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Intervista al Mister Paolo Eccher – Di Paolo Farinati

Il suo nome ha firmato - e firma ancora - la storia del Football Club Rovereto

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Oggi abbiamo il piacere di incontrare il mister del Football Club Rovereto Paolo Eccher, al termine di una stagione ampiamente ricca di soddisfazioni per la prima squadra, tornata dopo oltre 10 anni a giocare nel massimo Campionato regionale di Eccellenza, ottenendo un più che onorevole ottavo posto in classifica.

Scrivere che Paolo Eccher è un’autentica bandiera delle nostre zebrette e affermare ben poco.
Fin da giovanissimo entra a far parte del settore giovanile del Rovereto quale promettente giocatore, fino ad arrivare alla squadra maggiore.
Dopo alcuni anni di esperienze in altri sodalizi, Paolo torna al Rovereto quale allenatore giovane e assai promettente.

Ottiene fin da subito importanti successi, molte promozioni nelle categorie dilettantistiche del Trentino, fino al Campionato di Eccellenza.
Ma lasciamo che sia lui a raccontarci questo e molte altre curiosità, tra passato, presente e futuro.
 

 
Caro Paolo, tu rappresenti un importante riferimento per il calcio di Rovereto, sia da giocatore prima che da allenatore dopo. Raccontaci in breve questa tua meravigliosa storia sportiva.
«Ho cominciato la mia storia a Rovereto dall'ultimo anno di esordienti, quindi ero ancora piccolo. La mia famiglia è originaria di Ala ed io ho sempre coltivato la mia passione per il calcio nelle squadre vicino casa, però ricordo bene che quando mi si prospettò la possibilità di giocare nell'allora U.S. Rovereto: ne fui subito entusiasta. Ringrazio i miei genitori, che sono stati fantastici e sempre disponibili nel supportarmi in questa mia passione, considerando che anche mio fratello e mia sorella, avevano le loro passioni sportive.
«Ho sempre giocato nel U.S. Rovereto fino ad arrivare in prima squadra ed esordire in Eccellenza a 16 anni in un Rovereto - Salorno che ricordo perfettamente, quasi come fosse successo ieri.
«Dopo alcuni Campionati in prima squadra a Rovereto, le nostre strade si sono separate ed ho coltivato la mia passione in altri sodalizi della Vallagarina.
«Nel 2014, quando nacque mia figlia Gemma, decisi di smettere con il calcio giocato pur avendo appena 30 anni. L'idea era quella di avere un po' più tempo libero da dedicare alla famiglia. Arrivò la chiamata del mio ex compagno di squadra Giuliano Giovanazzi, che mi propose un ruolo di supporto a lui, che era l'allenatore del U.S. Rovereto appena retrocesso in Prima Categoria; proposta che accettai con grande entusiasmo.
«Quella era una squadra con un grandissimo senso di appartenenza e di attaccamento al bianconero, formata in gran parte da giocatori che erano cresciuti calcisticamente nel settore giovanile roveretano.
«Da lì, incominciò la mia seconda avventura allo Stadio Quercia come allenatore.»
 

 
Lo scorso anno hai ottenuto con le amate «zebrette» una meritatissima promozione nel Campionato di Eccellenza regionale dopo oltre 10 anni. E quest'anno hai saputo portare la squadra ad una salvezza anticipata con altrettanto merito. Quali sono le tue considerazioni ed emozioni innanzi a questi importanti traguardi?»
«C'è grande soddisfazione ed orgoglio per aver riportato l'Eccellenza a Rovereto, già nel 2014 era il nostro sogno nel cassetto. Adesso la società è cresciuta e piano piano si sta sempre più strutturando, con l'obiettivo di tornare ad essere una società di riferimento.
«Negli ultimi anni siamo riusciti a portare giocatori importanti nella nostra rosa, che hanno permesso di aumentare il livello di performance della squadra, facendole fare finalmente ritorno nel massimo Campionato regionale.
«Alzare la coppa l'anno scorso in casa contro il Borgo è stata una sorta di liberazione, un'immagine che avevo idealizzato più volte e che in quel momento diveniva reale. Finalmente avevamo chiuso il cerchio e finalizzato il lavoro iniziato con l'avvento del F.C. Rovereto
«In questi nove anni passati a Rovereto diciamo che abbiamo vinto molto, quindi da questo punto di vista non posso lamentarmi.»
 

