Habebimus Papam – I papabili americani

In vista del Conclave cresce il peso del gruppo d'oltreoceano, ma rimane l'ombra dello scandalo pedofilia

Fra meno di ventiquattrore le porte della Cappella Sistina verranno sigillate a seguito dell'Extra Omnes, il «fuori tutti» che dà inizio al Conclave, e saranno riaperte solo dopo che i cardinali avranno eletto il nuovo pontefice.
In queste ultime ore di speculazioni su chi succederà a Benedetto XVI, sembra prendere sempre più corpo l'ipotesi che il gruppo di cardinali provenienti dal Nord America sarà determinante in questo Conclave.
Il continente nordamericano può contare su 14 cardinali elettori, di cui 3 canadesi e ben 11 statunitensi.
Gli Stati Uniti sono la seconda nazione con il maggior numero di rappresentanti, dopo l'Italia con 28 cardinali.
Ed è proprio fra i papabili americani che molti vaticanisti cercano una figura di spicco che possa inserirsi con successo nella corsa a due fra il cardinale Scola, appoggiato dai «riformisti», e il cardinale brasiliano Scherer, candidato della Curia romana.
 
Tuttavia, le speranze dei cardinali americani di eleggere papa uno di loro si dovranno per forza scontrare con la dura realtà, ovvero quella di una Chiesa americana consumata dagli scandali di pedofilia che hanno interessato molte sue diocesi.
Recentemente l'episodio che ha fatto più scalpore in coincidenza con l'abdicazione di Benedetto XVI è stato quello del cardinale Roger Mahony, ex arcivescovo di Los Angeles, invitato a gran voce da molti gruppi cattolici a non partecipare al Conclave perché accusato di aver insabbiato più di cento casi di pedofilia nella sua arcidiocesi.
 
Consapevoli di quest'infausta ombra che li precedeva, i cardinali statunitensi hanno deciso di puntare su un'immagine nuova della Chiesa americana, basata su simpatia, umorismo e trasparenza. Proprio per essere il più trasparenti possibile, i cardinali statunitensi avevano l'abitudine di tenere una conferenza stampa quotidiana, in alternativa ai briefing ufficiali, per esporre le ultime novità riguardanti l'avvicinamento al Conclave.
Nonostante queste conferenze stampa personalizzate siano state poi abolite su volere del decano del collegio cardinalizio Angelo Sodano e del camerlengo Tarcisio Bertone, i cardinali americani continuano a comunicare con i propri fedeli e sostenitori mediante un uso assiduo dei social media, dimostrando un certa insofferenza ai rigidi dettami vaticani.
 
Fra i papabili americani quello su cui stanno convergendo in queste ore molti cardinali indecisi è il cardinale Timothy Dolan, che potrebbe rappresentare per il “partito anti-Curia” un'alternativa al cardinale Scola.
Dolan, 63 anni, è l'attuale arcivescovo di New York, nonché il presidente della conferenza episcopale americana.
Caratterizzato da brio comunicativo e da una propensione alla battuta facile, è stato in precedenza vescovo di Saint Louis e di Milwaukee. In quest'ultima diocesi si verificarono molti casi di abusi da parte di sacerdoti prima che Dolan ne fosse nominato vescovo.
 
Quindi nonostante gli abusi si siano verificati prima del suo arrivo, Dolan è accusato dalle vittime di non aver fatto abbastanza per individuare i responsabili degli abusi sessuali.
Cardinale dal febbraio 2012, Dolan è membro della Congregazione per le Chiese Orientali e dei Pontifici Consigli per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e delle Comunicazioni Sociali.
 
Un altro papabile proveniente da oltreoceano è il cardinale Sean Patrick O'Malley. 68 anni, di origini irlandesi e dal carattere spumeggiante, O'Malley preferisce all'abito cardinalizio i sandali e il saio da frate cappuccino.
Con alle spalle una laurea in letteratura spagnola e portoghese, ha svolto un' intensa attività pastorale per fornire assistenza alla comunità ispanica negli Stati Uniti.
Fra i vari incarichi riguardanti la comunità ispanica, è stato direttore dell'Apostolato degli ispanici nell' Arcidiocesi di Washington e Vicario episcopale per i cattolici di lingua spagnola.
 
Tuttavia, la sua più grande sfida O'Malley la sta affrontando come capo dell'arcidiocesi di Boston, devastata dagli scandali sui preti pedofili che hanno caratterizzato il suo predecessore, il cardinale Bernard Law.
Vescovo di Boston dal 1984 al 2002, Law ha dovuto dimettersi per non aver denunciato pubblicamente i sacerdoti coinvolti nei casi di pedofilia.
Arrivato a Boston, O'Malley ha trovato una diocesi sul lastrico, a causa degli ingenti risarcimenti chiesti dalle vittime, con un calo drammatico di fedeli e di vocazioni.
Per far fronte agli indennizzi, O'Malley ha messo in vendita alcune chiese e la sua abitazione vescovile, andando a vivere nella cella di un monastero.
Con le sue doti comunicative e con il suo umorismo, si sta adoperando per risanare le ferite della comunità cattolica di Boston.
Creato Cardinale nel Concistoro del 24 marzo 2006 da Benedetto XVI, O'Malley è membro delle Congregazioni per il Clero, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
 
Sia O'Malley che Dolan sono stati fra i visitatori apostolici mandati da Benedetto XVI in Irlanda per fare il punto sugli scandali di pedofilia nelle diocesi del paese e per trasmettere un messaggio di chiarezza e di tolleranza zero nei confronti degli abusi sessuali.
Bisognerà aspettare la fumata bianca e il seguente Habemus Papam per sapere chi sarà il nuovo pontefice e per capire se i porporati avranno valutato in maniera positiva l'esperienza di questi due cardinali americani in prima fila contro la pedofilia nella Chiesa. 
 
Laura Fontana