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I segreti del calciomercato svelati da un pool di grandi firme

Il calciomercato e i passaggi di casacca milionari al Festival dello Sport

Agenti di calciatori, manager che spostano centinaia di milioni di euro e che, secondo come decidono di muovere i propri assistiti, mandano in orbita o mettono in crisi società e tifosi.
Al Festival sono intervenuti Giovanni Branchini, il decano degli agenti, Gabriele Giuffrida, intermediario e l’ex dirigente della Juventus (con 9 scudetti in bacheca) Fabio Paratici, ora direttore generale del Tottenhamm.
A coordinare l’incontro Luca Bianchin e Carlo Laudisa.
 
Branchini è nel settore da oltre 30 anni, ha portato in Italia tra i tanti i due Ronaldo.
«Il calciomercato si spiega solo se si capisce come è cambiata la società. Il fenomeno dello show business è cresciuto in modo esponenziale, il calcio prima era soprattutto un aspetto sportivo.
«Si sono evidenziate anche delle patologie di questo ambiente, spesso ci danno le colpe ma poi le società non ci invitano al contraddittorio.
«Guadagni precoci ed eccessivi possono non fare il bene dei giovani calciatori. Il settore manca di regole, va detto.
«Occorre anche fare rispettare quelle che serve. Occorrono persone che controllino che le regole vengano rispettate.
«Alla Juve manca un centravanti? Manca, diciamo, qualche buon giocatore.»
 
Paratici: «Troppi soldi ai giovani? Ci sono tutte le componenti nel discorso di Branchini ma noi società siamo padroni del nostro destino. I club debbono gestire i processi.
«Dite che ho detto bugie ai giornalisti? Preferisco piuttosto omettere movimenti se non sono sicuro che andranno a buon fine.»
 
Giuffrida ha parlato della sua esperienza, dei rapporti di lavoro con i due mostri sacri sul palco.
«Il calcio è un'esperienza circolare e si debbono capire i limiti di gestione del sistema. Non credo a chi dice che di deve cercare di guadagnare il più possibile.
«Il mio ristorante a Ibiza è un buen ritiro ma non è il segreto, come dicono molti, del mio successo nel calciomercato.»
 
Come si lavori in Inghilterra, le differenze con la Juventus, lo ha spiegato Paratici.
«Si lavora spesso per creare asset piuttosto che per un risultato sportivo immediato. Gli intermediari servono per convincere il giocatore, i club, le famiglie.
«Noi dirigenti non possiamo certo controllare un settore globalizzato. Bisogna scegliere persone in grado di portare informazioni corrette che noi possiamo poi utilizzare.»

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