 
Hai portato in prima squadra parecchi giovani. Quale messaggio desideri lasciare a loro?
«Credo che a Rovereto ci siano certamente dei giovani di grande qualità, che sapranno nel futuro prossimo onorare la maglia bianconera.
«Il futuro dipende da loro, sono padroni del loro destino e quindi l'unica cosa che posso dire loro è di non mollare davanti alla prima difficoltà, perché poi da questo si possono trarre degli insegnamenti che serviranno nella vita quotidiana e nel mondo del lavoro.»
 
Si chiude un rapporto con il FC Rovereto durato per l'appunto molti anni. Quali sono ora i tuoi programmi e obiettivi?
«A me piace allenare, quindi se le condizioni lo permetteranno non escludo di rimettermi in gioco in un'altra società. Quello che più mi interessa è che ci sia la voglia e l'ambizione di lavorare sodo e seriamente con una mentalità ambiziosa.
«Se non avrò invece la possibilità di tornare ad allenare subito, utilizzerò il tempo libero per studiare e per formarmi, osservando i tanti colleghi bravi con cui ho avuto modo di confrontarmi negli anni.»
 

 
Come valuti il livello attuale del calcio dilettantistico del Trentino Alto Adige Sudtirol?
«Negli ultimi anni, credo sia migliorato il livello qualitativo medio, con un bilanciamento anche tra le squadre trentine e altoatesine.
«L'introduzione di nuove metodologie di allenamento tecnico – tattico, come la Match Analysis, nuove evidenze per allenamento fisico e un continuo aggiornamento dei tecnici, credo abbia migliorato il movimento calcistico della nostra Regione.
«Anche le selezioni che hanno partecipato al Torneo delle Regioni hanno dimostrato di potersela giocare con tutti.»
 
Poi abbiamo il Sudtirol in Serie B e il Trento in Serie C: che impressione ne hai?
«Sono stato di recente a vedere Sudtirol - Genoa e devo dire che mi ha impressionato, la società altoatesina è da considerarsi un'eccellenza dal punto di vista gestionale delle risorse e per la programmazione pianificata, sia per quanta riguarda le strutture, quali centro sportivo e stadio, sia per quanto riguarda la squadra.
Il Trento ha avuto alcune difficoltà nella prima parte di stagione, ma è un'altra società gestita da persone molto ambiziose e che spero sia sempre più un riferimento per le società trentine. E’ un traino importante avere una società professionistica sia per la formazione dei giocatori che degli allenatori.


 
Le società di calcio a livello di Serie A mostrano parecchi problemi, sia finanziari che di corretta gestione dei sodalizi: cosa ne pensi?
«Faccio fatica a dare una risposta competente ad un argomento di cui conosco pochi elementi. Il mio umile pensiero è certamente che ci sia un movimento di denaro eccessivo, soprattutto considerando la situazione in cui si trovano molte persone al giorno d'oggi.
«Quello che noto poi, a tutti i livelli, è che ci sia poca pazienza nel saper aspettare il momento giusto per poter raggiungere i propri obiettivi.
«Le società hanno bisogno di tempo per strutturarsi e per poi poter pensare a salti di qualità, come le squadre devono ambire al salto di categoria nel momento in cui la possono supportare.»
 
Un tuo finale messaggio ai giovani che amano giocare al calcio.
«Il calcio è sempre stato parte integrante della mia vita, quindi posso solo dire che per me è lo sport più bello in assoluto.
«Ho avuto anche la possibilità di allenare i primi calci l'anno scorso e non c'è cosa più bella di vedere un bimbo che rincorre un pallone. Però dobbiamo lasciarli sbagliare in pace senza mettere loro eccessiva pressione.

Vivissimi complimenti e grazie, caro mister Paolo, unitamente al mio più sincero «in bocca al lupo!» per il Tuo futuro sportivo e non solo.
«Grazie a te Paolo, un saluto a tutti i lettori.»

Paolo Farinati – p.farinati@ladigetto.it

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