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Il ricordo di Padre Mario Veronesi – Di Paolo Farinati

52esimo anniversario della sua vile uccisione nell'amato Bangladesh

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Incontro molto toccante ieri pomeriggio 4 aprile in una «Sala Stamperia» della Biblioteca Civica «Girolamo Tartarotti» di Rovereto, piena di persone come poche volte lo è stata.
L’occasione è stata fornita dal ricordo di Padre Mario Veronesi, nel 52° anniversario della sua vile uccisione, avvenuta proprio il 4 aprile 1971 nella sua amata missione in un Bangladesh allora insanguinato da una tremenda guerra civile.
L’uomo, il sacerdote e il missionario Padre Mario Veronesi è stato magistralmente illustrato da Monica Signorati, figura di riferimento e molto stimata presso la Diocesi di Trento, che si è laureata con una Tesi dedicata proprio al Padre roveretano. Le sue parole hanno disegnato un ritratto di Padre Mario molto approfondito, documentato e toccante, tinteggiato di rispetto, di ammirazione e di percepibile affetto.
 
Accanto a lei Mariano Veronesi, nipote di Padre Mario, che ha presentato il suo libro «Dalla croce dello Stivo alla pianura di Jessore», scritto due anni fa in coincidenza dei cinquant’anni dalla morte dell’amato zio.
Una vita, quella di Padre Mario Veronesi, fondata sulla fede e sulla generosità, ricca di coraggio, di determinazione e d’infinito amore verso il prossimo.
Nato a Rovereto nel 1912, Mario si distingue fin da giovanissimo per la sua intraprendenza tra i molti giovani che allora frequentavano l’Oratorio Rosmini. È ragazzo di poche parole, come sarà successivamente uomo soprattutto del fare. Presso lo storico Oratorio della città, negli Anni ‘20 e ‘30 era forte la personalità di don Antonio Rossaro, padre, tra molte altre meritorie iniziative, anche della Campana dei Caduti.
 

 
Nel 1933, dopo 19 secoli dalla Redenzione Umana, Papa Pio 11° invita gli italiani, soprattutto i giovani, a posizionare una croce sulle vette più alte e più frequentate della nostra Italia. Don Rossaro motiva i suoi ragazzi a compiere un’impresa significativa e ardita: erigere una croce sulla cima del Monte Stivo, la più alta della Vallagarina. Scatta in tutti un entusiasmo senza pari. Mario Veronesi tra questi è certamente il più determinato. Lui è pure un riferimento per i suoi coetanei. Infatti, è responsabile della locale sezione della Gioventù d’Azione Cattolica, peraltro un’associazione messa al bando dal regime fascista.
A decine i giovani oratoriani si danno disponibili all’impresa e a portare a piedi sulle spalle la croce. Il 17 settembre del 1933 la stessa è eretta sul punto più alto dello Stivo e da allora, ovvero da quasi 90 anni, domina e sorveglia la nostra valle.
 
Mariano Veronesi narra con comprensibile grande emozione questa vicenda.
Negli anni a seguire lo zio Mario sente sempre più forte dentro di sé la chiamata del Signore. La sua fede lo porta a bussare alla porta dei Padri Saveriani a Parma. Il 14 agosto 1941 Mario Veronesi entra nel noviziato saveriano di San Pietro in Vincoli (Ravenna). Ha quasi 30 anni. Inizialmente opera in varie sedi saveriane in Italia, poi il 14 gennaio 1953 arriva a Jessore in Bangladesh. È subito alle prese con la lingua bengalese, nel tormentato e misero Pakistan orientale. Lì la popolazione è per oltre il 90% mussulmana, ma Padre Mario si fa ben volere e rispettare da tutti. Il suo insegnamento della parola di Cristo è mite e reverente. È subito amato da tutti.
 
Purtroppo, scoppia la guerra civile tra i bengalesi e l’esercito pakistano, che si fa ogni giorno sempre più sanguinosa. Una triste mattina, è il 4 aprile 1971, Domenica delle Palme, un gruppo di ribelli si presenta nella sua missione, Padre Mario li accoglie con la fascia della Croce Rossa internazionale e con le braccia aperte. Ma non basta. Un colpo di fucile lo colpisce a morte in pieno petto. Cade di schiena, lui così imponente, rimane immobile come Cristo in croce. Ha 58 anni. È sepolto là, come un eroe e come uno straordinario costruttore di pace.
Nel 2012 la Repubblica del Bangladesh gli ha conferito la più alta onorificenza di «Amico della Nazione del Bangladesh». Padre Mario Veronesi, un grande indimenticabile roveretano.

Questa è stata l’emozionante narrazione regalataci ieri a due voci da Monica Signorati e Mariano Veronesi.
Un grazie sincero a Sara Frapporti e ad Antonella Corrain della Biblioteca Civica di Rovereto, per la riuscitissima iniziativa e per la gentilissima accoglienza.

Paolo Farinati

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