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Festa della Donna, 8 marzo: «Vive la différence!»

Le nostre considerazioni sulle donne e sul come viene vissuta questa giornata e come si dovrebbe vivere tutto l'anno

Abbiamo pubblicato parecchi articoli e comunicati sulla ricorrenza dell’8 marzo e ci sentiamo nel diritto di esprimere anche noi il personale sentimento che nutriamo per la donna e la sua festa.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha ricordato come il nostro Paese sia impegnato a tutti i livelli nel mondo a favore della donna e per combattere tutti i soprusi che vengono perpetrati minuto per minuto.
 
La nostra Eliana Frizzera ha ricordato le vere origini della festa dell’8 marzo, ricordando come non esistano documenti che attestino in qualche modo le 160 donne morte nell’incendio di una fabbrica di New York.
La Consigliera di Parità della Provincia autonoma di Trento, Eleonora Stenico, ha forse dato lo spunto alla migliore e più breve intervista sull’argomento (vedi articolo), rivolgendo agli uomini il felice slogan «Collaborate, è nel vostro interesse!».
 
Minella Chilà, coordinatrice dell’e.magazine «Donna.l’adigetto.it» ha pubblicato la sua filippica contro la strage quotidiana di donne, uccise in quanto tali. «Non portate loro dei fiori – suggerisce ai lettori maschi – portate loro tanto, tanto rispetto».
L’assessore provinciale Lia Beltrami è andata al Palazzo di Vetro a dimostrare quanto si può fare a favore delle donne del nostro pianeta senza impegnare grandi capitali, citando i progetti attivati dal Trentino nel mondo.
 
Ed ora, ecco le nostre considerazioni.
Il problema delle donne nel nostro Paese è sostanzialmente dovuto a due fattori, uno culturale e l’altro comportamentale.
Il primo è legato all’evoluzione della nostra società e, veloce o lento che sia, rappresenta il vero motore dei tempi, la vera misura democratica che accompagna la nostra civiltà. Secondo noi non c’è modo di accelerare i tempi, c’è solo da incrementare tutte le iniziative che concorrono alla formazione morale e civile della gente.
Tradotto in termini semplici, è la cultura che deve forgiare la consapevolezza che uomini e donne sono uguali. Punto.
 
Il secondo è legato sostanzialmente all’egoismo, ovvero alla convenienza che alberga in ognuno di noi, in maniera più o meno marcata.
Togliersi le donne dalle competizioni economiche, politiche, civili è semplicemente… conveniente.
Ora, la giusta combinazione per affrontare con serenità il sacrosanto diritto di tutti a pesare nella stessa maniera dipende esclusivamente dal rapporto dei due fattori. Cioè quanto la coscienza ti fa capire che sei in torto e quanto la tua morale ti consente a rispettare o meno i dettami della coscienza.
Ed è qui che si misura la civiltà di un popolo, prima ancora che di un paese.
 
Il giorno dell’8 marzo, non dovremmo tuttavia perderci in enunciazioni di principio, ma in azioni concrete.
Noi faremo degli esempi, sui quali ognuno potrà esprimere la propria soggettività. Poi sarà il proprio livello culturale a fornirgli la risposta adeguata.
A Trento c’è un negozio del centro storico che licenzia le commesse prima che raggiungano i 40 anni per timore di perdere i clienti maschi. Lo sanno tutti e nessuno fa niente.
 
Anche nella nostra amata provincia ci sono ancora donne che vengono assunte a patto che firmino le dimissioni in bianco in modo da potersene sbarazzare quando saranno incinte.
Una cara amica aveva firmato di accettare anche trasferimenti all’estero. Quando venne la gravidanza, venne trasferita in Venezuela. Lei, contrariamente alle aspettative aziendali, accettò. E allora fu licenziata senza problemi di sorta.
Anche nel mondo della stampa c’è una certa predilezione per le collaborazioni esterne al femminile ma per le assunzioni al maschile.
 
Per contro, dobbiamo dire che le donne non fanno il possibile per riempire il gap uomo-donna.
Non facciamo nomi, ma si ricorderà come in un’azienda roveretana la maggior parte delle gravidanze fossero a rischio, finché non è stato raggiunto un accordo sindacale che ha migliorato la salute delle puerpere...
Poi ci sono quelle che sfruttano la propria avvenenza per farsi strada tra le altre concorrenti, ma ognuno gioca con le armi che ha e fa i conti solo con la propria coscienza.
 
Per concludere, desideriamo riportare un aneddoto che secondo me dipinge bene il mondo femminile.
Un giorno mi trovavo in Libano sulla frontiera tra hezbollah e israeliani e feci conoscenza di alcune ragazzine del Genio militare che per mestiere bonificano campi minati.
Sui 20 anni, belle da morire, lì a rischiare la vita minuto per minuto…
«Stavo domandandomi – dissi a una di loro dopo averla fotografata con la tuta da lavoro – che differenza ci sia tra voi che rischiate la vita e le ragazze che invece sfilano per le selezioni di Miss Italia…»
«Quali differenze? – Rispose meravigliata. – Siamo entrambe donne, semplicemente donne!»
 
Ed è con questo concetto decisamente francese che desideriamo chiudere il nostro pensiero: Vive la différence! 
L'eguaglianza deve essere morale, civile, politica e quantaltro, ma la femminilità - per favore - mantenetela costante. E' l'unica cosa che è rimasta inalterata nel corso della storia dell'umanità.
 
GdM

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