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Nicola Zoller, uomo di cultura – Di Paolo Farinati

«Quaranta storie», breviario storico da Pericle a Gorbačëv

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Ho il piacere di prendere un aperitivo con l’amico Nicola Zoller, ci conosciamo da molto tempo, ci uniscono da decenni i valori socialisti, è uomo di grande cultura e di profonda sensibilità.
Mi parla del suo ultimo libro appena pubblicato dal titolo «Quaranta storie», un agile breviario dai tempi di Pericle a quelli di Gorbačëv. Un testo che mi colpisce sin dalle prime pagine.
Lo ha presentato a Trento il direttore del Museo Storico del Trentino Giuseppe Ferrandi, che ha scritto: «Si tratta di un percorso impegnativo e intellettualmente generoso, ma soprattutto controcorrente».
 
Il motivo – ha aggiunto Ferrandi – è che «quelli odierni non sembrano i tempi ideali per rivendicare un primato dell’analisi, dello studio, dell’approfondimento.
«Non sembra che il possedere e rivendicare una dimensione culturale, ricca di storia, memoria, profondità di lettura e di visione, sia di moda: più leggeri, postqualcosa e rottamatori si è, più aumentano le possibilità di ottenere consenso e più facilmente possiamo posizionarci.
«Radicalmente diverso è l’approccio suggerito dal percorso di questa ricerca di Nicola Zoller, che tiene legata la storia, il presente e il futuro.
«La costante che attraversa queste pagine è costituita dallo studio e dalla valorizzazione della complessità contro le semplificazioni, dalla fatica del pensiero e dalla riflessione profonda e dalla voglia di approfondire, contrapposta alla facilità con la quale si fabbricano e si consumano formule, slogan, parole d’ordine.
«Così, pagina dopo pagina, suggerendo approfondimenti e nuove piste di lettura, ci viene proposto un breviario che dalla storia, alle volte dal pretesto della storia e del libro commentato, ci riporta e rimanda ad una ricca trama di idee, pensieri, prospettive.»
 
Parole che danno giusto merito all’impegno di Zoller, noto a molti per essere uno storico militante socialista trentino, con alle spalle studi classici e una laurea in Scienze politiche, ma anche e soprattutto il lavoro di molti anni per un’importante azienda nazionale.
Gli chiedo quando e perché si è dedicato a questa originale raccolta.
Tiene a precisarmi che la sua ricerca l’ha svolta nel tempo libero dal lavoro e dalle altre normali occupazioni della vita, senza ambizioni accademiche e, quindi, scritta con la sobrietà e la concisione che devono prescriversi ricercatori non professionisti. Parole che mostrano il suo innato rispetto verso tutti e tutto e la sincera attenzione a non prevaricare. Virtù assai rare oggigiorno.
In Zoller non è mai venuta meno la passione per lo studio degli avvenimenti storici e politici. Anche in questa occasione ha cercato di dare il meglio di quello che poteva offrire.
 
«Come presenteresti, caro Nicola, questo Tuo lavoro?» – gli chiedo.
Le sue parole in risposta sono significative dell’uomo.
«Con il rileggere in età matura la storia antica, moderna e contemporanea, riusciamo a fissare meglio avvenimenti e concetti, che appresi in età scolastica/universitaria e poi con letture diluite nel tempo e non sistematiche, potevano esserci sfuggiti o restare sfumati nella memoria.
«Sicché riprendere in mano il filo del discorso storico può diventare una meta ragguardevole della nostra vita intellettuale, personale e collettiva.»
E aggiunge: «L’opportunità mi è stata data da una meritoria iniziativa della Rcs-Rizzoli Corriere della Sera, che a partire dal 2015 ha pubblicato quaranta opere all’interno della collana Grandangolo Storia.
«Ho letto e poi commentato mano a mano nel corso degli anni i testi pubblicati con un’attenzione e un’ampiezza variabili secondo il tempo disponibile e l’attrazione per la materia, con una predilezione inevitabile per il Novecento.
«Ora spero di contare sulla clemenza di chi potrà giudicare queste mie scritture serali, stese comunque con una certa serietà. Questo lo voglio in tutta modestia dire.»
 
Zoller, infine, ci avverte che nella sua ricerca non si troverà un semplice sunto dei libri considerati, ma piuttosto un rimarcare passi reputati d’interesse, provando, secondo il magistero di Alessandro Manzoni, a «trovare il sugo», il significato, di ogni storia.
«Se la meta raggiunta apparirà degna di approvazione – ci afferma ancora – lo diranno gli amici a cui destino queste righe in una edizione limitata, che vorrebbe essere appunto sulle tracce di Hugo Von Hofmannsthal, ''Ein Buch der Freunde'', un libro degli amici appunto.
«Col fine di aiutarci a fare, ricordando e meditando la storia, anche un bilancio dei nostri percorsi umani e ideali.»
 
