativa fu la Fondazione Museo Civico di Rovereto.
Ritengo giusto riportare qui le parole pronunciate allora da Paola Pizzamano, Responsabile della Sezione Arte della Fondazione e curatrice della mostra.
«Ripercorriamo con questa esposizione l’intensa attività dello scultore Osvaldo Bruschetti.
«Originariamente spinto da una forte esigenza di creare forme tese a definire la Bellezza, lo scultore roveretano ha perseguito nel tempo l’idea di una scultura intesa come espressione dell’essere, del vivere e dell’agire.
«Quella che raccontiamo è in fondo la storia di una tensione verso la modellazione di forme secondo una concezione del sacro espressa dall’uomo nel suo bisogno di infinito.»
O. Bruschetti - Busto di Leonardo Del Vecchio.
Quell’ampia rassegna ha illustrato perfettamente le tappe di un lungo viaggio di sperimentazione che ha condotto Bruschetti dal figurativo all’astrazione: la ricerca dell’armonia volge in favore dell’indagine dell’emozione, utilizzando un linguaggio fatto di linee, volumi e superfici, di staticità e di movimento.
«Soltanto negli anni Novanta – ci racconta Osvaldo – il mio percorso smise di avere come unico obiettivo, ovvero la ricerca figurativa della Bellezza, e si indirizzò verso un'indagine di sensazioni e di sentimenti.
«Qui ti indico, ad esempio, le mie opere intitolate «Metamorfosi» e «Percorsi», fino ad arrivare a quelle che chiamo «sculture sospese».
«Anche il tema religioso – continua Bruschetti – mi ha coinvolto molto. Tanto che nel 1995 venni sollecitato ad esprimermi nell’arte sacra.
«Ma dalla ricerca non nacque una via crucis. Prese invece forma Il cammino dell’uomo, un’opera che racchiude in sé molti significati, come tutte le lingue e tutte le religioni.»
Questa straordinaria e intima opera di Osvaldo Bruschetti è visibile nella Chiesa della Sacra Famiglia di Rovereto.
In occasione della mostra del 2018 fu esposto anche il grande gesso «Le tue mani».
Ne parlò al pubblico Giosuè Ceresato, della Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici dell’Università degli Studi di Udine, con parole che sono rimaste indelebili nella mente delle molte persone presenti.
«Osvaldo Bruschetti, plasmando in gesso la figura di due mani congiunte, riflette sul concetto di preghiera.
«Il risultato è sorprendente: non c'è tensione, ma la figura trasmette un'energica possanza, non c'è movimento, eppure lo sguardo tende inevitabilmente verso l'alto.
«Il dialogo con Dio è rappresentato dall'atteggiamento di supplica, dal tentativo tutt'altro che rassegnato d'invocazione, in un gesto universale che ammette la propria contingenza materiale dichiarando il bisogno del conforto divino.
«Quelle non sono le mani di un uomo, ma le mani dell'Umanità. Non un idioma specifico, ma il lessico dei gesti comprensibile a tutti.
«Anche il richiamo all'architettura religiosa è presente. Le dita s'incrociano scandendo lo spazio come la nervatura di un soffitto gotico.
«Si congiungono e si aprono come gli archi a sesto acuto di una cattedrale, lasciando alla luce, che filtra lateralmente, il compito di scolpire con meticolosità le superfici che l'artista, con grande fiducia, le ha assegnato.
«Nel dialogo spirituale l'animo si predispone per farsi accogliere tra le mani di Dio, ma allo stesso tempo l'orante apre il suo cuore, affinché Egli venga ad abitare da lui.»
C’è ben poco da aggiungere.
O. Bruschetti - Testa di Umberto Savoia.
Sono più di due ore che sono con Osvaldo nel suo laboratorio, ma le sue opere e i suoi racconti mi hanno catturato e reso estraneo allo scorrere del tempo.
E qui ancora la sua mano mi conduce verso una parete scura, innanzi alla quale vedo un telo bianco coprire una forma ignota.
Bruschetti scopre questa sua ulteriore opera e i miei occhi brillano all’istante di stupore e di piacere.
È la testa di Umberto Savoia: anche questa perfetta, la sua espressione di uomo tanto visionario quanto rispettoso e determinato nelle sue idee.
Umberto e Osvaldo sono stati per moltissimi anni amici, uniti dal grande amore per l’arte figurativa, ma non solo. Umberto è stato artista e docente per varie generazioni di studenti,
Osvaldo lo è stato parimenti con gli strumenti della sua sensibilità e del suo talento.
«Questa mia opera dedicata a Umberto Savoia vorrei donarla alla nostra Biblioteca civica – mi confida Bruschetti – in ricordo di un grande nostro concittadino. Vedremo il da farsi.»
Guardo Osvaldo annuendo. Non mi stancherei più di ascoltarlo.
Ma decido di fermarmi qui. Ho la mente e il cuore arricchiti da un incontro come pochi accadutomi da qualche anno a questa parte.
Voglio scrivere di Osvaldo Bruschetti e qui l’ho fatto.
Spero di aver colto la sua ricchezza di sentimenti, la sua onestà artistica, la sua umiltà di uomo, la sua generosità verso le persone con cui si è confrontato, il suo rispetto civile. Grazie di tutto, caro Osvaldo.
Paolo Farinati – p.farinati@ladigetto.it
O. Bruschetti - Il Cavallo di Leonardo Del Vecchio.
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