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Diario di una Pasquetta fuori porta – Di Paolo Farinati

Un percorso che ci ha permesso di riscoprire luoghi e borghi anche raramente visitati

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La giornata di Pasquetta richiama tradizionalmente milioni di famiglie ad una passeggiata fuori porta, così chiamata perché solitamente breve e spesso accompagnata da un gustoso picnic sui prati appena fuori le nostre città.
Anche in Trentino siamo soliti goderci questa giornata all'aria aperta, sotto un primo tiepido sole di inizio primavera.
Rovereto e la Vallagarina non sono da meno. Sono molti i percorsi e i luoghi che si prestano ad un'allegra scampagnata con familiari ed amici nel lunedì di Pasquetta.
Allo stesso tempo si possono riscoprire luoghi e borghi vicini, anche se magari raramente visitati.
Così è toccato a me e mia moglie.
 

 
Ci siamo incamminati da Rovereto, precisamente dalla centralissima Piazza Rosmini, verso il Bosco della Città, salendo dalle scalette di viale dei Colli e proseguendo poi su via Monte Pipel.
Percorsa la Vallunga, ormai quasi tutta ornata da belle coltivazioni della vite, ci siamo incamminati sulla strada che dalla zona sperimentale della Fondazione Museo Civico di Rovereto porta al vecchio e ormai pressoché scomparso circuito di motocross, sopra l'abitato di Volano.
Da lì possiamo ammirate tutta l'Alta Vallagarina, le cui campagne sono letteralmente illuminate dal giallo delle forsizie, dai fiori bianchi dei ciliegi, dai fiori rossi dei cespugli di pirus e da molti altri colori regalati in questo periodo dalla natura.
Sui prati spiccano i fiori del tarassaco, mentre nelle zone d'ombra, sotto gli alberi dei primi pendii del monte Finonchio, si mostrano vanitose le primule.
Che spettacolo!
 

 
Incrociamo la strada provinciale che sale proprio da Volano e, stante il pochissimo traffico, la percorriamo in sicurezza per circa due chilometri fino all'abitato di Saltaria.
A destra e a sinistra le viti la fanno da padrone, filari ordinati e ben curati, impianti a pergola e pure i più recenti a guyot.
Stante l'altezza tra i 300 e i 600 metri sono uve a bacca bianca, lo chardonnay è prevalente. I germogli sono ben visibili, d'ora in poi hanno solo bisogno di acqua, di luce e di calore.
Saltaria è illuminata da un bel sole di metà pomeriggio, la temperatura è assolutamente gradevole. Molte case del borgo sono state ristrutturate.
Del resto siamo a circa 10 minuti di macchina o di autobus dal centro di Rovereto. In una di quelle case ricordo che tre miei zii da piccoli assieme ai miei due nonni materni vissero sfollati più di due anni durante la Grande Guerra.
Rovereto, infatti, fu spesso bombardata anche durante il primo conflitto mondiale.
Molti anni fa, avevo tra i sei e i sette anni, mia zia mi portò a trovare la signora che li ospitò, era già anziana, e ricordo che passarono parecchie ore a chiacchierare e a ricordare quel lontano, tragico da una parte ma ricco di solidarietà, di umanità e di semplicità.
 

 
Da Saltaria ci dirigiamo verso la frazione dei Toldi, che è posta su una dolce sommità a fianco del cosiddetto Montesel, e ci offre una suggestiva visione di Rovereto e di quasi tutta la Vallagarina, da Besenello a Mori e Serravalle.
Di fronte a noi la lussureggiante Destra Adige, protetta sopra dal monte Cornetto, dallo Stivo e dal Biaena.
Più a sud si vedono il monte Altissimo del Baldo a destra e il monte Zugna a sinistra. È certamente un quadro suggestivo ed emozionante. E siamo a pochi minuti da dove abitiamo. Spesso è così.
Ammiriamo le case dei Toldi, antica frazione un tempo appartenente al Comune di Noriglio e poi di quello di Rovereto dagli Anni Trenta.
Anche qui varie famiglie hanno ristrutturato o costruito ex novo. La tranquillità tutt'intorno è tale che capisco con favore tale scelta.
 

 
Scendiamo da via Monte Pipel verso la città. Sotto di noi possiamo ammirare la Vallunga, anch'essa in gran parte coltivata a vite, molte le serre e gli orti a cielo aperto.
Anche più famiglie della Vallunga sono state, loro malgrado, protagoniste di storie straordinarie, nel bene e nel male.
Ad esempio una famiglia Valduga a dine Ottocento lasciò l'allora misera vita in Vallunga per imbarcarsi a Genova per il lontano e sconosciuto Brasile, precisamente per arrivare nella regione del Rio Grande do Sul, nella parte meridionale del grande Paese sudamericano, in cerca di una vita più dignitosa.
Da quelle famiglie lagarine, dopo molti decenni di lavoro e di sacrifici, sorse, tra altre città, anche quella di Bento Goncalves, tra le più ricche del Brasile e da circa 15 anni gemellata con Rovereto e la nostra Comunità lagarina.
La maggioranza della popolazione di Bento Goncalves porta cognomi quali Giordani, Valduga, Prezzi, Manica, Baldessarelli: a conferma di una lunga storia di sofferta emigrazione, di tenace lavoro e di meritato riscatto.
 

 
Lasciamo la Vallunga, questa mite conca posta ai piedi del monte Finonchio e timidamente nascosta dalla città di Rovereto, per riprendere viale dei Colli, superare l'importante Istituto Professionale Alberghiero, un tempo lontano sede di un pellagrosario, e scendere lungo un ripido ciottolato verso la via Acquedotto.
Siamo davanti alla nota fontanella, posta a fianco di una delle case abitate dall'artista futurista Fortunato Depero.
Andiamo oltre, diamo uno sguardo sulla sinistra a Largo delle Fosse, attorniato dalle antiche mura della città di Rovereto e con sullo sfondo il castello.
Eccoci quindi in Valbusa Piccola, usciamo sulla veneziana via Rialto, scendiamo la stessa, superiamo la Piazza Cesare Battisti, un tempo detta delle Oche, imbocchiamo la breve ma elegante via Orefici giungendo in Piazza Antonio Rosmini.
Qui possiamo ammirare lo splendido Palazzo del Bene, recentemente rimesso a nuovo, e la grande fontana tondeggiante al centro della piazza, la cui pietra da pochi giorni è tornata di un bianco luminoso.
 

 
La nostra passeggiata fuori porta di Rovereto è finita, come si suol dire abbiamo chiuso il cerchio. Abbiamo camminato tranquillamente per circa tre ore e percorso poco più di otto chilometri, tra salite, tratti pianeggianti e discese, tra campagna, orti, viti, boschi, fiori, piccoli borghi e tanti ricordi.
Una piacevolissima sorprendente e salutare Pasquetta.

Paolo Farinati – p.farinati@ladigetto.it


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