Chiedo a Zoller di indicarci alcuni personaggi storici che ha reputato di valorizzare, oltre ai due protagonisti citati nel sottotitolo della ricerca, ovvero Pericle e Gorbačëv.
Gli è facile farlo, anche perché nell’ultima pagina di copertina ne ha richiamati cinque: due uomini e tre donne.
Il primo è Erasmo da Rotterdam (1466-1536), la guida ideale e il pensatore che «trasferì sul terreno dell’etica le acquisizioni dell’Umanesimo italiano, con la volontà di creare nuove radici culturali nel Vecchio Mondo all’insegna dell’antidogmatismo, di una concezione universale dell’uomo, della trasformazione delle diversità, anche religiose, in elemento di arricchimento anziché di divisione».
 
C’è un libro, Erasmiani (Laterza, 2007) di cui è autore il grande politologo Ralf Dahrendorf, che con quella denominazione ha voluto definire gli intellettuali europei che nel corso del Novecento hanno resistito alle tentazioni del totalitarismo «in omaggio a Erasmo da Rotterdam, che già cinquecento anni fa dimostrava di possedere le virtù che rendono alcuni immuni dalle tentazioni dell’illibertà».
 
Zoller poi passa alla fine del Settecento. Gli preme confermare l’opinione che fu originariamente di Madame de Staël (1766-1817), secondo la quale ci furono due Rivoluzioni francesi:
«Una buona dal 1789 al 1791 fondata sugli ideali libertari, sui diritti dell’uomo e sull’abolizione dei privilegi dell’aristocrazia e una cattiva che si identifica con il periodo del Terrore e della dittatura popolare».
Una visione confermata nel secolo successivo anche da uno storico progressista come Gaetano Salvemini, che rifiutò di considerare il Terrore e Termidoro come derivanti dai principi rivoluzionari del 1789, posizione ora condivisa anche dalla maggioranza degli storici contemporanei.
 
Venendo poi all’Italia tra Ottocento e Novecento, per Zoller meritano sentita menzione le figure di due donne valorose: Anna Maria Mozzoni (1837-1920) e Anna Kuliscioff (1855-1925).
Se si pensa che un potente politico conservatore come Antonio Salandra poteva giudicare la donna come una «creatura profondamente, irrimediabilmente inferiore», interpretando la visione di larga parte della politica d’allora, ecco che la loro opera di emancipazione femminile diverrà un’azione straordinariamente coraggiosa.
Queste due donne intrepide tracciarono un percorso di progresso su cui poi si sono incamminate le Nazioni europee più liberali.
 
Infine, un richiamo toccante e caro all’autore.
«Quando la storia la scrivono i vincitori – ci rammenta Zoller – può succedere che ai perdenti venga applicata l’antica damnatio memoriae.
«È successo anche per il dimenticato Aleksandr F. Kerenskij (1881-1970), fiero avvocato socialista antizarista, difensore di tanti perseguitati politici e vicepresidente del soviet di Pietrogrado, quando la Rivoluzione russa del Febbraio 1917 fece cadere lo zar.
«Nel decantato Ottobre 1917, con l’assalto al Palazzo d’Inverno, i bolscevichi non abbatterono, come gli ignavi credettero e credono ancora, il feroce governo zarista.
«Questo era già stato messo fuori gioco dalla Rivoluzione di Febbraio, evento fin troppo trascurato, perché i capi bolscevichi vi risultarono estranei e non interessati a valorizzarlo.
«Ne furono primi attori invece i ministri del governo repubblicano guidato da Kerenskij, personalità determinante e vero protagonista della caduta dello zar.»
 
Starei ore a parlare con lui. Nicola Zoller ci ha messo a disposizione un testo semplice quanto prezioso.
Ha saputo approfondire alcuni passi della storia con un’analisi chiara e ben studiata.
È un breviario destinato all’attenzione di un pubblico vasto, utile e piacevole per lettori di ogni età.
Mi sento, comunque, di segnalarlo in particolare ai più giovani, sicuramente agli studenti dei nostri Istituti superiori.
Non mi resta che fare a Zoller i miei più sinceri complimenti e brindare con lui.
Ad maiora.

Paolo Farinati

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