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Principi sulla manutenzione delle vie attrezzate di alta montagna

Facchini: «Sì nel creare un gruppo di lavoro che coinvolga anche figure autorevoli come geologi e ingegneri. La montagna non può diventare un parco giochi

«La nostra volontà è quella di privilegiare un'escursione più attenta e consapevole preservando l'ambiente che in questi anni si è rivelato sempre più fragile, la montagna non può diventare un parco giochi.»
Parte da qui la decisione di SAT di presentare alcune linee di principio riguardanti interventi, manutenzione, progettazione delle vie attrezzate di alta montagna.

«Negli ultimi anni – dice la presidente SAT, Anna Facchini (foto) – il modo di andare per monti rispetto al passato, anche prossimo, è sicuramente fortemente cambiato negli approcci, nei tempi, nelle visioni, nella ricerca di mete, nella scelta dei mezzi e anche semplicemente nel numero dei frequentatori.
«Essendo SAT il punto di riferimento per chi va in montagna, testimonianza e portavoce dell’alpinismo in ogni sua manifestazione, abbiamo pensato fosse opportuno delineare alcune linee di indirizzo per gli interventi che coinvolgano la viabilità delle Terre Alte partendo dai principi fondanti del pensiero e del ruolo di Sat che resta: strumento di unione fra l’esplorazione sportiva dei monti e l'antica cultura delle valli; conoscenza e studio delle montagne, soprattutto trentine; a tutela dell’ambiente naturale; a sostegno alle popolazioni di montagna.»
Ecco quindi un documento, un vademecum anche culturale, che SAT ha redatto raccogliendo il contributo dei suoi membri e interpellando le Commissioni Sentieri, Rifugi, TAM (Commissione Tutela Ambiente Montano) e utilizzando documenti ufficiali, quali lo Statuto Sociale e la relazione finale del 119° Congresso SAT tenutosi a Malè nel 2013.
 
 Sulle nuove vie attrezzate  
Da tempo SAT, anche in accordo con CAI Alto Adige e Alpenverein Südtirol, ha ritenuto di non adoperarsi per progetti che riguardano nuove vie attrezzate e questa decisione emerge dalla riflessione per la quale le installazioni di vie ferrate hanno un impatto ambientale e paesaggistico che si discosta dal ruolo di SAT la cui funzione è la tutela ambientale.
L’infrastrutturazione con cavi, scale, ponti tibetani, crea antropizzazione in quota e favorisce una frequentazione superficiale della montagna, che nel tempo potrà mettere a rischio biodiversità, paesaggio (nuova viabilità, nuovi punti ristoro o potenziamento degli esistenti) e può falsare la valutazione del rischio da parte degli utenti.
 
 Manutenzione delle vie ferrate esistenti  
Alla luce delle sempre più frequenti richieste di interventi straordinari per consentire la percorrenza di vie attrezzate in un ambiente delicato e sempre più instabile come quello montano, SAT ritiene opportuno darsi un indirizzo che in prospettiva possa garantire trasparenza e coerenza nelle proprie decisioni.
Si è consapevoli che la manutenzione delle vie ferrate è a volte indispensabile, e che non si può prescindere dall’aspetto turistico che, oggettivamente, è un pilastro su cui poggia la nostra economia.
 
Ciò osservato si ritiene che, dopo una valutazione attenta, caso per caso, si possa decidere di:
• intervenire su una ferrata solo attraverso interventi di ristrutturazione poco invasivi rispetto all'originale percorso
• in taluni casi SAT può decidere di dismettere la via, se ritiene che l'eventuale intervento effettuato o da effettuare, la renda non conforme ai principi del Sodalizio SAT.
 
 La proposta  
La proposta di SAT è quella di creare un gruppo di lavoro che coinvolga anche figure autorevoli come geologi e ingegneri ambientali, per tenere ben presenti le motivazioni che portano a progettare interventi per la riduzione del rischio in rapporto alle aspettative di rischio e alle esigenze di contenimento del loro impatto: intervenire con modalità poco invasive, essenziali e sobrie, bocciando invece interventi che possano avere un impatto sul tracciato che ne snaturano l'essenza «alpinistica».
 
«Pur riconoscendo l’invasività di alcuni interventi – commenta Facchini – resta difficile prendere posizione su progetti che hanno come prima finalità la pubblica sicurezza e la conseguente responsabilità in capo al soggetto promotore dell'intervento stesso.
«Il tema della riduzione del rischio sui tracciati di montagna (sentieri, sentieri attrezzati e vie ferrate), tocca non solo la questione dell'impatto visivo, ma anche gli aspetti etici e legali conseguenti le responsabilità dei manutentori dei tracciati e dei proprietari dei terreni in cui essi si sviluppano; non secondarie sono la consapevolezza dei pericoli e l'accettazione del rischio da parte dei fruitori dei tracciati.
«Anche la storicità e la cultura rispetto ad una determinata via ferrata giocano un ruolo importante al fine di decidere sull'opportunità o meno di mantenere la struttura, anche a costo di snaturarne il significato.
«Per questo ogni decisione diventa e resta, comunque, caso a sé. E il coraggio è anche avere la forza di abbandonare una strada a beneficio dell'ambiente, di una montagna che oggi è in serio pericolo e che noi dobbiamo rispettare e preservare.»

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