Cop26, raggiunto faticosamente un primo accordo

Alla fine Cina e India hanno ceduto qualcosa, ma non basta, Come procedere?

Va premesso che l’Europa ha distrutto in due secoli gran parte delle sue foreste e utilizzato montagne di carbone per la propria industria.
Adesso, per rimettere in sicurezza il futuro della Terra, chiede al resto del mondo di non distruggere le loro foreste e di non usare carbone né altri combustibili fossili.
Evidentemente abbiamo una bella faccia tosta, ma tant’è, bisogna darsi una mossa e invertire la tendenza.
Come c’era da aspettarsi, il Brasile non voleva smettere la deforestazione, mentre Cina e India non volevano neanche sentir parlare di mettere al bando il carbone.
 
Alla fine, però, la Cina ha iniziato a condividere la prospettiva ambientalista del Mondo Occidentale, mentre l’India ha faticato proprio a impegnarsi in quel poco che ha concesso.
In sostanza, si procederà all’emissione zero, ma ci vorrà il suo tempo. Tempo necessario per riconvertire sistemi inquinanti profondamente diffusi nel terzo del mondo.
Capirà anche Greta Thurnberg che non si può smettere di produrre energia. A meno che non preferisca rinunciare ad aver la luce in casa, il riscaldamento, la produzione industriale, il lavoro, gli ospedali, si dovrà procedere al cambio di rotta.
Cosa che non può avvenire di punto in bianco. Anche volendo smettere oggi di usare petrolio e carbone, come si farebbe ad andare avanti?
 
Ma l’aspetto più delicato sta nella scelta delle fonti di energia rinnovabile che dovranno sossituire i fossili.
Il Trentino Alto Adige produce una quantità di energia idroelettrica quattro volte superiore al proprio fabbisogno.
Ora, anche pensando che l’intero arco alpino possa avere questa capacità di produzione, si sarebbe comunque lontani dalla copertura del fabbisogno nazionale.
Purtroppo, l’unica fonte che vediamo all’orizzonte è l’energia atomica.
Come abbiamo detto in interventi precedenti, l’Italia già consuma energia di provenienza atomica, importandola da centrali vicine al confine italiano.
In poche parole, se capita un incidente in una di queste centrali, le conseguenze le abbiamo anche in casa nostra. E in più siamo costretti a importarla.
 
La ricerca nella fissione a freddo prosegue, ma non sappiamo a che punto ci si trovi.
Di certo tutto il mondo dovrebbe concentrarsi in questo tipo di ricerca. Quello deve essere il futuro.
Quanto a Cina e India, va da sé che anche loro dovranno orientarsi all’energia atomica.
Da una parte, però, dobbiamo dargli il tempo di costruirsi le centrali, dall’altra dobbiamo aiutarli a far sì che le centrali siano sicure quasi al 100 percento.
L’incidente di Fukushima ha dimostrato due cose: la prima è che non esiste la sicurezza al 100 percento, la seconda è che la centrale giapponese è riuscita a contenere i danni.
Se Cernobyl fosse accaduto in Val Padana, i morti sarebbero stati a milioni. Oggi però la sicurezza è di un livello tale da consentirci di procedere in questa direzione.

Ciò premesso, vorremmo sapere che cosa ne pensa Greta Thurnberg della proliferazione di centrali atomiche.