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Giovanni Soldini, «Dobbiamo studiare di più il mare»

Al Festival dello Sport l’incontro al MUSE con il grande navigatore transoceanico

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Soldini ha parlato dei progetti che ruotano attorno al trimarano Maserati, imbarcazione oceanica di ultima generazione capace di volare sull’acqua a più di 40 nodi.
Le sfide sportive non sono però l’unico obiettivo di Giovanni Soldini e del suo team internazionale.
Sull’imbarcazione infatti è stata montata l’Ocean Pack, una strumentazione in grado di registrare parametri quali salinità, temperatura, quantità di CO2 e una seria di altri dati utili alla ricerca oceanografica.
Informazioni che mettono in evidenza la preoccupante condizione degli oceani quale conseguenza diretta del global warming, soprattutto per i livelli di CO2 raggiunti e in particolare nel Mare Mediterraneo.
 
È un momento particolarmente felice per la vela oceanica italiana che oggi al Festival dello Sport di Trento negli spazi del MUSE ha celebrato la sua figura più rappresentativa, Giovanni Soldini.
25 anni di attraversate transoceaniche, tra cui due giri attorno al mondo in solitaria, sei vittorie nella Ostar, tre nella Transat.
E poi un ultimo triennio carico di miglia e primati sugli oceani di tutto il mondo con Maserati Vor70, trimarano oceanico di ultima generazione capace di volare oltre i 40 nodi e coniugare al meglio tecnologia, alte prestazioni, affidabilità e sicurezza, pur volando letteralmente sollevato dall’acqua, appoggiato solo su foil e timoni.
 
A dialogare con Soldini il giornalista Luca Castaldini, che ha chiesto quali sono state le figure e i libri che hanno ispirato e alimentato all’inizio la sua passione per il mare.
«Alcuni libri hanno contribuito ad alimentare questo sogno, ma poi ho conosciuto personaggi come Ambrogio Fogar, Pier Sicuri, Marinoni. Fogar era un grande marinaio, in solitaria, il primo italiano a fare una cosa importante. Era una generazione che faceva belle cose, con barche semplici, senza tecnologie e all’epoca la Ostar era una regata seria.»
Il dialogo è proseguito sulle nuove tecnologie e sulle trasformazioni che hanno interessato il mondo della vela ad ogni livello.
 
«La Coppa dell’America è stato un grande motore per l’innovazione, è stato un forte catalizzatore di investimenti.
«E oggi questa rivoluzione prodotta soprattutto dal foil la vediamo anche sui nostri laghi con una proliferazione di imbarcazioni. Con Maserati siamo stati i primi a usare il foil in mare aperto.
«Il foil in pratica funziona così: è una deriva che crea una spinta verso l’alto e solleva lo scafo togliendo superficie dall’acqua.»
 

 
Ma come si immaginava nel passato la vela del futuro Giovanni Soldini?
«Mi immaginavo barche sempre più leggere, performanti, grazie alle tecnologie. Oggi uno dei problemi è proprio l’aerodinamica delle imbarcazioni, si studia soprattutto questo aspetto, perché ad alte velocità l’impatto dell’aria sulla superficie può essere un problema.»
 
Soldini si è affermato come navigatore solitario, oggi è a capo di un team su Maserati.
«In realtà quando prepari una regata importante, la parte che si fa da soli è minima rispetto a quello che si fa con altri compagni, colleghi, si è comunque una squadra.
«E anche in barca è una solitudine un po' strana perché magari hai trenta imbarcazioni attorno a te e non hai proprio tempo di pensare alla solitudine.
«Forse la cosa più difficile essendo da soli è il fatto che non hai nessuno con cui confrontarti e impari a prendertela con te stesso.»
 
Soldini è quindi entrato nel merito di un aspetto innovativo del progetto Maserati.
«Maserati è una delle poche barche al mondo che sintetizza la prestazione e la ricerca insieme.
«Ricerchiamo la performance, ma mettiamo a disposizione della scienza le nostre miglia sul mare raccogliendo diversi parametri grazie all’Ocean Pack installato sull’imbarcazione.
«Non siamo soli per fortuna ed è importante che la comunità dei velisti prenda sempre più coscienza delle conseguenze del global warming, specie per quanto riguarda la CO2, che finisce in mare rendendolo più acido e compromette la catena alimentare a partire dal plancton.
«Questi progetti non si limitano alla raccolta di questi dati importanti, stiamo studiando il modo per installare pannelli solari per produrre più energia e per togliere il motore a scoppio dall’imbarcazione.
«Abbiamo davanti una sfida epocale, qualcuno non lo ha ancora capito ma ognuno nel suo piccolo lo può fare.
«Purtroppo la politica a livello mondiale non lo ha ancora compreso, servono investimenti nella ricerca, dobbiamo studiare di più il mare che rappresenta i sette decimi della superficie del pianeta.»

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