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«Fine anno con un rallentamento dei consumi di fascia alta»

L’osservazione è di Castellucci della Federazione nazionale vino di Confagricoltura

Un’annata complessa per il settore vitivinicolo quella del 2022: iniziata in salita, con costi di produzione in straordinario aumento anche per effetto del conflitto in Ucraina, si sta concludendo con un rallentamento generale dei consumi di vino.
Tira le somme Federico Castellucci, presidente della Federazione nazionale vitivinicola di Confagricoltura:
«Non sono ancora disponibili dati certi – precisa a Mondo Agricolo, – ma si avvertono segnali di un mercato generalmente poco dinamico a causa della scarsa propensione agli acquisti in seguito all’incremento dell’inflazione che si è manifestato nella seconda parte dell’anno, in particolare.
«I consumi si sono mostrati quindi, soprattutto a fine anno, in generale con il freno tirato, pur con qualche differenza.»
 
«Entrando nel dettaglio per quanto riguarda le bollicine, che nelle festività natalizie sono le più apprezzate e da sempre rappresentano un momento clou per le vendite – fa notare il presidente della Federazione nazionale di prodotto di Confagricoltura – hanno sofferto gli spumanti di fascia alta, mentre sono andate molto bene le vendite di Prosecco, che ha in genere un costo piuttosto accessibile.
«Quindi le vendite di spumante metodo classico di fascia premium si sono mostrate generalmente in frenata.»
 
Tutti i produttori vitivinicoli, sottolinea Castellucci, scontano un fortissimo aumento dei costi di produzione, a cominciare dal vetro.
«Il prezzo del vetro infatti – spiega Castellucci – è aumentato del 20-30% solo a dicembre 2022 e ha registrato ben tre incrementi dei listini negli ultimi mesi.
«Un esborso sostenibile dal punto di vista economico solo in caso di vini con margini piuttosto alti. Per i prodotti che si collocano in una fascia di prezzo medio e medio-bassa l’attuale prezzo del vetro rappresenta invece un costo insostenibile.
«Ma anche per chi produce vino di fascia inferiore in cartone, comunque, i conti non tornano – conclude Castellucci – perché se i consumi hanno tenuto, o sono leggermente aumentati e i volumi restano, anche la crescita straordinaria dei costi della carta ha fatto impennare il costo unitario di produzione.»

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