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Un salvagente, per non annegare in questo mare di...

La Commissaria per l’Uguaglianza, Helena Dalli di Malta, ha partorito l’idea giusta: «Basta augurare Buon Natale, è ora di dire Buone Feste»

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La Commissaria Europea per l’Uguaglianza, Helena Dalli di Malta, ha partorito l’idea giusta per il Natale 2021: «Basta augurare Buon Natale, è ora di dire Buone Feste». Perché? Per non suscitare la sensibilità di chi non crede, di chi crede ad altro, di chi non vuole mescolare il sacro al profano.

Francamente, la cosa che irrita di più a leggere queste notizie è che ci sia qualcuno pagato dai cittadini europei affinché pensi anche per gli altri.
Credo che i lettori condividano il nostro pensiero, per cui la cultura europea è cristiana. E lo è indipendentemente da quello che ognuno crede dentro di sé. Tutto quello che facciamo affonda le radici in duemila anni di storia cristiana.

Questo non significa che tutti siano fedeli, credenti e osservanti. Ognuno è quello che è, ma soprattutto ha diritto di essere quello che è.
Concetto che, a quanto pare, non è proprio ben accettato in altre grandi religioni. Religioni che noi vogliamo rispettare, come è giusto, ma dalle quali non siamo proprio rispettati.
 
Non è da oggi che in alcune scuole (anche del Trentino) gli insegnanti non vogliono creare l’atmosfera natalizia per non suscitare il fastidio di chi cristiano non è.
Ma, lo ripetiamo, il Natale è un momento di felicità intima che ognuno di noi può o non può provare, ma che certamente fa parte della cultura collettiva del mondo Occidentale come il periodo in cui tutti devono essere più buoni.

È il periodo in cui si fanno i regali, tanto vero che la tredicesima era stata istituita proprio per favorire la corsa ai regali. Chiamiamolo pure consumismo, se vogliamo, ma troviamo positivo che la gente pensi di regalare qualcosa ad altra gente.
Sì, forse abbiamo perso i valori originali ma, per carità, non cancelliamo quel poco che è rimasto.
Continuiamo ad augurarci il Buon Natale. Continuiamo a rivolgere una volta all'anno la mente e il cuore alla Capanna, alla Sacra Famiglia, al bue e l'asinello. Credenti o non credenti, è bene che vedano la speranza.
 
Che la lingua e i suoi modi di dire siano dinamici è fuori discussione. Molte parole sono scomparse dal lessico comune, altre ne sono nate per codificare concetti o cose che un tempo non c’erano.
Spesso esageriamo con l’inglesismo, utilizzato quasi per atteggiarsi a snob. Chissà perché non si dice più AD (Amministratore Delegato) ma CEO (Chief Executive Officer). Abbiamo scoperto la parola «Triage» anziché «Smistamento». E perché dire «Question time» anziché «Tempo di domande»?
Beh, che la lingua faccia il suo corso normale.

Quello che non è normale è studiare quello che si può o non si può dire per non suscitare la sensibilità della gente.
Guai a dire extracomunitario a chi non è europeo. Mai chiamare vecchio l’anziano. O cieco il non vedente. Li offenderesti. Come se lo status del non europeo fosse migliore dell’extraeuropeo. O se un anziano sia più arzillo di un vecchio. O se il non vedente vedesse meglio del cieco.
Si era proposto di modificare il nome del «Museo della Guerra» con Museo degli Orrori, o qualcosa del genere, ma per fortuna i conservatori l’hanno vinta.
 
Adesso leggiamo che un Commissario Europeo propone di non augurare il Buon Natale, ma il più asettico Buone Feste.
Rifacciamo i testi di tutte le canzoni di Natale, Babbo Natale dovrà trovare un altro nome, Trento non sarà più la Città del Natale ma Città delle Feste.
Chapeau! per usare un francesismo.
Per usare invece le nostre amate metafore, mettiamoci un salvagente per non annegare in questo mare di cazzate.

GdM

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