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Appunti Olimpici e riflessioni su Trento/ 1 – Di Nadia Clementi

Intervista al commissario tecnico e selezionatore nazionale giovanili di nuoto Walter Bolognani – Un trentino prestato al Paese

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Walter Bolognani, nato a Trento nel 1959, è uno dei sei Allenatori della squadra nazionale di Nuoto e Membro dello staff Olimpico ai XXX Giochi Olimpici di Londra 2012.
Ritornato da pochi giorni a Trento, città natale dove soggiorna volentieri nei momenti liberi, abbiamo avuto il piacere di conoscerlo e di farci raccontare di persona questa sua importante esperienza olimpica. 
 
Come prima domanda è d’obbligo chiederle quale sia il suo legame con la terra trentina.
«Il Trentino è la mia terra e mi sento profondamente legato alle mie radici. Vengo da una famiglia modesta nel portafoglio ma ricca nei valori e salda come le rocce che descrivono il paesaggio di questo fazzoletto d’Italia.
«Ho avuto modo di lavorare e vivere altrove e di fatto anche ora quello di Trento è più un buen retiro che non una residenza. E’ il posto dove respiro il mio essere e rigenero occhi, mente ed anima in ogni istante che il calendario mi concede.»
 
Quale è il suo rapporto oggi con il nuoto trentino e cosa pensa della nuova gestione della Rari Nantes?
«Nonostante gli impegni seguo costantemente il movimento trentino. Quando sono in città e ho tempo, passo a trovare il mio antico club e se capita sto sul bordo vasca con gli attuali tecnici cercando di dare un mano, un consiglio, una dritta, ma soprattutto per gustare il rapporto con i giovanissimi atleti in acqua.
«La gestione sportiva della Rari Nantes di oggi è determinata della impostazione gestionale degli impianti sportivi che Trento ha inteso darsi alla fine degli anni ’90 (Rari Nantes, e io con essa, gestivamo l’impianto di Madonna Bianca), una impostazione che mi ha costretto ad andare fuori Regione per poter continuare il mio lavoro e raggiungere la posizione che ho il privilegio di occupare ora.
«Paradossalmente quindi, essere stato costretto ad andarmene dal luogo e dal lavoro che amavo mi ha consentito in pochi anni di entrare nell’ambito federale e gestire le squadre nazionali giovanili. Senza eufemismi, il calcio nel sedere ricevuto nel 2000 dalla Trento politica allorché venne istituita ASIS per la gestione degli impianti sportivi e la distribuzione degli spazi per il nuoto giovanile didattico ed agonistico è stato la mia fortuna. Certo, allora non la pensavo cosi ed all’inizio è stato un momento tremendo per la mia vita professionale e personale.
«Ritornando alla domanda, annoto una endemica chiusura mentale/culturale a quanto di utile arriva da oltre Borghetto e talvolta una approssimazione che nello sport attuale non può trovare spazio.»
 
Pensa ci siano dei talenti nel nostro territorio? Ci sono strutture a sufficienza?
«Nel nostro territorio ci sono talenti così come in tutto il Paese. Le strutture sono sufficienti cosi come lo erano nel passato (parlo degli anni 80 e 90 allorché gli atleti che ho allenato a Trento hanno preso parte a due Olimpiadi, qualche Mondiale e numerosi Europei ed appuntamenti internazionali giovanili ed assoluti). Ma non sono sufficienti spazi ed orari.
«Altro che non va bene dal mio punto di vista è il modo in cui le strutture vengono gestite e il fatto che nella realizzazione di nuovi impianti e nella conduzione degli stessi non viene mai chiesto un parere a chi rappresenta la Federazione Nuoto (esiste un Comitato Provinciale FIN) e ha quantomeno una esperienza acquisita sul campo che dovrebbe essere un tesoro a cui attingere.»
 
Cosa cambierebbe nell’attuale organizzazione ASIS ? Cosa intende per spazi e orari?
«Manca un reale collegamento tra la gestione e le società sportive che operano sul territorio. Un Ente di emanazione politica dovrebbe essere più sensibile a questo. Manca un monitoraggio del quotidiano che vada oltre i numeri. Un rappresentante del gestore dovrebbe essere presente con regolarità per verificare de visu ruotando negli impianti.
«La sensazione è che interessi (giustamente) una ottimizzazione di costi e ricavi e che altresì non si verifichino danni, incidenti o problemi che creino un impatto negativo sull’immagine gestionale. Questo però non basta, lo sport è fatto di altro e di dettagli che non mi sembra facciano parte del core business di Asis.
«Gli spazi e gli orari necessari per l’apprendimento e la pratica delle discipline acquatiche sono insufficienti e sono fissati secondo un regolamento che sostanzialmente equipara le tre piscine. Ogni impianto invece ha le sue peculiarità e si dovrebbe tener conto di questo. Presumibilmente sarebbe bene dare una caratterizzazione a ciascuna struttura, orientando questa o quella più verso l’utilizzo libero piuttosto che quello didattico ed agonistico.
«È vero anche che il proliferare di società che propongono attività sportiva natatoria in città (3, 4, 5…) non facilita la crescita qualitativa ma finirà con abbassarne il livello. L’alibi di una pluralità di proposte non regge, in quanto tutti i club propongono la stessa cosa ed una città come la nostra dovrebbe pensare ad una convergenza anziché una frammentazione. Da questo punto di vista siamo in ritardo nei confronti del Paese e del Pianeta. Mi sembra che altre discipline abbiano operato in questo senso qui a Trento, traendone benefici.
 
Nadia Clementi
n.clementi@ladigetto.it
(Continua)

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