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A Palazzo Roccabruna, nell'ambito del Trentodoc Festival

Il «piano» degli enologi trentini contro le sfide del cambiamento climatico

Prosegue l’appuntamento con i Wine Talks, nove incontri per esplorare il mondo del vino in tutti i suoi aspetti, dalla produzione alla filiera, dalla comunicazione alla sostenibilità.
A Palazzo Roccabruna, alcune aziende vitivinicole locali e nazionali hanno proposto, raccontando la propria storia, alcune riflessioni sul cambiamento climatico, tra tradizione, sperimentazione e innovazione.
Calamità naturali, gelate, ondate di siccità e problemi fitosanitari delle vigne stanno ponendo, da Nord a Sud, molte sfide al settore agronomico ed enologico.
Una situazione che aziende ed enologi stanno affrontando con la sperimentazione di nuove tecniche e l’ausilio di tecnologie innovative.
 
Di questo hanno parlato a Palazzo Roccabruna, alcuni protagonisti del settore: Mattia Vezzola, enologo e fondatore di Costaripa, Matteo Moser, enologo e agronomo di Moser Trento, Andrea Faustini, direttore tecnico di Cavit e il presidente del Consorzio di Tutela Vini del Trentino.
Ben venga l'ausilio della tecnologia, a condizione che non corrompa la materia prima. Questo l’auspicio di Andrea Faustini, di Cavit, che in collaborazione con Fondazione Edmund Mach e Fondazione Kessler ha approntato una piattaforma digitale, Pica, per la mappatura delle vigne del territorio e il monitoraggio delle variazioni climatiche.
Pica consente di analizzare molte informazioni relative all’ambiente di coltivazione e alle cantine socie di impostare una viticoltura di precisione, contiene la carta dei suoli con dati di varia natura che intrecciano le caratteristiche fisiche e chimiche dei terreni, permettendo di vedere in tempo reale, per ciascun viticoltore, il tipo di suolo del proprio vigneto e le sue esigenze.
 
«Il cambiamento climatico va vissuto, non combattuto», questa la provocazione di Mattia Vezzola - produttore franciacortino di successo - secondo il quale andrebbero considerati maggiormente fattori come la genetica e la epigenetica della vigna, che va «allevata» e non coltivata. Un processo lungo, che richiede il lavoro di intere generazioni.
Per il presidente del Consorzio di Tutela Vini del Trentino il tema del cambiamento climatico va affrontato in viticoltura sotto il profilo della gestione delle precipitazioni, che spesso si concentrano in poco tempo e rischiano di compromettere la qualità delle uve, ma anche tenendo conto dell'aumento delle temperature medie, che potrebbero portare a una maggiore diffusione della viticoltura di montagna e a influenzare la scelta dei vitigni in campo.
Matteo Moser ha poi osservato come le tecniche di produzione del vino siano cambiate, non solo in risposta ai cambiamenti climatici ma anche al gusto e alla sensibilità diversa da parte del consumatore.
 
Aperto alle novità, Moser suggerisce tre accorgimenti agronomici. Il primo è il riconsiderare e valorizzare maggiormente la pergola trentina, il secondo consiste nel lavorare sulle rese; il terzo aspetto è prediligere per le uve da base spumante vigneti a quote altimetriche di media ancora meglio alta collina.

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